Assegnato durante il più importante convegno mondiale di Management per una ricerca sulle imprese vitivinicole sarde
03 September 2015

di Sergio Nuvoli 

Cagliari, 3 settembre 2015 - Uno studio presentato da due ricercatrici di Economia e Gestione delle Imprese dell’Università di Cagliari,  elaborato con due colleghe dell’Università di St. Gallen (Svizzera), ha vinto il prestigioso premio “Carolyn Dexter Award 2015”, assegnato nei giorni scorsi a Vancouver durante l’Academy of Management Annual Meeting. L’importante risultato è stato raggiunto da Cinzia Dessì e Michela Floris dell’Ateneo cagliaritano in team con le colleghe Nadine Kammerlander e Miriam Bird dell’ateneo svizzero.
 
Si tratta di un riconoscimento attribuito dai membri di una giuria internazionale a quei ricercatori che affrontano tematiche attuali con nuove prospettive d’analisi, stimolanti intuizioni e metodologie creative, con una stretta e vincente collaborazione tra studiosi di diverse nazionalità.
 
L’Academy of Management è il più importante convegno a livello mondiale per gli studiosi di Management ed ogni anno si svolge negli Stati Uniti o nel Canada. Al convegno, che quest’anno celebrava il suo 75° anniversario a Vancouver, sono stati inviati 7.045 lavori da ricercatori di 84 Paesi. Di questi solo 3.664 sono stati accettati e presentati in 25 divisioni nelle quali si articola il convegno. Meno del 10% (337 ricerche) di questi lavori ha ricevuto il riconoscimento di “Best Paper”: tra questi, solo 24 sono entrati in lizza per il Carolyn Dexter Award. Dei 6 finalisti solo il primo ha ricevuto il prestigioso riconoscimento: obiettivo centrato dal gruppo di ricerca sardo-svizzero. Ulteriore riconoscimento alla ricerca è l’ok alla pubblicazione ricevuto dalla prestigiosa rivista “Family Business Review”, classificata al quarto posto su 115 alla categoria “Business” dalla Thomson Reuters.
 
L’originalità dello studio delle ricercatrici dell’Ateneo di Cagliari, intitolato “The Impact of Storytelling on Innovation: a Multi Case Study” e basato sull’analisi di un campione di 41 imprese familiari operanti nel settore vitivinicolo della Sardegna, rivela come il contenuto delle storie tramandate di generazione in generazione condizioni considerevolmente i percorsi evolutivi delle imprese, l’assetto organizzativo e in particolare il comportamento innovativo.
 
In un periodo come quello attuale e in un settore come quello vitivinicolo, la pressione della concorrenza internazionale richiede una politica innovativa continua per sopravvivere e competere nel mercato. Ma la propensione ad innovare non sempre è conseguenza di scelte razionali legate all’andamento del mercato e può risentire di ulteriori condizionamenti che risiedono nella cultura e nella storia dell’impresa. Cosa spinge un’impresa ad innovare? Quanto la storia passata si pone come freno o volano per lo sviluppo dell’impresa familiare? Analizzando attentamente le storie di 41 imprese familiari sarde è emerso che il contenuto delle stesse, tramandate di generazione in generazione, ha influenzato e influenza – positivamente e negativamente - la propensione all’innovazione.
 
Raggruppando idealmente in categorie gli orientamenti di queste imprese sono emerse da un lato quelle focalizzate sulla figura del fondatore (“founder-centered oriented”) e dall’altro lato quelle orientate più in generale sulla famiglia (“family-centered oriented”). Nel primo caso, l’idealizzazione del fondatore crea un forte radicamento al passato con un rifiuto nei confronti del cambiamento e dell’innovazione, considerata sovente come minaccia alla stabilità. Queste imprese sono caratterizzate da un evidente accentramento del potere, da un’intensa conflittualità intergenerazionale e da una bassa (a volte inesistente) propensione all’innovazione. Nel secondo caso invece, le imprese appaiono connotate da decisioni condivise, bassa conflittualità intergenerazionale e elevata propensione all’innovazione. In questo modo le imprese si aprono al cambiamento, evolvono e modificano i percorsi evolutivi tracciati nel passato.
 
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Nella foto in alto, Cinzia Dessì, Michela Floris, Nadine Kammerlander e Miriam Bird
 
RASSEGNA STAMPA

 
LA NUOVA SARDEGNA
 
CAGLIARI. Uno studio presentato da due ricercatrici di Economia e Gestione delle Imprese dell’Università di Cagliari, elaborato con due colleghe dell’Università di St. Gallen (Svizzera), ha vinto il prestigioso premio “Carolyn Dexter Award 2015”, assegnato nei giorni scorsi a Vancouver durante l’Academy of Management Annual Meeting.
L’importante risultato è stato raggiunto da Cinzia Dessì e Michela Floris dell’Ateneo cagliaritano in team con le colleghe Nadine Kammerlander e Miriam Bird dell’ateneo svizzero. Si tratta di un riconoscimento attribuito dai membri di una giuria internazionale a quei ricercatori che affrontano tematiche attuali con nuove prospettive d’analisi, stimolanti intuizioni e metodologie creative, con una stretta e vincente collaborazione tra studiosi di diverse nazionalità.
L’Academy of Management è il più importante convegno a livello mondiale per gli studiosi di Management ed ogni anno si svolge negli Stati Uniti o nel Canada. Al convegno, che quest’anno celebrava il suo 75° anniversario a Vancouver, sono stati inviati 7.045 lavori da ricercatori di 84 Paesi. Di questi solo 3.664 sono stati accettati e presentati in 25 divisioni nelle quali si articola il convegno.
Meno del 10% (337 ricerche) di questi lavori ha ricevuto il riconoscimento di “Best Paper”: tra questi, solo 24 sono entrati in lizza per il Carolyn Dexter Award. Dei 6 finalisti solo il primo ha ricevuto il prestigioso riconoscimento: obiettivo centrato dal gruppo di ricerca sardo-svizzero.
Ulteriore riconoscimento alla ricerca è l’ok alla pubblicazione ricevuto dalla prestigiosa rivista “Family Business Review”, classificata al quarto posto su 115 alla categoria “Business” dalla Thomson Reuters.
L’originalità dello studio delle ricercatrici dell’Ateneo di Cagliari, intitolato “The Impact of Storytelling on Innovation: a Multi Case Study” è basato sull’analisi di un campione di 41 imprese familiari operanti nel settore vitivinicolo della Sardegna, rivela come il contenuto delle storie tramandate di generazione in generazione condizioni considerevolmente i percorsi evolutivi delle imprese, l’assetto organizzativo e in particolare il comportamento innovativo. In un periodo come quello attuale e in un settore come quello vitivinicolo, la pressione della concorrenza internazionale richiede una politica innovativa continua per sopravvivere e competere nel mercato. Ma la propensione ad innovare non sempre è conseguenza di scelte razionali legate all’andamento del mercato e può risentire di ulteriori condizionamenti che risiedono nella cultura e nella storia dell’impresa.
Cosa spinge un’impresa ad innovare? Quanto la storia passata si pone come freno o volano per lo sviluppo dell’impresa familiare? Analizzando attentamente le storie di 41 imprese familiari sarde è emerso che il contenuto delle stesse, tramandate di generazione in generazione, ha influenzato e influenza – positivamente e negativamente - la propensione all’innovazione.
Raggruppando idealmente in categorie gli orientamenti di queste imprese sono emerse da un lato quelle focalizzate sulla figura del fondatore (“founder-centered oriented”) e dall’altro lato quelle orientate più in generale sulla famiglia (“family-centered oriented”). Nel primo caso, l’idealizzazione del fondatore crea un forte radicamento al passato con un rifiuto nei confronti del cambiamento e dell’innovazione, considerata sovente come minaccia alla stabilità. Queste imprese sono caratterizzate da un evidente accentramento del potere, da un’intensa conflittualità intergenerazionale e da una bassa (a volte inesistente) propensione all’innovazione.
Nel secondo caso invece, le imprese appaiono connotate da decisioni condivise, bassa conflittualità intergenerazionale e elevata propensione all’innovazione. In questo modo le imprese si aprono al cambiamento, evolvono e modificano i percorsi evolutivi tracciati nel passato.
 

