La cultura per il recupero della persona: laureato in Ingegneria civile uno studente detenuto. FOTO, VIDEO e RASSEGNA STAMPA
27 September 2016

di Sergio Nuvoli  - fotografie di Francesco Cogotti - VAI ALLA RASSEGNA STAMPA

Cagliari, 29 settembre 2016 – “Grazie perché oggi mi avete fatto sentire uno come tutti gli altri”. Le lacrime e l’emozione di Renzo Becconi hanno chiuso la mattinata di lauree questa mattina in Facoltà di Ingegneria-Architettura, nell’affollata aula magna di via Marengo.
 
Renzo è attualmente attualmente sottoposto a regime di detenzione nel carcere di Uta, e ha tagliato il traguardo della laurea in Ingegneria civile, dopo aver svolto un tirocinio sostitutivo della tradizionale tesi di laurea con la prof.ssa Barbara De Nicolo.
 
“Quello del collega Renzo è un record – ha sottolineato il presidente della Facoltà, Corrado Zoppi – ha terminato il corso di studi prima della normale tempistica. Un esempio di forza di volontà certamente da imitare per tutti i nostri studenti”. Concetto rafforzato dal prorettore per la semplificazione e l’innovazione amministrativa, Pietro Ciarlo, che ha portato i saluti del Rettore Del Zompo: “La determinazione è fondamentale per uscire anche dalle situazioni più difficili. Il percorso di Renzo lo dimostra una volta di più. Per questo abbiamo voluto essere presenti e festeggiare con lui”. Sulle difficoltà affrontate per raggiungere la laurea si è soffermato Claudio Massa, responsabile dell’Area educativa del carcere di Uta: “E’ stata fondamentale la collaborazione con il personale dell’Università. Siamo disponibili a sviluppare insieme un progetto che permetta anche ad altri detenuti di conseguire la laurea”.
 
L’intervento del prof. Pietro Ciarlo e il ringraziamento di Renzo Becconi
 
Si tratta di un’esperienza di grande spessore umano, che ha visto coinvolti e partecipi nel percorso di studi compiuto – con il necessario affiancamento e supporto – il personale della Facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università di Cagliari, con i presidi Alessandra Carucci e Corrado Zoppi che in questi anni si sono succeduti alla guida della Facoltà, e quello del personale del carcere – in primis il direttore Gianfranco Pala – per consentire allo studente di raggiungere l’importante risultato.
 
IL SERVIZIO DI ROSSELLA ROMANO NEL TGR SARDEGNA DELLA RAI DEL 29 SETTEMBRE 2016
 

IL SERVIZIO DI STEFANO BIROCCHI NEL TG DI VIDEOLINA DEL 29 SETTEMBRE 2016

 


 UFFICIO STAMPA ATENEO - mail ufficiostampa@amm.unica.it - Sergio Nuvoli - tel. 070 6752216

 

 

               

 


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di Sergio Nuvoli

Cagliari, 27 settembre 2016 - La scuola e l’università possono essere strumento di recupero umano e di riscatto sociale: lo dimostra la storia di un laureando, attualmente sottoposto a regime di detenzione nel carcere di Uta, che giovedì mattina taglierà il traguardo della laurea in Ingegneria civile, discutendo alle 12 la sua tesi con la prof.ssa Barbara De Nicolo.

Si tratta di un’esperienza di grande spessore umano, che ha visto coinvolti e partecipi nel percorso di studi compiuto – con il necessario affiancamento e supporto – il personale della Facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università di Cagliari, con i presidi Carucci e Corrado Zoppi che in questi anni si sono succeduti alla guida della Facoltà, e quello del personale del carcere – in primis il direttore Gianfranco Pala – per consentire allo studente di raggiungere l’importante risultato.
 
Renzo (questo il nome di battesimo del particolare laureando) discuterà la sua tesi alle 12 di giovedì 29 settembre nell’Aula Magna di via Marengo (piazza d’Armi).
 
 

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IL SERVIZIO DI ROSSELLA ROMANO NEL TGR SARDEGNA DELLA RAI DEL 29 SETTEMBRE 2016

 
L’UNIONE SARDA
L’UNIONE SARDA di venerdì 30 settembre 2016
Cronaca Regionale (Pagina 7 - Edizione CA)
Il detenuto diventa ingegnere
Condannato a 18 anni per omicidio ha studiato in carcere
LA STORIA. L’elogio del preside della facoltà cagliaritana per uno studente davvero speciale
 
«Nella vita si può cadere, per propri errori o senza volerlo, ma la cosa più importante è riuscire a rialzarsi». Renzo Becconi, 41 anni, detenuto nel carcere di Uta con il fardello di una condanna per concorso in omicidio, ieri mattina ha coronato i suoi sforzi laureandosi in Ingegneria.
«Ho faticato per raggiungere questo obiettivo - racconta tradendo l’emozione pochi attimi prima di entrare nell’Aula magna di via Marengo - ma non mi fermo qui: mi sono già iscritto al biennio perché voglio anche la specialistica».
STUDI INTERROTTI Nato e cresciuto a Nuoro si era fermato alla scuola dell’obbligo («con ottimi voti, avrei voluto continuare ma per problemi familiari avevo dovuto cominciare a lavorare e sono diventato carpentiere specializzato») poi si era trasferito a Padru dove aveva messo su un’impresa. Nel 2007 la storia che gli ha segnato il destino: la partecipazione all’omicidio di Danut Milea, lo stalliere rumeno ucciso a Padru durante una folle spedizione punitiva contro lo straniero, colpevole soltanto di essere un bravo lavoratore. Dopo la condanna in primo grado a trent’anni e la confessione successiva la pena è stata ridotta a 18 anni. «Nel momento in cui la pena è divenuta definitiva ho deciso di non lasciarmi andare e rimettermi a studiare: in tre anni sono riuscito a prendere il diploma da geometra e ho quindi deciso di puntare alla laurea».
LA RINASCITA Ieri mattina il detenuto Renzo si è trasformato nell’ingegnere Becconi, davanti alle lacrime della madre Maria che ha vissuto la rinascita di un figlio finito in carcere dopo una tragedia che ha spezzato una vita e stravolto quelle dei suoi carnefici. Una volta recluso ha deciso di mettersi sotto e l’ha fatto con grandi risultati, come sottolineato dal preside di Ingegneria dell’Ateneo cagliaritano.«Aveva superato il test di ammissione con ottimi risultati il 3 settembre del 2013 - ha ricordato Corrado Zoppi - non solo ci ha messo tre anni esatti per il triennio ma l’ha fatto prima del tempo perché avrebbe dovuto finire a febbraio». Per spiegare agli altri laureandi il valore della laurea di Becconi il preside ha sottolineato che quel traguardo è stato raggiunto «senza Internet, con poco pc e, soprattutto, facendo a mano i disegni di architettura tecnica».
LA VITA IN CARCERE Finito in cella, Renzo Becconi ha faticato a conciliare la vita da studente universitario con quella da detenuto. «Ho imparato a farmi tappi di cera per concentrarmi ma spesso non bastavano. Devo isolarmi in bagno, sedermi sul bidet e trovare lì un angolo per studiare. Comunque ho il vantaggio, se così si può dire, che in carcere non ci sono grandi distrazioni...».
IL RISPETTO DEI DETENUTI La sua passione per i libri non sempre è vista di buon occhio dagli altri carcerati ma col tempo si è guadagnato il loro rispetto. «Non puoi pretendere che un recluso possa avere ulteriori privazioni della sua libertà abbassando la voce o spegnendo la tv perché tu devi studiare. Ma mi è capitato molte volte che, vedendomi concentrato, evitassero di fare rumore».
LA SPECIALISTICA Neanche il tempo di festeggiare la laurea che Renzo Becconi è già pronto a completare il corso di studi col biennio per la specialistica: «Spero di continuare con questi ritmi e farlo in due anni», annuncia confidando sulla sua forza di volontà.
Nella sua testa c’è ancora il ricordo di Danut Milea: quello del padre di famiglia rumeno è un brutale omicidio che ha stravolto per sempre la sua vita ma quando Becconi ha cominciato a scontare la sua pena ha deciso di non buttarsi giù e di andare avanti. Questi passi che ha compiuto dietro le sbarre potrebbero cambiare il suo destino («L’unica certezza è che non tornerò a Padru») ma anche i tempi della giustizia che hanno fissato al 2025 la sua fine pena.
LA GRAZIA «Seguo da tempo la sua situazione», rivela l’avvocata Anna Maria Busia, «alla luce del suo percorso e dei risultati che è stato in grado di raggiungere durante gli anni di detenzione abbiamo cominciato a predisporre le carte per chiedere la concessione della grazia».
Marcello Zasso
 

 
LASTAMPA.IT
29/09/2016
NICOLA PINNA - CAGLIARI
 
Ha studiato seduto sul water della cella e i suoi primi progetti li ha realizzati tutti a mano. Disegno vero, quello che oramai gli ingegneri non fanno più da parecchio tempo. «Certo, in carcere non c’era una scrivania e per preparare gli esami dovevo isolarmi in bagno, oppure in un sottoscala. Non potevo neanche usare un computer, ho studiato senza internet: sembra assurdo di questi tempi». Renzo Becconi deve scontare una pena a 18 anni di carcere: è accusato di omicidio e dal 2007, da quando è entrato in carcere, si è messo a studiare. In sei anni è diventato ingegnere civile: tre anni per il diploma e altri tre per la laurea. Ha 41 anni e nell’aula magna della Facoltà di Ingegneria è il più anziano, ma è anche quello che ha impiegato meno tempo per arrivare alla tesi. Avrebbe dovuto discuterla a febbraio e invece ha anticipato tutti. «Un record», dice il preside Corrado Zoppi. Renzo piange abbracciato alla madre anziana e annuncia: «Mi sono già iscritto alla specialistica. Non mi fermo qui, questo è il mio riscatto. Quando sono stato condannato ho pensato che avevo due strade: uccidermi o ripartire. La via per ricominciare l’ho trovata nei libri».
Il preside della facoltà l’ha definita “un esempio per tutti gli altri studenti”: si sente davvero un esempio? 
«Quando entri in carcere ti trovi di fronte a un bivio: vivere oziando oppure reagire e fare qualcosa di utile. Scontare 18 anni in un letto, a giocare a carte o a dama, non faceva per me. Io ero abituato ai ritmi del lavoro. Non potevo pensare di vivere senza far nulla. Quando ero ragazzino ero bravo a scuola e mi sono ricordato che potevo avere delle potenzialità. I test d’ingresso alla facoltà mi hanno dimostrato che potevo fare qualcosa di grande. Lo studio mi ha dato la possibilità di rialzarmi dopo una brutta caduta».
Quanto è stato difficile? 
«Il carcere è fatto di sofferenze, c’è tantissima gente che si è arresa e pochissimi sono quelli che riescono a ritrovare una strada. Gli ostacoli sono tanti: gli spazi prima di tutto. Trovare un angolo per stare da solo e studiare è quasi impossibile. Ho provato tutti i tipi di tappi per le orecchie, ma il baccano è assordante. E di certo non potevo pensare che la mia esigenza potesse prevalere sulla normalità degli altri».
Come ha fatto a seguire le lezioni? 
«Ho dovuto unire il lavoro allo studio. Mi sono occupato degli archivi del vecchio penitenziario di Buoncammino e durante i permessi di lavoro potevo venire all’università. Anche perché le lezioni erano obbligatorie. Ho sfruttato ogni momento utile per dedicarmi allo studio, persino il viaggio sull’autobus tra il carcere e la facoltà».
Oggi qui si festeggia, ma dobbiamo fare un passo indietro: alle spalle c’è la morte di un ragazzo che aveva solo 38 anni e che venne ucciso solo perché lavorava troppo. Che è successo quel giorno? 
«Quello che è successo è tutto scritto negli atti giudiziari, forse non è il caso di fare ora una ricostruzione. Mi sono assunto da subito le mie responsabilità e a distanza di quasi dieci anni non mi sogno di voltare la testa dall’altra parte. Non è un caso che proprio oggi, contemporaneamente alla mia laurea, è stata celebrata una messa per ricordare quel povero ragazzo. È stata una terribile circostanza, ma nella situazione sbagliata ci si può ritrovare anche senza volerlo. E in quel caso per me è andata così e non è un caso che le sentenze hanno sempre distinto la mia posizione rispetto a quella delle altre due persone coinvolte. Di quel ragazzo, comunque, non mi sono mai dimenticato: non si può costruire un futuro senza tenere conto del passato».
 

