Dopo la GAZZETTA DELLO SPORT, il TG3 RAI e la stampa italiana, la storia finisce anche sulle pagine dei giornali congolesi
07 June 2016

Sergio Nuvoli - vai alla RASSEGNA STAMPA
 
Cagliari, 7 giugno 2016 - Aveva compiuto tre anni il mese prima, e non avrebbe mai immaginato – un giorno – di poter raccontare l’episodio che la vide protagonista quasi inconsapevole di un incontro con la leggenda della boxe mondiale  scomparsa pochi giorni fa. Lei è Susanna Barsotti (nella foto a sinistra), oggi è ricercatrice di Storia della Pedagogia e insegna Letteratura per l’infanzia al Dipartimento di Pedagogia, Psicologia, Filosofia del nostro Ateneo. Per l’Ufficio stampa di UNICA accetta di riavvolgere il nastro della memoria e raccontare.
 
“Mi trovavo con la mia famiglia a Maluku, un piccolo villaggio sul fiume Congo – racconta - a pochi chilometri dalla capitale dell’allora Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo), Kinshasa. Mio padre lavorava per la Sosider, acciaieria siderurgica di Maluku, insieme ad altri tecnici ed ingegneri delle Acciaierie di Piombino e dell’Ansaldo di Genova”.
 
“Quando Muhammad Alì, allora ancora Cassius Clay, arrivò a Kinshasa con il suo staff, qualcuno disse al suo allenatore Angelo Dundee che vicino alla capitale viveva un gruppo di italiani. Mio padre ed altri furono invitati ad incontrare lo staff di Alì, qui legarono maggiormente proprio con l’allenatore per via delle sue origini italiane, era infatti figlio di emigranti italiani dalla provincia di Cosenza, ed incontrarono anche Gianni Minà e gli altri giornalisti italiani al seguito del pugile”.
 
“Così, qualche giorno prima dell’incontro (lo storico match contro Foreman, ndr), fu organizzata una cena a casa dell’allora direttore della Sosider insieme agli italiani di Maluku in quell’ottobre del 1974. Io ero la più piccola tra i bambini presenti, Alì si mise a scherzare con me fingendo un combattimento e dicendomi quello che avrebbe fatto da lì a pochi giorni a Foreman. Mi regalò i suoi guantoni da allenamento autografati che ancora conservo. Dopo l’incontro, per ricambiare la cortesia, fummo invitati a cena nella casa di Kinshasa, ma Alì era già partito. Era invece ancora presente l’allenatore, il manager, i giornalisti RAI, ho un vago ricordo del giardino di quella villa. Qualche giorno dopo ancora, prima della partenza definitiva, il gruppo a seguito del pugile tornò a Maluku, Dundee seppe che a casa nostra c’era un pianoforte e volle venire a sentire mia madre suonare”.
 
Nel video che racconta l’incontro della famiglia Barsotti con il grande campione, si vede la piccola Susanna in braccio alla mamma che scherza con il pugile. Eccolo.
 

 UFFICIO STAMPA ATENEO - mail ufficiostampa@amm.unica.it - Sergio Nuvoli - tel. 070 6752216

 

 

               


IL SERVIZIO DI DIEGO CARMIGNANI NEL TGR SARDEGNA DELLE 14 DELL’8 GIUGNO 2016
 
IL SERVIZIO DI DIEGO CARMIGNANI NEL TGR SARDEGNA DELLE 19.35 DELL’8 GIUGNO 2016
 

 
LA GAZZETTA DELLO SPORT di mercoledì 8 giugno 2016
LA BAMBINA CHE «PICCHIAVA» ALI (clicca qui per scaricare il pdf)
Nel ‘74 alla vigilia del match con Foreman, Muhammad fu ospite di una casa italiana in Zaire dove scherzò con la piccola Susanna che ora dice: «Quella sera mi è rimasta nel cuore». Un «super 8» documenta l’evento
di Valerio Piccioni
 
La bambina che fece a pugni con il campione. Se pensate al titolo di un romanzo, siete fuori strada. Almeno per ora. Pensate invece a un ricordo, una manciata di secondi e di immagini, lontane e però ancora giovani, potenza del Super 8. Susanna ha tre anni, è tutta presa da un bel morso che sta per dare alla fetta di pane che tiene in mano. Ma Ali, Muhammad Ali, l’uomo che sta per sfidare George Foreman, la prende in giro, e allora nell’immagine successiva è lei a stuzzicare il pugile, provando un temerario unodue: prima va a vuoto, Ali non ha neanche bisogno di schivarla, poi finisce sul braccio del «re del mondo». Suona il gong e tutto finisce con un armistizio tenero, che però Susanna sembra rifiutare. Dai bimba, cresci bene, ora devo pensare a Foreman, «Ali Bomaye », quando eravamo re, il titolo mondiale, la notte più adrenalinica della storia della boxe.
RIMASTO DENTRO Oggi la bambina che fece a pugni con il campione è diventata una donna. Professione: ricercatrice universitaria, insegna letteratura per l’infanzia all’ateneo di Cagliari. «Quando ho saputo che era morto, mi è venuto spontaneo mettere la mia foto con lui quella sera, sul mio profilo whatsapp». Da lì la storia è cominciata, anzi ricominciata. «In realtà le immagini di quella sera con Ali le aveva messe su youtube mio fratello, qualche anno fa. Ora, naturalmente, sono state rilanciate. Per me e per la mia famiglia, è un ricordo incancellabile. Ne abbiamo parlato fra di noi tante volte, e mi sono fatta raccontare di quella sera da mia madre e da mio padre, io a tre anni, ricordo poco...Tengo tutto nel cuore. Mio fratello Lorenzo, che al tempo non era ancora nato, grazie a quel filmino, è poi diventato un cultore della materia, non c’è documentario o libro che gli sia sfuggita».
LA CENA Ma insomma, che ci faceva con lei praticamente alla vigilia di una sfida mondiale, il signor Muhammad Ali? «Al tempo, io e la mia famiglia vivevamo nello Zaire perché mio padre lavorava nella Sosider, nelle acciaierie siderurgiche di Maluku, sul fiume Congo, a una cinquantina di chilometri da Kinshasa. Angelo Dundee, il preparatore di Ali, era di origini italiane, e così si stabilì di vedersi per una cena in casa di uno di loro, il direttore. I bambini erano due, ma io ero più piccola, Ali mi festeggiò in modo speciale. Nel filmino ci sono io, ma nel resto del girato ci devono essere altre sue scene. Per esempio, il campione con un piatto di spaghetti...»
I GUANTONI Di quella serata è rimasto un paio di guantoni. «Autografati. Si trovano a casa di mia madre, a Piombino: furono il suo regalo. Sono rimasti nella mia camera fino agli anni dell’università, poi sparirono: li abbiamo ritrovati in un armadio, in realtà non erano andati molto lontano... Ora, però, abbiamo un problema: gli anni stanno scolorendo la sua firma. Muhammad Ali. Una delle cose di cui si è parlato spesso con i miei era la questione del suo nome, Ali gli disse di non sopportare quelle persone che continuavano a chiamarlo Cassius».
LA SCOPERTA In quel momento, naturalmente, Susanna non sapeva chi aveva di fronte. «Piano piano lo capii, perché quel filmino lo abbiamo rivisto tantissime volte. E ogni volta c’era un particolare nuovo. Così mi è venuta voglia di scoprire il personaggio, la lotta al razzismo, il rifiuto della guerra, il suo coraggio ». Fa un certo effetto sentire la bambina che fece a pugni con il campione. Siamo in una piazza del Villaggio Olimpico ed è come se scorressimo davanti a noi le tante immagini di lui, ancora Cassius senza arrabbiarsi, davanti a questi stessi palazzi.
LUI PRIMA E DOPO «Ho vissuto cinque anni nello Zaire. Anni che mi sono entrati dentro: la scuola, i compagni di gioco, la vita senza mura, senza barriere. Ancora oggi, a distanza di tanti anni, sento il bisogno di sapere che cosa succede laggiù. Forse per questo sono diventata un’attivista di Amnesty International. Forse pure per questo la storia dell’incontro con Ali è rimasta così importante: più che vissuta, posso dire di averla rivissuta. Penso a quando lo vidi in tv malato per la prima volta, alle a quel contrasto fra la grande energia di quello sguardo, di quei pugni, di quel sorriso, e la sofferenza di questi anni». Magari è in questo momento che i pensieri di Susanna sono attraversati da un po’ di nostalgia. Sarebbe bello, anche per un solo attimo, tornare a quel match di Maluku, uno dei sottoclou del match del secolo. A quella bambina che fece a pugni con il campione. Che cosa chiederebbe oggi ad Ali? «Gli chiederei di questo mondo, di dov’è andato a finire, di come stiamo reagendo, noi Paesi ricchi, a tutto quello che ci succede intorno...»
 

 

 
06/08/2016 - 18:15
 
Elle avait 3 ans, et avait rencontré le célèbre champion de boxe dans une maison d’Italiens à Maluku, à Kinshasa, en 1974…
Comme beaucoup d’autres pays, l’Italie a aussi eu son flot d’évocations de la mémoire de Mohamed Ali, le grand champion de boxe de tous les temps, que les Etats-Unis portent en terre. A Rome, the Greatest (le plus grand) était adulé, même si parfois les journaux s’échinent à l’éreinter par des broutilles ridicules au vu de l’immensité de l’homme.
Ainsi, parmi d’autres évocations louangeuses, il y en a une qui a particulièrement attiré l’attention mercredi. Ne serait-ce que par le lieu par où elle est apparue : l’université de Cagliari, en Sardaigne. C’est une jeune chercheuse de cet établissement, Susanna Barsotti, qui rappelle dans quelles circonstances elle fit la connaissance du grand champion. C’était en 1974… à Maluku, à Kinshasa.
Peu avant son combat historique contre George Foreman, Mohamed Ali fut invité par la colonie des Italiens de Kinshasa à partager un repas. Susanna Barsotti et ses parents s’y trouvaient. Elle avait 3 ans quand Mohamed Ali l’a mise sur ses genoux et se mit à jouer avec elle. La petite fille esquissa quelques coups de poing qu’Ali feignit d’encaisser dans la douleur. Tout le monde riait autour de la table.
Et personne ne se serait souvenu de cette petite Italienne à qui Mohamed Ali offrit des gants de boxe en souvenir. Un petit film de la scène circule actuellement dans les rédactions des chaînes de télévision italiennes. Au Cameroun, on a coutume de demander, lorsqu’on veut exalter la grandeur de quelqu’un : « est-ce qu’un grand est un petit ? ». Au vu du souvenir laissé par Ali lors de son passage à Kinshasa en octobre 1974, on peut affirmer que jamais un grand n’est autant grand que quand il se fait petit.

 


 

Ali: ’match’ con bimba di 3 anni prima del ko a Foreman
Susanna ora è ricercatrice Università Cagliari e pubblica video
CAGLIARI
 
(ANSA) - CAGLIARI, 7 GEN - Pochi giorni prima di combattere il celebre incontro di Kinshasa con Foreman, Cassius Clay aveva fatto le ’prove generali’ del grande match per il titolo mondiale con una bambina di tre anni. Lei, Susanna Barsotti, oggi ricercatrice all’Università di Cagliari, seduta in grembo ai familiari aveva assestato una serie di destri alla spalla del grande campione. Lui, sorridendo, aveva simulato di essersi fatto molto male. E per tutta risposta aveva finto di mordere la mano della bambina. Tutto era finito in grandi risate e con i guantoni regalati alla vivace bimbetta che aveva tenuto testa al pugile che si preparava a diventare "il più grande".
Video, immagini e racconto di quel simpatico siparietto sono tutti nelle pagine web curate dall’Ufficio stampa dell’Università di Cagliari. Era il 1974. "Mi trovavo con la mia famiglia a Maluku, un piccolo villaggio sul fiume Congo - racconta la ricercatrice - a pochi chilometri dalla capitale dell’allora Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo), Kinshasa. Mio padre lavorava per la Sosider, acciaieria siderurgica di Maluku, insieme ad altri tecnici ed ingegneri delle Acciaierie di Piombino e dell’Ansaldo di Genova". Poi l’incontro. "Qualche giorno prima dell’incontro - ricorda - fu organizzata una cena a casa dell’allora direttore della Sosider insieme agli italiani di Maluku in quell’ottobre del 1974. Io ero la più piccola tra i bambini presenti, Alì si mise a scherzare con me fingendo un combattimento e dicendomi quello che avrebbe fatto da lì a pochi giorni a Foreman. Mi regalò i suoi guantoni da allenamento autografati che ancora conservo. Dopo l’incontro, per ricambiare la cortesia, fummo invitati a cena nella casa di Kinshasa, ma Alì era già partito".
 

 

LA NUOVA SARDEGNA
La Nuova Sardegna di mercoledì 8 giugno 2016
Sardegna – pagina 8
La donna che ha boxato con Alì
La docente universitaria Susanna Barsotti incontrò da bimba il pugile a Kinshasa
di Claudio Zoccheddu
 
SASSARI Prima un destro al volto, corto e a vuoto. Poi ancora un destro, questa volta a segno all’altezza della spalla. I primi pugni che Muhammad Alì ha incassato in Zaire non sono stati quelli di George Foreman, lo sfidante della rumble in the jungle, l’incontro di boxe soprannominato “rissa nella giungla” e destinato a entrare nella storia dello sport sin da quando i due protagonisti accettarono le borse, che nel gergo della boxe sono gli ingaggi, proposte dal presidente Mobutu e dal manager Don King.
Il primo “pugile” a sfidare Muhammad Alì fu Susanna Barsotti, bambina di tre anni che incontrò il gigante di Louisville sul divano della sua casa di Maluku, mentre in braccio ai genitori cercava di vincere la timidezza verso quella montagna di muscoli da cui spuntava un sorriso, e una determinazione, che avevano stregato il mondo.
Dopo un approccio pugilistico incoraggiato dallo stesso Alì, Susanna affondò il primo destro, andando a vuoto, e poi piazzò il secondo sulla spalla del campione: «Sono stata la prima a picchiarlo», ha scherzato ieri Susanna Barsotti, che ne frattempo è diventata insegnante di letteratura per l’infanzia al dipartimento di pedagogia, psicologia e filosofia dell’università di Cagliari, «avevo tre anni e sì, posso raccontare di aver boxato con il più grande molto prima di Foreman».
Alì era già The greatness e la storia che l’ha portato a casa di Susanna Barsotti è all’altezza della sua fama: «Stavamo a 50 chilometri da Kinshasa», racconta la professoressa, «mio padre lavorava per la Sosider, un’azienda che stava costruendo un impianto siderurgico proprio in Zaire, lungo il fiume Congo». Gli addetti della Sosider, insieme a quelli dell’Ansaldo di Genova e delle acciaierie di Piombino avevano costruito un piccolo villaggio in cui si erano riuniti tutti i tecnici italiani.
E fu proprio questo il motivo che spinse Alì, e una parte del suo staff, a percorrere cinquanta chilometri di strade africane per raggiungere Maluku e la piccola comunità italiana: «Il suo coach, Angelo Dundee, era nato negli Stati Uniti da genitori calabresi, conosceva bene la cucina italiana. Infatti Alì a cena mangiò un piatto di spaghetti che gradì moltissimo», conferma ancora Susanna Barsotti , «ovviamente ho un ricordo molto vago ma quell’incontro è diventato una leggenda nel villaggio ed è rimasto uno degli argomenti preferiti quando la nostra famiglia si riunisce».
Per rinfrescare la memoria ci sono alcune fotografie e, soprattutto, un video girato con una Super 8 in cui si vede l’incontro tra il gigante e la bambine che, sollecitata, sferra due pugni verso il più grande pugile delle storia: «Quel video è stato passato in digitale da mio fratello. È uno dei miei ricordi più cari, insieme a guantoni che Alì mi regalò e che rimasero appesi per anni al muro della mia cameretta», racconta ancora la professoressa che è finita al centro dell’attenzione per puro caso: «Ero molto colpita dalla morte di Muhammad Alì. Dopo quell’incontro mi sono informata, ho seguito la sua vita e sono diventata una sua fan. Alì era un grande sportivo ma soprattutto un grande uomo. Le sue battaglie per i diritti umani e, purtroppo, la sua malattia ne avevano fatto un eroe ai miei occhi».
E dopo la morte di Alì, forse per omaggiarne la memoria, la professoressa ha deciso di sostituire l’immagine del profilo whatsapp con una di quelle foto scattate nell’estate del 1974 in Zaire, quando the greatness stava completando il suo allenamento in vista del match contro Foreman e quando Susanna era una bimba di tre anni che ebbe l’opportunità di conoscere un uomo destinato a diventare una leggenda: «Quando ho caricato quell’immagine tutti i colleghi mi hanno chiesto chi fosse quella bimba vicina ad Alì. Ero io ma non pensavo che il mio racconto potesse interessare qualcuno».
 

 

CAGLIARIPAD.IT
 
Pochi giorni prima di combattere il celebre incontro di Kinshasa con Foreman, Cassius Clay aveva fatto le ’prove generali’ del grande match per il titolo mondiale con una bambina di tre anni. Lei, Susanna Barsotti, oggi ricercatrice all’Università di Cagliari, seduta in grembo ai familiari aveva assestato una serie di destri alla spalla del grande campione. Lui, sorridendo, aveva simulato di essersi fatto molto male. E per tutta risposta aveva finto di mordere la mano della bambina. Tutto era finito in grandi risate e con i guantoni regalati alla vivace bimbetta che aveva tenuto testa al pugile che si preparava a diventare "il più grande".
Video, immagini e racconto di quel simpatico siparietto sono tutti nelle pagine web curate dall’Ufficio stampa dell’Università di Cagliari. Era il 1974. "Mi trovavo con la mia famiglia a Maluku, un piccolo villaggio sul fiume Congo - racconta la ricercatrice - a pochi chilometri dalla capitale dell’allora Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo), Kinshasa. Mio padre lavorava per la Sosider, acciaieria siderurgica di Maluku, insieme ad altri tecnici ed ingegneri delle Acciaierie di Piombino e dell’Ansaldo di Genova".
Poi l’incontro. "Qualche giorno prima dell’incontro - ricorda - fu organizzata una cena a casa dell’allora direttore della Sosider insieme agli italiani di Maluku in quell’ottobre del 1974. Io ero la più piccola tra i bambini presenti, Alì si mise a scherzare con me fingendo un combattimento e dicendomi quello che avrebbe fatto da lì a pochi giorni a Foreman. Mi regalò i suoi guantoni da allenamento autografati che ancora conservo.
Dopo l’incontro, per ricambiare la cortesia, fummo invitati a cena nella casa di Kinshasa, ma Alì era già partito".
 

 

 
L’UNIONE SARDA
L’UNIONESARDA.IT
Ieri alle 16:19 - ultimo aggiornamento oggi alle 09:58
 
Oggi è una ricercatrice di Storia della pedagogia all’università di Cagliari, dove insegna letteratura per l’infanzia.
Ma la sua, di infanzia, è stata baciata da un incontro con la leggenda della boxe, Muhammad Ali, in quel di Kinshasa, nell’allora Zaire (oggi Repubblica democratica del Congo), pochi giorni prima dell’incontro più famoso della storia, quello con George Foreman.
Era il 1974, Susanna Barsotti aveva tre anni.
Suo padre lavorava per un’acciaieria siderurgica della zona e quando Ali arrivò qualcuno gli fece sapere che in una cittadina vicino alla capitale, a Maluku, viveva un gruppo di italiani. Che si incontrarono con lo staff del pugile e strinsero amicizia soprattutto col suo allenatore, Angelo Dundee, di origini italiane.
Qualche giorno prima del match, il faccia a faccia della piccola Susanna col futuro campione del mondo, immortalato anche in un video. "Io ero la più piccola tra i bambini presenti", ha raccontato sul sito dell’ateneo cagliaritano. "Alì si mise a scherzare con me fingendo un combattimento e dicendomi quello che avrebbe fatto da lì a pochi giorni a Foreman. Mi regalò i suoi guantoni da allenamento autografati che ancora conservo". Poi, sorridendo, aveva simulato di essersi fatto molto male.
E per tutta risposta aveva finto di mordere la mano della bimba, seduta in braccio alla sua mamma.
 

 

 

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