Si conclude domani la tre giorni organizzata dal Dipartimento di Filosofia pedagogia e psicologia dell’Università di Cagliari e dal Dipartimento di Scienze umanistiche e sociali dell’Università di Sassari
13 January 2012

 

Cagliari, 13 gennaio 2012 - Si concluderà domattina il convegno “Percorsi di mobilità e storie di migranti”, in corso di svolgimento nell’Aula magna della facoltà di Lettere. L’iniziativa, organizzata dal Dipartimento di Filosofia pedagogia e psicologia dell’Università di Cagliari e dal Dipartimento di Scienze umanistiche e sociali dell’Università di Sassari, fa parte di un progetto di ricerca finanziato dalla Regione Sardegna e ha richiamato studiosi da tutta Italia.
 
La prima giornata, giovedì 12 gennaio, ha visto Franco Lai, docente di antropologia sociale a Sassari, coordinare la tavola rotonda su “Temi di antropologia dei processi migratori: prospettive teorico metodologiche”, mentre Gabriella Monardini Morelli, già docente di antropologia culturale, ha moderato gli interventi dei relatori su “Migrazioni e mobilità in Sardegna”.
 
Nella giornata inaugurale è intervenuto anche il vicepresidente della Giunta regionale, dopo i saluti del prorettore per la Ricerca, Francesco Pigliaru. “Gli studi portati avanti sui percorsi di mobilità e storie di migranti - ha sottolineato La Spisa - riguardano da vicino la Sardegna, da sempre esempio rappresentativo sia per l’emigrazione che, soprattutto ultimamente, per l’immigrazione. Anche in situazioni di emergenza il popolo sardo è sempre stato disponibile all’accoglienza, e oggi molte storie che inizialmente hanno avuto la nostra isola come punto di arrivo per necessità umanitarie, si sono trasformate in nuove opportunita’ di vita grazie all’integrazione’’.
 
Nella mattinata di oggi spazio a “Le donne nei processi migratori”, mentre nel pomeriggio si è discusso di Identità, mobilità, religioni. Alla sessione, coordinata da Benedetto Caltagirone, è intervenuto Dionigi Albera su “Simboli religiosi e costruzioni di diasporiche nel Midi francese”.
 
Albera, direttore di Idemec (Institut d’ethnologie méditerranéenne, européenne et comparative) si è soffermato sul pellegrinaggio mariano di Orano: “Il santuario mèta dei fedeli – ha detto – ha assunto una forte caratterizzazione identitaria, finendo per essere importante anche per i devoti musulmani che lo visitano tuttora”. Il culto del luogo è legato ad un miracolo della Vergine che liberò la popolazione allora residente nella zona da un epidemia di colera: ancora oggi, ogni anno vi si radunano i rimpatriati dall’Algeria in un vasto pellegrinaggio che negli anni ’80 siperavano quota 100mila nel giorno dell’Ascensione. Albera si è soffermato poi sul fatto che i pellegrini invadono le strade del quartiere e vi si soffermano con i connazionali: “Si tratta di un pellegrinaggio – ha concluso – che crea una geografia morale, una riterritorializzazione, un’identità collettiva immaginata in un luogo di memoria e desiderio”.
 
A seguire, due borsisti della Legge regionale n. 7, Francesco Bachis e Antonio Pusceddu, hanno illustrato il progetto di ricerca che portano avanti proseguendo il lavoro cominciato con la tesi di dottorato. Dal canto suo, il moderatore Benedetto Caltagirone ha aperto il dibattito spiegando che “la riterritorializzazione dà luogo non alla nascita di nuove identità, ma al recupero di quelle originarie”.
 
Domattina la tre giorni si conclude con la tavola rotonda dal titolo “Storie di vita per lo studio delle migrazioni transnazionali”: coordina Luciano Marrocu. Interventi di Leslie Nancy Hernandez Nova e Manuela Deiana. Previsto un intervento di Pietro Clemente, dell’Università di Firenze.
 
 

UFFICIO STAMPA ATENEO - mail ufficiostampa@amm.unica.it - testi Sergio Nuvoli - tel. 070 6752216

 
 

Last news

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie