L'intervento del Rettore Giovanni Melis nel dibattito in corso sulle colonne de La Nuova Sardegna
13 January 2015

 

Cagliari, 13 gennaio 2015 - Pubblichiamo di seguito l’intervento del Rettore, Giovanni Melis, apparso su La Nuova Sardegna di oggi e già disponibile nell’apposita sezione del portale dell’Ateneo "Rassegna stampa quotidiana".


 
LA NUOVA SARDEGNA

LA DIVISIONE DELLE RISORSE PUNISCE GLI ATENEI SARDI

Difficile competere con le altre Università italiane. I criteri meritocratici di fatto rafforzano i più forti e non consentono ai più deboli di recuperare

 

I recenti interventi sul quotidiano di due autorevoli docenti degli Atenei sardi hanno invitato i rettori ad avere più coraggio favorendo l’ingresso di giovani ricercatori con il prepensionamento dei professori più anziani, in un caso, e con chiamate di docenti dal Continente, nell’altro. Non si disconosce l’importanza del ricambio generazionale e dell’apertura nazionale ed internazionale, tuttavia, quanto meno per la situazione di Cagliari, le difficoltà sono altre.  A partire dal 2009, l’effetto congiunto dell’anticipazione di circa cinque anni dell’età del pensionamento della docenza e gli ingressi nello stesso periodo di 160 nuovi ricercatori, le chiamate di 118 professori in possesso dell’ idoneità o dell’abilitazione nazionale  hanno decisamente rinnovato la docenza.  Non va sottovalutato il numero crescente di dottorandi, assegnisti e borsisti impegnati nella ricerca, il cui numero ormai è intorno alle mille unità. Sulla ricerca si hanno i primi segnali positivi di tale politica. Dopo diversi anni l’Università di Cagliari è rientrata fra i 21 Atenei Italiani compresi fra i primi 500 al mondo nel 2014 Shanghai Ranking of World University. Non meno importanti sono le valutazioni positive ottenute dai nostri ricercatori nelle abilitazioni nazionali ed i successi conseguiti nelle chiamate selettive ed aperte.
In realtà, le criticità derivano dai tagli ministeriali e dai criteri introdotti a partire dalla riforma Gelmini per l’assegnazione delle risorse e degli organici. Gli Atenei, unici nella pubblica  amministrazione, devono procurarsi le risorse con una competizione nazionale basata sui risultati raggiunti.  Peraltro, la posta non consiste nell’assegnazione di risorse aggiuntive, ma semplicemente nella possibilità di limitare i tagli. Non si contesta che il merito premi  i risultati migliori, ma la competizione deve svolgersi con pari opportunità.
La recente prospettiva che il finanziamento ministeriale sia per il 70% correlato con il numero degli studenti regolari fa emergere difficoltà strutturali negli Atenei sardi e meridionali. Diventa difficile ridurre il numero degli studenti fuori corso, quando, come emerge dai test INVALSI, le competenze in ingresso dei giovani immatricolati sono decisamente meno elevate di quelle dei coetanei del Centro-Nord Italia. Inoltre, le borse per gli studenti meritevoli e meno abbienti sono largamente insufficienti e i servizi per il diritto allo studio sono meno efficaci, determinando un forte tasso di pendolarismo, che non aiuta nella regolarità degli studi e penalizza l’attrazione di studenti da altre regioni. Se poi si hanno presenti le differenze nel reddito medio pro-capite che esistono fra la Sardegna e le regioni del Centro-Nord, e si prende atto che le possibilità di rinnovare gli organici sono dal ministero concesse in funzione degli equilibri finanziari dei bilanci e, soprattutto, dell’entità delle tasse incassate dagli studenti, emergono con evidenza le implicazioni politiche sottese all’introduzione di criteri meritocratici che di fatto rafforzano i più forti e non consentono ai più deboli di recuperare. 
In questa situazione, le risorse perse dagli Atenei meridionali vanno a rafforzare quelli del Centro-Nord. Diventa fondamentale che la classe politica regionale ponga con forza all’attenzione del governo nazionale le specificità degli Atenei sardi e che il sostegno al sistema universitario non venga meno.
Giovanni Melis
Rettore dell’Università di Cagliari

 

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