L'ordine del giorno della seduta con il programma degli interventi. SEGUI L'EVENTO IN DIRETTA STREAMING - RASSEGNA STAMPA
29 January 2016

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di Sergio Nuvoli

Cagliari, 1 febbraio 2016Venerdì 5 febbraio a partire dalle 16 nell’Aula magna della Facoltà di Ingegneria e Architettura (in via Marengo) si terrà una seduta congiunta pubblica del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione.
 
Questo il programma della seduta: 
 
ore 16 Costo standard per studente – interventi: Maria Del Zompo - Beniamino Cappelletti Montano; interventi preordinati - dibattito
 
ore 17 Diritto allo studio – interventi: Pietro Ciarlo, Luca Santus (studente); interventi preordinati- dibattito
 
breve pausa
 
ore 18:15 Accreditamento di Ateneo – interventi: Francesco Mola- Elio Usai; interventi preordinati- dibattito
 
ore 19 VQR 2011 – 2014 – interventi: Maria Del Zompo-Guido Mula; interventi preordinati- dibattito
 

 
L’UNIONE SARDA
L’Unione Sarda di martedì 3 febbraio 2016
«Rischiamo di chiudere»
UNIVERSITÀ. Il grido della rettora Del Zompo. Venerdì cda e Senato pubblici
In un anno persi 14 milioni: «Tagli non per demerito»
 
Così non va. L’Università rischia di chiudere, tra quattro, forse otto anni, poco importa. Quel che conta è che l’allarme questa volta parte dall’alto. Dalla rettora, Maria Del Zompo. Che venerdì lancerà il suo urlo, «l’urlo dell’Ateneo» contro i tagli dei finanziamenti statali, durante la seduta, per la prima volta pubblica, di Senato e cda.
Ma davvero Cagliari rischia di chiudere?
«Sicuramente rischia di essere declassata a un super liceo».
Cosa significa?
«Vuol dire che non si farà più dottorato di ricerca e che tutta l’attività legata alle imprese e al territorio verrà a mancare, con un effetto deficitario dal punto di vista culturale, della crescita del territorio e della preparazione dei ragazzi. E questo non per demerito o perché siamo meno bravi degli altri ma perché il governo ci toglie le risorse».
Perché non siete in regola con i parametri nazionali...
«Nella valutazione degli atenei hanno inserito indicatori irraggiungibili per realtà territoriali come la nostra».
Per esempio?
«L’attrazione degli studenti da altre regioni: sappiamo bene quanto costi attraversare il mare per venire a Cagliari, rispetto alle altre regioni tutte confinanti. Gli indicatori attuali del ministero sembrano costruiti più per far chiudere università che per valutare i miglioramenti progressivi nel tempo».
È questo che vuole il Governo?
«Mi rifiuto di credere che ci sia una volontà politica di Parlamento e Governo, penso invece che sia l’effetto deleterio della legge Gelmini, applicata dagli uffici tecnici senza sapere dove si va a finire».
Ma quali sono questi criteri irraggiungibili?
«La distribuzione dei fondi statali dipende, oltre che dall’attrattività e dalla quantità di tasse versate, anche dal numero di studenti regolari: il ministero vuole che ce ne siano 150 nel triennio, in una classe di laurea, pena il taglio dei fondi. Ma è chiaro che perdiamo: il nostro bacino di utenti non può essere come quello di una università lombarda. Ragione per cui tra il 2014 e 2015 abbiamo perso 14 milioni di fondi Ffo, che servono per pagare gli stipendi, le bollette e tutto il funzionamento ordinario dell’Ateneo. Criteri assurdi, anzi incostituzionali, sui quali ora si pronuncerà la Consulta».
Ma allora come deve essere valutata Cagliari?
«Per quello che facciamo: lo chiederemo con forza al mondo politico locale e nazionale. Noi vogliamo essere valutati in maniera corretta per i miglioramenti ottenuti».
Quali ad esempio?
«Da 8 mesi abbiamo inziato un percorso di maggiore interazione col territorio, con le imprese, anche attraverso i dottorati di ricerca in apprendistato, con le istituzioni e le famiglie. Stiamo migliorando i servizi, entro fine anno ci saranno più sale di studio, c’è la wi-fi in tutto l’ateneo. Se ci valuteranno per il merito non vedremo i nostri studenti andar via solo perché in altre regioni le borse di studio sono di più e gli aventi diritto di meno».
Una ragione per stare a Cagliari?
«Ce ne sono. Non ultima questa: anche stando in un’isola, non siamo un’Università chiusa come dimostrano gli scambi con l’estero, grazie all’Erasmus e altri progetti. Potremmo fare di più, ma non se ci tolgono più di 10 milioni. La mia sfida è quella di dare ai ragazzi sardi tutte le competenze che li renderanno competitivi nel mondo del lavoro. E Cagliari è all’altezza della sfida».
Carla Raggio

 
 
Cagliari, 29 gennaio 2016 – Anche il presidente della Regione Francesco Pigliaru si unisce all’allarme lanciato nei giorni scorsi dal Rettore Maria Del Zompo e rilanciato da alcuni docenti dell’Ateneo: le università sarde sono a rischio a causa dei parametri di valutazione imposti dal Ministero. Delle parole del Presidente dà notizia l’Agenzia Giornalistica Italia, che riferisce dell’intervento stamane a Cagliari durante un convegno sui fondi Ue organizzato dal gruppo degli europarlamentari del Pd.

“Al termine del suo intervento – scrive l’AGI - il governatore ha ribadito la necessità per l’isola di "navigare in un mare di istruzione di qualità" messa a rischio, a suo avviso dai parametri di valutazione che "sembrano premiare solo le poche universita’ che sorgono in territori avvantaggiati". "La qualità andrebbe misurata sulla capacità di incrementare i risultati altrimenti si corre il rischio di dare soldi solo alle scuole dei ricchi che vivono in zone ricche", ha rimarcato Pigliaru evidenziando la necessità da parte della Regione di "fare un’azione importante per ridefinire le regole del gioco".
 
Poche ore dopo, anche l’ANSA ha ripreso le dichiarazioni del Governatore:
"Bisogna modificare i parametri sui costi standard imposti dal Miur altrimenti le università sarde, e più in generale del Sud Italia, rischiano di scomparire. L’allarme è stato lanciato dal presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, durante un convegno sui Fondi europei organizzato da Renato Soru e dal gruppo degli europarlamentari del Pd", scrive l’ANSA, che così continua: "Il governatore ha anche annunciato un confronto serrato con il ministero con l’obiettivo di ridefinire "le regole del gioco". "Sono un fan dei costi standard - ha spiegato Pigliaru dal palco - ma ho dei dubbi su come vengono misurati in questo caso, perchè ho il forte sospetto che, per come sono definiti dal Miur, premino chi ha buoni parametri di contesto, ma non hanno molto a che fare con l’università. Occorre invece guardare alla variazione dei risultati - ha suggerito il presidente - cioè alla capacità di migliorare la situazione esistente. Se i premi si danno sui risultati, i soldi arrivano solo ai già ricchi delle aree più sviluppate, con il rischio che si abbiano, nel futuro, poche università concentrate nelle regioni del Nord piuttosto che in quelle costrette a correre di più per arrivare ad una formazione migliore".
 
DOCUMENTAZIONE: di seguito i video dell’intervista della prof.ssa Del Zompo durante Buongiorno Regione, il servizio andato in onda nel TGR Sardegna della RAI, e gli articoli e le interviste comparsi in questi giorni.
 

Cagliari, 29 gennaio 2016 (Sergio Nuvoli) – Il Rettore Maria Del Zompo è stata intervistata mercoledì 27 gennaio mattina a “Buongiorno Regione”, la trasmissione quotidiana del TGR Sardegna diretto da Anna Piras. La professoressa ha risposto alle domande di Chiara Garzilli in studio, rilanciando l’allarme sui tagli agli atenei sardi da parte del Ministero e la mobilitazione anche in vista della seduta pubblica congiunta di Senato accademico e Consiglio di amministrazione in programma il 5 febbraio. Nel TG della sera alle 19.30 è andato in onda un ampio servizio di Chiara Garzilli con ampi stralci dell’intervista.

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(il tasto BUONGIORNO REGIONE è nel menu sulla destra del sito della TGR RAI SARDEGNA)

 



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(per visualizzarlo cliccare ARCHIVIO e selezione l’edizione del 27 gennaio 2016 ore 19.30)

 


di Sergio Nuvoli 

Cagliari, 21 gennaio 2016 – Cresce la preoccupazione per i tagli alle università sarde: venerdì prossimo, 5 febbraio a partire dalle 16 nell’Aula magna della Facoltà di Ingegneria e Architettura (in via Marengo) si terrà una seduta congiunta pubblica del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione. Questo il programma della seduta:
 
ore 16 Costo standard per studente – interventi: Maria Del Zompo - Beniamino Cappelletti Montano; interventi preordinati - dibattito
 
ore 17 Diritto allo studio – interventi: Pietro Ciarlo-lo studente Luca Santus; interventi preordinati- dibattito
 
breve pausa
 
ore 18:15 Accreditamento di Ateneo – interventi: Francesco Mola- Elio Usai; interventi preordinati- dibattito
 
ore 19 VQR 2011 – 2014 – interventi: Maria Del Zompo-Guido Mula; interventi preordinati- dibattito
 
Nel frattempo non si ferma la mobilitazione sui media con interviste, interventi ed articoli di alcuni docenti dell’Ateneo. Oggi un nuovo articolo, stavolta su L’Unione Sarda e a firma del prof. Pietro Ciarlo (Prorettore per la semplificazione e l’innovazione amministrativa, nella foto), rilancia l’allarme, in modo ormai ufficiale. Tutto l’Ateneo deve sentirsi coinvolto. "E’ dal 2008 che le cose vanno di male in peggio", scrive il Prorettore, "Il fondo di finanziamento ordinario in questi anni ha subito una riduzione del 20.8% nelle Isole". "Ma noi non ci arrendiamo", è il messaggio del Prorettore, che con tutta la squadra di governo del Rettore Del Zompo chiama a raccolta l’intera comunità universitaria: "L’Università di Cagliari non si arrende oggi e non si arrenderà domani". L’articolo è disponibile qui a seguire e nella consueta Rassegna stampa quotidiana curata dall’Ufficio stampa.
 
Nei giorni scorsi, come si ricorderà, del caso si era occupata anche La Nuova Sardegna: la distribuzione delle risorse agli Atenei potrebbe portare alla chiusura di quelli piccoli e medi - ha scritto il quotidiano sassarese - “perché non tiene conto delle condizioni in cui si opera e delle dimensioni delle università”. Era stato il Rettore di Cagliari, Maria Del Zompo, a spiegare in modo molto netto la situazione alla giornalista de La Nuova Sardegna Silvia Sanna. Anche l’assessore regionale alla Pubblica istruzione, Claudia Firino, aveva rilanciato con una lettera aperta (link alla rassegna stampa con il testo della lettera).
 
E il prof. Beniamino Cappelletti Montano (nella foto a destra), associato di Matematica, ha dettagliato numeri e cifre – anche lui intervistato dal quotidiano sassarese – degli squilibri derivanti dai tagli progressivi imposti dai nuovi parametri. L’intero servizio de La Nuova Sardegna è disponibile anche on line (completo di grafici e interviste) cliccando qui.
 
Pubblichiamo a seguire la pagina de L’Unione Sarda, le due pagine de La Nuova Sardegna, e suggeriamo – per capirne di più – di leggere l’articolo del prof. Cappelletti Montano apparso su Roars.
 

L’UNIONE SARDA
L’Unione Sarda di giovedì 21 gennaio 2016
Cronaca di Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
«Università pubblica da tutelare»
 
Il futuro dell’Università di Cagliari non è roseo perché lo Stato continua tagliare i finanziamenti. La nostra è una Università pubblica, statale. È un bene dello Stato. Lo Stato deve assicurarne la vita. Siamo orgogliosi della nostra università pubblica. Ci sentiamo parte di un grande progetto politico e culturale: consentire a tutti i capaci e meritevoli, anche se sprovvisti di mezzi, di raggiungere i più alti gradi dell’istruzione. Sono le parole dell’articolo 34 della Costituzione. L’istruzione è un grande diritto sociale. Esso deve essere garantito, a meno di non voler tornare a cent’anni fa quando consapevolezze culturali e professioni più qualificate erano appannaggio dei pochi che potevano permetterselo.
È dal 2008 che le cose vanno di male in peggio. Tutti gli anni tagli su tagli. Ad oggi i fondi per l’Università sono diminuiti del 20% rispetto al 2008. Una diminuzione mostruosa. Sempre guardare le percentuali. Per mezzo punto percentuale in più o in meno siamo in recessione o in crescita. Mentre gli altri Paesi europei per uscire dalla crisi hanno investito sull’Università, con venti punti percentuali in meno l’Università italiana dove andrà a finire?
La situazione è precipitata con l’adozione della legge 240 del 2010, la cosiddetta legge Gelmini. Professori, studenti, personale tecnico amministrativo protestarono al momento della sua adozione, ma, tranne opportunistiche dichiarazioni di facciata, nessuna forza politica si è veramente opposta. Non a caso essa è ancora vigente senza essere stata modificata in nessuna delle sue parti.
Questa legge è a suo modo coerente in quanto costruita per deviare ingenti risorse verso le università private, tutte insediate nel Centro e nel Nord del Paese, e attribuire grande potere discrezionale agli apparati amministrativi nella distribuzione delle risorse al fine di potere silenziosamente favorire il Nord attraverso criteri di riparto apparentemente neutri. Risultato: il fondo di finanziamento ordinario in questi anni ha subìto una riduzione del 9,8% su base nazionale, ma del 20,8 nelle isole. Al Nord la riduzione è stata del 4,3%.
Queste cose sono state dette tante volte, ma la classe politica meridionale le ha sempre ignorate. Il principio dominante è il seguente: non disturbare il manovratore perché è lui a nominarti.
Ma noi non ci arrendiamo. L’Università di Cagliari non si arrende oggi, e non si arrenderà domani. Chiediamo ai politici sardi di intervenire sul Ministero perché adotti criteri più equi nella ripartizione delle risorse. Chiediamo alla politica regionale di tener conto della situazione delle Università nella redazione del bilancio adesso in discussione in Consiglio. Nell’immediato l’Università di Cagliari ha elaborato un emendamento al decreto legge Milleproroghe per cercare di evitare che la situazione peggiori ulteriormente. Questo emendamento è affidato all’iniziativa di tutti i deputati sardi che vorranno occuparsene. Vedremo.
Pietro Ciarlo
Prorettore Università di Cagliari
delegato per la semplificazione e l’innovazione amministrativa
 

 
LA NUOVA SARDEGNA
La Nuova Sardegna di martedì 19 gennaio 2016
Prima pagina
allarme nell’isola
FONDI TAGLIATI ALLE UNIVERSITÀ,
IN CAMPO I RETTORI SARDI
 
L’allarme lanciato dall’assessore regionale alla Pubblica istruzione Claudia Firino sui possibili tagli agli atenei sardi è condiviso dai rettori di Cagliari e Sassari. Entrambi chiedono che i parametri vengano rivisti. Il rischio è che entro quattro anni i due atenei perdano circa il 25 per cento delle risorse. E questo si tradurrebbe nel taglio di corsi di laurea, con conseguente calo di iscrizioni, e nella riduzione dell’attività di ricerca.
S. SANNA A PAGINA 5
 
LA NUOVA SARDEGNA
La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 5
FONDI AGLI ATENEI, L’ISOLA FINISCE IN CODA
La distribuzione delle risorse non tiene conto del gap dell’insularità. Gli scenari: - 25 per cento di finanziamenti in 4 anni
di Silvia Sanna
 
SASSARI Il problema è che oltre al costo sono standard anche i numeri. Come se tra una grande università del Nord e un ateneo di medie proporzioni che opera in un’isola ci fossero differenze minime. I nuovi criteri di distribuzione dei fondi statali penalizzano le università medie e piccole. E tra tutte, a soffrire di più sono quelle sarde. Che pagano il gap di una insularità che non viene riconosciuta. L’allarme lanciato dall’assessore regionale alla Pubblica istruzione Claudia Firino è condiviso – anche se con toni diversi – dai rettori di Cagliari e Sassari.
Entrambi chiedono che i parametri vengano rivisti. Il rischio è che entro quattro anni i due atenei perdano circa il 25 per cento delle risorse. E questo si tradurrebbe nel taglio di corsi di laurea, con conseguente calo di iscrizioni, e nella riduzione dell’attività di ricerca e quindi di possibilità di formazione per i docenti isolani. A proposito: anche il numero di insegnanti si ridurrebbe drasticamente.
La ripartizione dei fondi. La novità del “costo studente standard” è stata introdotta dalla legge 240/2010 (legge Gelmini). Dopo due anni il governo Monti (ministro Profumo) ha varato il decreto. Ma solo nel 2014 le nuove regole sono diventate operative. Il costo standard è un numero che quantifica i costi che l’università dovrebbe sostenere per la sua formazione. Sulla base di questo numero, ricavato attraverso una serie di formule matematiche, viene stabilita la quota di finanziamenti che spetta agli atenei: se prima il fondo ordinario veniva ripartito sulla base della spesa storica, da quest’anno una parte dei finanziamenti viene stabilita sulla base dei nuovi criteri. Questa la progressione: 25% nel 2015, 40% nel 2016, 60% nel 2017, 80 nel 2018 e 100% nel 2019, quando l’intero importo del fondo sarà stabilito sulla base dei costi standard per studente.
L’allarme. Beniamino Cappelletti Montano, 38 anni, è un ricercatore di Matematica dell’Università di Cagliari. Il suo giudizio nei confronti della novità è molto critico perché «i parametri sui quali si basa la ripartizione dei fondi non sono corretti e provocano sperequazioni: in particolare a essere penalizzate sono le università isolane, Sassari soprattutto».
Cappelletti Montano, che ha messo nero su bianco tutte le sue perplessità in un articolo pubblicato sulla rivista Roars (www.roars.it), specializzata nelle politiche universitarie, sottolinea subito un aspetto: «La legge non dice che il 100 per cento del fondo debba essere ripartito attraverso i costi standard, la decisione è stata presa autonomamente dal ministro Giannini». E su questo punto l’università di Macerata ha presentato e vinto un ricorso al Tar del Lazio: ora sarà la Corte Costituzionale a stabilire se c’è un eccesso di deleghe da parte del ministero. Nel frattempo, la mannaia dei tagli è in agguato.
I parametri. Nello stabilire il costo standard la legge stabilisce che si tenga conto anche dei differenti contesti economici, territoriali e infrastrutturali in cui operano gli atenei. «Per esempio – sottolinea Cappelletti Montano – si dovrebbe tenere conto per le università sarde del gap dell’insularità. Ma questo non accade».
Il ricercatore di matematica evidenzia che uno dei parametri presi in considerazione per garantire perequazione è l’importo delle tasse a carico degli studenti. «Ma il problema è che non si parte da cifre reali ma solo presunte che inevitabilmente inducono a risultati scorretti». Per esempio, nonostante l’importo pagato in Sardegna sia tra i più bassi d’Italia, secondo il ministero gli studenti dovrebbero sborsare 868 euro all’anno. «Il dato è ricavato partendo dall’importo medio nazionale di 958 euro e parametrando il reddito medio nazionale a quello della regione in cui opera l’università».
Nel caso di Sassari e Cagliari, la formula si traduce in un rimborso minimo rispetto a quello che realmente spetterebbe se si prendessero in considerazione i reali importi delle tasse studentesche. C’è anche il problema della percentuale bassa di immatricolati da altre regioni: appena il 2% nell’isola a fronte di una media nazionale del 25%. «Se si vogliono evitare sperequazioni – dice Cappelletti Montano – bisognerebbe dare il giusto peso ai limiti dell’insularità, stabilendo dei fondi aggiuntivi: nel caso delle università isolane dovrebbero aumentare del 23%». Un’altra formula, che in questo caso renderebbe giustizia.
 
LA NUOVA SARDEGNA
La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 5
il rettore del zompo (cagliari)
«A RISCHIO I CORSI E LA RICERCA,
UN DISASTRO DA SCONGIURARE»
 
SASSARI Dal giorno successivo alla sua elezione – nell’aprile 2015 – ha sollevato il problema dei tagli. Perché, oltre a quelli ordinari, che dal 2008 hanno portato nelle casse dell’ateneo il 20 per cento in meno delle risorse, nel 2015 è stato introdotto il nuovo criterio di ripartizione basato sui costi standard.
Partendo da parametri che, secondo il rettore dell’Università di Cagliari Maria Del Zompo, «porteranno alla chiusura degli atenei piccoli e medi, perché non tengono conto delle condizioni economiche in cui si opera e delle dimensioni delle università. Se si introducono criteri che non sono raggiungibili si sta dicendo che quell’ateneo chiuderà». Per questo non c’è tempo da perdere, dice il rettore.
«Alcuni parametri devono essere rivisti, i numeri di partenza non possono essere uguali per tutti. E bisogna farlo subito, Università di Cagliari ha chiesto alla Crui, la conferenza dei rettori, la rivisitazione immediata». Nel frattempo le prime conseguenze della riforma si sono già fatte sentire: «Il costo standard, assegnato nella quota del 25 per cento rispetto al totale, si è tradotto per il nostro ateneo in una riduzione di risorse pari al 10 per cento. E la percentuale è destinata a crescere in proporzione all’aumento della quota standard. Se gli scenari non saranno modificati, il nostro ateneo sarà declassato e ridimensionato: meno corsi di laurea e addio ricerca, perché i fondi a disposizione non basteranno».
Non tutto è perduto, però: «C’è stato un impegno da parte della Crui a prendere in considerazione la situazione particolare delle università sarde. Che in quadro generale da rivedere, sono senza dubbio le più penalizzate. Soprattutto rispetto agli atenei del nord ma anche di quelli del centro e sud Italia. E in questa battaglia chiederemo il sostegno della politica regionale, dalla quale abbiamo già ricevuto risposte confortanti. Il mondo universitario capisce che c’è bisogno di fare fronte alla crisi e per questo è disposto a dare un contributo – conclude il rettore Maria Del Zompo – e l’unico futuro che possiamo dare ai nostri ragazzi è la formazione migliore possibile». (si. sa.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
La Nuova Sardegna
il rettore carpinelli (sassari)
«I CRITERI NON SONO CORRETTI
MA È GIUSTO VALUTARE GLI ATENEI»
 
SASSARI Criteri da rivedere ma principio buono e condivisibile. Il rettore dell’Università di Sassari, Massimo Carpinelli, non è il primo fan del “costo standard” ma nemmeno il primo dei detrattori. «Perché – spiega – è giusto valutare gli atenei sulla base della loro offerta e sulla capacità di attirare gli studenti. Quello che accadeva prima, quando il fondo ordinario veniva distribuito senza guardare ai risultati delle singole realtà, non era corretto».
Ecco perché il rettore dell’ateneo sassarese invita a non fare eccessivi drammi: «Trovo eccessivo dire che le università isolane sono destinate alla chiusura. Credo che con gli opportuni accorgimenti, che reputo assolutamente necessari, i due atenei potranno continuare a a garantire percorsi formativi di grande qualità».
In ogni caso, sottolinea Carpinelli, «è giusto favorire la concorrenza tra atenei. La valutazione sulla base dei risultati è uno stimolo per fare sempre meglio». Nel frattempo i tagli preoccupano parecchio, in pochi anni Sassari ha visto volare via circa il 20 per cento delle risorse. E nel 2015 le nuove regole hanno ridotto il fondo ordinario di circa 1 milione e mezzo, da 68, 4 a 67 milioni di euro. Per il futuro gli scenari sono pessimi: Sassari entro il 2019 potrebbe perdere un ulteriore 25 per cento. «È chiaro che sarebbe inaccettabile – dice Carpinelli – per questo ci siamo attivati per fare in modo di invertire la tendenza, personalmente mi sto impegnando parecchio per far riconoscere la specificità dell’isola all’interno del quadro normativo nazionale. Ricordo però che un anno fa è stata introdotta la clausola di salvaguardia riservata soprattutto agli atenei che operano in condizioni territoriali particolari: la clausola stabilisce che i tagli dei finanziamenti non possano crescere più del 2 per cento rispetto all’anno precedente. E quest’anno non c’è stata una ulteriore riduzione – ricorda il rettore Carpinelli –, in una situazione generale di tagli abbiamo avuto una lieve inflessione di tendenza». (si. sa.)
 
 
 

 

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