Team di ricercatori di UniCa misura l'attività fisica di 40 speleologi. La RASSEGNA STAMPA, SERVIZIO e INTERVISTA TGR RAI SARDEGNA
09 February 2017

Sergio Nuvoli - VAI ALLA RASSEGNA STAMPA

Per la prima volta al mondo un gruppo di speleologi ha utilizzato, con l’ausilio e sotto il controllo di ricercatori universitari, un metabolimetro, un piccolo apparecchio legato ad un braccio in grado di misurare vari parametri fisiologici, incluso il dispendio energetico.
 
Il risultato della ricerca – che puntava proprio ad analizzare il dispendio energetico durante un’esplorazione speleologica – è stato pubblicato su PLOS ONE ed è frutto della collaborazione di alcuni ricercatori dell’Università di Cagliari (Andrea Rinaldi, Stefano Cabras, Antonio Crisafulli, Nicoletta Curreli, Elisabetta Marini) e alcuni collaboratori esterni, incluso un componente del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico della Sardegna (Valerio Tuveri).
 
Nella ricerca è stata coinvolta una quarantina di speleologi sardi di entrambi i sessi e di varia esperienza che, per conto dei ricercatori, hanno esplorato per circa 10 ore una delle grotte più belle dell’isola, Su Palu, nel Supramonte di Urzulei. Per realizzare lo studio è stato necessario superare notevoli ostacoli logistici ed organizzativi.
 
Finora non esistevano dati relativamente a questa attività fisica che si svolge in un ambiente del tutto particolare, e che coinvolge molte decine di migliaia di appassionati nel mondo. Avere informazioni precise riguardo la fisiologia dell’esercizio in grotta è determinante per ideare programmi di training ad hoc per gli speleologi, determinare i requisiti nutrizionali ed una dieta bilanciata per chi intraprende questa attività, contribuire a ridurre il rischio di incidenti (causati spesso dallo sfinimento) e supportare le relative attività di soccorso (spesso molto complicate e prolungate nel tempo).
 
“La Sardegna possiede uno straordinario patrimonio speleologico, che costituisce un laboratorio di eccezionale rilevanza in una vasta serie di ambiti scientifici – sottolinea Giorgia Antoni, speleologa, biologa e nutrizionista, ideatrice della ricerca - Nel nostro caso, abbiamo cercato di acquisire dati su un aspetto importante ma poco noto, cioè il dispendio energetico dell’esercizio fisico in grotta, che può essere significativo per lo speleologo, vista la durata di molte esplorazioni”.
 
La ricerca si è anche concentrata sulla nutrizione nella pratica speleologica, un elemento cui qualsiasi attività fisica è strettamente collegata. Per questo, è stata misurata la composizione corporea degli speleologi prima e dopo l’esplorazione, per valutare le differenze nella distribuzione di massa magra/grassa e lo stato di idratazione, e si sono monitorate le abitudini alimentari degli speleologi e il relativo apporto calorico.
 
“Si tratta di un classico esempio di ricerca multidisciplinare, nella quale metodi ed approcci derivanti dall’antropologia fisica, la fisiologia, le scienze motorie, e la biologia della nutrizione hanno contribuito a fare luce (è proprio il caso di dire) sul comportamento dell’organismo umano in un ambiente dalle caratteristiche uniche, come quello della grotta - spiega Andrea Rinaldi - Siamo convinti che ci sia ancora molto da imparare, e contiamo di continuare la nostra collaborazione con gli speleologi sardi”.
 
Il team di ricercatori adesso focalizzerà la propria attenzione sull’analisi dei risultati della capacità fisica degli speleologi che si sono prestati allo studio. “È attualmente in stesura un ulteriore articolo dove si farà il punto sulla intensità dello sforzo sostenuto da questi soggetti durante le circa 10 ore di attività che ha richiesto l’esplorazione della grotta” aggiunge Antonio Crisafulli.
 
“Un ringraziamento particolare va ai numerosi speleologi che volontariamente si sono prestati per questa attività di ricerca - conclude Antoni - Appartengono a vari gruppi speleo dell’isola, incluso il Gruppo Speleo Archeologico Giovanni Spano, l’Unione Speleologica Cagliaritana, il Centro Speleologico Cagliaritano e lo Speleo Club Oristanese”.
 
Le foto sono di Silvia Arrica (USC), che ringraziamo per il lavoro svolto.
 
SERVIZIO DI ROBERTA EBAU TGR RAI SARDEGNA
 
IL PROF. ANDREA RINALDI INTERVISTATO A BUONGIORNO REGIONE
CON GIORGIA ANTONI (BIOLOGA) E SILVIA ARRICA (SPELEOLOGA), INTERVISTA DI CHIARA ZAMMITTI
 

 
 
 
 

 UFFICIO STAMPA ATENEO - mail ufficiostampa@amm.unica.it - Sergio Nuvoli - tel. 070 6752216

 

 

 

               

 

 
L’UNIONE SARDA
L’UNIONE SARDA di venerdì 24 febbraio 2017
Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
NELLE VISCERE DEL SUPRAMONTE
 
Quaranta speleologi hanno esplorato per dieci ore la grotta di Su Palu, nel Supramonte di Urzulei, con un metabolimetro al braccio. Un piccolo apparecchio in grado di misurare i parametri fisiologici, in particolare il dispendio energetico. Un esperimento in prima mondiale assoluta ideato da un team di ricercatori dell'Università di Cagliari in collaborazione con gli speleologi e il Soccorso alpino e speleologico. La prestigiosa rivista internazionale Plos One ha pubblicato i risultati dello studio.
LOI A PAGINA 47
 
Provincia Ogliastra (Pagina 47 - Edizione CA)
Nelle viscere del Supramonte
una ricerca in prima mondiale
URZULEI. Speleologi monitorati dal team di ricercatori dell'Università di Cagliari
 
Quaranta speleologi sardi, uomini e donne, per dieci ore hanno esplorato la grotta di Su Palu, gioiello del Supramonte di Urzulei, con un metabolimetro al braccio. Un piccolo apparecchio in grado di misurare i parametri fisiologici, in particolare il dispendio energetico. Un esperimento in prima mondiale assoluta.
La prestigiosa internazionale Plos One ha pubblicato i risultati dello studio frutto della collaborazione di alcuni ricercatori dell'Università di Cagliari, Andrea Rinaldi, Stefano Cabras, Antonio Crisafulli, Nicoletta Curreli, Elisabetta Marini, e alcuni collaboratori esterni, tra cui Valerio Tuveri, del Soccorso alpino e speleologico della Sardegna.
LABORATORIO SU PALU Fino ad oggi non esistevano dati precisi sulla fisiologia dell'esercizio in grotta, un aspetto determinante per ideare programmi di training ad hoc per gli speleologi, determinare i requisiti nutrizionali e una dieta bilanciata per chi intraprende questa attività. L'obiettivo è ridurre il rischio di incidenti, causati spesso dallo sfinimento, e supportare le relative attività di soccorso, lunghe e difficili.
Le mille grotte di Sardegna come ideale laboratorio scientifico. «Abbiamo cercato di acquisire dati su un aspetto importante ma poco noto - spiega Giorgia Antoni, speleologa e biologa nutrizionista - cioè il dispendio energetico dell'esercizio fisico in grotta, che può essere significativo, vista la durata di molte esplorazioni».
È stata misurata la composizione corporea degli speleologi prima e dopo l'esplorazione, per valutare le differenze nella distribuzione di massa magra e grassa e lo stato di idratazione. Sono state monitorate le loro abitudini alimentari e l'apporto calorico.
La ricerca ha avuto un approccio multidisciplinare: «Metodi ed approcci derivanti dall'antropologia fisica, la fisiologia, le scienze motorie e la biologia della nutrizione hanno contribuito a fare luce sul comportamento dell'organismo umano in un ambiente dalle caratteristiche uniche», spiega Andrea Rinaldi.
GLI SVILUPPI I ricercatori dovranno ora analizzare i risultati delle indagini sulla capacità fisica degli speleologi che hanno partecipato allo studio. Come si comporta un organismo in condizioni limite. «Un nuovo articolo farà il punto sull'intensità dello sforzo sostenuto durante le dieci ore di attività», precisa Antonio Crisafulli. All'esperimento hanno collaborato speleologi provenienti da ogni parte dell'isola.
Simone Loi


LA NUOVA SARDEGNA

LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 8 febbraio 2017
Sardegna – pagina 7
Quanta energia si spende in grotta
Inventato da un gruppo di ricerca uno strumento per gli speleologi
 
CAGLIARI Per la prima volta al mondo un gruppo di speleologi ha utilizzato, con l’ausilio e sotto il controllo di ricercatori universitari, un metabolimetro, un piccolo apparecchio legato a un braccio in grado di misurare vari parametri fisiologici incluso il dispendio energetico. Il risultato della ricerca - che puntava proprio ad analizzare il dispendio energetico durante un’esplorazione speleologica - è stato pubblicato dalla rivista internazionale Plos One ed è frutto della collaborazione di alcuni ricercatori dell’università di Cagliari e alcuni collaboratori esterni, tra cui un componente del corpo nazionale del Soccorso alpino e speleologico della Sardegna. Nella ricerca sono stati coinvolti 40 speleologi sardi, uomini e donne di varia esperienza, che, per conto dei ricercatori, hanno esplorato per circa 10 ore una delle grotte più belle dell’isola, Su Palu, nel Supramonte di Urzulei. Per realizzare lo studio è stato necessario superare notevoli ostacoli logistici e organizzativi. «Finora – spiegano dall’università di Cagliari – non esistevano dati relativamente a questa attività fisica che si svolge in un ambiente del tutto particolare, e che coinvolge molte decine di migliaia di appassionati nel mondo. Avere informazioni precise riguardo la fisiologia dell’esercizio in grotta è determinante per ideare programmi di training ad hoc per gli speleologi, determinare i requisiti nutrizionali e una dieta bilanciata per chi intraprende questa attività, contribuire a ridurre il rischio di incidenti (causati spesso dallo sfinimento) e supportare le relative attività di soccorso, spesso molto complicate e prolungate nel tempo». La ricerca si è concentrata anche sulla nutrizione nella pratica speleologica, un elemento cui qualsiasi attività fisica è strettamente collegata. Per questo, è stata misurata la composizione corporea degli speleologi prima e dopo l’esplorazione, per valutare le differenze nella distribuzione di massa grassa/magra e lo stato di idratazione, e si sono controllate le abitudini alimentari degli speleologi e il relativo apporto calorico.
 

 
ANSA.IT
 
Per la prima volta al mondo un gruppo di speleologi ha utilizzato, con l’ausilio e sotto il controllo di ricercatori universitari, un metabolimetro, un piccolo apparecchio legato ad un braccio in grado di misurare vari parametri fisiologici, incluso il dispendio energetico.
È successo a Su Palu, grotta del Supramonte di Urzulei. Il risultato della ricerca - che puntava proprio ad analizzare il dispendio energetico durante un’esplorazione speleologica - è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Plos One ed è frutto della collaborazione di alcuni ricercatori dell’Università di Cagliari (Andrea Rinaldi, Stefano Cabras, Antonio Crisafulli, Nicoletta Curreli, Elisabetta Marini) e alcuni collaboratori esterni, incluso un componente del Corpo del Soccorso Alpino e Speleologico della Sardegna (Valerio Tuveri).
Nella ricerca è stata coinvolta una quarantina di speleologi sardi. L’esplorazione è durata circa 10 ore. Finora non esistevano dati relativamente a questa attività fisica che si svolge in un ambiente del tutto particolare, e che coinvolge molte decine di migliaia di appassionati nel mondo.
Avere informazioni precise riguardo la fisiologia dell’esercizio in grotta è determinante per ideare programmi di training ad hoc per gli speleologi, determinare i requisiti nutrizionali ed una dieta bilanciata per chi intraprende questa attività, contribuire a ridurre il rischio di incidenti (causati spesso dallo sfinimento) e supportare le relative attività di soccorso (spesso molto complicate e prolungate nel tempo). La ricerca si è anche concentrata sulla nutrizione nella pratica speleologica. Il team di ricercatori adesso focalizzerà la propria attenzione sull’analisi dei risultati della capacità fisica degli speleologi che si sono prestati allo studio.
 

 
ANSA
Sforzo fisico speleologi, studio ateneo Cagliari in grotta
Per la prima volta al mondo usato un metabolimetro
CAGLIARI
(ANSA) - CAGLIARI, 7 FEB - Per la prima volta al mondo un gruppo di speleologi ha utilizzato, con l’ausilio e sotto il controllo di ricercatori universitari, un metabolimetro, un piccolo apparecchio legato ad un braccio in grado di misurare vari parametri fisiologici, incluso il dispendio energetico. È successo a Su Palu, grotta del Supramonte di Urzulei. Il risultato della ricerca - che puntava proprio ad analizzare il dispendio energetico durante un’esplorazione speleologica - è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Plos One ed è frutto della collaborazione di alcuni ricercatori dell’Università di Cagliari (Andrea Rinaldi, Stefano Cabras, Antonio Crisafulli, Nicoletta Curreli, Elisabetta Marini) e alcuni collaboratori esterni, incluso un componente del Corpo del Soccorso Alpino e Speleologico della Sardegna (Valerio Tuveri). Nella ricerca è stata coinvolta una quarantina di speleologi sardi. L’esplorazione è durata circa 10 ore. Finora non esistevano dati relativamente a questa attività fisica che si svolge in un ambiente del tutto particolare, e che coinvolge molte decine di migliaia di appassionati nel mondo. Avere informazioni precise riguardo la fisiologia dell’esercizio in grotta è determinante per ideare programmi di training ad hoc per gli speleologi, determinare i requisiti nutrizionali ed una dieta bilanciata per chi intraprende questa attività, contribuire a ridurre il rischio di incidenti (causati spesso dallo sfinimento) e supportare le relative attività di soccorso (spesso molto complicate e prolungate nel tempo). La ricerca si è anche concentrata sulla nutrizione nella pratica speleologica. Il team di ricercatori adesso focalizzerà la propria attenzione sull’analisi dei risultati della capacità fisica degli speleologi che si sono prestati allo studio. (ANSA).
 

 
L’UNIONE SARDA
L’UNIONESARDA.IT
Oggi alle 11:48
 
Quanta energia si consuma a decine di metri sotto terra? Come si comporta il nostro corpo in condizioni di ossigenazione e di umidità differenti? La risposta a queste ed altre domande l’ha data un gruppo di ricercatori dell’università di Cagliari che per la prima volta al mondo ha dotato un gruppo di speleologi di un metabolimetro, un piccolo apparecchio legato ad un braccio in grado di misurare vari parametri fisiologici, incluso il dispendio energetico.
Il risultato della ricerca – che puntava proprio ad analizzare il dispendio energetico durante un’esplorazione speleologica – è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale PLOS ONE http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0170853
I ricercatori dell’Università di Cagliari sono Andrea Rinaldi, Stefano Cabras, Antonio Crisafulli, Nicoletta Curreli, Elisabetta Marini) e alcuni collaboratori esterni, incluso un componente del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico della Sardegna (Valerio Tuveri).
Nella ricerca è stata coinvolta una quarantina di speleologi sardi di entrambi i sessi e di varia esperienza che, per conto dei ricercatori, hanno esplorato per circa 10 ore una delle grotte più belle dell’isola, Su Palu, nel Supramonte di Urzulei (Ogliastra, Sardegna). Per realizzare lo studio è stato necessario superare notevoli ostacoli logistici ed organizzativi.
Finora non esistevano dati relativamente a questa attività fisica che si svolge in un ambiente del tutto particolare, e che coinvolge molte decine di migliaia di appassionati nel mondo. Avere informazioni precise riguardo la fisiologia dell’esercizio in grotta è determinante per ideare programmi di training ad hoc per gli speleologi, determinare i requisiti nutrizionali ed una dieta bilanciata per chi intraprende questa attività, contribuire a ridurre il rischio di incidenti (causati spesso dallo sfinimento) e supportare le relative attività di soccorso (spesso molto complicate e prolungate nel tempo).
 

 
AGI.IT
 
(AGI) - Cagliari, 7 feb. - Per la prima volta al mondo un gruppo di speleologi ha utilizzato, con l’ausilio e sotto il controllo di ricercatori universitari, un metabolimetro, un piccolo apparecchio legato ad un braccio in grado di misurare vari parametri fisiologici incluso il dispendio energetico.
Il risultato della ricerca - che puntava proprio ad analizzare il dispendio energetico durante un’esplorazione speleologica - e’ stato pubblicato dalla rivista internazionale Plos One ed e’ frutto della collaborazione di alcuni ricercatori dell’Universita’ di Cagliari e alcuni collaboratori esterni. incluso un componente del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico della Sardegna. Nella ricerca e’ stata coinvolta una quarantina di speleologi sardi di entrambi i sessi e di varia esperienza che, per conto dei ricercatori, hanno esplorato per circa 10 ore una delle grotte piu’ belle dell’isola, Su Palu, nel Supramonte di Urzulei (Ogliastra). Per realizzare lo studio e’ stato necessario superare notevoli ostacoli logistici ed organizzativi. Finora - spiega un comunicato dell’ateneo sardo - non esistevano dati relativamente a questa attivita’ fisica che si svolge in un ambiente del tutto particolare, e che coinvolge molte decine di migliaia di appassionati nel mondo. Avere informazioni precise riguardo la fisiologia dell’esercizio in grotta e’ determinante per ideare programmi di training ad hoc per gli speleologi, determinare i requisiti nutrizionali ed una dieta bilanciata per chi intraprende questa attivita’, contribuire a ridurre il rischio di incidenti (causati spesso dallo sfinimento) e supportare le relative attivita’ di soccorso (spesso molto complicate e prolungate nel tempo). La ricerca si e’ anche concentrata sulla nutrizione nella pratica speleologica, un elemento cui qualsiasi attivita’ fisica e’ strettamente collegata. Per questo, e’ stata misurata la composizione corporea degli speleologi prima e dopo l’esplorazione, per valutare le differenze nella distribuzione di massa grassa/magra e lo stato di idratazione, e si sono monitorate le abitudini alimentari degli speleologi e il relativo apporto calorico. (AGI)
Sol
 

 
VISTANET.IT
7 febbraio 2017 18:08 La Redazione
 
Per la prima volta al mondo un gruppo di speleologi ha utilizzato, con l’ausilio e sotto il controllo di ricercatori universitari, un metabolimetro, un piccolo apparecchio legato ad un braccio in grado di misurare vari parametri fisiologici, incluso il dispendio energetico. Il risultato della ricerca – che puntava proprio ad analizzare il dispendio energetico durante un’esplorazione speleologica – è stato pubblicato su PLOS ONE ed è frutto della collaborazione di alcuni ricercatori dell’Università di Cagliari (Andrea Rinaldi, Stefano Cabras, Antonio Crisafulli, Nicoletta Curreli, Elisabetta Marini) e alcuni collaboratori esterni, incluso un componente del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico della Sardegna (Valerio Tuveri).
Nella ricerca è stata coinvolta una quarantina di speleologi sardi di entrambi i sessi e di varia esperienza che, per conto dei ricercatori, hanno esplorato per circa 10 ore una delle grotte più belle dell’Isola, Su Palu, nel Supramonte di Urzulei. Per realizzare lo studio è stato necessario superare notevoli ostacoli logistici e organizzativi.
Finora non esistevano dati relativamente a questa attività fisica che si svolge in un ambiente del tutto particolare, e che coinvolge molte decine di migliaia di appassionati nel mondo. Avere informazioni precise riguardo la fisiologia dell’esercizio in grotta è determinante per ideare programmi di training ad hoc per gli speleologi, determinare i requisiti nutrizionali ed una dieta bilanciata per chi intraprende questa attività, contribuire a ridurre il rischio di incidenti (causati spesso dallo sfinimento) e supportare le relative attività di soccorso (spesso molto complicate e prolungate nel tempo).
«La Sardegna possiede uno straordinario patrimonio speleologico, che costituisce un laboratorio di eccezionale rilevanza in una vasta serie di ambiti scientifici – sottolinea Giorgia Antoni, speleologa, biologa e nutrizionista, ideatrice della ricerca – Nel nostro caso, abbiamo cercato di acquisire dati su un aspetto importante ma poco noto, cioè il dispendio energetico dell’esercizio fisico in grotta, che può essere significativo per lo speleologo, vista la durata di molte esplorazioni».
La ricerca si è anche concentrata sulla nutrizione nella pratica speleologica, un elemento cui qualsiasi attività fisica è strettamente collegata. Per questo, è stata misurata la composizione corporea degli speleologi prima e dopo l’esplorazione, per valutare le differenze nella distribuzione di massa magra/grassa e lo stato di idratazione, e si sono monitorate le abitudini alimentari degli speleologi e il relativo apporto calorico.
«Si tratta di un classico esempio di ricerca multidisciplinare, nella quale metodi ed approcci derivanti dall’antropologia fisica, la fisiologia, le scienze motorie, e la biologia della nutrizione hanno contribuito a fare luce (è proprio il caso di dire) sul comportamento dell’organismo umano in un ambiente dalle caratteristiche uniche, come quello della grotta – spiega Andrea Rinaldi – siamo convinti che ci sia ancora molto da imparare, e contiamo di continuare la nostra collaborazione con gli speleologi sardi».
Il team di ricercatori adesso focalizzerà la propria attenzione sull’analisi dei risultati della capacità fisica degli speleologi che si sono prestati allo studio. «È attualmente in stesura un ulteriore articolo dove si farà il punto sulla intensità dello sforzo sostenuto da questi soggetti durante le circa 10 ore di attività che ha richiesto l’esplorazione della grotta», aggiunge Antonio Crisafulli.
«Un ringraziamento particolare va ai numerosi speleologi che volontariamente si sono prestati per questa attività di ricerca – conclude Antoni – Appartengono a vari gruppi speleo dell’isola, incluso il Gruppo Speleo Archeologico Giovanni Spano, l’Unione Speleologica Cagliaritana, il Centro Speleologico Cagliaritano e lo Speleo Club Oristanese».
 

 
CASTEDDUONLINE.IT
Autore: Redazione Casteddu Online il 07/02/2017 10:17
 
Per la prima volta al mondo un gruppo di speleologi ha utilizzato, con l’ausilio e sotto il controllo di ricercatori universitari, un metabolimetro, un piccolo apparecchio legato ad un braccio in grado di misurare vari parametri fisiologici, incluso il dispendio energetico.
Il risultato della ricerca – che puntava proprio ad analizzare il dispendio energetico durante un’esplorazione speleologica – è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale PLOS ONE ed è frutto della collaborazione di alcuni ricercatori dell’Università di Cagliari (Andrea Rinaldi, Stefano Cabras, Antonio Crisafulli, Nicoletta Curreli, Elisabetta Marini) e alcuni collaboratori esterni, incluso un componente del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico della Sardegna (Valerio Tuveri).
Nella ricerca è stata coinvolta una quarantina di speleologi sardi di entrambi i sessi e di varia esperienza che, per conto dei ricercatori, hanno esplorato per circa 10 ore una delle grotte più belle dell’isola, Su Palu, nel Supramonte di Urzulei (Ogliastra, Sardegna). Per realizzare lo studio è stato necessario superare notevoli ostacoli logistici ed organizzativi.
Finora non esistevano dati relativamente a questa attività fisica che si svolge in un ambiente del tutto particolare, e che coinvolge molte decine di migliaia di appassionati nel mondo. Avere informazioni precise riguardo la fisiologia dell’esercizio in grotta è determinante per ideare programmi di training ad hoc per gli speleologi, determinare i requisiti nutrizionali ed una dieta bilanciata per chi intraprende questa attività, contribuire a ridurre il rischio di incidenti (causati spesso dallo sfinimento) e supportare le relative attività di soccorso (spesso molto complicate e prolungate nel tempo).
 “La Sardegna possiede uno straordinario patrimonio speleologico, che costituisce un laboratorio di eccezionale rilevanza in una vasta serie di ambiti scientifici – sottolinea Giorgia Antoni, speleologa, biologa e nutrizionista, ideatrice della ricerca - Nel nostro caso, abbiamo cercato di acquisire dati su un aspetto importante ma poco noto, cioè il dispendio energetico dell’esercizio fisico in grotta, che può essere significativo per lo speleologo, vista la durata di molte esplorazioni”.
La ricerca si è anche concentrata sulla nutrizione nella pratica speleologica, un elemento cui qualsiasi attività fisica è strettamente collegata. Per questo, è stata misurata la composizione corporea degli speleologi prima e dopo l’esplorazione, per valutare le differenze nella distribuzione di massa magra/grassa e lo stato di idratazione, e si sono monitorate le abitudini alimentari degli speleologi e il relativo apporto calorico.
 “Si tratta di un classico esempio di ricerca multidisciplinare, nella quale metodi ed approcci derivanti dall’antropologia fisica, la fisiologia, le scienze motorie, e la biologia della nutrizione hanno contribuito a fare luce (è proprio il caso di dire) sul comportamento dell’organismo umano in un ambiente dalle caratteristiche uniche, come quello della grotta - spiega Andrea Rinaldi - Siamo convinti che ci sia ancora molto da imparare, e contiamo di continuare la nostra collaborazione con gli speleologi sardi”.
Il team di ricercatori adesso focalizzerà la propria attenzione sull’analisi dei risultati della capacità fisica degli speleologi che si sono prestati allo studio. “È attualmente in stesura un ulteriore articolo dove si farà il punto sulla intensità dello sforzo sostenuto da questi soggetti durante le circa 10 ore di attività che ha richiesto l’esplorazione della grotta” aggiunge Antonio Crisafulli.
 “Un ringraziamento particolare va ai numerosi speleologi che volontariamente si sono prestati per questa attività di ricerca - conclude Antoni - Appartengono a vari gruppi speleo dell’isola, incluso il Gruppo Speleo Archeologico Giovanni Spano, l’Unione Speleologica Cagliaritana, il Centro Speleologico Cagliaritano e lo Speleo Club Oristanese”.
 

 
CAGLIARIPAD.IT
 
Per la prima volta al mondo un gruppo di speleologi ha utilizzato, con l’ausilio e sotto il controllo di ricercatori universitari, un metabolimetro, un piccolo apparecchio legato ad un braccio in grado di misurare vari parametri fisiologici, incluso il dispendio energetico.
È successo a Su Palu, grotta del Supramonte di Urzulei. Il risultato della ricerca - che puntava proprio ad analizzare il dispendio energetico durante un’esplorazione speleologica - è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Plos One ed è frutto della collaborazione di alcuni ricercatori dell’Università di Cagliari (Andrea Rinaldi, Stefano Cabras, Antonio Crisafulli, Nicoletta Curreli, Elisabetta Marini) e alcuni collaboratori esterni, incluso un componente del Corpo del Soccorso Alpino e Speleologico della Sardegna (Valerio Tuveri).
Nella ricerca è stata coinvolta una quarantina di speleologi sardi. L’esplorazione è durata circa 10 ore. Finora non esistevano dati relativamente a questa attività fisica che si svolge in un ambiente del tutto particolare, e che coinvolge molte decine di migliaia di appassionati nel mondo. Avere informazioni precise riguardo la fisiologia dell’esercizio in grotta è determinante per ideare programmi di training ad hoc per gli speleologi, determinare i requisiti nutrizionali ed una dieta bilanciata per chi intraprende questa attività, contribuire a ridurre il rischio di incidenti (causati spesso dallo sfinimento) e supportare le relative attività di soccorso (spesso molto complicate e prolungate nel tempo).
La ricerca si è anche concentrata sulla nutrizione nella pratica speleologica. Il team di ricercatori adesso focalizzerà la propria attenzione sull’analisi dei risultati della capacità fisica degli speleologi che si sono prestati allo studio.
 

 
TTECNOLOGICO.COM
Pubblicato il 7 febbraio 2017 di trasferimentotec
Foto di Silvia Arrica (USC)
 
Per la prima volta al mondo un gruppo di speleologi ha utilizzato, con l’ausilio e sotto il controllo di ricercatori universitari, un metabolimetro, un piccolo apparecchio legato ad un braccio in grado di misurare vari parametri fisiologici, incluso il dispendio energetico.
Il risultato della ricerca – che puntava proprio ad analizzare il dispendio energetico durante un’esplorazione speleologica – è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale PLOS ONE ed è frutto della collaborazione di alcuni ricercatori dell’Università di Cagliari (Andrea Rinaldi, Stefano Cabras, Antonio Crisafulli, Nicoletta Curreli, Elisabetta Marini) e alcuni collaboratori esterni, incluso un componente del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico della Sardegna (Valerio Tuveri).
Nella ricerca è stata coinvolta una quarantina di speleologi sardi di entrambi i sessi e di varia esperienza che, per conto dei ricercatori, hanno esplorato per circa 10 ore una delle grotte più belle dell’isola, Su Palu, nel Supramonte di Urzulei (Ogliastra, Sardegna). Per realizzare lo studio è stato necessario superare notevoli ostacoli logistici ed organizzativi.
Finora non esistevano dati relativamente a questa attività fisica che si svolge in un ambiente del tutto particolare, e che coinvolge molte decine di migliaia di appassionati nel mondo. Avere informazioni precise riguardo la fisiologia dell’esercizio in grotta è determinante per ideare programmi di training ad hoc per gli speleologi, determinare i requisiti nutrizionali ed una dieta bilanciata per chi intraprende questa attività, contribuire a ridurre il rischio di incidenti (causati spesso dallo sfinimento) e supportare le relative attività di soccorso (spesso molto complicate e prolungate nel tempo).
 “La Sardegna possiede uno straordinario patrimonio speleologico, che costituisce un laboratorio di eccezionale rilevanza in una vasta serie di ambiti scientifici – sottolinea Giorgia Antoni, speleologa, biologa e nutrizionista, ideatrice della ricerca – Nel nostro caso, abbiamo cercato di acquisire dati su un aspetto importante ma poco noto, cioè il dispendio energetico dell’esercizio fisico in grotta, che può essere significativo per lo speleologo, vista la durata di molte esplorazioni”.
La ricerca si è anche concentrata sulla nutrizione nella pratica speleologica, un elemento cui qualsiasi attività fisica è strettamente collegata. Per questo, è stata misurata la composizione corporea degli speleologi prima e dopo l’esplorazione, per valutare le differenze nella distribuzione di massa magra/grassa e lo stato di idratazione, e si sono monitorate le abitudini alimentari degli speleologi e il relativo apporto calorico.
 “Si tratta di un classico esempio di ricerca multidisciplinare, nella quale metodi ed approcci derivanti dall’antropologia fisica, la fisiologia, le scienze motorie, e la biologia della nutrizione hanno contribuito a fare luce (è proprio il caso di dire) sul comportamento dell’organismo umano in un ambiente dalle caratteristiche uniche, come quello della grotta – spiega Andrea Rinaldi – Siamo convinti che ci sia ancora molto da imparare, e contiamo di continuare la nostra collaborazione con gli speleologi sardi”.
Il team di ricercatori adesso focalizzerà la propria attenzione sull’analisi dei risultati della capacità fisica degli speleologi che si sono prestati allo studio. “È attualmente in stesura un ulteriore articolo dove si farà il punto sulla intensità dello sforzo sostenuto da questi soggetti durante le circa 10 ore di attività che ha richiesto l’esplorazione della grotta” aggiunge Antonio Crisafulli.
 “Un ringraziamento particolare va ai numerosi speleologi che volontariamente si sono prestati per questa attività di ricerca – conclude Antoni – Appartengono a vari gruppi speleo dell’isola, incluso il Gruppo Speleo Archeologico Giovanni Spano, l’Unione Speleologica Cagliaritana, il Centro Speleologico Cagliaritano e lo Speleo Club Oristanese”.
 

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