 
ANSA
Tradizione condiziona propensione innovazione delle imprese
Studio ricercatrici Universitá Cagliari premiato a Vancouver
CAGLIARI
 
(ANSA) - CAGLIARI, 3 SET - Il contenuto delle storie tramandate di generazione in generazione, in una parola lo storytelling, condiziona - positivamente e negativamente - la propensione all'innovazione delle imprese. Si è meno disposti a cambiare quando nell'azienda è ancora pesante l'eredità del fondatore. Mentre si tende a stare al passo o ad anticipare i tempi quando l'attività è più orientata sulla famiglia. Sono i principali risultati di uno studio presentato da due ricercatrici di Economia e Gestione delle Imprese dell'Università di Cagliari, elaborato con due colleghe dell'Università di St. Gallen (Svizzera), che ha vinto il premio "Carolyn Dexter Award 2015", assegnato nei giorni scorsi a Vancouver durante l'Academy of Management Annual Meeting. L'importante risultato è stato raggiunto da Cinzia Dessì e Michela Floris dell'Ateneo cagliaritano in team con le colleghe svizzere Nadine Kammerlander e Miriam Bird. Cosa spinge un'impresa ad innovare? Quanto la storia passata si pone come freno o volano per lo sviluppo dell'impresa familiare? Analizzando attentamente le vicende di 41 aziende familiari sarde operanti nel settore vitivinicolo è emerso che il passato dell'impresa, tramandato di generazione in generazione, ha influenzato e influenza il presente. Raggruppando idealmente in categorie gli orientamenti di queste imprese sono emerse da un lato quelle focalizzate sulla figura del fondatore ("founder-centered oriented") e dall'altro quelle orientate più in generale sulla famiglia ("family-centered oriented"). Nel primo caso, l'idealizzazione del fondatore crea un forte radicamento al passato con un rifiuto nei confronti del cambiamento e dell'innovazione, considerata sovente come minaccia alla stabilità. Queste imprese sono caratterizzate da un evidente accentramento del potere, da un'intensa conflittualità intergenerazionale e da una bassa (a volte inesistente) propensione all'innovazione. Nel secondo caso invece, le imprese appaiono connotate da decisioni condivise, bassa conflittualità intergenerazionale e elevata propensione all'innovazione. In questo modo le imprese si aprono al cambiamento, evolvono e modificano i percorsi evolutivi tracciati nel passato.
 

 
CAGLIARIPAD.IT
Università
3 Settembre 2015 ore 13:21
 
Il contenuto delle storie tramandate di generazione in generazione, in una parola lo storytelling, condiziona - positivamente e negativamente - la propensione all'innovazione delle imprese. Si è meno disposti a cambiare quando nell'azienda è ancora pesante l'eredità del fondatore. Mentre si tende a stare al passo o ad anticipare i tempi quando l'attività è più orientata sulla famiglia.
Sono i principali risultati di uno studio presentato da due ricercatrici di Economia e Gestione delle Imprese dell'Università di Cagliari, elaborato con due colleghe dell'Università di St. Gallen (Svizzera), che ha vinto il premio "Carolyn Dexter Award 2015", assegnato nei giorni scorsi a Vancouver durante l'Academy of Management Annual Meeting.
L'importante risultato è stato raggiunto da Cinzia Dessì e Michela Floris dell'Ateneo cagliaritano in team con le colleghe svizzere Nadine Kammerlander e Miriam Bird.
Cosa spinge un'impresa ad innovare? Quanto la storia passata si pone come freno o volano per lo sviluppo dell'impresa familiare? Analizzando attentamente le vicende di 41 aziende familiari sarde operanti nel settore vitivinicolo è emerso che il passato dell'impresa, tramandato di generazione in generazione, ha influenzato e influenza il presente.
Raggruppando idealmente in categorie gli orientamenti di queste imprese sono emerse da un lato quelle focalizzate sulla figura del fondatore ("founder-centered oriented") e dall'altro quelle orientate più in generale sulla famiglia ("family-centered oriented"). Nel primo caso, l'idealizzazione del fondatore crea un forte radicamento al passato con un rifiuto nei confronti del cambiamento e dell'innovazione, considerata sovente come minaccia alla stabilità. Queste imprese sono caratterizzate da un evidente accentramento del potere, da un'intensa conflittualità intergenerazionale e da una bassa (a volte inesistente) propensione all'innovazione.
Nel secondo caso invece, le imprese appaiono connotate da decisioni condivise, bassa conflittualità intergenerazionale e elevata propensione all'innovazione. In questo modo le imprese si aprono al cambiamento, evolvono e modificano i percorsi evolutivi tracciati nel passato.
 

 
SARDEGNAOGGI.IT
 
CAGLIARI - Uno studio presentato da due ricercatrici di Economia e Gestione delle Imprese dell'Università di Cagliari, elaborato con due colleghe dell'Università di St. Gallen (Svizzera), ha vinto il prestigioso premio "Carolyn Dexter Award 2015", assegnato nei giorni scorsi a Vancouver durante l'Academy of Management Annual Meeting, il più importante convegno a livello mondiale per gli studiosi di Management. L'importante risultato è stato raggiunto da Cinzia Dessì e Michela Floris dell'Ateneo cagliaritano in team con le colleghe Nadine Kammerlander e Miriam Bird dell'ateneo svizzero.
L'originalità dello studio, intitolato "The Impact of Storytelling on Innovation: a Multi Case Study" e basato sull'analisi di un campione di 41 imprese familiari operanti nel settore vitivinicolo della Sardegna, rivela come il contenuto delle storie tramandate di generazione in generazione condizioni considerevolmente i percorsi evolutivi delle imprese, l'assetto organizzativo e in particolare il comportamento innovativo.
In un periodo come quello attuale e in un settore come quello vitivinicolo, la pressione della concorrenza internazionale richiede una politica innovativa continua per sopravvivere e competere nel mercato. Ma la propensione ad innovare non sempre è conseguenza di scelte razionali legate all'andamento del mercato e può risentire di ulteriori condizionamenti che risiedono nella cultura e nella storia dell'impresa. Cosa spinge un'impresa ad innovare? Quanto la storia passata si pone come freno o volano per lo sviluppo dell'impresa familiare? Analizzando attentamente le storie di 41 imprese familiari sarde è emerso che il contenuto delle stesse, tramandate di generazione in generazione, ha influenzato e influenza – positivamente e negativamente - la propensione all'innovazione.
Raggruppando idealmente in categorie gli orientamenti di queste imprese sono emerse da un lato quelle focalizzate sulla figura del fondatore ("founder-centered oriented") e dall'altro lato quelle orientate più in generale sulla famiglia ("family-centered oriented"). Nel primo caso, l'idealizzazione del fondatore crea un forte radicamento al passato con un rifiuto nei confronti del cambiamento e dell'innovazione, considerata sovente come minaccia alla stabilità. Queste imprese sono caratterizzate da un evidente accentramento del potere, da un'intensa conflittualità intergenerazionale e da una bassa (a volte inesistente) propensione all'innovazione. Nel secondo caso invece, le imprese appaiono connotate da decisioni condivise, bassa conflittualità intergenerazionale e elevata propensione all'innovazione. In questo modo le imprese si aprono al cambiamento, evolvono e modificano i percorsi evolutivi tracciati nel passato.

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