Enzo Collotti e Fabio Levi a Sa Duchessa per l’incontro “1945 Liberazione e ritorno” coordinato dal prof. Claudio Natoli
27 January 2015

Dal 20 al 27 gennaio seminari a Sa Duchessa coordinati dal prof. Claudio Natoli. Martedì 27 gennaio a Sa Duchessa Enzo Collotti e Fabio Levi all’incontro aperto al pubblico “1945 Liberazione e ritorno”
 
In preparazione alla "Giornata della memoria 2015" - in programma il prossimo 27 gennaio - il Dipartimento di storia, beni culturali e territorio dell’Università di Cagliari organizza il seminario "Liberazione ritorno: memoria, silenzi e rimozioni", rivolto a studenti dei corsi di laurea triennale e specialistica in Lettere, Filosofia, Beni culturali, Lingue e Scienze dell’educazione. Per la partecipazione al seminario, corredata da una relazione scritta, è stato proposto il riconoscimento di 2 crediti.

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CALENDARIO SEMINARI. Martedì 20 gennaio, mercoledì 21 gennaio, giovedì 22 gennaio, venerdì 23 gennaio, lunedì 26 gennaio, martedì 27 gennaio - Orario: dalle 11,00 alle 13,00. Sede: Aula 15 della Facoltà di Studi Umanistici. Tema: I regimi fascisti e la persecuzione degli ebrei dalle leggi razziali alla Shoah. Organizza e coordina Claudio Natoli, professore ordinario di Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche.
 
GIORNATA DELLA MEMORIA 2015. Martedì 27 gennaio il Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio, l’Istituto Sardo per la Storia della Resistenza e dell’Autonomia e l’Istituto “D. Scano”, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale, propongono l’incontro di riflessione e dibattito aperto al pubblico dal titolo “1945 Liberazione e ritorno”. 
Dopo i saluti delle autorità è in programma l’introduzione a cura del professor Francesco Atzeni, direttore del Dipartimento di Storia, Beni culturali e Territorio. A seguire gli interventi di: Claudio Natoli (Università di Cagliari, sul tema: La Liberazione e lo spirito del 1945), dello studioso di fama internazionale del nazismo, del fascismo e della Shoah Enzo Collotti (Università di Firenze, su: La Liberazione dei campi e l’amara realtà del ritorno: memoria, silenzi, rimozioni) e di Fabio Levi (direttore del Centro internazionale studi “Primo Levi” e docente dell’Università di Torino, su: Primo Levi e il dovere della testimonianza: tra letteratura e impegno civile). 
Obiettivo del convegno è di riflettere su come la Liberazione dall’oppressione nazifascista abbia rappresentato un evento fondativo per la costruzione di un’Europa democratica. Particolare attenzione sarà dedicata alla liberazione dei campi di concentramento e all’amara realtà del ritorno a casa dei sopravvissuti. Emblematica al riguardo la figura di Primo Levi, che ha lasciato una delle più alte testimonianze sul piano letterario e dell’impegno civile della tragica realtà dei Lager e della Shoah. 
Orario: dalle 15,30 alle 19,00. Sede: Aula magna corpo aggiunto del Polo Umanistico, via Is Mirrionis 1 a Cagliari.

 


 

 L’UNIONE SARDA
 
L’Unione Sarda di martedì 27 gennaio 2015 / Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
GIORNATA DELLA MEMORIA
Questa sera lo studioso ospite dell’Università di Cagliari
Fabio Levi racconta Primo «Il dovere di non scordare»
 
Si parla troppo di Shoah?
«Si parla troppo della Shoah, se se ne parla in modo inadeguato. Viceversa, se prevalgono cura e rispetto, c’è sempre qualcosa di nuovo da dire».
Si parla troppo della Shoah se l’esercizio della memoria si consuma nella compassione per le vittime e nel pathos mediatico. C’è ancora molto da conoscere invece, sul genocidio ebraico (e di altri milioni di uomini e donne: disabili, nomadi, oppositori, omosessuali, indegni di vivere per i nazisti), secondo lo storico Fabio Levi, direttore del Centro internazionale di studi Primo Levi. Docente all’Università di Torino, studioso della persecuzione antiebraica in Italia, il professor Levi interverrà oggi al convegno “1945. Liberazione e ritorno”. L’incontro, alle 15,30 aula magna del Polo Umanistico dell’Ateneo cagliaritano in via Is Mirrionis, è organizzato dall’Università di Cagliari, Dipartimento di Storia, Beni culturali e Territorio, l’Istituto sardo per la storia della Resistenza e dell’Autonomia (Issra) e l’Istituto tecnico industriale Scano.
Oggi Giornata della Memoria: a dieci anni della sua istituzione qual è il senso di questa ricorrenza?
«Aiutare soprattutto i più giovani a conoscere gli stermini avvenuti nel corso della seconda guerra mondiale e a riflettere sulle implicazioni morali di quegli eventi. È chiaro però che ogni anno le cose cambiano, perché gli interlocutori sono sempre diversi e diverso è anche il clima nazionale e internazionale in cui si colloca quella riflessione».
Sulla memoria c’è qualcosa che si potrebbe fare e non si fa?
«Forse, la cosa migliore che si potrebbe fare sarebbe coinvolgere le persone, i ragazzi, rendendoli attivi e partecipi in prima persona, con iniziative alla loro portata. Il 27 gennaio non deve essere una ricorrenza puramente celebrativa».
I giovani si infastidiscono a sentir parlare di Olocausto, pensano di sapere già. In che modo si può parlargliene ancora?
«Facendo loro sentire che neppure gli adulti sanno tutto. Anzi non sanno quasi niente, se si tiene conto dell’enormità di quanto è accaduto. Lo scrittore David Grossman ha detto che di fronte a quegli eventi siamo tutti come dei bambini. Al riguardo anche i più esperti hanno ben poco da insegnare. Tutti insieme dobbiamo aiutarci vicendevolmente a sapere e a cercare di capire».
Quest’anno sarà pubblicata l’edizione completa in lingua inglese delle opere di Primo Levi dalla Norton Liveright. È l’unico italiano contemporaneo ad aver avuto un tale riconoscimento. Perché proprio lui?
«Perché Levi è uno scrittore straordinario, non solo come testimone del Lager, ma per la varietà dei mondi che ha esplorato e descritto, per i linguaggi che ha saputo costruire ogni volta, per la ricchezza del suo pensiero. Tutto questo ne ha fatto un classico della letteratura italiana e internazionale».
In Italia, a distanza di quasi trent’anni dalla sua morte, Primo Levi è ancora letto nelle scuole?
«Forse meno di una volta, anche se rimane una presenza importante. Credo che andrebbe riproposto con forza, ma in un modo diverso da come si è fatto per tanto tempo. Per varie generazioni Levi è stato il testimone di Auschwitz per eccellenza. Una cosa molto importante, certo. Ma si potrebbe fare di più».
A 70 anni di distanza dall’anniversario della liberazione di Auschwitz, c’è un pesante rigurgito di razzismo e antisemitismo. Allora, ricordare può bastare?
«Ricordare non basta mai. Bisogna riflettere, ragionare, e farlo insieme agli altri».
Quali sono, oggi, gli altri olocausti che si compiono sotto i nostri occhi?
«Non mi piace molto il termine olocausto , perché significa letteralmente sacrificio. Non credo che si possa chiamare sacrificio la morte orrenda dell’ostaggio giapponese decapitato dai macellai dello stato islamico o il rapimento di centinaia di ragazze in Nigeria. Basta che dalla nostra Europa giriamo lo sguardo tutto intorno e non possiamo non vedere i pericolosi focolai che ci minacciano».
Franca Rita Porcu


 
 
 L’UNIONE SARDA
L’Unione Sarda di martedì 27 gennaio 2015 / Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
GLI INCONTRI. Oggi a Cagliari, Monserrato e Sassari
Storici, musicisti e scrittori: la cultura al servizio della verità
 
CAGLIARI A Cagliari, alle 18 nella sala convegni della Fondazione Banco di Sardegna (via San Salvatore da Horta, 2) il Comitato Provinciale Anpi di Cagliari insieme alla rivista Sardinews, ha organizzato la serata “La Giornata della Memoria e la Sardegna”, introdotta dal giornalista Alberto Urgu, alla quale interverrà anche lo storico Gianluca Scroccu e che sarà accompagnata dalla musica del Karel Quartet. In programma letture di testi (con Maurizio Anichini, Pieropaolo Piludu, Francesca Falchi, Paola Pilia, Giacomo Mameli, Pietro Picciau, Natalino Piras e Marco Sini) e musiche che rievocano deportazioni e internamento nei campi di sterminio nazisti.
MONSERRATO Incontro con Santino Spinelli. Oggi alle 18.30 la Casa della Cultura a Monserrato (via Giulio Cesare, 30) ospita l’incontro con il musicista e compositore rom Santino Spinelli che terrà una conferenza dal titolo “Rom, genti libere, storia, arte e cultura di un popolo semisconosciuto”. Durante la serata si esibirà il coro della scuola elementare Cabras, diretto da Valter Alberton, e sarà proiettato il documentario “Fabrizio De André: una voce contro tutte le guerre”, presentato da Gerardo Ferrara.
SASSARI Questa mattina alle 11 nell’aula magna del Dipartimento di Scienze politiche di Sassari, Alberto Brugio presenta il suo libro “Nonostante Auschwitz. Il ritorno del razzismo in Europa”. Interverranno Guglielmo Sanna, Ludovica Lorusso e Alessandra Grabesu.



L’UNIONE SARDA

L’Unione Sarda di mercoledì 28 gennaio 2015 / Cultura (Pagina 49 - Edizione CA)
Isolamento e vergogna: il sapore amaro del ritorno
LA TESTIMONIANZA. Lo storico Enzo Collotti al convegno sui sopravvissuti all’orrore nazista
 
Aperti i cancelli dei lager nazisti, i deportati rientrarono a casa. Gli italiani furono gli ultimi ad essere rimpatriati. Se fu difficile riunirsi alle proprie famiglie, per via della impacciata burocrazia italiana, di più lo fu raccontare ciò che avevano vissuto. Al loro rientro, dopo la festa, calò il silenzio. Anzi, molto peggio, ricorda Enzo Collotti in occasione del settantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz, la diffidenza e l’isolamento accompagnò i sopravvissuti alla persecuzione nazista. Chi era rimasto in patria manifestò una radicale incapacità a comprendere il dramma di queste persone. Lo storico siciliano, ospite del convegno “1945. Liberazione e ritorno”, organizzato per la Giornata della Memoria dall’Ateneo di Cagliari con l’Istituto Sardo per la Storia della Resistenza e dell’Autonomia e l’Istituto Tecnico Industriale Scano, ha raccontato, davanti a una platea perlopiù di giovanissimi, la liberazione dei campi e l’amara realtà del ritorno, fatta di silenzi e rimozioni.
Persino all’antifascista Emilio Lussu, ministro per l’Assistenza Postbellica nel governo Parri, cita ancora Collotti, parve di scorgere in quegli uomini e quelle donne estranei alla lotta di liberazione della nazione (erano altrove), una «mentalità arrogantemente totalitaria», un certo «rancore verso il Paese in generale e verso il governo in particolare».
Come ammise in più occasioni Primo Levi, l’autore di “Se questo è un uomo”, sopravvissuto ad Auschwitz, cui era dedicato il dibattito che si è svolto ieri pomeriggio, presso il Polo Umanistico dell’università cagliaritana, il pudore di chi visse l’orrore dei lager, per la maggioranza dei reduci, vinse sulla necessità di condividere il dolore del ricordo. Una reticenza che fece il paio con il sospetto di chi quella sofferenza avrebbe dovuto ascoltarla. Oggi, come allora, il dovere della conoscenza non può venir meno, come hanno ribadito gli altri relatori del dibattito, gli storici Claudio Natoli e Fabio Levi. Impegnarsi a sapere, e nello stesso tempo accettare che questo è un compito inesauribile, è l’unico modo per assumersi la responsabilità collettiva di ciò che è stato.
Ancora attuali, a dispetto della varia pubblicistica sull’argomento, sono le parole del generale americano Eisenhower quando, nell’aprile del ’45, liberò il lager di Buchenwald, «qualsiasi cosa sia stata detta fino ad oggi è inadeguata a descrivere le condizioni di orrore» del sistema concentrazionario tedesco.
Franca Rita Porcu

 

giornata della memoria 2015

(ic)
 

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