Dossier stampa quotidiana
28 October 2009

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Università, via libera alla riforma
Limite massimo di 8 anni al mandato dei rettori. Professori valutati da studenti. Commissariamento per atenei in dissesto

 

ROMA (28 ottobre) - Via libera del Consiglio dei ministri al disegno di legge per la riforma universitaria presentato dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. Lo riferiscono fonti ministeriali. Il ddl sull’università «è il frutto di un lavoro di forte collaborazione con i ministri Tremonti e Meloni». Lo ha sottolineato il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, aggiungendo che il provvedimento varato oggi dal consiglio dei ministri, «che ha ricevuto una forte attenzione da parte del premier Berlusconi», arriva dopo una lunga gestazione e periodi di concertazione con tutto il sistema universitario».

Un limite massimo di otto anni al mandato dei rettori, una distinzione netta di funzioni tra Senato e consiglio di amministrazione, la valutazione dei professori da parte degli studenti, la possibilità per gli atenei di fondersi tra loro: sono alcuni dei punti-chiave del ddl di riforma dell’università varato oggi dal consiglio dei ministri. Il provvedimento introduce, inoltre, l’abilitazione nazionale per i professori associati e ordinari e la distinzione tra reclutamento e progressione di carriera.

«Commissariamento e tolleranza zero per gli atenei in dissesto finanziario». È prevista l’introduzione della contabilità economico-patrimoniale uniforme, secondo criteri nazionali concordati tra ministero dell’Istruzione e Tesoro: «i bilanci dovranno rispondere a criteri di maggiore trasparenza. Debiti e crediti saranno resi più chiari nel bilancio.

Cdm: via libera riforma università
gli studenti daranno il «voto» ai prof

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al disegno di legge sull’università del ministro Mariastella Gelmini. La figura del ricercatore diventa a tempo determinato, cambiano le modalità di elezione dei rettori, arrivano il fondo per il merito degli studenti più bravi e anche i codici etici anti-parentopoli.

Si cambia registro, dunque, entro 180 giorni le università dovranno rivedere i loro statuti, snellire consigli di amministrazione e senato accademici, ridurre le facoltà, inserire personale esterno nei nuclei di valutazione. E, soprattutto, non ci saranno più i vecchi concorsi interni che permettevano ai baroni di piazzare i loro candidati. Mentre per i prof scatta l’obbligo di fare 1.500 Ore all’anno, di cui 350 dedicate alla didattica. Il ddl si compone di 27 pagine e 15 articoli che toccano anche il problema dei crediti extrauniversitari (saranno al massimo 12 non più 60) e quello dei lettori di scambio stranieri che vengono ripristinati.

Rettori a tempo eletti dai prof - le università avranno sei mesi per mettere mano agli statuti e rivedere la loro governance. Se non lo faranno avranno tre mesi di deroga, poi, però, scatta il commissariamento. Senati accademici e cda dovranno essere più snelli. I rettori potranno restare in carica al massimo otto anni e cambiano le modalità di elezione: saranno scelti con voto ponderato dei soli docenti.

Facoltà e dipartimenti dovranno essere semplificati: le prime potranno essere al massimo 12 negli atenei più grandi. Per evitare sdoppiamenti gli atenei vicini possono federarsi. Gli studenti potranno dare il loro voto di gradimento ai docenti.

Più soldi ai meritevoli (professori e studenti) - al ministero dell’economia sarà creato un fondo per il merito degli universitari che erogherà borse e buoni, ma non a pioggia: per accedere bisognerà partecipare a dei test nazionali. I soldi si possono usare anche per mantenersi negli studi, per non perdere le borse bisognerà essere in regola con gli esami. Sono previsti prestiti d’onore. Sarà studiato anche un sistema di incentivi per gli atenei migliori con un rafforzamento della valutazione anche sulle politiche di reclutamento. Saranno valutati anche docenti e ricercatori: chi non si impegna tra i prof rischia di non avere gli scatti stipendiali. Occhi puntati poi sui bilanci degli atenei: chi non saprà tenere i conti in regola o rientrare da situazioni di dissesto finanziario rischia il commissariamento.

