Il 30 ottobre corso di aggiornamento organizzato dal prof. Capone, direttore Clinica ortopedica e traumatologica
28 October 2015

 

 
Cagliari, 26 ottobre 2015 (SN) - Il 30 ottobre si svolgerà a Cagliari un corso di aggiornamento sulla Chirurgia protesica dell’anca. Il corso, organizzato dal prof. Antonio Capone, Direttore della Clinica Ortopedica e Traumatologica dell’Università di Cagliari, ha il fine di approfondire l’evoluzione dei biomateriali e delle tecniche chirurgiche nell’artroprotesi d’anca nel corso di questi ultimi anni. Il Corso prevede la partecipazione di relatori nazionali ed internazionali ed una discussione di casi clinici per realizzare un confronto tra le varie esperienze e definire le attuali soluzioni tribologiche, chirurgiche ed assistenziali che risultano più efficaci per migliorare il recupero funzionale del paziente.
 
 
Le indicazioni all’intervento di artroprotesi si sono progressivamente ampliate, l’età media dei pazienti da sottoporre all’intervento si è ridotta, le aspettative di vita e le richieste funzionali si sono notevolmente incrementate, ponendo  al chirurgo nuove problematiche da affrontare per ottenere risultati soddisfacenti che rispondono alle richieste dei pazienti.
 
Attualmente esistono vari tipi d’intervento chirurgico di artroprotesi d’anca e pertanto occorre scegliere la protesi più idonea alle caratteristiche specifiche del paziente. Le caratteristiche da valutare sono l’età, la qualità dell’osso e le richieste funzionali. L’età media dei pazienti è attualmente 70 anni e pertanto, considerando la buona qualità dell’osso e l’aspettativa di vita (> 15 aa), si preferisce utilizzare protesi non cementate.
 
Le aspettative del paziente rappresentano un fattore che spesso viene dimenticato nella programmazione pre-operatoria e che invece rappresenta un elemento molto importante per i risultati funzionali e per la durata dell’impianto. Se un paziente è ancora attivo, in buone condizioni generali di salute, dopo l’intervento potrà riprendere le sue attività abituali anche ludiche come il ballo o l’uso della bicicletta, ma questo determinerà una maggiore usura delle superfici articolari se non sono stati utilizzati materiali di accoppiamento articolare specifici come la ceramica od il polietilene reticolato.
 
Risulta quindi evidente che l’evoluzione dei biomateriali rappresenta un aspetto fondamentale nel successo di un artroprotesi di anca in quanto ha ridotto il rischio di complicanze quali la lussazione, la mobilizzazione ed infine l’usura ed il fallimento della protesi.
 
La sopravvivenza delle artroprotesi di più moderna generazione a 15 anni è del 95%. L’analisi dei Registri protesici europei ed americani non evidenzia una significativa differenza tra protesi cementate e non cementate ma dimostrano l’importanza del chirurgo nei risultati. I reparti ortopedici vengono distinti in 3 gruppi: basso volume di attività < 20 protesi all’anno, medio volume 20-50 protesi all’anno, alto volume > 50 protesi anca. La percentuale di complicanze a breve termine ed i risultati di sopravvivenza degli impianti protesici sono significativamente maggiori nei centri con alto volume (95%) rispetto a quelli a basso volume (80%).
 
Considerando che le risorse finanziarie per il SSN saranno sempre meno, risulta auspicabile che anche in Sardegna si realizzino dei Centri di Riferimento regionali di Chirurgia Protesica Articolare dove, utilizzando i finanziamenti già esistenti, si può ottenere un miglioramento del livello di assistenza ai pazienti. Concentrare in questi centri le professionalità e la tecnologia potrebbe comportare minori tempi nelle liste d’attesa ed una maggiore efficacia degli interventi con minor rischio di complicanze.
 

 

Last news

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie