Luci e ombre nei numeri del Dossier IDOS presentato dal Centro Studi Relazioni Industriali. FOTO,VIDEO e RASSEGNA STAMPA
01 November 2016

Sergio Nuvoli - VAI ALLA RASSEGNA STAMPA

Cagliari, 28 ottobre 2016 – Al di là dei numeri sui migranti giunti in Sardegna, contenuti nel Dossier Immigrazione Idos 2016 e rilanciati da tutti i giornali, il convegno di presentazione – terminato solo nella tarda mattinata di ieri, in facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche – ha fornito molteplici spunti di riflessione. Se Virginia Mura, assessore regionale al Lavoro, ha ammesso che “il flusso migratorio non programmato ci ha trovato impreparati”, e ha attaccato “le forme di resistenza culturale” presenti nella nostra società, il direttore del Centro Studi Relazioni Industriali (che dal 2013 organizza l’annuale appuntamento con l’Idos) Piera Loi, ha invitato a studiare con attenzione il legame tra migrazioni e occupazione, “perché da sempre i fenomeni migratori sono legati a doppio filo con le strutture del lavoro”.

“Spesso si tratta di persone che considerano la nostra terra come regione di passaggio – ha spiegato Marcello Oggianu, dirigente della Prefettura di Cagliari – ma non c’è dubbio che il sistema non funziona, specie con riferimento al fatto che dopo 60 giorni devono accedere allo SPRAR (il sistema di protezione dei rifugiati e richiedenti asilo, nda), mentre solo 10 comuni sardi hanno aderito al sistema di protezione”.

Dal presidente dell’ANCI, Pier Sandro Scano, è arrivata la proposta di attivare un solo canale di accoglienza, “quello dei comuni – ha detto – L’integrazione e l’inclusione passano necessariamente attraverso la casa, l’istruzione e il lavoro. Trovo miserabile la retorica dell’invasione”. Sull’importanza del linguaggio da usare si è soffermata Tiziana Putzolu, ricercatrice del Centro Studi Relazioni industriali, che presentando il Dossier nei dettagli ha sottolineato la contraddizione di chi vorrebbe utilizzare i migranti contro lo spopolamento dei nostri centri: “Non si capisce perché persone che scappano da un continente vuoto e ricco dovrebbero fermarsi in zone vuote e povere”. Dalla presentazione del Dossier ancora tanti spunti: “Le immigrate ora iniziano a subire la concorrenza della manodopera locale – ha aggiunto la ricercatrice – specie su attività in cui è richiesto personale non particolarmente qualificato, un tempo scartate dai lavoratori sardi”. 

Dalla prof.ssa Annamaria Baldussi un richiamo forte: “Non dimentichiamo il passato e impegniamoci sulla conoscenza: questa è la premessa adeguata per il futuro. Occorre conoscere i Paesi d’origine, comprendere le ragioni di chi scappa ben oltre la prima accoglienza, oggi nell’emergenza. Perché ci sia un incontro dialogante, occorre prima di tutto che si attui un atteggiamento di parità con chi arriva nella nostra terra. I diritti umani iniziano non considerando l’altro inferiore rispetto a noi”.

Dal canto suo Boucar Wade, scrittore e giornalista, ha invitato a fare i conti con “il rullo compressore delle dinamiche di inserimento, perché il flusso migratorio non si fermerà”. Daniela Sitzia, dirigente ANCI, si è soffermata sul grande lavoro svolto dai comuni nell’emergenza, e ha elencato le richieste di modifica del sistema fatte al Governo. Spazio anche ai ricercatori: Silvia Aru e Francesca Mazzuzi hanno parlato delle migrazioni qualificate, mentre Pietro Soddu ha presentato una recente ricerca condotta all’Università di Granada.

La più odiosa delle discriminazioni è stata ricordata da Gianni Loy: “E’ quella su base etnica attuata contro i rom – ha scandito il professore, presidente della Fondazione Anna Ruggiu – Certi diritti devono essere riconosciuti a tutti, non possono essere condizionati dalla capacità di accoglienza, dalla capienza dei locali. Il problema vero è l’educazione, la cultura, perchè determinante sarà l’approccio delle nuove generazioni. La politica è incapace di decidere: sono le lobby che decidono, anche sul fenomeno migratorio. I politici si limitano a tradurre in testi legislativi ciò che viene deciso altrove”.

 


I servizi di Stefano Fumagalli andati in onda nei TG RAI Sardegna del 26 e del 27 ottobre


 
LA NUOVA SARDEGNA
LA NUOVA SARDEGNA di domenica 30 ottobre 2016
Sardegna – pagina 3
Badanti e commercianti, la rinascita degli immigrati
I più numerosi sono romeni che si occupano di anziani, edilizia e agricoltura
Marocchini, senegalesi e cinesi puntano sull’abbigliamento e sui servizi
di Claudio Zoccheddu
 
SASSARI È il mondo visto allo specchio. In un’isola che ha sfornato generazioni di emigrati, e che continua a perdere la forza lavoro autoctona, sono arrivati migliaia di immigrati stranieri con l’intenzione di mettersi al lavoro. Le imprese condotte da immigrati sono 10.243, il 6,1% del totale registrato negli elenchi camerali. Poca roba, a dire il vero, ma il trend è in crescita. La loro distribuzione per province vede prevalere Cagliari con 4.319 imprese e Sassari dove invece sono 4.026. Seguono, piuttosto staccate, Nuoro (1.435) e Oristano (463). I residenti stranieri, l’anno scorso, erano 47.425 e come è facile immaginare la gran parte arriva da paesi in via di sviluppo. Romania su tutti, poi ci sono il Marocco, il Senegal e la Cina. Gli immigrati residenti rappresentano il 2,9 per cento della popolazione sarda e hanno prodotto un miglioramento del tasso di occupazione, cresciuto del 3,1 per cento. I campi in cui hanno trovato spazio non si discostano troppo dai luoghi comuni cari all’uomo della strada: «Il 60 per cento si occupa del commercio – spiega Tiziana Putzolu, responsabile delle Relazioni industriali all’Università di Cagliari – il resto è perlopiù impegnato nella cura degli anziani. Ci sono anche molti operai edili e alcuni braccianti agricoli». Un dato che dimostra come, in realtà, l’immigrazione vada a coprire impieghi snobbati dai giovani sardi che preferiscono cercare fortuna nel nord dell’Italia o all’estero. I romeni sono 13.550, di cui 9183 sono donne: «Per quanto sia complicato fornire informazioni precise perché ci dobbiamo basare sulla banca dati dell’Inail in cui figurano anche i sardi nati all’estero – continua Tiziana Putzolu – in questo caso si può dire che la gran parte delle lavoratrici romene, che hanno in media 40 anni, si occupa dell’assistenza agli anziani. Un impiego facile da trovare se si considera l’età media della popolazione. Gli uomini, invece, si occupano prevalentemente di edilizia anche se il settore agricolo è in crescita». Un po’ come capita per i 2304 immigrati che sono arrivati dall’Ucraina e che hanno un’altissima percentuale di donne, pari all’86,5 per cento. Anche in questo caso l’impiego più comune è la cura degli anziani ma non mancano lavoratrici impegnate nella ristorazione. Nella classifica delle comunità più numerose il secondo posto è occupato dai 4390 immigrati provenienti dal Marocco che impiegano la parte più significativa della forza lavoro in imprese commerciali, sia come datori di lavoro sia come dipendenti. Una vocazione che spesso è condivisa con gli immigrati del Senegal, la terza comunità per numero di residenti: 4211. Ma il commercio, soprattutto nella grande distribuzione e nell’ingrosso, è sempre più in mano alla comunità cinese che in poco tempo, perlomeno rispetto a quanto accaduto con gli immigrati marocchini e senegalesi, ha conquistato un’importantissima fetta di mercato aprendo grandi magazzini un po’ ovunque e dando vita a una rete di negozi della piccola distribuzione diffusa in tantissimi paesi, anche molto piccoli. I residenti in Sardegna che provengono dalla Cina sono 3208 e rappresentano la quarta comunità. Nel caso dei lavoratori con gli occhi a mandorla, poi, c’è un sostanziale pareggio nella differenza di genere che non si verifica nelle altre pseudo enclavi dove uomini o donne sono sempre in netta maggioranza. Le altre comunità, molto meno numerose, sono quelle che si sono affacciate più recentemente sull’isola. E se gli immigrati provenienti dalla Polonia sono 1116 con un 82 per cento di donne, i lavoratori residenti che arrivano dal Pakistan e dal Bangladesh sono in gran parte uomini: rispettivamente 1121 pakistani, di cui solo 228 sono donne, e 1015 bengalesi accompagnati da appena 156 donne.
 

 
VIDEOLINA.IT

 
L’UNIONE SARDA
L’UNIONESARDA.IT
di Marzia Piga
 
La Sardegna si conferma terra di passaggio: aumentano gli sbarchi dei migranti (16mila negli ultimi tre anni di cui 1.215 approdati con i barchini), ma gli stranieri residenti nell’Isola, pur aumentati lievemente, restano pochi e non compensano la dinamica negativa della popolazione sarda, che nell’ultimo anno è diminuita ancora di oltre cinquemila abitanti.
Gli immigrati residenti in Sardegna sono 47.425, il 2,9% della popolazione (contro una media italiana dell’8,3). Oltre la metà proviene dall’Europa, in maggioranza sono donne (il 54,4%) e hanno tra i 30 e i 44 anni.
CRESCITA A PASSO CONTENUTO - È quanto emerge dal dossier statistico immigrazione 2016, curato dal Centro studi ricerche Idos in collaborazione con Confronti, realizzato in partenariato con l’Unar e finanziato dall’8 per mille della Chiesa valdese. Il rapporto è stato presentato ieri nella facoltà di Scienze politiche dell’Università di Cagliari.
Secondo il dossier nazionale - curato nella parte sarda da Tiziana Putzolu, ricercatrice del Centro studi relazioni industriali dell’Università di Cagliari - nel 2015 i residenti stranieri sono aumentati di 2.346 unità, con un incremento del 5,2% rispetto al 2014. Ma la crescita è ora a passo contenuto: nel 2013 l’aumento sull’anno precedente era stato del 18,4%, per poi rallentare al 6,9% nel 2014 e ancora nel 2015.
Arrivano per oltre il 50% (24.969) da Paesi del continente europeo, in particolare dalla Romania, al primo posto con il 28,6%. La seconda comunità più numerosa è quella marocchina (9,3%), segue il Senegal (8,9%) e la Cina (6,8%).
BENEFICI PER LE CASSE STATALI - Sul fronte economico, in tutta Italia, confrontando le spese pubbliche sostenute per gli immigrati e gli introiti da loro assicurati all’erario, risulta un beneficio per le casse dello Stato di 2,2 miliardi di euro: il totale delle entrate fiscali e previdenziali degli immigrati è di 16,9 miliardi, contro 14,7 miliardi di spese sostenute dallo Stato per loro.
Cresce anche l’occupazione: in Sardegna i lavoratori stranieri sono poco più di 25mila, con un incremento in tutte le province. Di questi il 63,8% è impiegato nei servizi, il 18,8% nell’industria e il 9,9% in agricoltura. Buono anche l’andamento delle imprese in cui oltre la metà dei soci è straniera: quelle attive sono 10.243, il 6,1% del totale, mentre quelle a conduzione femminile sono il 22,5%. Per quanto riguarda le rimesse, la quota di denaro inviata dai cittadini stranieri nei loro Paesi d’origine è stata di 62 milioni di euro, in diminuzione rispetto al 2014.
 

 
ANSA.IT
 
Aumentano del 5,2 per cento i residenti stranieri in Sardegna: 2.346 abitanti in più nel 2015 per un totale che arriva a quota 47.425. Sempre incremento, ma tendenza in leggero calo: nel 2014 la crescita era stata del 6,9 per cento, 2.920 persone.
Gli immigrati incidono sulla popolazione sarda per il 2,9% (contro il 12,0% che si registra in Emilia Romagna, la regione italiana con la più alta densità di extracomunitari) e sono lo 0,9% di tutti gli stranieri residenti in Italia. Lavorano sempre di più: il numero degli occupati nell’anno è aumentato del 3,1%, valore superiore sia a quello registrato nel mercato del lavoro nazionale sia in quello delle regioni meridionali (rispettivamente dello +0,8% e +1,6%).
Il tasso di occupazione delle persone in età da lavoro si è attestato al 50,1%, (1,8% in più rispetto al 2014). Crescono anche le imprese straniere. Sono alcuni dei dati del dossier statistico immigrazione 2016 curato dal Centro studi ricerche Idos in collaborazione con Confronti, in parternariato con l’Unar e finanziato dall’8 per mille della Chiesa valdese, presentati nell’aula magna della facoltà di Scienze politiche dell’Università di Cagliari.
Presente, tra gli altri, l’assessore regionale del Lavoro Virginia Mura. "Tante leggende sugli immigrati ma la realtà - ha chiarito l’esponente della Giunta - è che possono essere per noi una grande risorsa". Gli stranieri residenti in Sardegna giungono per oltre il 50% (24.969) da Paesi del continente europeo, in particolare dalla Romania con 13.550 persone. I residenti stranieri si sono insediati per lo più nelle aree costiere. Nel 2015 la quota di denaro inviata dai cittadini stranieri nei loro Paesi d’origine è stata 62.053 mila euro, in diminuzione rispetto al 2014.
Le rimesse sono concentrate in prevalenza nella provincia di Cagliari (27.869 mila euro) e di Sassari (22.023 mila euro), le stesse province che esprimono il più alto numero di immigrati e di attività anche imprenditoriali ad essi collegate.
Gli sbarchi? "Chi arriva vive come segregante l’approdo in Sardegna - spiega il dossier - e tenta in ogni modo di proseguire il cammino verso il continente europeo. Nel corso del 2015 - prosegue il report - si è affacciata l’idea (proveniente dal settore della politica) che dell’accoglienza dei migranti potrebbero farsi carico le cosiddette ’zone interne’ della Sardegna che, con i migranti, vedrebbero una frenata del calo demografico che da anni investe l’Isola.
Un’idea che contrasta con i dati disponibili, gli stili e le rotte di viaggio dei migranti, con le asimmetrie di genere, di cittadinanza, di età, di nuclei familiari degli immigrati insediati nelle diverse aree dell’Isola, comprese le ’zone interne’ nelle quali sono comunque presenti".
16MILA IN TRE ANNI ARRIVATI CON NAVI E BARCHINI - Circa 16mila nuovi arrivi di migranti in Sardegna nell’ultimo triennio tra navi e barchini. È il quadro fornito dalla Prefettura di Cagliari sui profughi trasferiti nelle province sarde nell’ambito del piano nazionale di distribuzione 2014-2016.
L’occasione è stata la presentazione, nell’aula magna della facoltà di Scienze politica dell’università del capoluogo, dei dati del dossier statistico immigrazione 2016 curato dal Centro studi ricerche Idos. Crescita costante: oltre 2.000 nel 2014, più di 5.000 nel 2015 e 7.072 nel 2016.
Questo per quanto riguarda le grandi navi. Ma ci sono anche i piccoli sbarchi sulle coste del sud Sardegna: 1.215 negli ultimi tre anni, 770 solo nel 2016. I centri di accoglienza, i dati si riferiscono a quest’anno, sono 124. I minori non accompagnati sono stati nel 2016 1.810.
 

 
L’UNIONE SARDA
L’UNIONE SARDA di venerdì 28 ottobre 2016
Primo Piano (Pagina 4 - Edizione CA)
Stranieri, nell’Isola solo una tappa
Molti sbarchi ma pochi si fermano
DOSSIER MIGRANTI. Tra i residenti stabili la comunità più vasta è quella rumena
 
È tutta una questione di participio, passato e presente: immigrati e migranti non sono la stessa cosa ed è bene utilizzare il giusto linguaggio per non incappare in equivoci e reazioni (sociali) a catena. Premessa doverosa per capire come la Sardegna si confermi terra di passaggio: aumentano gli sbarchi dei migranti (16mila negli ultimi tre anni di cui 1.215 approdati con i barchini), ma gli stranieri residenti nell’Isola, pur aumentati lievemente, restano pochi e non compensano la dinamica negativa della popolazione sarda, che nell’ultimo anno è diminuita ancora di oltre cinquemila abitanti.
 LE CIFRE Gli immigrati residenti in Sardegna sono 47.425, il 2,9% della popolazione (contro una media italiana dell’8,3). Oltre la metà proviene dall’Europa, in maggioranza sono donne (il 54,4%) e hanno tra i 30 e i 44 anni. È quanto emerge dal dossier statistico immigrazione 2016, curato dal Centro studi ricerche Idos in collaborazione con Confronti, realizzato in partenariato con l’Unar e finanziato dall’8 per mille della Chiesa valdese. Il rapporto è stato presentato ieri nella facoltà di Scienze politiche dell’Università di Cagliari.
Secondo il dossier nazionale - curato nella parte sarda da Tiziana Putzolu, ricercatrice del Centro studi telazioni industriali dell’Università di Cagliari - nel 2015 i residenti stranieri sono aumentati di 2.346 unità, con un incremento del 5,2% rispetto al 2014. Ma la crescita è ora a passo contenuto: nel 2013 l’aumento sull’anno precedente era stato del 18,4%, per poi rallentare al 6,9% nel 2014 e ancora nel 2015.
 LA PROVENIENZA Arrivano per oltre il 50% (24.969) da Paesi del continente europeo, in particolare dalla Romania, al primo posto con il 28,6%. La seconda comunità più numerosa è quella marocchina (9,3%), segue il Senegal (8,9%) e la Cina (6,8%).
I residenti stranieri si sono insediati per lo più nelle aree costiere: la maggior parte (il 33%) si trova nella provincia di Cagliari e incide sulla popolazione per il 2,8%. Ma la concentrazione di stranieri più alta di tutta la Sardegna è nella provincia di Olbia-Tempio: qui gli 11.826 immigrati rappresentano il 7,4% della popolazione e sono aumentati rispetto all’anno precedente del 2,4%.
Nella provincia di Sassari sono 8.982, mentre il numero più basso si registra in Ogliastra (919) e la più bassa percentuale di concentrazione si rileva nel Medio Campidano con l’1,3% sul totale della popolazione residente.
 OCCUPAZIONE E IMPRESE Sul fronte economico, in tutta Italia, confrontando le spese pubbliche sostenute per gli immigrati e gli introiti da loro assicurati all’erario, risulta un beneficio per le casse dello Stato di 2,2 miliardi di euro: il totale delle entrate fiscali e previdenziali degli immigrati è di 16,9 miliardi, contro 14,7 miliardi di spese sostenute dallo Stato per loro.
Cresce anche l’occupazione: in Sardegna i lavoratori stranieri sono poco più di 25mila, con un incremento in tutte le province. Di questi il 63,8% è impiegato nei servizi, il 18,8% nell’industria e il 9,9% in agricoltura. Buono anche l’andamento delle imprese in cui oltre la metà dei soci è straniera: quelle attive sono 10.243, il 6,1% del totale, mentre quelle a conduzione femminile sono il 22,5%. Per quanto riguarda le rimesse, la quota di denaro inviata dai cittadini stranieri nei loro Paesi d’origine è stata di 62 milioni di euro, in diminuzione rispetto al 2014.
 Marzia Piga
 

LA NUOVA SARDEGNA
LANUOVASARDEGNA.IT
 
CAGLIARI. Migranti e immigrati: attenzione, non sono sinonimi e neanche il risultato di chissà quale trucco enigmistico. I primi fuggono dalla guerra, dai massacri, dalle stragi religiose, per diventare ostaggio degli scafisti, mercanti maledetti, fino allo sbarco (se ci arrivano) sulle coste di una presunta "terra promessa". Gli immigrati sono tutt’altro: abitano e lavorano oltre i loro confini per scelta e fino a essere, spesso ma non sempre, nostri integrati vicini di casa. La differenza è netta, non capirla significa scatenare allarmismi, conflitti sociali e razzismo strisciante, insinuato soprattutto fra i giovani, come se non bastasse quello becero palese degli adulti. La spiegazione era dovuta ed è da questa differenza sostanziale che ha preso spunto il dossier statistico "Immigrazione 2016".
Curato a livello nazionale dal Centro studi Idos, in collaborazione col mensile Confronti e l’Ufficio contro le discriminazioni, il capitolo sulla Sardegna è invece frutto delle indagini del gruppo di ricerca "Relazioni industriali" che fa capo alla facoltà cagliaritana di Scienze politiche. Bene, in un caso e nell’altro, quando si parla di migranti o d’immigrati, numeri e tabelle confermano che non è «in atto alcuna invasione», però l’emergenza esiste, eccome, ma non siamo alla catastrofe. L’isola è per tutti o quasi tutti gli stranieri più che altro "terra di transito" e patria momentanea. Certo, bisognerebbe fare di più per andare oltre, l’obiettivo finale dovrebbe essere l’integrazione ma questo passaggio decisivo è spesso stretto e difficile. Perché se vogliamo che migranti e immigrati diventino finalmente una risorsa economica e sociale e lo possono essere, c’è ancora un enorme lavoro da fare sulle coscienze indigene e forestiere. È arrivato il momento di provarci.
Migranti. Nel dossier presentato dalla ricercatrice Tiziana Putzolu e ribadito dal riepilogo regionale della Prefettura di Cagliari, gli sbarchi sono stati 16mila negli ultimi tre anni, con un aumento considerevole dal 2014. Ma in appena 1.215 sono arrivati da soli sui barchini e gommoni, la Sardegna non è Lampedusa. Tutti gli altri sono stati salvati in mare dalle navi umanitarie che pattugliano un cimitero chiamato Mediterraneo. Con in più questa seconda verità: superata la fase della prima accoglienza, in cui la Sardegna si è dimostrata molto più preparata di altre regioni, il problema è in quello che accade qualche mese dopo. I migranti e tra l’altro è sempre più alto il numero dei minori non accompagnati, un dramma nel dramma, sono scaricati sulle spalle di Comuni e comunità che non sono stati preparati ad accoglierli. «Le imposizioni non vanno bene – ha detto il presidente dell’Anci Pier Sandro Scano – la strategia vincente dev’essere quella del coinvolgimento». L’appello è stato lanciato.
Immigrati. Nel 2015, è scritto nel dossier, i residenti stranieri in Sardegna sono aumentati di 2.346 unità e ora in totale sono 47.425, il 2,9 per cento della popolazione. La media nazionale è molto più alta, 8,3, ecco perché anche in questo caso è un errore gridare all’invasione. Che non è neanche religiosa: la maggior parte dei «nuovi italiani» è di fede cristiana, i musulmani sono solo tre su dieci. Oltre il 50 per cento dei nuovi iscritti all’anagrafe sarda arriva dall’Europa, con la Romania al primo posto (28,6). Al secondo la comunità marocchina, sotto il 10, terzi i senegalesi, 8,9, quarti i cinesi, 6,8, e in aumento.
Gli stranieri residenti si sono insediati soprattutto nei Comuni costieri, con la provincia di Olbia-Tempio che registra la concentrazione più alta: 11.626, il 7,4 per cento della popolazione. Snobbate le zone interne, a cominciare dall’Ogliastra, con appena 919 stranieri residenti, mentre è proprio lì che potrebbero dare un contributo contro lo spopolamento. I lavoratori forestieri sono poco più di 25mila e in gran parte impegnati nel settore servizi, 63,8 per cento, e appena il 9,9 in agricoltura. Dipendenti, ma anche imprenditori: il numero delle loro aziende ha superato la soglia delle diecimila. Ed è gente che non si dimentica delle origini, come facevano negli anni Cinquanta i nostri emigrati: le loro rimesse ammontano a 62mila euro l’anno. Ci sarebbero molti altri numeri, ma bastano questi per dire: la discriminazione è una follia e i muri anche.
 

 
SARDINIAPOST.IT
27 ottobre 2016       Cronaca, In evidenza 07
 
Aumenta il numero degli stranieri nell’Isola, se pure con una flessione rispetto al passato. Nascono più figli di immigrati che bambini sardi, la popolazione isolana è comunque in calo nonostante l’apporto demografico degli stranieri. Questi, in sintesi, i dati più significativi dal nuovo dossier statistico ‘Immigrazione’ curato dal centro studi e ricerche Idos e presentato questa mattina a Cagliari e in contemporanea in altre città italiane.
Il dossier, firmato da Idos e realizzato in collaborazione con l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con la rivista ‘Confronti’, ha visto la partecipazione di diversi esperti e ricercatori di tutto il paese, tra cui i referenti regionali Tiziana Putzolu, Gianni Loy ed Elisabetta Sini.
A livello nazionale, il dato più significativo è che oggi ci sono più italiani all’estero che stranieri in Italia:si contano 5,2 milioni di italiani emigrati e 5 milioni di stranieri nella penisola, anche se queste cifre tengono conto anche dei soggiornanti non ancora iscritti all’anagrafe nazionale. Sfatato, dunque, il luogo comune che vede la presenza straniera come una “invasione” e l’emigrazione italiana come un fenomeno appartenente al passato. Dal 2015 a oggi gli stranieri sono aumentati di appena 12mila unità. Prezioso è l’apporto demografico degli immigrati nel nostro paese: con 72 mila nuovi nati, le nascite da genitori stranieri rappresentano un settimo di quelle nazionali.
La Sardegna e gli immigrati. Il calo demografico. Nell’Isola l’aumento degli immigrati si inserisce in un momento di crisi demografica: la popolazione totale è calata da 1.663.286 alla fine del 2014 a 1.658.138 alla fine del 2015. Sempre meno anche le nascite dei bimbi sardi, passate dal 6,9 al 6,7%. Per contro, invece, sono tanti i figli degli stranieri: il 2015 ha registrato 415 nascite.
I residenti stranieri. Alla fine del 2015 sono 47.425. Più della metà, 25 mila, arrivano da paesi europei. I primi per numero sono i rumeni (13.550, il 28,6%), seguiti dai marocchini (4.390, il 9,3%), senegalesi (4211, 8,9%), cinesi (3.208, il 6,8%). Al quinto posto ci sono ucraini (di cui 86,5% donne), e poi filippini, tedeschi, pachistani, polacchi. Dall’est Europa arrivano soprattutto donne, impiegate in particolare nella cura agli anziani. Gli stranieri abitano soprattutto nei grandi centri e nelle zone costiere dove sono presenti porti e aeroporti. È Olbia la città sarda con maggiore concentrazione di stranieri: sono il 7,4% della popolazione residente, a Cagliari il 2,8%. La popolazione straniera incide per il 2,9% su quella regionale: un numero esiguo se si considera che in Emilia Romagna, la regione con più alta densità di immigrati, si raggiunge il 12%.
Economia e lavoro. Il 6,1% delle imprese sarde sono a conduzione straniera e sono in gran parte senegalesi, marocchine e cinesi. Il 50% degli immigrati , circa 25 mila persone, ha un lavoro, e il trend dell’occupazione è positivo da qualche anno. La maggior parte (63,8%) è impiegata nei servizi, poi ci sono i lavoratori del settore industriale (18,8%) e quelli dell’agricoltura (9,9%). Tra i lavoratori più numerosi ci sono rumeni, tedeschi, francesi, marocchini, svizzeri: insieme fanno la metà della forza lavoro straniera impiegata in Sardegna.
Non si può scindere la questione degli immigrati con quella dei migranti, anche se, come sottolinea Tiziana Putzolu che questa mattina, insieme rappresentanti istituzionali e della ricerca, ha presentato i numeri ‘sardi’ del dossier nell’aula magna della facoltà di Scienze Politiche a Cagliari, c’è una differenza sostanziale: “Questione di participio passato: gli uni sono quelli che hanno scelto di restare in italia, gli altri sono ancora in viaggio, e spesso l’Italia non è la destinazione definitiva ma un punto di passaggio. Non dobbiamo guardare all’immigrazione come un fenomeno unico ma a un insieme di realtà diverse e ognuna con la sua specificità: conoscere e capire tutti questi aspetti è importante, anche per affrontare il razzismo dilagante”.
Francesca Mulas
 

 
CAGLIARIPAD.IT
 
Aumentano del 5,2 per cento i residenti stranieri in Sardegna: 2.346 abitanti in più nel 2015 per un totale che arriva a quota 47.425. Sempre incremento, ma tendenza in leggero calo: nel 2014 la crescita era stata del 6,9 per cento, 2.920 persone. Gli immigrati incidono sulla popolazione sarda per il 2,9% (contro il 12,0% che si registra in Emilia Romagna, la regione italiana con la più alta densità di extracomunitari) e sono lo 0,9% di tutti gli stranieri residenti in Italia.
Lavorano sempre di più: il numero degli occupati nell’anno è aumentato del 3,1%, valore superiore sia a quello registrato nel mercato del lavoro nazionale sia in quello delle regioni meridionali (rispettivamente dello +0,8% e +1,6%). Il tasso di occupazione delle persone in età da lavoro si è attestato al 50,1%, (1,8% in più rispetto al 2014). Crescono anche le imprese straniere. Sono alcuni dei dati del dossier statistico immigrazione 2016 curato dal Centro studi ricerche Idos in collaborazione con Confronti, in parternariato con l’Unar e finanziato dall’8 per mille della Chiesa valdese, presentati nell’aula magna della facoltà di Scienze politiche dell’Università di Cagliari. Presente, tra gli altri, l’assessore regionale del Lavoro Virginia Mura.
"Tante leggende sugli immigrati ma la realtà - ha chiarito l’esponente della Giunta - è che possono essere per noi una grande risorsa". Gli stranieri residenti in Sardegna giungono per oltre il 50% (24.969) da Paesi del continente europeo, in particolare dalla Romania con 13.550 persone. I residenti stranieri si sono insediati per lo più nelle aree costiere. Nel 2015 la quota di denaro inviata dai cittadini stranieri nei loro Paesi d’origine è stata 62.053 mila euro, in diminuzione rispetto al 2014. Le rimesse sono concentrate in prevalenza nella provincia di Cagliari (27.869 mila euro) e di Sassari (22.023 mila euro), le stesse province che esprimono il più alto numero di immigrati e di attività anche imprenditoriali ad essi collegate.
Gli sbarchi? "Chi arriva vive come segregante l’approdo in Sardegna - spiega il dossier - e tenta in ogni modo di proseguire il cammino verso il continente europeo. Nel corso del 2015 - prosegue il report - si è affacciata l’idea (proveniente dal settore della politica) che dell’accoglienza dei migranti potrebbero farsi carico le cosiddette ’zone interne’ della Sardegna che, con i migranti, vedrebbero una frenata del calo demografico che da anni investe l’Isola. Un’idea che contrasta con i dati disponibili, gli stili e le rotte di viaggio dei migranti, con le asimmetrie di genere, di cittadinanza, di età, di nuclei familiari degli immigrati insediati nelle diverse aree dell’Isola, comprese le ’zone interne’ nelle quali sono comunque presenti".
 

 
CAGLIARIPAD.IT
 
Circa 16mila nuovi arrivi di migranti in Sardegna nell’ultimo triennio tra navi e barchini. È il quadro fornito dalla Prefettura di Cagliari sui profughi trasferiti nelle province sarde nell’ambito del piano nazionale di distribuzione 2014-2016.
L’occasione è stata la presentazione, nell’aula magna della facoltà di Scienze politica dell’università del capoluogo, dei dati del dossier statistico immigrazione 2016 curato dal Centro studi ricerche Idos.
Crescita costante: oltre 2.000 nel 2014, più di 5.000 nel 2015 e 7.072 nel 2016. Questo per quanto riguarda le grandi navi. Ma ci sono anche i piccoli sbarchi sulle coste del sud Sardegna: 1.215 negli ultimi tre anni, 770 solo nel 2016. I centri di accoglienza, i dati si riferiscono a quest’anno, sono 124. I minori non accompagnati sono stati nel 2016 1.810.
 

 
SASSARINOTIZIE.IT
 
Secondo i dati del dossier statistico immigrazione 2016 curato dal Centro studi ricerche Idos, i residenti stranieri in Sardegna aumentano del 5,2%, ovvero 2.346 abitanti in più nel 2015 per un totale che arriva a quota 47.425. Il dossier è stato presentato a Cagliari e attesta che gli immigrati incidono sulla popolazione sarda per il 2,9%, contro il 12% che si registra in Emilia Romagna, e sono lo 0,9% di tutti gli stranieri residenti in Italia. Emerge inoltre che lavorano sempre di più, infatti il numero degli occupati nell’anno è aumentato del 3,1%, valore superiore sia a quello registrato nel mercato del lavoro nazionale sia in quello delle regioni meridionali (rispettivamente dello +0,8% e +1,6%). Il tasso di occupazione delle persone in età da lavoro si è attestato al 50,1%, (1,8% in più rispetto al 2014) e risultano in crescita anche le imprese straniere.

 UFFICIO STAMPA ATENEO - mail ufficiostampa@amm.unica.it - Sergio Nuvoli - tel. 070 6752216

 

 

 

               


 

 
Cagliari, 24 ottobre 2016 - Giovedì 27 ottobre, alle 10.30, nell’Aula Magna della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Cagliari, in Viale S. Ignazio n. 78, si terrà la presentazione del Dossier Statistico Immigrazione 2016. Il Dossier è curato dai redattori del Centro Studi Ricerche Idos in collaborazione con Confronti, in parternariato con l’Unar e finanziato dall’8 per mille della Chiesa Valdese.
 
Per la rilevanza a livello nazionale, l’iniziativa si terrà contemporaneamente in tutti i capoluoghi di regione.
 
A Cagliari parteciperanno Stefano Usai, presidente della facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche, Virginia Mura, assessore al lavoro della Regione Sardegna, Ferdinando Secchi, assessore alle Politiche sociali del Comune di Cagliari e Pier Sandro Scano, presidente dell’Anci Sardegna.
 
Introdurranno i lavori Piera Loi, docente dell’Università degli Studi di Cagliari, Marcello Oggianu, dirigente dell’Area IV della Prefettura di Cagliari ed Elizabeth Green, pastora della Chiesa Evangelica Battista di Cagliari. Il Dossier Statistico sarà presentato dalla dottoressa M. Tiziana Putzolu.
 
Interverranno Anna Maria Baldussi, docente dell’Università degli Studi di Cagliari, Daniela Sitzia, Vice Presidente dell’Anci Sardegna, Boucar Wade, immigrato e "nuovo cittadino" di Cagliari, Gianni Loy, Presidente della Fondazione Anna Ruggiu onlus, Silvia Aru, ricercatrice dell’Università degli Studi di Cagliari, Francesca Mazzuzi, ricercatrice presso Cedise Cagliari, don Marco Lai, Delegazione Caritas Sardegna e Pietro Soddu, Instituto de Migraciones dell’Università di Granada.
 
I lavori saranno coordinati da Sergio Nuvoli, giornalista dell’Ufficio stampa dell’Università degli Studi di Cagliari.
 
 

 UFFICIO STAMPA ATENEO - mail ufficiostampa@amm.unica.it - Sergio Nuvoli - tel. 070 6752216

 

 

 

               

 

Last news

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie