Giornata della Memoria 2016, in Aula Specchi un originalissimo incontro a partire dalle pagine del Diario di Anna Frank - VIDEO
26 January 2016

Ancora una volta l’Ateneo custode della memoria di una Storia da cui trarre costante insegnamento. Per il quindicesimo anno l’iniziativa per la Giornata della Memoria ha fatto centro, partendo stavolta da una lettura originalissima del Diario di Anna Frank, che gli studiosi chiamati a raccolta dal Dipartimento di Storia, beni culturali e territorio hanno riletto in chiave inedita. Per denunciare il processo di "americanizzazione" fatta da certa media, che ne restituisce un’immagine edulcorata rispetto al dramma che racconta. Ancora una volta l’Ateneo che si apre al territorio, dunque. PER NON DIMENTICARE.

di Sergio Nuvoli – fotografie di Francesco Cogotti 

Cagliari, 26 gennaio 2016 – Non un’icona della shoah, ma la testimonianza di un’adolescente che guarda il mondo con i suoi occhi e vuole vivere, volendo rappresentare se stessa come una persona: su questo hanno convenuto i relatori dell’importante pomeriggio di lavori svoltosi a Cagliari nell’Aula Specchi dal titolo “Anna Frank. Vite spezzate nella Shoah”, organizzato nell’ambito della Giornata della Memoria 2016 dal Dipartimento di Storia, beni culturali e territorio, dall’ISSRA e dall’Istituto D. Scano, in collaborazione con altri prestigiosi enti culturali e numerosi istituti scolastici della città e del territorio. E per ascoltare i lavori sono arrivati anche i ragazzi del Liceo Scientifico “Emilio Lussu” di Sant’Antioco, a testimonianza dell’interesse suscitato dal tema.
 
Nell’introdurre l’incontro, nell’ambito delle iniziative coordinate dal professor Claudio Natoli, il direttore del Dipartimento Francesco Atzeni ha sottolineato “l’impatto della Shoah sulla vita di una generazione, in un momento di riflessione comune non soltanto per gli studenti universitari, ma aperto a tutta la cittadinanza”. E a testimoniarlo è stata la presenza del sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, che ha ringraziato l’Ateneo per il lavoro della memoria che consente di limitare i rischi che la storia si ripeta. La presidente della Facoltà di Studi umanistici, Rossana Martorelli, ha evidenziato che “ricordare per non ripetere è uno degli scopi di queste giornate”.
 
il professor Natoli sulla Giornata della Memoria 2016
 
Enzo Collotti ha quindi ricostruito ambiente e clima degli anni della deportazione e raccontato la vicenda di cui il diario di Anna Frank è testimone. “E’ una vicenda estremamente interessante – ha rimarcato lo storico – anche se non racconta la storia esterna della persecuzione, ma la paura di chi l’ha subìta”. Soffermandosi poi sull’edizione critica dell’opera, ha messo in luce la selezione degli scritti fatta dal padre di Anna nella prima edizione e la campagna negazionista di cui fu vittima da parte di chi voleva dimostrare l’infondatezza della Shoah. “L’edizione critica – ha detto Collotti – è opera di una ricerca filologica e di rigorosi accertamenti compiuti e offre una visione più completa della figura di Anna Frank. Non si può considerarla un’icona della Shoah, ma una grandissima testimonianza – scritta da una ragazzina nella fase della crescita – dell’atmosfera vissuta in quei momenti”. Lo storico ha messo in guardia contro quella che ha definito “americanizzazione” del diario, che negli Stati Uniti ha finito per stravolgerne la tragicità: “Bisognerebbe tornare a leggere il diario per quello che è – ha concluso – Universale testimonianza della sorte di una ragazzina ebrea dotata di particolare acume, capace di dire ‘Mi auguro che alla fine della guerra non ci si debba riconoscere come ebrei, ma soltanto come esseri umani’”.
 
Bruno Maida, docente dell’Università di Torino, ha invece riassunto i tratti dell’infanzia nella Shoah: “La persecuzione è un’occupazione del tempo e dello spazio – ha spiegato – E’ un processo che avviene lentamente: negli abbandoni che hanno subìto, quei bambini hanno perso qualcosa di scontato per noi, il senso dell’onnipotenza genitoriale”. Quindi un passaggio drammatico: “La dispersione e la frammentazione dell’identità operata in quella vicenda comporta che i bambini debbano modificare le loro categorie, scoprendo ad esempio che devono dire le bugie per salvarsi”. Dalla relazione di Maida emerge “un’infanzia non passiva davanti alla storia, ma che sceglie”. “Con l’infanzia giochiamo l’importante partita della trasmissione culturale”. Ha concluso i lavori l’intervento di Donatella Picciau su “Il diario di Anna Frank. La forza delle parole”.

 

 

 

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