Tensione a Napoli, Firenze e Milano. Esponenti dei centri sociali tra gli studenti. Nei cortei degli universitari anche gruppi anarchici violenti: a Milano gli scontri piu gravi.
20 November 2009

 Due studenti in manette e due denunciati, binari occupati a Firenze, decine di uova lanciate contro la sede del Miur a Torino, gavettoni al palazzo della Provincia di Napoli e banane in mano agli studenti delle accademie di Roma per «chiedere l'annessione all'Africa dal momento che il Paese non investe nel sapere». Studenti agguerriti? Forse si, ma tra loro, nascosti, anche estremisti dei centri sociali e gruppi anarchici che sfruttano queste occasioni per creare caos, promuovendo azioni violente mascherati da manifestanti.

A Milano due ragazzi di 18 anni, Matteo Tunesi e Gianmarco Peterlongo, processati oggi per direttissima, sono stati arrestati per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni e altri due studenti, tra cui una ragazza, sono stati denunciati. Stavano partecipando al corteo, non autorizzato, per la protesta contro la chiusura di alcune scuole civiche fra cui il liceo Gandhi. In seguito al provvedimento, un centinaio di manifestanti, supportati da giovani di centri sociali e gruppi anarchici che hanno aizzato i manifestanti alla violenza, si sono riuniti in piazza San Babila gridando: «Liberi, liberi, liberi tutti», in segno di solidarietà verso i due ragazzi. Lotta dura anche a Bari e a Torino dove i collettivi hanno occupato il rettorato.

«L'obiettivo - spiegano gli studenti - è dare avvio a una forte mobilitazione per impedire l'approvazione del Ddl Gelmini di riforma dell'Università, che, tra tasse alte e privati negli organi di governo porterebbe le nostre università a diventare sostanzialmente private». Le mille anime della protesta - organizzata da Unione degli universitari, Unione degli studenti, Link universitari e Rete degli studenti medi - in occasione della giornata mondiale di mobilitazione studentesca, hanno preso le forme più disparate. Inequivocabile lo slogan rappresentativo della protesta «Education is not for sale» (l'educazione non è in saldo) che si riferisce ai tagli previsti per la scuola dal ministro Maria Stella Gelmini.

Dal canto suo il ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca ha detto: «I manifestanti, per lo più legati al mondo dei centri sociali non rappresentano certo i milioni di ragazzi che studiano e si impegnano». Eppure c'è stato chi ha espresso il proprio disappunto in maniera civile: a Trieste gli studenti hanno presentato al Consiglio regionale una proposta di legge sul diritto allo studio. «Il futuro è nostro, riprendiamocelo. La conoscenza non si vende, si apprende. Solo la conoscenza cambierà il mondo» hanno gridato a Roma dagli striscioni sfilando da piazza Vittorio a La Sapienza, appoggiati da una delegazione solidale di studenti iraniani. Secondo gli organizzatori, sono stati 200 mila gli studenti indignati che sono scesi in piazza per far valere i propri diritti e hanno annunciato che lo faranno ancora con una giornata dedicata al diritto allo studio nel sud, il 28 novembre, e lo sciopero generale della scuola, l'11 dicembre.

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