Un'indagine curata per il CEDISE da due ricercatrici dell'Università di Cagliari, Silvia Aru e Francesca Mazzuzi
28 September 2015

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di Sergio Nuvoli

Cagliari, 29 settembre 2015 - Negli ultimi cinque anni 6600 sardi hanno lasciato la nostra Isola, preferendo mete come Regno Unito, Germania e Spagna. Di questi, solo poco più del 20 per cento dichiara di voler tornare in Sardegna, mentre oltre il 40 per cento intende trattenersi dove si è trasferito e il rimanente pensa di recarsi ancora in un altro Paese.

E’ quanto emerge da un’indagine curata dal CEDISE (Centro Europeo Diffusione Informazione Sardegna Estero) - presentata nei giorni scorsi dalle curatrici, Silvia Aru (foto a sinistra), assegnista di ricerca all’Università di Cagliari con la Legge regionale n. 7, e Francesca Mazzuzi (a destra), vice presidente del CEDISE e dottoranda in Storia moderna e contemporanea nell’Ateneo del capoluogo - che rappresenta la prima iniziativa di un percorso di studio e di ricerca volto a mettere in luce gli aspetti della mobilità dei sardi, soprattutto delle giovani generazioni, in questo scorcio di millennio. Il tema è stato oggetto dell’incontro annuale dell’Association of European Migration Institutions, il 24 e il 25 settembre a Torino per l’organizzazione di Globus et Locus e il Centro Altre Italie.
 
In un’Europa in cui le migrazioni sono divenute improvvisamente il principale problema, il quadro si arricchisce dunque di una vecchia novità: l’espatrio degli italiani all’estero che, nell’ultimo quinquennio, ha interessato circa 600mila persone, di cui 6600 dalla Sardegna. E’ emerso in particolare che i sardi intervistati in larga misura non intendono far rientro nella nostra isola.
 
L’indagine CEDISE, che rappresenta la prima tappa di una più vasta ricerca in corso di svolgimento sull’universo migratorio sardo, si è basata sulla compilazione di un questionario online rivolto ai sardi sparsi in tutto il mondo, in Italia e all’estero, integrato dalla raccolta di storie di vita e da altri dati emersi grazie alla collaborazione di circoli e di federazioni di sardi. Dall’elaborazione di 154 questionari è emerso un campione con un livello di istruzione medio-alto, circa un terzo del quale risiede in una regione italiana del centro-nord, mentre la maggior parte si trova in un Paese estero.
 
Le principali mete estere scelte sono il Regno Unito, la Germania e la Spagna. Oltre la metà del campione ha avuto precedenti esperienze di studio o lavoro fuori dalla Sardegna, che tuttavia hanno arrecato un generale miglioramento economico alla propria condizione di vita, rivelando anche una minore precarietà lavorativa e una crescita del reddito annuo percepito. Famiglia, amici e il legame con l’isola sono i principali motivi per cui si decide di rientrare, ma la mancanza di opportunità lavorative adeguate alle proprie competenze continuano ad essere, per molti, un freno al rientro definitivo in Sardegna.
 
 

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LA NUOVA SARDEGNA
La Nuova Sardegna di mercoledì 30 settembre 2015
Sardegna – pagina 6
LO STUDIO/UNIVERSITA’ DI CAGLIARI
Emigrazione, 6600 in fuga
L’emorragia negli ultimi 5 anni, il 40 per cento non torna più
 