 
L’UNIONE SARDA
L’UNIONESARDA.IT
Oggi alle 07:13 - ultimo aggiornamento alle 08:11
di Marcello Zasso
 
«Nella vita si può cadere, per propri errori o senza volerlo, ma la cosa più importante è riuscire a rialzarsi».
Renzo Becconi, 41 anni, detenuto nel carcere di Uta con il fardello di una condanna per concorso in omicidio, ieri mattina ha coronato i suoi sforzi laureandosi in Ingegneria.
«Ho faticato per raggiungere questo obiettivo - racconta tradendo l’emozione pochi attimi prima di entrare nell’Aula magna di via Marengo - ma non mi fermo qui: mi sono già iscritto al biennio perché voglio anche la specialistica».
Il detenuto Renzo si è trasformato nell’ingegnere Becconi, davanti alle lacrime della madre Maria che ha vissuto la rinascita di un figlio finito in carcere dopo una tragedia che ha spezzato una vita e stravolto quelle dei suoi carnefici.
 

 
ANSA.IT
 
Scuola e università come strumenti di recupero umano e di riscatto sociale: Renzo, attualmente detenuto nel carcere di Uta, ha tagliato il traguardo della laurea in Ingegneria civile, discutendo la sua tesi all’Università di Cagliari con la professoressa Barbara De Nicolo.
"Grazie, perché oggi mi avete fatto sentire uno come tutti gli altri", ha detto emozionato il neo-dottore. Un record, ha sottolineato il presidente della Facoltà, Corrado Zoppi, in quanto Renzo ha terminato il corso di studi prima della normale tempistica. "Un esempio - ha detto Zoppi - di forza di volontà certamente da imitare per tutti i nostri studenti".
Concetto rafforzato dal prorettore per la semplificazione e l’innovazione amministrativa, Pietro Ciarlo, che ha portato i saluti della rettrice Maria Del Zompo: "La determinazione è fondamentale per uscire anche dalle situazioni più difficili. Il percorso di Renzo lo dimostra una volta di più. Per questo abbiamo voluto essere presenti e festeggiare con lui".
Il suo caso non rimarrà isolato. "E’ stata fondamentale - ha precisato Claudio Massa, responsabile dell’Area educativa del carcere di Uta - la collaborazione con il personale dell’Università. Siamo disponibili a sviluppare insieme un progetto che permetta anche ad altri detenuti di conseguire la laurea".
Soddisfazione anche da parte dell’assessore regionale della Cultura Claudia Firino: "Rappresenta - scrive su Facebook - per le istituzioni, la politica e per la società intera un esempio positivo di riabilitazione che ci obbliga a un sempre maggiore impegno nel sostenere politiche e percorsi di integrazione sociale".
 

 
SARDEGNAOGGI.IT
 
CAGLIARI - Si laurea in Ingegneria nonostante il carcere. Si chiama Renzo, è detenuto nel carcere di Uta dove attualmente sta scontando una lunga pena. La sua storia stamattina ha commosso in tanti nell’aula magna della facoltà di Ingegneria-Architettura di Cagliari dove ha ottenuto il titolo di laurea dopo aver svolto un tirocinio al posto della tradizionale tesi.
Pietro Ciarlo, prorettore dell’Università cagliaritana ha sottolineato: “La determinazione è fondamentale per uscire anche dalle situazioni più difficili. Il percorso di Renzo lo dimostra una volta di più. Per questo abbiamo voluto essere presenti e festeggiare con lui”. Ma ecco in questo video i ringraziamenti di Renzo: "Oggi mi sento semplicemente uno come tutti gli altri. Questa forza me l’hanno data i ragazzi che ho conosciuto, i docenti, tutta la facoltà di Ingegneria che non mi hanno mai fatto sentire diverso".
 

 
SARDINIAPOST.IT
30 settembre 2016         Cronaca, In evidenza 11
 
Scuola e università come strumenti di recupero umano e di riscatto sociale: Renzo, attualmente detenuto nel carcere di Cagliari-Uta, ha tagliato il traguardo della laurea in Ingegneria civile, discutendo ieri mattina la sua tesi con la professoressa Barbara De Nicolo. “Grazie, perché oggi mi avete fatto sentire uno come tutti gli altri”, ha detto al termine della mattinata. Un record, ha sottolineato il presidente della Facoltà, Corrado Zoppi, in quanto Renzo ha terminato il corso di studi prima della normale tempistica.
 “Un esempio – ha detto Zoppi – di forza di volontà certamente da imitare per tutti i nostri studenti”. Concetto rafforzato dal prorettore per la semplificazione e l’innovazione amministrativa, Pietro Ciarlo, che ha portato i saluti del Rettore Del Zompo: “La determinazione è fondamentale per uscire anche dalle situazioni più difficili. Il percorso di Renzo lo dimostra una volta di più. Per questo abbiamo voluto essere presenti e festeggiare con lui”.
Il caso di Renzo non rimarrà isolato. “È stata fondamentale – ha detto Claudio Massa, responsabile dell’Area educativa del carcere di Uta – la collaborazione con il personale dell’Università. Siamo disponibili a sviluppare insieme un progetto che permetta anche ad altri detenuti di conseguire la laurea”. Soddisfazione anche da parte dell’assessore regionale della Cultura Claudia Firino: “Rappresenta – scrive su Facebook – per le istituzioni, la politica e per la società intera un esempio positivo di riabilitazione che ci obbliga a un sempre maggiore impegno nel sostenere politiche e percorsi di integrazione sociale”.
 

 
ADMAIORAMEDIA.IT
28 settembre 2016
 
Giovedì mattina, alle 12, Renzo discuterà la sua tesi di laurea in Ingegneria civile con la professoressa Barbara De Nicolo nell’aula magna della facoltà in via Marengo a Cagliari. Non sarebbe una notizia se non si trattasse di un giovane tutt’ora detenuto nel carcere di Uta. Un esempio concreto di come la scuola e l’università possano essere strumento di recupero e di riscatto sociale.
Un’esperienza che ha visto coinvolti e partecipi nel percorso di studi compiuto, con il necessario affiancamento e supporto, il personale della Facoltà di Ingegneria ed Architettura dell’Università di Cagliari, coi presidi Alessandra Carucci e Corrado Zoppi, che in questi anni si sono succeduti alla guida della Facoltà, ed il personale del carcere di Uta, in testa il direttore Gianfranco Pala, per consentire allo studente di raggiungere il risultato. Assisteranno alla discussione anche il rettore Maria Del Zompo ed il direttore Pala. (red)
 

 
LA NUOVA SARDEGNA
LANUOVASARDEGNA.IT
 
CAGLIARI. Scuola e università come strumenti di recupero umano e di riscatto sociale: Renzo, attualmente sottoposto a regime di detenzione nel carcere di Cagliari-Uta, oggi taglierà il traguardo della laurea in Ingegneria civile, discutendo alle 12 la sua tesi con la professoressa Alessandra Carucci.
Si tratta di un’esperienza che ha visto coinvolti e partecipi nel percorso di studi compiuto, con il necessario affiancamento e supporto, il personale della facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università di Cagliari, con i prèsidi Carucci e Zoppi che in questi anni si sono succeduti alla guida della Facoltà, e quello del personale del carcere, in testa il direttore GianfrancoPala, per consentire allo studente di raggiungere l’importante risultato. La tesi sarà discussa nell’Aula Magna di via Marengo, in piazza d’Armi.
Assisteranno alla discussione anche la rettrice Maria Del Zompo ed il direttore del carcere Pala. La giornata è stata preparata con cura. E’ un risultato per tutti. Per il detenuto certamente, ma anche per l’organizzazione penitenziaria che ha reso possibile la frequentazione delle lezioni e lo studio di diverse materie. I progetti di recupero dei detenuti si scontrano continuamente con le gravi carenze di organico degli agenti di polizia penitenziaria. Assicurare la presenza di un detenuto alle lezioni universitarie significa organizzare accompagnamenti che “pesano” poi sugli agenti che restano nel carcere con gli altri detenuti. La laurea di questo detenuto, insomma, è un successo di un’intera struttura.
 

 
ANSA
Detenuto a Uta, ma giovedì si laurea in Ingegneria civile
Per l’occasione sarà presente la rettrice dell’Ateneo Del Zompo
CAGLIARI
 
(ANSA) - CAGLIARI, 27 SET - Scuola e università come strumenti di recupero umano e di riscatto sociale: Renzo, attualmente sottoposto a regime di detenzione nel carcere di Cagliari-Uta, giovedì mattina taglierà il traguardo della laurea in Ingegneria civile, discutendo alle ore 12 la sua tesi con la professoressa Alessandra Carucci. Si tratta di un’esperienza che ha visto coinvolti e partecipi nel percorso di studi compiuto, con il necessario affiancamento e supporto, il personale della Facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università di Cagliari, con i prèsidi Carucci e Zoppi che in questi anni si sono succeduti alla guida della Facoltà, e quello del personale del carcere, in testa il direttore Gianfranco Pala, per consentire allo studente di raggiungere l’importante risultato. La tesi sarà discussa nell’Aula Magna di via Marengo, in piazza d’Armi. Assisteranno alla discussione anche la rettrice Maria Del Zompo ed il direttore del carcere Pala. (ANSA).
 

 
LA NUOVA SARDEGNA
LA NUOVA SARDEGNA
 
CAGLIARI. Scuola e università come strumenti di recupero umano e di riscatto sociale: Renzo, attualmente sottoposto a regime di detenzione nel carcere di Cagliari-Uta, giovedì 29 settembre taglierà il traguardo della laurea in Ingegneria civile, discutendo alle 12 la sua tesi con la professoressa Alessandra Carucci.
Si tratta di un’esperienza che ha visto coinvolti e partecipi nel percorso di studi compiuto, con il necessario affiancamento e supporto, il personale della Facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università di Cagliari, con i prèsidi Carucci e Zoppi che in questi anni si sono succeduti alla guida della Facoltà, e quello del personale del carcere, in testa il direttore Gianfranco Pala, per consentire allo studente di raggiungere l’importante risultato.
La tesi sarà discussa nell’Aula Magna di via Marengo, in piazza d’Armi. Assisteranno alla discussione anche la rettrice Maria Del Zompo ed il direttore del carcere Pala.
 

 
CAGLIARIPAD.IT
 
Scuola e università come strumenti di recupero umano e di riscatto sociale: Renzo, attualmente sottoposto a regime di detenzione nel carcere di Cagliari-Uta, giovedì mattina taglierà il traguardo della laurea in Ingegneria civile, discutendo alle ore 12 la sua tesi con la professoressa Alessandra Carucci.
Si tratta di un’esperienza che ha visto coinvolti e partecipi nel percorso di studi compiuto, con il necessario affiancamento e supporto, il personale della Facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università di Cagliari, con i prèsidi Carucci e Zoppi che in questi anni si sono succeduti alla guida della Facoltà, e quello del personale del carcere, in testa il direttore Gianfranco Pala, per consentire allo studente di raggiungere l’importante risultato.
La tesi sarà discussa nell’Aula Magna di via Marengo, in piazza d’Armi. Assisteranno alla discussione anche la rettrice Maria Del Zompo ed il direttore del carcere Pala.
 

 
SARDINIAPOST.IT
27 settembre 2016 Cagliari, Cronaca, In evidenza 14
 
Scuola e università come strumenti di recupero umano e di riscatto sociale: Renzo, attualmente sottoposto a regime di detenzione nel carcere di Cagliari-Uta, giovedì mattina taglierà il traguardo della laurea in Ingegneria civile, discutendo alle ore 12 la sua tesi con la professoressa Alessandra Carucci.
Si tratta di un’esperienza che ha visto coinvolti e partecipi nel percorso di studi compiuto, con il necessario affiancamento e supporto, il personale della Facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università di Cagliari, con i prèsidi Carucci e Zoppi che in questi anni si sono succeduti alla guida della Facoltà, e quello del personale del carcere, in testa il direttore Gianfranco Pala, per consentire allo studente di raggiungere l’importante risultato. La tesi sarà discussa nell’Aula Magna di via Marengo, in piazza d’Armi. Assisteranno alla discussione anche la rettrice Maria Del Zompo ed il direttore del carcere Pala.
 

 
SARDEGNAOGGI.IT
 
CAGLIARI - La scuola e l’università possono essere strumento di recupero umano e di riscatto sociale: lo dimostra la storia di un laureando, attualmente sottoposto a regime di detenzione nel carcere di Uta, che giovedì mattina taglierà il traguardo della laurea in Ingegneria civile, discutendo la sua tesi con la professoressa Alessandra Carucci.
"Si tratta di un’esperienza di grande spessore umano - si legge in una nota dell’Università di Cagliari -, che ha visto coinvolti e partecipi nel percorso di studi compiuto il personale della Facoltà di Ingegneria e Architettura, con i presidi Carucci e Corrado Zoppi che in questi anni si sono succeduti alla guida della Facoltà, e quello del personale del carcere – in primis il direttore Gianfranco Pala – per consentire allo studente di raggiungere l’importante risultato".
 

 
ALGUER.IT
 
CAGLIARI - La scuola e l’università possono essere strumento di recupero umano e di riscatto sociale: lo dimostra la storia di un laureando, attualmente sottoposto a regime di detenzione nel carcere di Uta, che giovedì mattina taglierà il traguardo della laurea in Ingegneria civile, discutendo alle 12 la sua tesi con la prof.ssa Alessandra Carucci.
Si tratta di un’esperienza di grande spessore umano, che ha visto coinvolti e partecipi nel percorso di studi compiuto – con il necessario affiancamento e supporto – il personale della Facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università di Cagliari, con i presidi Carucci e Corrado Zoppi che in questi anni si sono succeduti alla guida della Facoltà, e quello del personale del carcere – in primis il direttore Gianfranco Pala – per consentire allo studente di raggiungere l’importante risultato.
Renzo (questo il nome di battesimo del particolare laureando) discuterà la sua tesi alle 12 di giovedì 29 settembre nell’Aula Magna di via Marengo (piazza d’Armi). Assisteranno alla discussione anche il Rettore Maria Del Zompo e il direttore del carcere di Uta, Gianfranco Pala.

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