Su L'Unione Sarda il ricordo del professore, già direttore di Biologia generale, firmato da alcuni docenti del nostro Ateneo
10 November 2015

 

Cagliari, 10 novembre 2015 (SN) – Su L’Unione Sarda di oggi è stato pubblicato un ricordo del professor Umberto Bianchi, firmato da alcuni suoi allievi, oggi (e ieri) docenti del nostro Ateneo. Lo riproponiamo volentieri alla lettura di tutti.
 
L’UNIONE SARDA
Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Umberto Bianchi, la biologia e i suoi allievi
IL RICORDO. È morto a Modena l’ex direttore di Biologia generale
 
Si è spento il 25 ottobre scorso, a Modena, a 84 anni, Umberto Bianchi, già direttore dell’istituto di Biologia generale della facoltà di Medicina. Così ci piace ricordarlo, come maestro e amico, a chi ha avuto il privilegio di averlo come docente negli anni ’70 e ’80. Nonostante negli ultimi anni si fosse trasferito a Modena, molta della sua vita di professore universitario, e non solo, è rimasta a Cagliari, dove ha trasmesso a una moltitudine di studenti non solo le sue conoscenze perché diventassero le loro, ma anche e soprattutto, i suoi entusiasmi, i suoi dubbi, le sue riflessioni sulla scienza. Amava la Sardegna e, nonostante fosse malato da qualche tempo, continuava a trascorrere le estati nell’incanto dei nostri mari, con la amata Pat, le figliole, i nipoti.
Il Maestro si era laureato in Farmacia e in Scienze biologiche a Pavia, presso l’Istituto di Zoologia diretto dal prof. Carlo Iucci, dove conobbe Guido Frizzi e Ugo Laudani. Il prof. Frizzi, insigne genetista, si trasferì a Cagliari e poco dopo chiamò con sé i suoi preziosi collaboratori, Bianchi e Laudani. Con essi iniziò una proficua linea di ricerca su polimorfismi enzimatici in insetti vettori di diverse patologie, con l’aiuto di giovani ed entusiasti allievi e con la collaborazione dell’entomologo Carlo Contini. Poi le ricerche nel campo della nascente biologia cellulare.
Noi che siamo stati i suoi allievi più vicini, ai quali ha insegnato i rudimenti della ricerca in laboratorio, abbiamo continuato ad averlo vicino e di esempio, anche quando ha lasciato questa Università. Il suo carattere focoso, spesso non accompagnato da alcun coefficiente di diplomazia, gli faceva talvolta manifestare le sue opinioni con veemenza. E forse molti, rivedendolo in questa descrizione, lo ricorderanno con un sorriso tenero. Per gli allievi è stato una guida affettuosa. Era un ricercatore sui generis. Una volta, per colorare delle proteine su un gel di poliacrilamide, mise in un beaker «una punta di Coomassie Brilliant Blue in un tot di tampone»: colorazione del gel meravigliosa…. e gli allievi a cercare di quantificare i suoi ingredienti… senza successo! Aveva la tecnica nelle mani e la ricerca nel cervello e nel cuore. Non era il ricercatore della perfezione, era il ricercatore delle idee, del coraggio di osare nelle ipotesi e il docente che affascinava, studenti e studentesse, con le famose parentesi sull’evoluzione più che non con lo spiegare pedissequamente quanto uno studente avrebbe potuto trovare da sé sui libri. Insegnava la libertà di pensiero e la critica costruttiva, insegnava ad essere uomini e donne di libero pensiero, insegnava ad usare il cervello e ad osare percorsi di ricerca nuovi.
Non sappiamo se abbia mai potuto immaginare quanti studenti, che affascinava, lo ricordassero con affetto ed incredibile simpatia, studenti oggi medici affermati, ma affermati perché svolgono bene e coscienziosamente la loro professione, non necessariamente tutti famosi. Per loro, e per noi, per averci aperto le porte di una meravigliosa esperienza di scienza, per l’onestà intellettuale e la morale che ci ha insegnato gli diciamo grazie e sit tibi terra levis.
Antoniettina Rinaldi, Roberto Mezzanotte, Annalisa Marchi, Diletta Peretti, Roberta Vanni
 

Last news

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie