Scienze umanistiche, i risultati del progetto coordinato da Cristina Cabras
23 October 2012

 

Cagliari, 23 ottobre 2012 – Un complesso progetto sperimentale per offrire a detenuti e vittime di reato una nuova possibilità di vita: è, in sintesi, la carta di identità di Gagli-OFF, l’iniziativa inserita nel Programma Ad Altiora – POR Sardegna FSE 2007-2013 – coordinata per la parte universitaria da Cristina Cabras, professore associato di Psicologia giuridica, che punta a dare un’opportunità lavorativa a soggetti detenuti e ridurre il rischio di recidiva, dando al contempo un supporto adeguato a persone vittime di reato.
 
I risultati sono stati presentati durante un convegno nell’Aula Magna Motzo di Sa Duchessa. “Abbiamo condiviso questo progetto fin dall’inizio – ha detto il presidente del Tribunale di Cagliari, Francesco Sette – La pena deve tendere alla rieducazione del condannato, come previsto dalla Costituzione. Un valore da non trascurare è la parte del progetto riservata alle vittime dei reati, spesso trascurate nella nostra società”.
 
Gagli-OFF può contare su una vasta e competente rete: dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di Cagliari (oggi dipartimento di Pedagogia, Psicologia e Filosofia) al Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria, alla società S.O.S. (Servizi all’Occupazione e allo Sviluppo), alla cooperativa sociale Kore e ad Isogea, partner per la formazione. Ma al progetto collabora anche il Tribunale di Sorveglianza. All’inizio dei lavori, sono intervenuti il presidente della Facoltà di Studi umanistici, Giulio Paulis, e il direttore del dipartimento di Pedagogia, Psicologia e Filosofia, Michele Camerota.
 
Fabrizio Floris, coordinatore del progetto per conto di SOS srl, ha illustrato l’iter del progetto, cominciato nel 2009 con la fase di studio preliminare e realizzato tra l’ottobre del 2010 e l’ottobre del 2012: “Abbiamo adottato una logica di lavoro sistemica, con la massima condivisione tra i partner e la massima trasparenza”.
 
Cristina Cabras ha condotto il lavoro di jail coaching: in sostanza, ha partecipato alla prima fase una sessantina di detenuti. Di questi è stata fatta una prima selezione per capire quanti avrebbero potuto essere avviati ad un inserimento lavorativo, e quanti essere destinatari di una borsa lavoro. Le attività seguite dalla docente di Psicologia giuridica puntavano a “individuare in modo scientifico alcune capacità da parte dei beneficiari – ha spiegato – e le dimensioni critiche dei soggetti”. Nulla, infatti, poteva essere lasciato al caso: anche l’inserimento lavorativo del singolo detenuto è stato studiato nei dettagli, individuando aziende e contesti lavorativi che bene si adattassero alla personalità dell’individuo. Di pari passo, il progetto ha condotto alla realizzazione di attività mirate al recupero delle vittime di reato (anche in questo caso, 60 partecipanti).
 
All’interno della casa circondariale di Buoncammino è stato realizzato un centro di dematerializzazione documentale, in cui quattro detenuti a partire dal maggio scorso – grazie ad un accordo con il comune di Elmas - hanno scansionato più di 90mila pagine di documenti, digitalizzato 51mila pagine di contratti e archiviato quasi 40mila verbali della Polizia municipale.
 
Nella casa circondariale di Iglesias è stato installato un impianto di rigenerazione di toner esausti, gestito da una cooperativa sociale, che ha consentito l’inserimento lavorativo di altri quattro detenuti. “Speriamo di aver sviluppato un modello di inclusione sociale – ha aggiunto Floris – che possa essere l’inizio di una metodologia differente”.
 
“Abbiamo registrato – commenta la prof.ssa Cabras – un’attenuazione del comportamento aggressivo nei soggetti che sono stati inseriti con le borse-lavoro, ma non solo da parte loro: è auspicabile l’introduzione di un modello di questo tipo per le attività rieducative dei condannati, ma anche per le vittime di reato, in un periodo in cui il sovraffollamento delle carceri e i pochi fondi sono problemi con cui fare i conti. Anche per queste ultime, infatti, le attività svolte hanno inciso positivamente sulle capacità acquisite e sull’inclusione sociale e lavorativo”.
 
Al convegno c’è stato spazio anche per il confronto transnazionale, con l’intervento di Linda Pizani Williams, della EISS (European Institute of Social Services).
 
Quindi hanno preso la parola gli stakeholder dell’importante progetto: Gianfranco Pala, direttore Casa circondariale di Cagliari, Marco Porcu, direttore Casa circondariale di Iglesias, e i presidenti delle associazioni contro la Violenza di Genere.
 
Nella parte centrale dei lavori spazio ai protagonisti, moderati da Giampaolo Cassitta, direttore Ufficio Trattamento PRAP. Gianfranco De Gesu, Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, presente all’iniziativa, ha così commentato: “Si tratta di un progetto in cui abbiamo creduto molto. Sappiamo che i detenuti coinvolti in questi progetti hanno un basso rischio di recidiva. La collaborazione con l’Università è fondamentale nello sviluppo di queste attività”.
 
 

UFFICIO STAMPA ATENEO - mail ufficiostampa@amm.unica.it - testi Sergio Nuvoli - foto Francesco Cogotti - tel. 070 6752216

 

Il presidente della Facoltà, Giulio Paulis, e il direttore del dipartimento di Pedagogia, psicologia e filosofia, Michele Camerota

Il presidente del Tribunale, Francesco Sette, e il responsabile della SOS srl, Fabrizio Floris


 

LA NUOVA SARDEGNA
La Nuova Sardegna di mercoledì 24 ottobre 2012
Pagina 23 - Ed_Cagliari
CARCERE
Un progetto multidisciplinare per dare un futuro ai detenuti
 
CAGLIARI Un complesso progetto sperimentale per offrire a detenuti e vittime di reato una nuova possibilità di vita: è, in sintesi, la carta di identità di Gagli-OFF, l’iniziativa inserita nei programmi finanziati dalla Ue e coordinata da Cristina Cabras, professore associato di Psicologia giuridica, che punta a dare un’opportunità lavorativa a soggetti detenuti e ridurre il rischio di recidiva, dando al contempo un supporto adeguato a persone vittime di reato. I risultati sono stati presentati durante un convegno nell’Aula Magna di Sa Duchessa. «Abbiamo condiviso questo progetto fin dall’inizio – ha detto il presidente del Tribunale di Cagliari, Francesco Sette – la pena deve tendere alla rieducazione del condannato, come previsto dalla Costituzione. Un valore da non trascurare è la parte del progetto riservata alle vittime dei reati, spesso trascurate». Nella prima fase sono stati testati una sessantina di detenuti, tra cui sono stati scelti coloro che hanno realizzato progetti lavorativi a Buoncammino e Iglesias.
 

L’UNIONE SARDA
L’Unione Sarda di giovedì 25 ottobre 2012
Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Progetto ribattezzato “Gagli-Off”
UN LAVORO SU MISURA PER RIEDUCARE SESSANTA CARCERATI
 
Con un lavoro ad hoc, studiato in base alle criticità di ciascun detenuto, è possibile ridurre il rischio di recidiva e agevolare il reinserimento nella società a pena scontata. Lo dimostrano i risultati del progetto dell’università Gagli-Off, che ha coinvolto sessanta carcerati delle case circondariali di Buoncammino e Iglesias.
Tutti condannati a pene molto lunghe, per omicidio, violenza sessuale e rapina. Si tratta di un percorso di «rinforzo delle capacità e diminuzione delle criticità», spiega la professoressa Cristina Cabras, coordinatrice del progetto. «Li abbiamo “allenati” ad avere una maggiore capacità di controllare gli impulsi, l’emotività e l’aggressività».
Dopo una fase preliminare di conoscenza, affiancati da tutor specializzati in criminologia, alcuni hanno lavorato in carcere, dove si sono occupati di scannerizzare migliaia di pagine di documenti per il Comune di Iglesias, o del riciclaggio di cartucce di toner esaurite. Altri, grazie a 20 borse lavoro messe a disposizione dal programma Ad Altiora, hanno lavorato in aziende esterne, svolgendo dei lavori «a misura di reato». Un condannato per violenza sessuale, per esempio, ha lavorato in una gastronomia, a contatto con personale femminile e capo donna. «Un ambiente lavorativo in cui si impara a confrontarsi con l’altro sesso in un modo diverso», precisa la dottoressa Cabras. I condannati per omicidio, invece, «sono stati inseriti in attività lavorative in cui ci fosse una situazione di confronto con colleghi uomini con forza fisica e livello di aggressività alto». Alla presentazione dei risultati, nell’aula magna Motzo a Sa Duchessa, ha partecipato anche il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria Gianfranco De Gesu.
Nel suo intervento non ha nascosto la soddisfazione per l’esperienza: «I nostri studi ci dicono che queste persone hanno minori probabilità di tornare in carcere. È un modello che intendiamo riproporre ai nostri istituti dell’Isola». Hanno collaborato al progetto: il dipartimento di psicologia, il provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria, la società S.o.s., le cooperative Kore e ad Ipogea, il Tribunale di sorveglianza e la Provincia. (ve.ne.)

 

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