Un volume e le ricerche della prof.ssa Michela Giordano svelano le strategie linguistiche adottate da Hillary Clinton
02 November 2016


Sergio Nuvoli 

Cagliari, 2 novembre 2016 - Le strategie linguistiche adottate da Hillary Clinton per affermare la propria autorevolezza e la propria competenza nel mondo politico sono al centro di un libro scritto da Michela Giordano (nella foto a destra), docente all’Università di Cagliari. Il volume - dal titolo "18 Million Cracks in the Glass Ceiling. Language, Gender and Power in Hillary R. Clinton’s Political Rhetoric" - si sofferma sui cambiamenti adottati nel linguaggio utilizzato dalla candidata democratica alla presidenza degli Stati Uniti dagli anni in cui era First Lady al periodo del suo mandato come Segretario di Stato nella Presidenza di Obama.
 
Il libro, pubblicato nel 2012 e arricchito di nuove ricerche dunque tornato di strettissima attualità, esplora il complesso rapporto tra le tematiche linguistiche, politiche e di genere attraverso la figura dibattuta e controversa di Hillary R. Clinton. L’analisi condotta dalla prof.ssa Giordano esamina la candidata sia come esponente politico impegnato in interviste, conferenze stampa e dibattiti, sia come personaggio pubblico preso spesso di mira dei mass media.
 
Per molti anni, Hillary Clinton è stata rappresentata dalla stampa come una strega, una “lady Macbeth”, una donna prepotente e fredda. Dal volume di Michela Giordano e dalle più recenti ricerche condotte dalla docente dell’Università di Cagliari sulle elezioni del 2016 emerge come la candidata democratica alla Presidenza degli Stati Uniti sia consapevole di aver acquisito negli anni credibilità anche come possibile commander in chief delle Forze armate statunitensi e stia ora dando maggior spazio alle tematiche che toccano di più le donne, come il sostegno alle famiglie, il planning famigliare e l’aborto. Gli attacchi al suo look non mancano, ma questa volta la “gender card” sembra aver giocato a suo favore.
 
Sarà forse anche per questo che secondo i sondaggi le donne la preferiscono a Donald Trump, mostrando che se la candidata democratica vincerà, sarà in gran parte grazie al voto femminile.
 
 
 
 
 

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ITALIAOGGI.IT
In Sardegna studiano la Clinton
Una docente dell'Università di Cagliari ha analizzato le tecniche di linguaggio di Hillary
La ricerca era partita già dal 1995, quando la candidata dem era first lady
di Gaetano Costa
 
Il lavoro di Michela Giordano finirà con l'Election day. Ancora poche ore e, questa notte, gli americani eleggeranno il loro 45esimo presidente. La sfida per la successione di Barack Obama è tra il repubblicano Donald Trump e la democratica Hillary Clinton. L'ex first lady, in caso di vittoria, diventerebbe la prima donna alla Casa bianca nella storia degli Stati Uniti.
Giordano, professoressa associata nel Dipartimento di filologia, letteratura e linguistica dell'Università di Cagliari, s'è concentrata proprio su Clinton. Da anni, la docente segue la candidata dei democratici durante le apparizioni pubbliche. Ancor prima che l'ex first lady corresse per le presidenziali, Giordano ne ha studiato il comportamento e, soprattutto, il linguaggio.
Nel 2012, le sue ricerche sono state pubblicate dalla casa editrice sarda Aipsa. Ora che Clinton è in corsa per la Casa bianca, Giordano ha aggiornato i suoi studi, e ha analizzato l'attenzione della candidata dem verso precise strategie linguistiche volte ad affermare la propria competenza nel mondo politico. Una ricerca scientifica che va oltre i sondaggi, i retroscena e gli scontri con Trump che hanno animato la campagna elettorale.
In particolare, Giordano s'è concentrata sul rapporto tra Clinton e le donne. «L'attenzione di Hillary verso il mondo femminile e la battaglia per il riconoscimento dei diritti delle donne non è recente», ha spiegato a SardiniaPost. «E' iniziata già nel 1995, col famosissimo discorso che tenne a Pechino in occasione della World conference on women, quando era first lady. In quel discorso, Hillary elencava tutte le violazioni contro le donne, le ragazze e le bambine che rappresentavano, e ancora rappresentano, una violazione dei diritti umani».
«La candidata ha continuato a occuparsi del mondo femminile sia in seno alla Clinton Foundation, che promuove programmi per la partecipazione delle donne nella vita economica e sociale, sia da segretario di Stato nel primo mandato di Obama». Secondo Giordano, quella di Clinton è una strategia ben precisa. «Ha voluto mettere da parte competenza, autorità e preparazione per evidenziare il suo coinvolgimento e l'attenzione ai temi femminili, come la parità salariale, la pianificazione familiare, la maternità e la paternità, l'aborto e persino le possibilità di carriera per le donne», ha proseguito la studiosa.
Le uscite sessiste di Trump e gli scandali riportati dalla stampa potrebbero aver favorito Clinton. Non è detto, però, che la strategia dell'ex first lady si riveli vincente. «Ci sono ancora degli stereotipi, nella società americana, che mal vedono le donne che fanno carriera, in particolare quelle che si candidano in politica», ha detto ancora la docente universitaria. «Si pensa che le donne appartengano, principalmente, alla sfera della casa e della famiglia, e che la sfera pubblica sia una prerogativa maschile. Negli Stati Uniti esiste ancora un doppio standard: le donne molto femminili sono incompetenti e quelle che sono competenti sono considerate poco femminili».
«Per Hillary, vincere significherebbe sicuramente abbattere quel tetto di cristallo che ancora impedisce alle donne di arrivare ai posti più alti della gerarchia e della leadership». Giordano, comunque, non esclude che, tra Trump e Clinton, «molti americani sceglieranno the lesser of two evils». Il meno peggio.
 

 
L’UNIONE SARDA
L’UNIONE SARDA di mercoledì 9 novembre 2016
Esteri (Pagina 11 - Edizione CA)
La carta di genere
Da Cagliari arriva l’analisi
del linguaggio di Hillary
 
La carta di genere è entrata nella campagna elettorale di Hillary Clinton. A svelarlo sono le ricerche condotte da Michela Giordano, docente dell’Università di Cagliari, sulle strategie linguistiche adottate dalla candidata democratica alla presidenza degli Stati Uniti per affermare la propria autorevolezza e la propria competenza nel mondo politico.
Il volume (dal titolo “18 Million Cracks in the Glass Ceiling. Language, Gender and Power in Hillary R. Clinton’s Political Rhetoric”) si sofferma sui cambiamenti adottati nel linguaggio utilizzato da Hillary dagli anni in cui era First Lady al periodo del suo mandato come segretario di Stato.
Il libro esplora il rapporto tra le tematiche linguistiche, politiche e di genere attraverso la figura dibattuta e controversa di Hillary. L’analisi condotta dalla Giordano esamina la candidata come esponente politico impegnato in interviste e dibattiti e come personaggio pubblico preso di mira dei mass media.

 


 

SARDINIAPOST.IT
6 novembre 2016            Politica
 
Un’attenzione sempre crescente verso il linguaggio e i temi di genere, che porterà certamente a un buon risultato in termini elettorali: è l’esito di uno studio sulla propaganda politica di Hillary Clinton, oggi candidata alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America contro Donald Trump, condotto negli ultimi anni da Michela Giordano, professoressa associata nel Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Cagliari.
La ricerca dal titolo “18 Million Cracks in the Glass Ceiling. Language, Gender and Power in Hillary R. Clinton’s Political Rhetoric” pubblicata da Aipsa nel 2012 e oggi in fase di aggiornamento con gli ultimi dati, analizza proprio l’attenzione della candidata democratica verso precise strategie linguistiche nell’affermare la propria autorevolezza e la propria competenza nel mondo politico.
 “L’attenzione di Hillary verso il mondo femminile e la battaglia per il riconoscimento dei diritti delle donne non è recente – conferma Michela Giordano – è iniziata già nel 1995 con il famosissimo discorso che tenne a Pechino in occasione della World Conference on Women, quando era First Lady. In quel discorso Hillary elencava tutte le violazioni contro le donne, le ragazze e le bambine che rappresentavano e ancora rappresentano una violazione dei diritti umani. La candidata ha poi continuato ad occuparsi del mondo femminile sia in seno alla Clinton Foundation che promuove programmi per la partecipazione delle donne nella vita economica e sociale, sia da Segretario di Stato nel primo mandato di Obama”.
Arrivando ai nostri giorni, la Clinton ha mostrato un interesse particolare verso il mondo femminile in campagna elettorale: “Hillary ha voluto mettere da parte competenza, autorità e preparazione per evidenziare invece il suo coinvolgimento e l’attenzione ai temi femminili come la parità salariale, la pianificazione familiare, la maternità e la paternità, l’aborto, e perfino le possibilità di carriera per le donne. Nei sui discorsi ora si presenta sempre come madre e come nonna e si rivolge alle bambine e alle ragazze dicendo loro che devono inseguire le proprie aspirazioni e difendere i propri diritti e che non devono temere di proporsi anche per professioni ritenute tipicamente maschili”.
Una strategia per certi versi vincente, ma non è detto che l’essere donna sia un vantaggio davanti a un altro concorrente maschio: “La Clinton incarna la donna che lavora in un ambiente ancora dominato da persone di sesso maschile, quello politico. Ci sono ancora degli stereotipi soprattutto nella società americana che mal vedono le donne che fanno carriera e soprattutto le donne che si candidano in politica. Si pensa ancora che le donne appartengano principalmente alla sfera privata della casa e della famiglia e che la sfera pubblica sia invece una prerogativa maschile. Negli Stati Uniti esiste ancora un doppio standard: le donne molto femminili sicuramente sono incompetenti e quelle che sono veramente competenti sono considerate invece poco femminili. Il leader è un maschio…e per Hillary vincere significherebbe sicuramente abbattere quel tetto di cristallo che ancora impedisce alle donne di arrivare ai posti più alti della gerarchia e della leadership”.
Capovolgendo la prospettiva, è indubbio che le uscite sessiste e razziste di Donald Trump potrebbero sfavorirlo nelle urne: “Molti scivoloni di Trump non sono piaciuti alla gran parte della società americana. Ha detto bene la First Lady Michelle Obama nel suo discorso del 13 ottobre nel New Hampshire, uno degli stati ancora ‘indecisi’: le donne devono essere trattate con rispetto e dignità e nessuno deve umiliarle e sottovalutarle. Trump utilizza un linguaggio offensivo, odioso e ripugnante nei confronti delle donne (e non solo). Questa è mancanza di rispetto per le ambizioni e l’intelligenza delle donne. Michelle ha sottolineato che qui non si tratta più di politica ma si tratta di decenza. E Trump non è un uomo decente, perché gli uomini non hanno bisogno di umiliare le donne per sentirsi potenti. E soprattutto un uomo che parla e si comporta così con le donne, con gli immigrati, con i disabili non può diventare presidente. Non posso fare previsioni – conclude Giordano – anche Hillary non è immune da errori, penso che molti americani sceglieranno “the lesser of two evils”, il meno peggio, come dicono in molti”.
Francesca Mulas

 


L’UNIONE SARDA
L’UNIONESARDA.IT
 
La “gender card” è entrata prepotentemente nella campagna elettorale di Hillary Clinton: a svelarlo sono le ricerche condotte da una docente dell’Università di Cagliari sulle strategie linguistiche adottate dalla candidata democratica alla Presidenza degli Stati Uniti per affermare la propria autorevolezza e la propria competenza nel mondo politico.
Il volume della prof.ssa Michela Giordano - dal titolo "18 Million Cracks in the Glass Ceiling. Language, Gender and Power in Hillary R. Clinton’s Political Rhetoric" - si sofferma in particolare sui cambiamenti adottati nel linguaggio utilizzato dalla candidata democratica alla presidenza degli Stati Uniti dagli anni in cui era First Lady al periodo del suo mandato come Segretario di Stato nella Presidenza di Obama.
Il libro, pubblicato nel 2012 e arricchito con le più recenti ricerche e dunque tornato di strettissima attualità, esplora il complesso rapporto tra le tematiche linguistiche, politiche e di genere attraverso la figura dibattuta e controversa di Hillary R. Clinton. L’analisi condotta dalla prof.ssa Giordano esamina la candidata sia come esponente politico impegnato in interviste, conferenze stampa e dibattiti, sia come personaggio pubblico preso spesso di mira dei mass media.
Per molti anni, Hillary Clinton è stata rappresentata dalla stampa come una strega, una “lady Macbeth”, una donna prepotente e fredda. Dal volume di Michela Giordano e dalle più recenti ricerche condotte dalla docente dell’Università di Cagliari sulle elezioni del 2016 emerge come la candidata democratica alla Presidenza degli Stati Uniti sia consapevole di aver acquisito negli anni credibilità anche come possibile commander in chief delle Forze armate statunitensi e stia ora dando maggior spazio alle tematiche che toccano di più le donne, come il sostegno alle famiglie, il planning famigliare e l’aborto. Gli attacchi al suo look non mancano, ma questa volta la “gender card” sembra aver giocato a suo favore.
Sarà forse anche per questo che secondo i sondaggi le donne la preferiscono a Donald Trump, mostrando che se la candidata democratica vincerà, sarà in gran parte grazie al voto femminile.
 

 
ANSA.IT
 
Nella campagna elettorale di Hillary Clinton molto spazio alle tematiche femminili. La "gender card" è entrata prepotentemente nelle strategie della candidata democratica alla presidenza degli Stati Uniti. Lo svela un volume della docente dell’Università di Cagliari Michela Giordano dal titolo "18 Million Cracks in the Glass Ceiling. Language, Gender and Power in Hillary R. Clinton’s Political Rhetoric".
L’esperta si sofferma in particolare sui cambiamenti adottati nel linguaggio utilizzato dalla candidata dagli anni in cui era First Lady al periodo del suo mandato come segretario di Stato nella presidenza di Obama. Il libro, pubblicato nel 2012 e arricchito ora con le più recenti ricerche, dunque tornato di strettissima attualità, esplora il complesso rapporto tra le tematiche linguistiche, politiche e di genere attraverso la figura dibattuta e controversa di Hillary Clinton. L’analisi della prof.ssa Giordano esamina la candidata sia come esponente politico impegnato in interviste, conferenze stampa e dibattiti, sia come personaggio pubblico preso spesso di mira dei mass media.
Per molti anni, Hillary è stata rappresentata dalla stampa come una strega, una "lady Macbeth", una donna prepotente e fredda. Dal volume di Michela Giordano e dalle più recenti ricerche condotte dalla docente sulle elezioni del 2016, emerge come la candidata democratica sia consapevole di aver acquisito negli anni credibilità anche come possibile commander in chief delle Forze armate statunitensi e stia ora dando maggior spazio alle tematiche che toccano di più le donne, come il sostegno alle famiglie, il planning famigliare e l’aborto.
Gli attacchi al suo look non mancano, ma questa volta la "gender card" sembra aver giocato a suo favore. Sarà forse anche per questo che secondo i sondaggi le donne la preferiscono a Donald Trump, mostrando che se la candidata democratica vincerà sarà in gran parte grazie al voto femminile.
 

 
SARDEGNAOGGI.IT
 
CAGLIARI - La "gender card" è entrata prepotentemente nella campagna elettorale di Hillary Clinton: a svelarlo sono le ricerche condotte da una docente dell’Università di Cagliari sulle strategie linguistiche adottate dalla candidata democratica alla Presidenza degli Stati Uniti per affermare la propria autorevolezza e la propria competenza nel mondo politico. Il volume della professoressa Michela Giordano - dal titolo "18 Million Cracks in the Glass Ceiling. Language, Gender and Power in Hillary R. Clinton’s Political Rhetoric" - si sofferma in particolare sui cambiamenti adottati nel linguaggio utilizzato dalla candidata democratica alla presidenza degli Stati Uniti dagli anni in cui era First Lady al periodo del suo mandato come Segretario di Stato nella Presidenza di Obama.
Il libro, pubblicato nel 2012 e arricchito con le più recenti ricerche e dunque tornato di strettissima attualità, esplora il complesso rapporto tra le tematiche linguistiche, politiche e di genere attraverso la figura dibattuta e controversa di Hillary R. Clinton. L’analisi esamina la candidata sia come esponente politico impegnato in interviste, conferenze stampa e dibattiti, sia come personaggio pubblico preso spesso di mira dei mass media.
Per molti anni, Hillary Clinton è stata rappresentata dalla stampa come una strega, una "lady Macbeth", una donna prepotente e fredda. Dal volume di Michela Giordano e dalle più recenti ricerche condotte dalla docente dell’Università di Cagliari sulle elezioni del 2016 emerge come la candidata democratica alla Presidenza degli Stati Uniti sia consapevole di aver acquisito negli anni credibilità anche come possibile commander in chief delle Forze armate statunitensi e stia ora dando maggior spazio alle tematiche che toccano di più le donne, come il sostegno alle famiglie, il planning famigliare e l’aborto. Gli attacchi al suo look non mancano, ma questa volta la "gender card" sembra aver giocato a suo favore. Sarà forse anche per questo che secondo i sondaggi le donne la preferiscono a Donald Trump, mostrando che se la candidata democratica vincerà, sarà in gran parte grazie al voto femminile.
 

 
CAGLIARIPAD.IT
 
Nella campagna elettorale di Hillary Clinton molto spazio alle tematiche femminili. La "gender card" è entrata prepotentemente nelle strategie della candidata democratica alla presidenza degli Stati Uniti.
Lo svela un volume della docente dell’Università di Cagliari Michela Giordano dal titolo "18 Million Cracks in the Glass Ceiling. Language, Gender and Power in Hillary R. Clinton’s Political Rhetoric".
L’esperta si sofferma in particolare sui cambiamenti adottati nel linguaggio utilizzato dalla candidata dagli anni in cui era First Lady al periodo del suo mandato come segretario di Stato nella presidenza di Obama. Il libro, pubblicato nel 2012 e arricchito ora con le più recenti ricerche, dunque tornato di strettissima attualità, esplora il complesso rapporto tra le tematiche linguistiche, politiche e di genere attraverso la figura dibattuta e controversa di Hillary Clinton. L’analisi della prof.ssa Giordano esamina la candidata sia come esponente politico impegnato in interviste, conferenze stampa e dibattiti, sia come personaggio pubblico preso spesso di mira dei mass media. Per molti anni, Hillary è stata rappresentata dalla stampa come una strega, una "lady Macbeth", una donna prepotente e fredda.
Dal volume di Michela Giordano e dalle più recenti ricerche condotte dalla docente sulle elezioni del 2016, emerge come la candidata democratica sia consapevole di aver acquisito negli anni credibilità anche come possibile commander in chief delle Forze armate statunitensi e stia ora dando maggior spazio alle tematiche che toccano di più le donne, come il sostegno alle famiglie, il planning famigliare e l’aborto. Gli attacchi al suo look non mancano, ma questa volta la "gender card" sembra aver giocato a suo favore. Sarà forse anche per questo che secondo i sondaggi le donne la preferiscono a Donald Trump, mostrando che se la candidata democratica vincerà sarà in gran parte grazie al voto femminile.
 

 
CASTEDDUONLINE.IT
Autore: Redazione Casteddu Online il 02/11/2016 13:06
 
La “gender card” è entrata prepotentemente nella campagna elettorale di Hillary Clinton: a svelarlo sono le ricerche condotte da una docente dell’Università di Cagliari sulle strategie linguistiche adottate dalla candidata democratica alla Presidenza degli Stati Uniti per affermare la propria autorevolezza e la propria competenza nel mondo politico. Il volume della prof.ssa Michela Giordano - dal titolo "18 Million Cracks in the Glass Ceiling. Language, Gender and Power in Hillary R. Clinton’s Political Rhetoric" - si sofferma in particolare sui cambiamenti adottati nel linguaggio utilizzato dalla candidata democratica alla presidenza degli Stati Uniti dagli anni in cui era First Lady al periodo del suo mandato come Segretario di Stato nella Presidenza di Obama.
Il libro, pubblicato nel 2012 e arricchito con le più recenti ricerche e dunque tornato di strettissima attualità, esplora il complesso rapporto tra le tematiche linguistiche, politiche e di genere attraverso la figura dibattuta e controversa di Hillary R. Clinton. L’analisi condotta dalla prof.ssa Giordano esamina la candidata sia come esponente politico impegnato in interviste, conferenze stampa e dibattiti, sia come personaggio pubblico preso spesso di mira dei mass media.
Per molti anni, Hillary Clinton è stata rappresentata dalla stampa come una strega, una “lady Macbeth”, una donna prepotente e fredda. Dal volume di Michela Giordano e dalle più recenti ricerche condotte dalla docente dell’Università di Cagliari sulle elezioni del 2016 emerge come la candidata democratica alla Presidenza degli Stati Uniti sia consapevole di aver acquisito negli anni credibilità anche come possibile commander in chief delle Forze armate statunitensi e stia ora dando maggior spazio alle tematiche che toccano di più le donne, come il sostegno alle famiglie, il planning famigliare e l’aborto. Gli attacchi al suo look non mancano, ma questa volta la “gender card” sembra aver giocato a suo favore.
Sarà forse anche per questo che secondo i sondaggi le donne la preferiscono a Donald Trump, mostrando che se la candidata democratica vincerà, sarà in gran parte grazie al voto femminile.
 

 
RSINEWS.IT
con intervista alla prof.ssa Giordano
 
Le donne preferiscono Hillary Clinton. I sondaggi mostrano che se la candidata democratica vincerà, sarà in gran parte grazie al voto femminile. Se votassero infatti solo le donne, avrebbe la meglio su Donald Trump con un ampissimo margine.
Per molti anni, Hillary Clinton è stata confrontata con una stampa ostile che l’ha descritta come una strega, una lady Macbeth, una prepotente, una donna fredda. Michela Giordano, docente all’Università di Cagliari e autrice del libro "18 Million Cracks in the Glass Ceiling. Language, Gender and Power in Hillary R. Clinton’s Political Rhetoric" ha analizzato come gli altri hanno parlato di lei, ma anche come lei ha parlato agli altri. Per la prima volta, consapevole di aver acquisito negli anni credibilità come possibile commander in chief, ha dato maggior spazio alle tematiche che toccano di più le donne, come il sostegno alle famiglie, il planning famigliare e l’aborto. Gli attacchi al suo look non sono mancati, ma questa volta la "gender card" sembra aver giocato a suo favore.

 

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