CAGLIARI La grande fuga è spesso senza ritorno. Negli ultimi cinque anni 6600 sardi hanno lasciato l’isola, preferendo mete come Regno Unito, Germania e Spagna. Di questi, solo poco più del 20 per cento dichiara di voler tornare in Sardegna, mentre oltre il 40 per cento intende trattenersi dove si è trasferito e il rimanente pensa di recarsi ancora in un altro Paese.
Tra chi parte, tanti sono i giovani: dopo avere cercato un’occupazione inutilmente a casa propria, decidono di fare i bagagli e andare lontano. È quanto emerge da un’indagine curata dal Cedise (Centro europeo diffusione informazione Sardegna estero) – presentata nei giorni scorsi dalle curatrici, Silvia Aru, assegnista di ricerca all’Università di Cagliari con la legge regionale, e Francesca Mazzuzzi, vice presidente del Cedise e dottoranda in Storia moderna e contemporanea nell’Ateneo del capoluogo - che rappresenta la prima iniziativa di un percorso di studio e di ricerca volto a mettere in luce gli aspetti della mobilità dei sardi, soprattutto delle giovani generazioni, in questo scorcio di millennio.
Il tema è stato oggetto dell’incontro annuale dell’Association of European Migration Institutions, il 24 e il 25 settembre a Torino per l’organizzazione di Globus et Locus e il Centro Altre Italie. L’indagine, che rappresenta la prima tappa di una più vasta ricerca in corso di svolgimento sull’universo migratorio sardo, si è basata sulla compilazione di un questionario online rivolto ai sardi sparsi in tutto il mondo, in Italia e all’estero, integrato dalla raccolta di storie di vita e da altri dati emersi grazie alla collaborazione di circoli e di federazioni di sardi. Dall’elaborazione di 154 questionari è emerso un campione con un livello di istruzione medio-alto, circa un terzo del quale risiede in una regione italiana del centro-nord, mentre la maggior parte si trova all’estero.
Le principali mete estere scelte sono il Regno Unito, la Germania e la Spagna. Oltre la metà del campione ha avuto precedenti esperienze di studio o lavoro fuori dalla Sardegna, che tuttavia hanno arrecato un generale miglioramento economico alla propria condizione di vita, rivelando anche una minore precarietà lavorativa e una crescita del reddito annuo percepito. Famiglia, amici e il legame con l’isola sono i principali motivi per cui si decide di rientrare, ma la mancanza di opportunità lavorative adeguate alle proprie competenze continuano ad essere, per molti, un freno al rientro definitivo in Sardegna.


 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
L’UNIONE SARDA
L’UNIONESARDA.IT
Oggi alle 13:14 - ultimo aggiornamento alle 15:19
 
Negli ultimi cinque anni 6600 sardi hanno lasciato la Sardegna, emigrando principalmente nel Regno Unito, in Germania e in Spagna. Di questi, solo poco più del 20 per cento dichiara di voler tornare in Sardegna, oltre il 40 per cento vuole mettere radici dove sta mentre il restante 40 per cento pensa di trasferirsi in un altro Paese.
E’ quanto emerge da un’indagine curata dal CEDISE (Centro Europeo Diffusione Informazione Sardegna Estero) - presentata nei giorni scorsi dalle curatrici, Silvia Aru, assegnista di ricerca all’Università di Cagliari e Francesca Mazzuzzi, vice presidente del CEDISE e dottoranda in Storia moderna e contemporanea nell’Ateneo del capoluogo - che rappresenta la prima iniziativa di un percorso di studio e di ricerca volto a mettere in luce gli aspetti della mobilità dei sardi, soprattutto delle giovani generazioni, in questo scorcio di millennio.
Il tema è stato oggetto dell’incontro annuale dell’Association of European Migration Institutions, il 24 e il 25 settembre a Torino per l’organizzazione di Globus et Locus e il Centro Altre Italie.
EMIGRATI 600MILA ITALIANI - In un’Europa in cui le migrazioni sono divenute improvvisamente il principale problema, il quadro si arricchisce dunque di una vecchia novità: l’espatrio degli italiani all’estero che, nell’ultimo quinquennio, ha interessato circa 600mila persone, di cui 6600 dalla Sardegna. E’ emerso in particolare che i sardi intervistati in larga misura non intendono far rientro nella loro isola.
L’indagine CEDISE, che rappresenta la prima tappa di una più vasta ricerca in corso di svolgimento sull’universo migratorio sardo, si è basata sulla compilazione di un questionario online rivolto ai sardi sparsi in tutto il mondo, in Italia e all’estero, integrato dalla raccolta di storie di vita e da altri dati emersi grazie alla collaborazione di circoli e di federazioni di sardi.
Dall’elaborazione di 154 questionari è emerso un campione con un livello di istruzione medio-alto, circa un terzo del quale risiede in una regione italiana del centro-nord, mentre la maggior parte si trova in un Paese estero.
Le principali mete estere scelte sono il Regno Unito, la Germania e la Spagna. Oltre la metà del campione ha avuto precedenti esperienze di studio o lavoro fuori dalla Sardegna, con "un generale miglioramento economico alla propria condizione di vita, rivelando anche una minore precarietà lavorativa e una crescita del reddito annuo percepito".
Famiglia, amici e il legame con l’isola sono i principali motivi per cui si decide di rientrare, ma la mancanza di opportunità lavorative adeguate alle proprie competenze continuano ad essere, per molti, un freno al rientro definitivo in Sardegna.
 

 

 


 

ANSA
CAGLIARI
 
(ANSA) - CAGLIARI, 29 SET - Negli ultimi cinque anni 6600 sardi hanno lasciato la Sardegna. In fuga soprattutto verso Regno Unito, Germania e Spagna. Voglia di tornare a casa? Poca. Tra questi solo il 20% pensa a un dietrofront. Mentre oltre il 40% intende trattenersi dove si è trasferito. Gli altri? Pensano di andare ancora in un altro Paese. E’ quanto emerge da un’indagine curata dal Cedise (Centro europeo diffusione informazione Sardegna Estero) presentata nei giorni scorsi dalle curatrici, Silvia Aru, assegnista di ricerca all’Università di Cagliari, e Francesca Mazzuzzi, vice presidente del Cedise e dottoranda in Storia moderna e contemporanea nell’Ateneo del capoluogo. Il tema mobilità è stato oggetto dell’incontro annuale dell’Association of European Migration Institutions, il 24 e il 25 settembre a Torino per l’organizzazione di Globus et Locus e il Centro Altre Italie. L’indagine Cedise, che rappresenta la prima tappa di una più vasta ricerca in corso di svolgimento sull’universo migratorio sardo, si è basata sulla compilazione di un questionario online rivolto ai sardi sparsi in tutto il mondo, in Italia e all’estero, integrato dalla raccolta di storie di vita e da altri dati emersi grazie alla collaborazione di circoli e di federazioni di sardi. Dall’elaborazione di 154 questionari è emerso un campione con un livello di istruzione medio-alto, circa un terzo del quale risiede in una regione italiana del centro-nord, mentre la maggior parte si trova in un Paese estero. Le principali mete scelte sono il Regno Unito, la Germania e la Spagna. Oltre la metà del campione ha avuto precedenti esperienze di studio o lavoro fuori dalla Sardegna, che tuttavia hanno arrecato un generale miglioramento economico alla propria condizione di vita, rivelando anche una minore precarietà lavorativa e una crescita del reddito annuo percepito. Famiglia, amici e il legame con l’isola sono i principali motivi per cui si decide di rientrare, ma la mancanza di opportunità lavorative adeguate alle proprie competenze continuano ad essere, per molti, un freno al rientro definitivo in Sardegna. (ANSA).
 

 
LA NUOVA SARDEGNA
LA NUOVA SARDEGNA.IT
 
CAGLIARI. Negli ultimi cinque anni 6600 sardi hanno lasciato la nostra Isola, preferendo mete come Regno Unito, Germania e Spagna. Di questi, solo poco più del 20 per cento dichiara di voler tornare in Sardegna, mentre oltre il 40 per cento intende trattenersi dove si è trasferito e il rimanente pensa di recarsi ancora in un altro Paese.
E’ quanto emerge da un’indagine curata dal Ceside (Centro Europeo Diffusione Informazione Sardegna Estero) - presentata nei giorni scorsi dalle curatrici, Silvia Aru, assegnista di ricerca all’Università di Cagliari con la Legge regionale 7, e Francesca Mazzuzzi, vice presidente del Cedise e dottoranda in Storia moderna e contemporanea nell’Ateneo del capoluogo - che rappresenta la prima iniziativa di un percorso di studio e di ricerca volto a mettere in luce gli aspetti della mobilità dei sardi, soprattutto delle giovani generazioni, in questo scorcio di millennio.
Il tema è stato oggetto dell’incontro annuale dell’Association of European Migration Institutions, il 24 e il 25 settembre a Torino per l’organizzazione di Globus et Locus e il Centro Altre Italie. In un’Europa in cui le migrazioni sono divenute improvvisamente il principale problema, il quadro si arricchisce dunque di una vecchia novità: l’espatrio degli italiani all’estero che, nell’ultimo quinquennio, ha interessato circa 600mila persone, di cui 6600 dalla Sardegna.
E’ emerso in particolare che i sardi intervistati in larga misura non intendono far rientro nella loro isola. L’indagine Cedise, che rappresenta la prima tappa di una più vasta ricerca in corso di svolgimento sull’universo migratorio sardo, si è basata sulla compilazione di un questionario online rivolto ai sardi sparsi in tutto il mondo, in Italia e all’estero, integrato dalla raccolta di storie di vita e da altri dati emersi grazie alla collaborazione di circoli e di federazioni di sardi.
Dall’elaborazione di 154 questionari è emerso un campione con un livello di istruzione medio-alto, circa un terzo del quale risiede in una regione italiana del centro-nord, mentre la maggior parte si trova in un Paese estero. Le principali mete estere scelte sono il Regno Unito, la Germania e la Spagna. Oltre la metà del campione ha avuto precedenti esperienze di studio o lavoro fuori dalla Sardegna, che tuttavia hanno arrecato un generale miglioramento economico alla propria condizione di vita, rivelando anche una minore precarietà lavorativa e una crescita del reddito annuo percepito.
Famiglia, amici e il legame con l’isola sono i principali motivi per cui si decide di rientrare, ma la mancanza di opportunità lavorative adeguate alle proprie competenze continuano ad essere, per molti, un freno al rientro definitivo in Sardegna.
 

 
AGENZIA GIORNALISTICA ITALIA
10:34 29 SET 2015
 
(AGI) - Cagliari, 29 set. - Negli ultimi cinque anni 6600 sardi hanno lasciato la nostra Isola, preferendo mete come Regno Unito, Germania e Spagna. Di questi, solo poco piu’ del 20 per cento dichiara di voler tornare in Sardegna, mentre oltre il 40 per cento intende trattenersi dove si e’ trasferito e il rimanente pensa di recarsi ancora in un altro Paese.
 E’ quanto emerge da un’indagine curata dal CEDISE, Centro Europeo Diffusione Informazione Sardegna Estero. Lo studio curato da Silvia Aru, assegnista di ricerca all’Universita’ di Cagliari, e Francesca Mazzuzzi, vice presidente del CEDISE e dottoranda in Storia moderna e contemporanea nell’Ateneo del capoluogo, rappresenta la prima iniziativa di un percorso di studio e di ricerca che intende mettere in luce gli aspetti della mobilita’ dei sardi, soprattutto delle giovani generazioni, in questo scorcio di millennio. (AGI) Red/Sol
 

 
ALGUER.IT
 
CAGLIARI - In un’Europa in cui le migrazioni sono divenute improvvisamente il suo principale problema, il quadro si arricchisce di una vecchia novità: l’espatrio degli italiani all’estero che, nell’ultimo quinquennio, ha interessato circa 600mila persone, di cui 6600 dalla Sardegna. I sardi, in particolare, è emerso che in larga misura non intendono far rientro nella loro isola. Il problema è stato oggetto dell’incontro annuale dell’“Association of European Migration Institutions”, che si è tenuto giovedì e venerdì a Torino per l’organizzazione di “Globus et Locus” e del “Centro Altre Italie”.
In questa sede, unica tra le regioni italiane, la Sardegna ha presentato un’indagine curata dal “Centro Europeo Diffusione Informazione Sardegna Estero”, attraverso le sue curatrici, Silvia Aru (dell’Università degli Studi di Cagliari) e Francesca Mazzuzi (vicepresidente del “Cedise”), che rappresenta la prima iniziativa di un percorso di studio e di ricerca rivolto a mettere in luce gli aspetti della mobilità dei sardi, soprattutto le giovani generazioni, in questo scorcio di millennio. L’indagine Cedise, che rappresenta la prima tappa di una più vasta in corso di svolgimento sull’universo migratorio sardo, si è basata sulla compilazione di un questionario on-line rivolto ai sardi sparsi in tutto il mondo, in Italia ed all’estero, integrato dalla raccolta di storie di vita e da altri dati emersi grazie alla collaborazione di circoli e di federazioni di sardi. Dall’elaborazione di 154 questionari, è emerso un campione con un livello di istruzione medio-alto, circa un terzo del quale risiede in una regione italiana del centro-nord, mentre la maggior parte si trova in un Paese estero.
Le principali mete estere sono il Regno Unito, la Germania e la Spagna. In particolare, è risultato che solo poco più del 20percento dei sardi pensa di tornare in Sardegna, mentre oltre il 40percento intende trattenersi dove si è trasferito ed il rimanente pensa di recarsi ancora in un altro Paese. Oltre la metà del campione ha avuto precedenti esperienze di studio o lavoro fuori dalla Sardegna, che tuttavia hanno arrecato un generale miglioramento economico del campione intervistato, rivelando anche una minore precarietà lavorativa ed una crescita del reddito annuo percepito. Famiglia, amici ed il legame con l’Isola sono i principali motivi per cui si decide di rientrare, ma la mancanza di opportunità lavorative adeguate alle proprie competenze continuano ad essere, per molti, un freno per il rientro definitivo in Sardegna.
 

 
CAGLIARIPAD.IT
 
Negli ultimi cinque anni 6600 sardi hanno lasciato la Sardegna. In fuga soprattutto verso Regno Unito, Germania e Spagna. Voglia di tornare a casa? Poca. Tra questi solo il 20% pensa a un dietrofront. Mentre oltre il 40% intende trattenersi dove si è trasferito. Gli altri? Pensano di andare ancora in un altro Paese. E’ quanto emerge da un’indagine curata dal Cedise (Centro europeo diffusione informazione Sardegna Estero) presentata nei giorni scorsi dalle curatrici, Silvia Aru, assegnista di ricerca all’Università di Cagliari, e Francesca Mazzuzzi, vice presidente del Cedise e dottoranda in Storia moderna e contemporanea nell’Ateneo del capoluogo.
Il tema mobilità è stato oggetto dell’incontro annuale dell’Association of European Migration Institutions, il 24 e il 25 settembre a Torino per l’organizzazione di Globus et Locus e il Centro Altre Italie. L’indagine Cedise, che rappresenta la prima tappa di una più vasta ricerca in corso di svolgimento sull’universo migratorio sardo, si è basata sulla compilazione di un questionario online rivolto ai sardi sparsi in tutto il mondo, in Italia e all’estero, integrato dalla raccolta di storie di vita e da altri dati emersi grazie alla collaborazione di circoli e di federazioni di sardi. Dall’elaborazione di 154 questionari è emerso un campione con un livello di istruzione medio-alto, circa un terzo del quale risiede in una regione italiana del centro-nord, mentre la maggior parte si trova in un Paese estero. Le principali mete scelte sono il Regno Unito, la Germania e la Spagna. Oltre la metà del campione ha avuto precedenti esperienze di studio o lavoro fuori dalla Sardegna, che tuttavia hanno arrecato un generale miglioramento economico alla propria condizione di vita, rivelando anche una minore precarietà lavorativa e una crescita del reddito annuo percepito. Famiglia, amici e il legame con l’isola sono i principali motivi per cui si decide di rientrare, ma la mancanza di opportunità lavorative adeguate alle proprie competenze continuano ad essere, per molti, un freno al rientro definitivo in Sardegna.
 

 
L’UNIONE SARDA
L’UNIONESARDA.IT
Oggi alle 13:14
 
Negli ultimi cinque anni 6600 sardi hanno lasciato la Sardegna, emigrando principalmente nel Regno Unito, in Germania e in Spagna. Di questi, solo poco più del 20 per cento dichiara di voler tornare in Sardegna, oltre il 40 per cento vuole mettere radici dove sta mentre il restante 40 per cento pensa di emigrare in un altro Paese.
E’ quanto emerge da un’indagine curata dal CEDISE (Centro Europeo Diffusione Informazione Sardegna Estero) - presentata nei giorni scorsi dalle curatrici, Silvia Aru, assegnista di ricerca all’Università di Cagliari e Francesca Mazzuzzi, vice presidente del CEDISE e dottoranda in Storia moderna e contemporanea nell’Ateneo del capoluogo - che rappresenta la prima iniziativa di un percorso di studio e di ricerca volto a mettere in luce gli aspetti della mobilità dei sardi, soprattutto delle giovani generazioni, in questo scorcio di millennio.
Il tema è stato oggetto dell’incontro annuale dell’Association of European Migration Institutions, il 24 e il 25 settembre a Torino per l’organizzazione di Globus et Locus e il Centro Altre Italie.
In un’Europa in cui le migrazioni sono divenute improvvisamente il principale problema, il quadro si arricchisce dunque di una vecchia novità: l’espatrio degli italiani all’estero che, nell’ultimo quinquennio, ha interessato circa 600mila persone, di cui 6600 dalla Sardegna. E’ emerso in particolare che i sardi intervistati in larga misura non intendono far rientro nella loro isola.
L’indagine CEDISE, che rappresenta la prima tappa di una più vasta ricerca in corso di svolgimento sull’universo migratorio sardo, si è basata sulla compilazione di un questionario online rivolto ai sardi sparsi in tutto il mondo, in Italia e all’estero, integrato dalla raccolta di storie di vita e da altri dati emersi grazie alla collaborazione di circoli e di federazioni di sardi.
Dall’elaborazione di 154 questionari è emerso un campione con un livello di istruzione medio-alto, circa un terzo del quale risiede in una regione italiana del centro-nord, mentre la maggior parte si trova in un Paese estero.
Le principali mete estere scelte sono il Regno Unito, la Germania e la Spagna. Oltre la metà del campione ha avuto precedenti esperienze di studio o lavoro fuori dalla Sardegna, con "un generale miglioramento economico alla propria condizione di vita, rivelando anche una minore precarietà lavorativa e una crescita del reddito annuo percepito".
Famiglia, amici e il legame con l’isola sono i principali motivi per cui si decide di rientrare, ma la mancanza di opportunità lavorative adeguate alle proprie competenze continuano ad essere, per molti, un freno al rientro definitivo in Sardegna.
 

 
SARDINIAPOST.IT
29 settembre 2015         Economia
 
In fuga soprattutto verso Regno Unito, Germania e Spagna. Non più in nave, ma in aereo. Negli ultimi cinque anni 6600 sardi hanno lasciato la Sardegna. Voglia di tornare a casa? Poca. Tra questi solo il 20% pensa a un dietrofront. Mentre oltre il 40% intende trattenersi dove si è trasferito. Gli altri? Pensano di andare ancora in un altro Paese. E’ quanto emerge da un’indagine curata dal Cedise (Centro europeo diffusione informazione Sardegna Estero) presentata nei giorni scorsi dalle curatrici, Silvia Aru, assegnista di ricerca all’Università di Cagliari, e Francesca Mazzuzzi, vice presidente del Cedise e dottoranda in Storia moderna e contemporanea nell’Ateneo del capoluogo. Il tema mobilità è stato oggetto dell’incontro annuale dell’Association of European Migration Institutions, il 24 e il 25 settembre a Torino per l’organizzazione di Globus et Locus e il Centro Altre Italie. L’indagine Cedise, che rappresenta la prima tappa di una più vasta ricerca in corso di svolgimento sull’universo migratorio sardo, si è basata sulla compilazione di un questionario online rivolto ai sardi sparsi in tutto il mondo, in Italia e all’estero, integrato dalla raccolta di storie di vita e da altri dati emersi grazie alla collaborazione di circoli e di federazioni di sardi. Dall’elaborazione di 154 questionari è emerso un campione con un livello di istruzione medio-alto, circa un terzo del quale risiede in una regione italiana del centro-nord, mentre la maggior parte si trova in un Paese estero.
Oltre la metà del campione ha avuto precedenti esperienze di studio o lavoro fuori dalla Sardegna, che tuttavia hanno arrecato un generale miglioramento economico alla propria condizione di vita, rivelando anche una minore precarietà lavorativa e una crescita del reddito annuo percepito. Famiglia, amici e il legame con l’isola sono i principali motivi per cui si decide di rientrare, ma la mancanza di opportunità lavorative adeguate alle proprie competenze continuano ad essere, per molti, un freno al rientro definitivo in Sardegna.
 

