Così recita il comma aggiuntivo dell'articolo 119 della Costituzione, pubblicato in via definitiva sulla Gazzetta Ufficiale del 15 novembre 2022. Se ne è discusso giovedì 1° giugno in aula magna del Rettorato al convegno organizzato dall'Università di Cagliari e dall'Eurispes. Un dibattito ampio e partecipato che ha rivolto lo sguardo al futuro
01 June 2023
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La strada per rimuovere gli svantaggi dovuti all'insularità è ancora lunga. Il riconoscimento costituzionale di quanto sia più difficile vivere nelle isole è in linea con quanto previsto dall'Europa sulla continuità territoriale, ma non è che il primo passo, un principio che porta con sé molti nodi da sciogliere. Spiega bene lo stato delle cose Aldo Berlinguer, docente di Diritto comparato nel nostro ateneo e referente scientifico del convegno, nominato di recente coordinatore dell'osservatorio specifico sull'insularità istituito dall'Eurispes. Si legge in un'intervista publicata di recente sul Magazine dell'istituto di ricerca 

Pochi sanno che le regioni insulari, nell’Unione europea (UE-27), constano di una popolazione di circa 20 milioni di persone, il 4,6% dell’intera popolazione dell’Unione. E che ben tre Stati membri della Ue sono isole. In Italia abbiamo ben 800 isole, tra marittime, fluviali, lacustri e lagunari, con una popolazione (che sfiora i 7 milioni di abitanti) attorno al 12% di quella italiana e con una superficie eccedente i 50.000 km², pari a oltre il 15% del territorio nazionale.

Dato di fatto è che l’Italia, dopo più di 160 anni dalla sua unificazione, viaggia ancora a due o più velocità e le risorse del PNRR accentuano il divario, visto che vengono spese al Centro-Nord molto più di quanto avviene al Centro-Sud e nelle isole, ove la gestione della spesa appare ancor più impervia e inconcludente. Oggi, la definizione dei LEP è affidata ad una Cabina di regia presieduta dal Premier, il quale dovrà provvedervi a mezzo di opportuni Dpcm, adottati previa concertazione tra i Ministeri competenti.

A questo punto viene però da chiedersi: cosa accadrà per le Isole? La domanda non è banale visto che l’articolo 116 della Costituzione consente il regionalismo differenziato a patto che sia attuato «nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119» il quale, come è noto, contiene oggi il principio di insularità. Non solo; sia la Sardegna che la Sicilia, mediante iniziative proprie, hanno, acquisito studi che, seppur sommariamente, individuano, in termini economici, i deficit insulari, cioè il costo che deriva dalla loro peculiare condizione. Sicilia e Sardegna hanno stimato questo gap in oltre 15 miliardi di euro annui. Il dato è stato approvato dalla Commissione paritetica siciliana e quindi oggi vincola lo Stato italiano. Anche per la Sardegna, la stima, calcolata dall’Istituto Bruno Leoni, rappresenta un importante elemento di riflessione con riferimento all’attuazione dell’autonomia differenziata. Altre Regioni a statuto ordinario non hanno ancora effettuato analoghe stime, le quali oggi andrebbero meglio calibrate all’interno della cornice dell’autonomia differenziata.

Da ultimo, un cenno al principio di insularità è stato inserito all’art.9 del disegno di legge cosiddetto “Calderoli”, senza però declinarne compiutamente portata, implicazioni e adempimenti. Starà quindi alle classi dirigenti delle regioni con patrimonio insulare e forse ai componenti della relativa Commissione bicamerale, pretendere che al principio venga data compiuta attuazione anche in sede di autonomia differenziata.

Aldo Berlinguer
Aldo Berlinguer

Il Convegno: alcuni degli interventi

Il convegno "Il principio di insularità nel nuovo art. 119 della Costituzione"  è stato organizzato dall'Università di Cagliari e dall'Eurispes con il patrocinio dell'Università di Catania, dell'Ordini dei Commercialisti e degli Avvocati di Cagliari, del Centro di documentazione europea Sezione di diritto comparato (UniCa) e del Centro di documentazione ricerca e studi sulla cultura dei rischi (UniCt). Tra i focus della giornata: L'insularità in costituzione: il principio, il contesto, le prospettive; Ambiente, energia e ricerca nelle isole; La dimensione culturale, economica e sociale; Infrastrutture, urbanistica e trasporti nelle isole. 

HANNO DETTO: 

Francesco Mola, rettore università di Cagliari: 

L’ateneo da sempre ha dimostrato interesse per l’inserimento dell’insularità in costituzione. La partita dell’insularità va giocata su più livelli e il contributo dell’università può essere un contributo tecnico. Non ho mai nascosto che l’insularità può essere non solo un problema, ma anche un punto di forza: non deve essere vissuta con un approccio di tipo risarcitorio. L’insularità è una questione che non se ne andrà, e allo stesso modo il discorso sull’insularità deve restare sempre aperto. 

Gerolamo Balata, rappresentante Eurispes: 

Quella dell’insularità è una questione aperta, non un problema, che è e sarà molto discussa. Nelle isole in Italia abitano 7 milioni di persone, 20 milioni in tutta Europa. Il nuovo comma dell’art. 119 è il primo passo ma manca forse una visione d’insieme. La decrescita demografica in Sardegna è ormai un fatto. L’osservatorio permanente sull’insularità di EURISPES vuole servire proprio a sostenere tutti i progetti che possano contribuire a limitare gli svantaggi dell’insularità e trasformarla in un vantaggio.

Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari: 

Bisogna dare concretezza al principio di insularità, che è un punto di partenza, una condizione necessaria ma non sufficiente perché ci sia davvero un cambiamento. Il tema deve diventare un tema di tutti, un tema popolare in particolare fra i giovani, che hanno le energie e il desiderio di cambiare il territorio in cui viviamo. Il tema è complesso ma va dipanato in modo da essere semplificato, far sì che possa diventare patrimonio di tutti coloro che vogliono dare il loro contributo.

Francesca Longo, prorettrice Università di Catania

Il tema dell’insularità è cruciale. L’UE ha già riconosciuto l’insularità come una condizione di svantaggio, ma non per questo i problemi dell’insularità sono stati davvero affrontati: una vera politica di sviluppo per le isole al momento non c’è, e questo nonostante le isole siano più esposte ai cambiamenti economici, sociali e anche climatici. Le isole devono unirsi, devono diventare una sorta di lobby, intesa in senso positivo: devono sostenersi a vicenda, fare massa critica per far sentire con maggior forza la propria voce.

Matteo Pinna, presidente ordine degli avvocati di Cagliari

Per chi è abituato ad analizzare le riforme legislative, l’introduzione dell’insularità in Costituzione rimanda e ricorda altre riforme. Ovviamente non basta inserire un principio in una legge: servono risorse affinché questi principi vengano effettivamente applicati e realizzati. Vale insomma per l’insularità quello che vale per le riforme sulla giustizia: il destino di queste riforme è nelle mani dei politici, gli unici che possono mettere in campo le risorse indispensabili alla loro realizzazione. 

Alberto Vacca, presidente ordine commercialisti Cagliari

I mercati insulari sono meno flessibili e diversificati, spesso basati sulla stagionalità. Questo significa livelli di specializzazione più bassi, precarietà più alta: insomma, una generale fragilità economica. Gli strumenti a sostegno delle isole sono ancora troppo modesti. Le risorse destinate all’attuazione concreta del principio di insularità sono di 5 milioni per il 2023 e 15 milioni a partire dal prossimo anno, collegati principalmente al problema della mobilità. Insomma, il tema è affrontato e ha generato grandi discussioni ma bisogna arrivare a una sintesi pratica che la metta finalmente in atto.

Christian Solinas, presidente della Regione autonoma della Sardegna

C’è un rinnovato spirito nei confronti nel tema dell’insularità, lo stesso che ha portato al reinserimento del principio di insularità lo scorso anno. Gli “isolani” europei sono 20 milioni, il 5% della popolazione totale, ed è importante che abbiano riconosciuta gli stessi diritti di tutti gli altri cittadini. Oggi non è così. Stiamo lavorando anche con le altre isole per definire gli obiettivi da raggiungere insieme. Un tema importante è quello degli aiuti di stato, che possono essere utilizzati per ridurre le diseguaglianze, mentre un altro tema importante è quello della continuità territoriale, che sfavorisce le imprese delle isole e favorisce invece quelle sulla terraferma, che non pagano parte dei costi di trasporto che invece sardi, siciliani e altri isolani sono costretti a pagare. A trattati vigenti e a regolamenti vigenti, non è possibile rispondere davvero alle esigenze di trasporto delle isole. Non c’è stata sino a oggi la sensibilità per capire tutte le problematiche legate ai trasporti, sia per le imprese che per i singoli cittadini. Il problema va affrontato quindi con una modifica di trattati e regolamenti che autorizzi a valutare in maniera diversa i temi della concorrenza. La Regione Sardegna si impegna in prima linea con l’Università e con gli altri enti del territorio affinché le affermazioni di principio finalmente inserite nella costituzione non rimangano lettera morta ma perché possano essere messe in moto risorse e meccanismi fondamentali. 

Aldo Berlinguer, organizzatore del convegno: 

L’approccio sull’insularità deve essere necessariamente interdisciplinare e le università in questo possono avere un ruolo cruciale. Transizione energetica ed ecologica, sanità, trasporti: sono tutti temi che necessitano di essere affrontati e poi riportati sotto un percorso comune, anche per rendersi promotori di una trasformazione reale nella società, da realizzare insieme alle altre istituzioni coinvolte. Questo principio non parla di Sicilia o di Sardegna, ma parla dell’Italia: è una questione nazionale insomma, non regionale. Eppure spesso manca agli italiani la percezione delle isole e delle loro problematiche, così però come anche delle loro risorse, che si concentrano soprattutto sulle coste e nel mare. Su questo tema l’Italia merita una leadership europea

 

Un momento del convegno
Un momento del convegno

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