Il docente cagliaritano Alfredo Loi nel team di ricerca che su Nature propone di rivedere gli scenari di un’importante Periodo geologico
15 October 2014

 

 
Uno studio pubblicato su Nature rivela che nell’Ordoviciano terminale non ci fu un’unica enorme glaciazione ma più cicli simili a quelli del recente Quaternario. Coinvolti geologi dell’Università di Cagliari nella scoperta che può cambiare gli scenari derivanti dallo studio di alcuni fenomeni legati alle glaciazioni, come le estinzioni di massa.
 
Nel Paleozoico la devastante estinzione di massa del Periodo Ordoviciano non fu un unico e rapido evento, ma più fenomeni distribuiti nel tempo. Tra Nord Africa e Canada lo studio di un’équipe italo-franco-canadese su rocce di 444 milioni di anni fa getta una nuova luce in chiave recente sulla “glaciazione Ordoviciana”
 
 
di Sergio Nuvoli
 
Cagliari, 15 ottobre 2014 - E’ stato pubblicato su Nature un lavoro che deriva dalla sintesi dei risultati ottenuti da due équipe di ricerca: la prima, italo-francese, ha lavorato nel Nord Africa, la seconda, canadese, ha lavorato nel Nord America.
 
Allo studio ha partecipato Alfredo Loi, docente di Geologia e Stratigrafia del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche, che studia da diversi anni la registrazione delle variazioni del livello degli oceani nei depositi sedimentari del Paleozoico (l’era geologica compresa tra 541 a 252 milioni di anni fa).
 
I dati raccolti nei due continenti hanno permesso di chiarire i meccanismi genetici dei depositi sedimentari dell’Ordoviciano terminale (secondo Periodo geologico dell’Era Paleozoica, risalente a 444 milioni di anni fa), che sono tra le più importanti “rocce serbatoio”, rocce molto porose in cui si concentrano gli idrocarburi, del bacino petrolifero sahariano, localizzate in particolare in Algeria e Libia.
 
Prima di questo lavoro l’Ordoviciano terminale era conosciuto per un’unica imponente glaciazione associata ad elevati livelli di anidride carbonica (gas ad effetto serra) e per un unico evento di estinzione di massa devastante. Inoltre i volumi della calotta glaciale ordoviciana erano valutati doppi rispetto a quelli del più recente ultimo picco glaciale del Quaternario, circa 20.000 anni fa. La pubblicazione dimostra invece che queste affermazioni, che descrivono uno scenario catastrofico, sono erronee e derivavano da un’insufficiente conoscenza delle sezioni geologiche dell’Ordoviciano.
 
E’ stato esaminato un record sedimentario eccezionalmente completo depositato, durante l’Ordoviciano, in due posizioni paleo-latitudinali differenti: una paleo-tropicale (Isola di Anticosti in Canada) e una paleo-periglaciale (Anti Atlas in Marocco). L’organizzazione stratigrafica rivela che anche in questo periodo geologico erano attivi i cicli glacio-eustatici (importanti variazioni cicliche del livello del mare prodotte dalle espansioni e fusioni delle calotte glaciali) simili a quelli attuali.
 
In particolare gli studiosi hanno evidenziato tre grandi cicli glaciali di forte intensità collegati alle variazioni cicliche dei parametri orbitali della terra (cicli di Milanković: eccentricità orbitale, inclinazione dell’asse e la precessione dell’orbita terrestre). E’ dunque necessario rivedere i meccanismi genetici accettati sinora per gli eventi della fine dell’Ordoviciano, come per esempio la dinamica dell’estinzione di massa che non deve più essere considerata come il risultato di un’unica ed “istantanea” estinzione ma molteplice e estesa nel tempo.
 
Lavori come questo dimostrano che lo studio di fenomeni geologici, risalenti a centinaia di milioni di anni fa, sono un utile strumento di confronto per capire l’evoluzione e il significato dei fenomeni attuali.
 
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L’UNIONE SARDA
L’Unione Sarda di giovedì 16 ottobre 2014
Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
Università
Le ricerche del prof
 
Geologi dell’Università di Cagliari sono coinvolti in una scoperta che può cambiare gli scenari derivanti dallo studio di alcuni fenomeni legati alle glaciazioni, come le estinzioni di massa. Il lavoro deriva dalla sintesi dei risultati di due équipe di ricerca: la prima, italo-francese, ha lavorato nel Nord Africa, la seconda, canadese, ha lavorato nel Nord America. Allo studio ha partecipato Alfredo Loi, docente di Geologia e stratigrafia del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche di Cagliari, che studia da diversi anni la registrazione delle variazioni del livello degli oceani nei depositi sedimentari del Paleozoico, l’era geologica compresa tra 541 a 252 milioni di anni fa. Lo studio pubblicato su Nature rivela che nel Periodo Ordoviciano terminale non ci fu un’unica enorme glaciazione, come si pensava finora, ma più cicli simili a quelli del recente Quaternario.

 
Studio smonta tesi di un'unica glaciazione 440 mln anni fa
Fra ricercatori anche docente Università di Cagliari
CAGLIARI
 
(ANSA) - CAGLIARI, 15 OTT - Uno studio, effettuato da un'équipe italo-franco-canadese su rocce di 444 milioni di anni fa getta ora una nuova luce sulla "glaciazione Ordoviciana". Una scoperta che rimette in discussione quanto si sapeva sinora. Prima si pensava che la devastante estinzione di massa del Paleozoico fosse legata a un unico e rapido evento. Gli studiosi hanno dimostrato, invece, che le cause possono essere attribuite a più fenomeni distribuiti nel tempo. Fra i protagonisti dell'approfondimento pubblicato sulla rivista scientifica Nature anche Alfredo Loi, docente di Geologia e stratigrafia del Dipartimento di Scienze chimiche e geologiche dell'ateneo di Cagliari. Secondo gli studiosi non vi sarebbe stata una sola terribile glaciazione, ma più cicli simili a quelli del recente Quaternario. Il lavoro deriva dalla sintesi dei risultati di due gruppi di ricerca: il primo, italo-francese, ha lavorato nel Nord Africa, il secondo, canadese, nel Nord America. I dati raccolti nei due continenti hanno permesso di chiarire i meccanismi genetici dei depositi sedimentari dell'Ordoviciano terminale (secondo Periodo geologico dell'Era Paleozoica, risalente a 444 milioni di anni), che sono tra le più importanti "rocce serbatoio", rocce molto porose in cui si concentrano gli idrocarburi, del bacino petrolifero sahariano, localizzate in particolare in Algeria e Libia. Prima di questo lavoro l'Ordoviciano terminale era conosciuto per un'unica imponente glaciazione associata ad elevati livelli di anidride carbonica (gas ad effetto serra) e per un unico evento di estinzione di massa devastante.
YE6-AR/ S45 QBXQ
 

 


 
Castedduonline.it
Autore: Redazione Casteddu Online il 15/10/2014 11:23
 
Geologia: un docente dell’ateneo di Cagliari in un team internazionale
Nel Paleozoico la devastante estinzione di massa del Periodo Ordoviciano non fu un unico e rapido evento, ma più fenomeni distribuiti nel tempo: lo studio di un’équipe italo-franco-canadese su rocce di 444 milioni di anni fa getta ora una nuova luce sulla “glaciazione Ordoviciana”.
Lo studio pubblicato su Nature rivela che nel Periodo Ordoviciano terminale non ci fu un’unica enorme glaciazione, come si pensava finora, ma più cicli simili a quelli del recente Quaternario. Geologi dell’Università di Cagliari sono coinvolti in una scoperta che può cambiare gli scenari derivanti dallo studio di alcuni fenomeni legati alle glaciazioni, come le estinzioni di massa. Il lavoro deriva dalla sintesi dei risultati di due équipe di ricerca: la prima, italo-francese, ha lavorato nel Nord Africa, la seconda, canadese, ha lavorato nel Nord America. Allo studio ha partecipato Alfredo Loi, docente di Geologia e Stratigrafia del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche, che studia da diversi anni la registrazione delle variazioni del livello degli oceani nei depositi sedimentari del Paleozoico (l’era geologica compresa tra 541 a 252 milioni di anni fa).
I dati raccolti nei due continenti hanno permesso di chiarire i meccanismi genetici dei depositi sedimentari dell’Ordoviciano terminale (secondo Periodo geologico dell’Era Paleozoica, risalente a 444 milioni di anni fa), che sono tra le più importanti “rocce serbatoio”, rocce molto porose in cui si concentrano gli idrocarburi, del bacino petrolifero sahariano, localizzate in particolare in Algeria e Libia. Prima di questo lavoro l’Ordoviciano terminale era conosciuto per un’unica imponente glaciazione associata ad elevati livelli di anidride carbonica (gas ad effetto serra) e per un unico evento di estinzione di massa devastante. Inoltre i volumi della calotta glaciale ordoviciana erano valutati doppi rispetto a quelli del più recente ultimo picco glaciale del Quaternario, circa 20mila anni fa. La pubblicazione dimostra invece che queste affermazioni, che descrivono uno scenario catastrofico, sono erronee e derivavano da un’insufficiente conoscenza delle sezioni geologiche dell’Ordoviciano. E’ stato esaminato un record sedimentario eccezionalmente completo depositato, durante l’Ordoviciano, in due posizioni paleo-latitudinali differenti: una paleo-tropicale (Isola di Anticosti in Canada) e una paleo-periglaciale (Anti Atlas in Marocco). L’organizzazione stratigrafica rivela che anche in questo periodo geologico erano attivi i cicli glacio-eustatici (importanti variazioni cicliche del livello del mare prodotte dalle espansioni e fusioni delle calotte glaciali) simili a quelli attuali.
In particolare gli studiosi hanno evidenziato tre grandi cicli glaciali di forte intensità collegati alle variazioni cicliche dei parametri orbitali della terra (cicli di Milanković: eccentricità orbitale, inclinazione dell’asse e la precessione dell’orbita terrestre). E’ dunque necessario rivedere i meccanismi genetici accettati sinora per gli eventi della fine dell’Ordoviciano, come per esempio la dinamica dell’estinzione di massa che non deve più essere considerata come il risultato di un’unica ed “istantanea” estinzione ma molteplice e estesa nel tempo.
Lavori come questo dimostrano che lo studio di fenomeni geologici, risalenti a centinaia di milioni di anni fa, sono un utile strumento di confronto per capire l’evoluzione e il significato dei fenomeni attuali.
 

 

Scienza e Tecnologia
mercoledì, 15 ottobre 2014
Geologia, docente cagliaritano nel team che riscrive la storia delle glaciazioni
Su ’Nature’ uno studio internazionale propone di rivedere gli scenari di un importante periodo geologico. Nel team anche Alfredo Loi, docente di geologia dell’Università di Cagliari.
 
CAGLIARI - Nel Paleozoico la devastante estinzione di massa del Periodo Ordoviciano non fu un unico e rapido evento, ma più fenomeni distribuiti nel tempo: lo studio di un’équipe italo-franco-canadese su rocce di 444 milioni di anni fa getta ora una nuova luce sulla "glaciazione Ordoviciana".
 
Lo studio pubblicato su Nature rivela che nel Periodo Ordoviciano terminale non ci fu un’unica enorme glaciazione, come si pensava finora, ma più cicli simili a quelli del recente Quaternario. Geologi dell’Università di Cagliari sono coinvolti in una scoperta che può cambiare gli scenari derivanti dallo studio di alcuni fenomeni legati alle glaciazioni, come le estinzioni di massa. Il lavoro deriva dalla sintesi dei risultati di due équipe di ricerca: la prima, italo-francese, ha lavorato nel Nord Africa, la seconda, canadese, ha lavorato nel Nord America. Allo studio ha partecipato Alfredo Loi, docente di Geologia e Stratigrafia del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche, che studia da diversi anni la registrazione delle variazioni del livello degli oceani nei depositi sedimentari del Paleozoico (l’era geologica compresa tra 541 a 252 milioni di anni fa).
 
I dati raccolti nei due continenti hanno permesso di chiarire i meccanismi genetici dei depositi sedimentari dell’Ordoviciano terminale (secondo Periodo geologico dell’Era Paleozoica, risalente a 444 milioni di anni fa), che sono tra le più importanti "rocce serbatoio", rocce molto porose in cui si concentrano gli idrocarburi, del bacino petrolifero sahariano, localizzate in particolare in Algeria e Libia. Prima di questo lavoro l’Ordoviciano terminale era conosciuto per un’unica imponente glaciazione associata ad elevati livelli di anidride carbonica (gas ad effetto serra) e per un unico evento di estinzione di massa devastante. Inoltre i volumi della calotta glaciale ordoviciana erano valutati doppi rispetto a quelli del più recente ultimo picco glaciale del Quaternario, circa 20mila anni fa. La pubblicazione dimostra invece che queste affermazioni, che descrivono uno scenario catastrofico, sono erronee e derivavano da un’insufficiente conoscenza delle sezioni geologiche dell’Ordoviciano. E’ stato esaminato un record sedimentario eccezionalmente completo depositato, durante l’Ordoviciano, in due posizioni paleo-latitudinali differenti: una paleo-tropicale (Isola di Anticosti in Canada) e una paleo-periglaciale (Anti Atlas in Marocco). L’organizzazione stratigrafica rivela che anche in questo periodo geologico erano attivi i cicli glacio-eustatici (importanti variazioni cicliche del livello del mare prodotte dalle espansioni e fusioni delle calotte glaciali) simili a quelli attuali.
 
In particolare gli studiosi hanno evidenziato tre grandi cicli glaciali di forte intensità collegati alle variazioni cicliche dei parametri orbitali della terra (cicli di Milanković: eccentricità orbitale, inclinazione dell’asse e la precessione dell’orbita terrestre). E’ dunque necessario rivedere i meccanismi genetici accettati sinora per gli eventi della fine dell’Ordoviciano, come per esempio la dinamica dell’estinzione di massa che non deve più essere considerata come il risultato di un’unica ed "istantanea" estinzione ma molteplice e estesa nel tempo.
Ultimo aggiornamento: 15-10-2014 15:55

 

 

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