 
SARDEGNAOGGI.IT
 
CAGLIARI - Negli ultimi cinque anni 6600 sardi hanno lasciato la nostra Isola, preferendo mete come Regno Unito, Germania e Spagna. Di questi, solo poco più del 20 per cento dichiara di voler tornare in Sardegna, mentre oltre il 40 per cento intende trattenersi dove si è trasferito e il rimanente pensa di recarsi ancora in un altro Paese.
E’ quanto emerge da un’indagine curata dal Cedise (Centro Europeo Diffusione Informazione Sardegna Estero) - presentata nei giorni scorsi dalle curatrici, Silvia Aru, assegnista di ricerca all’Università di Cagliari e Francesca Mazzuzzi dottoranda in Storia moderna e contemporanea nell’Ateneo del capoluogo - che rappresenta la prima iniziativa di un percorso di studio e di ricerca volto a mettere in luce gli aspetti della mobilità dei sardi, soprattutto delle giovani generazioni, in questo scorcio di millennio.
In un’Europa in cui le migrazioni sono divenute improvvisamente il principale problema, il quadro si arricchisce dunque di una vecchia novità: l’espatrio degli italiani all’estero che, nell’ultimo quinquennio, ha interessato circa 600mila persone, di cui 6600 dalla Sardegna. E’ emerso in particolare che i sardi intervistati in larga misura non intendono far rientro nella loro isola.
Le principali mete estere scelte sono il Regno Unito, la Germania e la Spagna. Oltre la metà del campione ha avuto precedenti esperienze di studio o lavoro fuori dalla Sardegna, che tuttavia hanno arrecato un generale miglioramento economico alla propria condizione di vita, rivelando anche una minore precarietà lavorativa e una crescita del reddito annuo percepito. Famiglia, amici e il legame con l’isola sono i principali motivi per cui si decide di rientrare, ma la mancanza di opportunità lavorative adeguate alle proprie competenze continuano ad essere, per molti, un freno al rientro definitivo in Sardegna.
L’indagine, che rappresenta la prima tappa di una più vasta ricerca in corso di svolgimento sull’universo migratorio sardo, si è basata sulla compilazione di un questionario online rivolto ai sardi sparsi in tutto il mondo, in Italia e all’estero, integrato dalla raccolta di storie di vita e da altri dati emersi grazie alla collaborazione di circoli e di federazioni di sardi. Dall’elaborazione di 154 questionari è emerso un campione con un livello di istruzione medio-alto, circa un terzo del quale risiede in una regione italiana del centro-nord, mentre la maggior parte si trova in un Paese estero.
Ultimo aggiornamento: 29-09-2015 10:34
 

 
SASSARINOTIZIE.IT
 
In un’Europa in cui le migrazioni sono divenute improvvisamente il suo principale problema, il quadro si arricchisce di una vecchia novità: l’espatrio degli italiani all’estero che, nell’ultimo quinquennio, ha interessato circa 600 mila persone, di cui 6600 dalla Sardegna. I sardi, in particolare, è emerso che in larga misura non intendono far rientro nella loro isola.
Il problema è stato oggetto dell’incontro annuale dell’Association of European Migration Institutions, che si è tenuto il 24 e il 25 settembre a Torino per l’organizzazione di Globus et Locus e il Centro Altre Italie. In questa sede, unica tra le regioni italiane, la Sardegna ha presentato un’indagine curata dal CEDISE (Centro Europeo Diffusione Informazione Sardegna Estero), attraverso le sue curatrici, Silvia Aru dell’Università di Cagliari e Francesca Mazzuzi, vice presidente del CEDISE, che rappresenta la prima iniziativa di un percorso di studio e di ricerca rivolto a mettere in luce gli aspetti della mobilità dei sardi, soprattutto le giovani generazioni, in questo scorcio di millennio.
L’indagine CEDISE, che rappresenta la prima tappa di una più vasta in corso di svolgimento sull’universo migratorio sardo, si è basata sulla compilazione di un questionario online rivolto ai sardi sparsi in tutto il mondo, in Italia e all’estero, integrato dalla raccolta di storie di vita e da latri dati emersi grazie alla collaborazione di circoli e di federazioni di sardi. Dall’elaborazione di 154 questionari, è emerso un campione con un livello di istruzione medio-alto, circa un terzo del quale risiede in una regione italiana del centro-nord, mentre la maggior parte si trova in un Paese estero.
Le principali mete estere sono il Regno Unito, la Germania e la Spagna. In particolare è risultato che solo poco più del 20 per cento dei sardi pensa di tornare in Sardegna, mentre oltre il 40 intende trattenersi dove si è trasferito e il rimanente pensa di recarsi ancora in un altro paese.
 Oltre la metà del campione ha avuto precedenti esperienze di studio o lavoro fuori dalla Sardegna, che tuttavia hanno arrecato un generale miglioramento economico del campione intervistato, rivelando anche una minore precarietà lavorativa e una crescita del reddito annuo percepito. Famiglia, amici e il legame con l’isola sono i principali motivi per cui si decide di rientrare, ma la mancanza di opportunità lavorative adeguate alle proprie competenze continuano ad essere, per molti, un freno per il rientro definitivo in Sardegna.
 
 

 

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