Reclutamento professori e ricercatori a termine - per i docenti arriva l’abilitazione nazionale di durata quadriennale assegnata sulla base delle pubblicazioni da una commissione sorteggiata tra esperti nazionali e internazionali.

Solo chi ha l’abilitazione può partecipare ai concorsi di ateneo che avverrano sulla base di titoli e del curriculum con i bandi pubblicati anche sul sito dell’ue e del miur. Non ci saranno invece più concorsi per i ricercatori a tempo indeterminato. Ci saranno solo contratti a termine di tre anni rinnovabili con selezioni pubbliche. Dopo il terzo anno lo studioso può essere chiamato dall’ateneo per un posto di docente. Anche il ministero potrà fare i suoi bandi per sostenere i migliori. Lo stesso vale per gli assegnisti della ricerca.
28 OTTOBRE 2009

 

Meno democrazia negli Atenei, ecco la riforma Gelmini

 di Maristella Iervasi

Ricercatori solo tempo, nel limbo l’attuale precariato. Senato accademico svuotato di poteri effettivi e studenti “infilati” ovunque, ma solo come operazione di facciata. Test di accesso persino per le borse di studio per il merito, un fondo a cura dell’Economia e non dal Miur. Riscrittura degli Statuti, pena il commissariamento e ore dei prof certificate e verificate. Ecco la riforma della Gelmini. Meno democrazia e più potere a Cda e rettori. E la protesta dell’Onda è già dietro l’angolo. Un disegno di legge di riforma in 15 articolidi che dopo il via libera del Consiglio dei ministri comincerà il suo iter al Senato, affinchè il ddl Aprea sull’istruzione in fondazione possa avere una corsia privilegiata.

Nuovi statuti o commissariamento. Entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge le università statali dovranno modificare i propri statuti, rispettanto vincoli e criteri: ridurre le facoltà: al massimo 12 negli Atenei più grandi e i dipartimenti. Per evitare gli sdoppiamenti le università vicine possono federarsi. E ancora: personale esterno nei nuclei di valutazione, snellire i componenti del Senato accademico e dei Cda. Se la governance non verrà rivista, tre mesi di deroga. Poi scatta il commissariamento.

Rettori eletti dai prof. In carica al massimo 8 anni (non più di due mandati), scelti con voto ponderato dei professori ordinari in servizio.

Cda. Attribuzione al Consiglio di amministrazione delle funzioni di indirizzo strategico, competenze sull’attivazione o soppressione di corsi e sedi. Il Cda sarà composto di 11 componenti, incluso il rettore e una rappresentenza elettiva degli studenti. Il mandato sarà di 4 anni, quello degli studenti solo biennale. Scompare la figura del direttore amministrativo e subentra quella del direttore generale con compiti di gestione e organizzazione dei serviti,

Fondo per il merito. Istituito presso il minsitero dell’Economia e non dell’Istruzione il fondo per “sviluppare l’eccellenza e il merito dei migliori studenti”. La gestione è affidata a Consap Spa. Erogherà borse e buoni ma non a pioggia: per accedere bisognerà partecipare a test nazionali. Previsti prestiti d’onore.

Reclutamento prof. Per i docenti arriva l’abilitazione nazionale di durata quadriennale assegnata sulla base delle pubblicazioni da una commissione sorteggiata tra esperti nazionali e internazionali. Solo chi ha l’abilitazione può partecipare ai concorsi di Atenero che avverranno sulla base di titoli e del curriculum con i bandi pubblicati anche sul sito della Ue e del Miur.

Ricercatori solo a tempo. Non ci saranno più concorsi per i ricercatori a tempo indeterminato. Solo contratti a termine di tre anni rinnovabili con selezioni pubbliche. Dopo il terzo anno lo studioso può essere chiamato dall’Ateneo per un posto docente. Anche il ministero potrà fare i suoi bandi per sostenere i migliori. Lo stesso vale per gli assegnatisti di ricerca.
Didattica certificata. Non saranno i tornelli o i badge ma di sicuro i prof saranno tenuti a firmare e timbrare le loro ore di lezione. L’obbligo è quello di fare 1.500 ore l’anno, di cui 350 dedicate alla didattica.

28 ottobre 2009

 

UNIVERSITA’: VIA LIBERA A RIFORMA GELMINI, ECCO COSA CAMBIA (SCHEDA)

(ASCA) - Roma, 28 ott - Stop ai finanziamenti a pioggia agli atenei e nuova ripartizione dei fondi ministeriali che si dirigeranno verso le universita’ piu’ virtuose, viceversa per quelle che chiuderanno i bilanci in rosso si prospetta il blocco dei finanziamenti ma anche delle assunzioni di nuovi docenti e ricercatori. Rettori a termine e docenti che dovranno lavorare almeno 1500 ore l’anno, di cui 350 dedicate alla didattica e all’assistenza degli studenti per i docenti di ruolo e 250 nel caso di docenti a tempo definito. E poi ’’forme di verifica dell’attivita’ didattica’’ e dell’’’impegno per l’attivita’ scientifica’’.

Sono solo alcune delle novita’ introdotte dal dl di Riforma dell’Universita’ italiana, fortemente voluto dal ministro Mariastella Gelmini e che oggi ha avuto il via libera da parte del Consiglio dei ministri.

Tre i parametri base su cui si basa il grado di qualita’ delle universita’: la qualita’ dell’offerta formativa e i risultati dei processi formativi; la qualita’ della ricerca scientifica; la qualita’, l’efficacia e l’efficienza delle sedi didattiche. Il tutto nel segno della meritocrazia.

E arriva il Codice etico per gli atenei (dovra’ essere adottato entro 6 mesi dall’entrata in vigore della legge) ’’che individui tra l’altro in modo puntuale i casi di incompatibilita’ e di conflitto di interesse e predisponga opportune misure per evitarli’’. Si vuole in questo modo cercare di combattere ’’lobby e nepotismo’’ e dar la possibilita’ di poter svolgere una carriera universitaria in base al reale merito.

Per determinare la graduatoria delle universita’ migliori il Miur ha gia’ reso noti i parametri di riferimento: la qualita’ dell’offerta formativa e i risultati dei processi formativi; la qualita’ della ricerca scientifica; la qualita’, l’efficacia e l’efficienza delle sedi didattiche.

Determinante sara’ lo ’spessore’ delle pubblicazioni realizzate da docenti e ricercatori, oltre che il livello delle lezioni svolte in aula: i due terzi del fondo ordinario saranno assegnati, non a caso, in base alla qualita’ della ricerca e un terzo in base alla qualita’ della didattica. Per chi non si adeguera’, limitandosi a svolgere didattica ed esami, scattera’ il dimezzamento dello scatto biennale di stipendio e l’impossibilita’ di accedere a livelli di docenza superiori.

Per docenti e ricercatori diventera’ indispensabile realizzare pubblicazioni, sotto forma di libri, ma anche di articoli scientifici, il cui grado di qualita’ verra’ comunque verificato ogni due anni da un’apposita Anagrafe nazionale (aggiornata con periodicita’ annuale da parte dello stesso Miur).

La produttivita’ scientifica sara’ determinante: ’’Coloro che nel precedente triennio non abbiano effettuato pubblicazioni scientifiche (...) sono esclusi - si legge nel nuovo regolamento - dalla partecipazione alle commissioni di valutazione’’.

Inoltre si stabilisce una distinzione tra Cda e Senato accademico: i componenti del consiglio di amministrazione degli atenei, escluso il rettore, avranno il divieto di ’’ricoprire altre cariche accademiche e essere componenti di altri organi dell’universita’ ad eccezione del consiglio di dipartimento’’. E durante il mandato non potranno ’’rivestire alcun incarico politico o far parte del consiglio di amministrazione di altre universita’’’. I membri del Cda e del Senato accademico potranno rimanere in carica per un massimo di 4 anni, non rinnovabili.

La riforma Gelmini prevede anche la chiamata diretta per i professori famosi: ’’Le universita’ possono procedere alla copertura di posti di professore ordinario mediante chiamata diretta di studiosi di chiara fama, in possesso di uno dei seguenti requisiti: occupare da almeno un triennio analoga posizione in una universita’ straniera; essere stati insigniti di alti riconoscimenti scientifici in ambito internazionale; aver ricoperto per almeno un triennio incarichi direttivi in qualificati istituti di ricerca’’.

Mentre i Rettori possono essere scelti tra i professori ordinari delle universita’ italiane ’’in possesso di comprovata competenza ed esperienza di gestione, anche a livello internazionale, nel settore universitario o delle istituzioni culturali’’. La carica di rettore potra’ durare al massimo 2 mandati di 4 anni o 6 anni in caso di mandato unico. In questo modo si vuole evitare l’eventualita’ di ’’mandati a vita’’ e l’impossibilita’ di ricambi. Verra’ anche attivata un’Agenzia nazionale di valutazione, ma ’’la maggioranza dei membri del nucleo di valutazione non dovranno appartenere ai ruoli dell’universita’, nel caso in cui il presidente vi appartenga, tutti gli altri componenti dovranno essere esterni’’. In questo modo di potra’ arrivare ad un giudizio piu’ obiettivo e attendibile sulla qualita’ dell’offerta didattica e sulla formulazione di proposte specifiche per migliorarla.

Per ’’migliorare l’efficacia e l’efficienza dell’attivita’ didattica, di ricerca e gestionale’’ e per ’’ottimizzare l’utilizzazione delle strutture e delle risorse, inoltre, una o piu’ universita’ vicine possono fondersi o aggregarsi in strutture federative sulla base di un progetto comune’’. Il progetto dovra’ essere approvato dal Ministero dell’Istruzione e da un’apposita Agenzia di valutazione. I ricercatori assumeranno il titolo di professori aggregati. Dopo 4 anni saranno sottoposti ’’a un giudizio di conferma da parte di una commissione nazionale composta, per ogni settore scientifico-disciplinare, da tre professori ordinari scelti dall’Anvur’’. Se il giudizio sara’ positivo, il ricercatore sara’ inserito nella lista dei ricercatori confermati. Se il giudizio sara’ negativo, il ricercatore sara’ sottoposto ad un nuovo giudizio di conferma dopo 2 anni. Se anche il secondo giudizio di conferma risultera’ negativo, il ricercatore ’’cessera’ di appartenere al ruolo’’.

E per il reclutamento dei docenti Gelmini dichiara guerra ai concorsi pilotati: ’’Verra’ istituita l’abilitazione scientifica nazionale, distinta per le funzioni di professore ordinario e associato, per attestare il possesso della qualificazione scientifica adeguata ai rispettivi ruoli’’.

L’abilitazione sara’ data in base ai titoli posseduti ed alle pubblicazioni, ’’alla luce di parametri stabiliti per ogni ruolo e area da apposito decreto del ministero’’.

L’abilitazione non rappresentera’ un accesso diretto ai ruoli o alla ’’progressione di carriera’’, ma permettera’ ai professori di essere inseriti in una lista nazionale per 4 anni, prima di essere sottoposti ad una nuova verifica.

mpd/sam/alf

I RETTORI: OCCASIONE IRRIPETIBILE, MA SERVONO ANCHE LE RISORSE
«Rapiamo la Gelmini. Il riscatto?
Due miliardi per l’università italiana»
Provocazione dell’Unione degli universitari: «Chi fa le riforme non ascolta mai gli studenti»

MILANO - Vogliono rapire il ministro dell’Istruzione e chiedere in cambio un riscatto di «due miliardi di euro da consegnare all’università italiana» e il ritiro del disegno di legge di riforma del sistema universitario varato oggi dal governo. Loro sono gli studenti che aderiscono all’Udu, l’Unione degli universitari, che per promuovere la manifestazione già indetta a Roma per il prossimo 6 novembre hanno pensato bene di girare un miniclip in cui inscenano il finto rapimento della titolare del dicastero di viale Trastevere. «Il ratto della Gelmini», così si intitola il filmato, è già in circolazione su YouTube. «Abbiamo rapito Mariastella» si legge nel comunicato a caratteri rossi su fondo nero che scorre al termine del video, dopo le immagini in cui si ricostruisce il sequestro -. Nè manager nè baroni per l’università libera, pubblica, di qualità per tutti».
«NESSUNO CI ASCOLTA» - Dietro all’ironia utilizzata per richiamare l’attenzione («non intendiamo offendere nessuno o inneggiare alla violenza - precisano, forse anche per prevenire polemiche tipo quelle scatenate dall’apertura del gruppo «Uccidiamo Berlusconi» su Facebook -, stiamo solo usando uno strumento libero usato anche ai tempi dei romani: la satira»), c’è malumore tra gli studenti per le nuove norme varate dal Consiglio dei ministri. «Chi fa le riforme continua a non ascoltare chi le subisce - commentano amaramente quelli dell’Udu sul loro sito Internet -. Non c’è stato alcun tavolo di discussione con gli studenti sui temi della governance e del diritto allo studio. L’università appartiene a chi la vive a chi la frequenta quotidianamente, a chi attraverso lo studio sogna di costruirsi un futuro con il proprio impegno e la propria determinazione, appartiene agli studenti».

«FAVOLE DELL’ORRORE» - Anche la Rete degli studenti prende posizione contro la riforma e contro il ministro, che lunedì ha annunciato l’intenzione di sposarsi e di scrivere un libro di favole. «Forse sarà una raccolta di tutte le balle che ha raccontato sulla scuola e sull’università pubblica in questi mesi e sul suo operato - commentano polemicamente quelli della Rete -. Attendiamo di vederla nelle librerie augurandole di non fare tanti errori come quando legifera». E poi aggiungono : «sitratterà di un libro di favole dell’orrore». Quanto alla nuova organizzazione degli atenei, « la proposta del governo è l’ennesima ipoteca sul futuro del Paese e di noi giovani. Il governo vuole distruggere l’università pubblica, riducendola ai minimi termini, togliendo qualsiasi spazio di democrazia e privatizzando quanto possibile. Tutto questo come al solito senza un disegno qualificazione: l’unica cosa chiara è la volontà di risparmiare».

LE REAZIONI DEL PALAZZO - Dal mondo politico sono arrivate le reazioni positive della maggioranza. Per la presidente della commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea (Pdl), si avvia «una nuova stagione dell’Università italiana» e il Ddl Gelmini «puntando su nuove scelte sul piano organizzativo, dell’innovazione e della valutazione, va in questa direzione: rafforza la competizione fra gli atenei e riqualifica gli stessi introducendo dosi massicce di qualità e premialità». Di segno opposto il giudizio di Fabio de Nardis, responsabile nazionale università e ricerca del Prc-Se, che definisce il disegno di legge un «vero pastrocchio che avrà un difficile iter parlamentare». «Il sistema di governo degli atenei verrà asservito agli interessi dei privati - sottolinea in una nota -attraverso una riforma dei consigli di amministrazione, il ruolo degli studenti verrà ulteriormente ridimensionato e un colpo di accetta verrà sferrato sulla testa dei ricercatori precari. La scelta di mettere ad esaurimento il ruolo dei ricercatori a tempo indeterminato sarebbe infatti ipotizzabile se ci fosse se non altro la volontà politica di investire risorse sui nuovi reclutamenti, ma questo non sembra rientrare nei disegni del governo Berlusconi». Maria Pia Garavaglia, del Pd, dice di sperare «che questa volta il giudizio sul provvedimento possa nascere non dalle colonne dei giornali ma da un confronto parlamentare fra maggioranza e opposizione. Si può discutere su tutto, a condizione che l’intento non sia quello di fare propaganda. Il tema in questione è troppo importante per il futuro del Paese per relegarlo a strumento di lotta politica».

L’APERTURA DEI RETTORI - Aprono alle proposte del governo invece i rettori che attraverso il loro presidente, Enrico Decleva, parlano di «un’occasione fondamentale e per molti versi irripetibile per chi ha davvero a cuore il recupero e il rilancio dell’universitá italiana». Per Decleva, che guida la Conferenza dei rettori, «potranno essere opportuni ulteriori approfondimenti», tuttavia «è essenziale che anche nel nostro Paese si siano determinate le condizioni per affrontare in un’ottica coerente e di ampio raggio urgenze e criticità altrove superate da tempo». I responsabili degli atenei mettono però le mani avanti: e indicano come «indispensabile, e per più aspetti pregiudiziale, che all’avvio del processo riformatore, e a garanzia della sua credibilità, corrisponda una disponibilità adeguata di risorse. A partire da quanto sarà garantito al finanziamento degli atenei per il 2010».


Al. S.
28 ottobre 2009

 

 L’Unione degli universitari annuncia una grande manifestazione a Roma
In otto città sit-in davanti alle prefetture. Occupata sede del ministero
Università, sulla riforma è già rivolta
E Gasparri frena: "Perplessità"
Il senatore Pdl: "Sbagliato non far eleggere il presidente del cda dal rettore".
Confindustria: "Un passo decisivo per rilanciare e svecchiare i nostri atenei"

ROMA - L’Unione degli universitari scende subito in campo contro la riforma degli atenei, approvata oggi dal Consiglio dei ministri. In diverse città universitarie sono già in atto presìdi per "informare gli studenti e la cittadinanza dell’ultimo colpo che il governo sta infliggendo al sistema universitario pubblico". E per il 6 novembre è stata organizzata una manifestazione a Roma per dire "no alle riforme a costo zero". 

Udu: "Non si privatizza il diritto allo studio". Secondo il sindacato studentesco, il ministro vuole "consegnare ai privati il diritto allo studio". Gli universitari criticano in particolare lo strumento della delega legislativa "che lascia carta bianca al governo di legiferare senza nessuna forma di consultazione con chi l’università la vive quotidianamente: studenti, docenti e personale". "E’ inaccettabile - continua l’Udu - l’istituzione di un fondo per il merito che ha l’obiettivo di assegnare borse di studio e buoni agli studenti più meritevoli attraverso un test per misurare le loro capacità, senza tenere in considerazione le condizioni sociali, spesso drammatiche, degli studenti e delle loro famiglie". 

Sit-in in otto città italiane. Nei giorni scorsi l’Udu ha già occupato i rettorati di Parma e Palermo e lo studentato di Catania. Oggi alcuni studenti hanno occupato simbolicamente degli uffici del ministero dell’Istruzione in via Nievo a Roma. In otto città italiane si sono svolti sit-in davanti alle prefetture. Ora gli universitari si preparano per la grande manifestazione di Roma del 6 novembre. 

Tremonti: "E’ una grande riforma". Il governo, dal canto suo, difende a spada tratta il provvedimento. Lo fa per bocca del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti: "Mariastella Gelmini ha fatto un lavoro complesso. Quella dell’università è una grande riforma". 

I dubbi di Gasparri. Ma il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, frena: "Restano delle perplessità che in sede parlamentare sarà nostro dovere chiarire. Personalmente ritengo sbagliato far eleggere il presidente del Consiglio di amministrazione dai componenti stessi piuttosto che dal rettore". Poi ingrana la marcia indietro: "C’è materia su cui riflettere ancora - dice - ma resta la soddisfazione per la fine di uno stallo e per l’impegno di rilanciare il nostro sistema universitario per recuperarne l’eccellenza". 

Confindustria: "Salto competitivo per atenei". Esprime soddisfazione, invece, Gianfelice Rocca, vicepresidente di Confindustria per l’Education: "Al centro del provvedimento c’è il tentativo di liberare il nostro sistema universitario da modelli organizzativi inefficienti, da vincoli burocratici e da abitudini corporative. Le nuove regole potranno migliorare la gestione finanziaria degli atenei, consentire alle nostre università di attrarre docenti e ricercatori validi e di raggiungere più elevati livelli di autogoverno e qualità scientifica e didattica". 
(28 ottobre 2009)
 
 
Meritocrazia e rettori a termine
Al via la riforma delle Università
La Gelmini: "Tagliati i corsi inutili".
Tremonti: risorse dallo scudo fiscale
 
ROMA
Le università sono autonome ma risponderanno delle loro azioni: se saranno gestite male riceveranno meno finanziamenti, decretando così la fine dei finanziamenti a pioggia. È il principio su cui è incardinata la riforma dell’università che, dopo una lunga gestazione, ha fatto oggi il primo passo con l’approvazione in consiglio dei Ministri, di un ddl che con molta probabilità comincerà il suo iter in Senato.

I contenuti sono stati illustrati dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, affiancata, in conferenza stampa, da Giulio Tremonti, il collega di Governo che, secondo indiscrezioni, avrebbe messo i bastoni tra le ruote a questa riforma. Ma l’interessato ha smentito oggi qualsiasi presunta tensione: «Ho sentito dire cose strane, parlare di contrasto, di interferenze e contrarietà. Certo il tema è stato complesso». La riforma in particolare promette il pugno duro contro i buchi nei bilanci delle università italiane: «Commissariamento e tolleranza zero per gli atenei in dissesto finanziario», ha spiegato il ministro Gelmini intervenuto in conferenza stampa a Palazzo Chigi. È prevista l’introduzione della contabilità economico-patrimoniale uniforme, secondo criteri nazionali concordati tra ministero dell’Istruzione e Tesoro: «i bilanci dovranno rispondere a criteri di maggiore trasparenza. Debiti e crediti saranno resi più chiari nel bilancio».

Ampio spazio alla meritocrazia: gli scatti di stipendio andranno solo ai «professori migliori», ha sottolineato la Gelmini. In caso di valutazione negativa, spiegano dal ministero, «si perde lo scatto di stipendio e non si può partecipare come commissari ai concorsi». E, in tema di trasparenza, il ministro dell’Istruzione ha affermato: «Entro sei mesi dall’approvazione della legge di riforma, le università dovranno approvare statuti per l’organizzazione del sistema, che abbiano le caratteristiche individuate dal ministero. In particolare è prevista l’adozione di un «codice etico» che al momento non esiste, con regole per «garantire trasparenza nelle assunzioni e nell’amministrazione». Il codice dovrà «evitare incompatibilità, conflitti di interessi legati a parentele. Alle università che assumeranno o gestiranno le risorse in maniera non trasparente saranno ridotti i finanziamenti». Ma, ha proseguito la Gelmini, il nodo dei ricercatori «è l’aspetto che più mi sta a cuore». «Occorre che i giovani non restino ricercatori a vita. Per questo - ha spiegato il ministro - abbiamo previsto due contratti triennali al termine dei quali si procede a una loro valutazione ed è poi facoltà dei singoli atenei trasformare i ricercatori in associati. In questo modo si mette fine a un precariato che va avanti da anni e si favorisce il ricambio generazionale».

La riforma del sistema universitario approvata oggi dal Consiglio dei ministri «è un provvedimento corposo che vuole affrontare in maniera seria e coraggiosa i problemi dell’università italiana, per dare maggiore peso a un’istituzione fondamentale del Paese e anche rispondere alla crisi», ha concluso il ministro Gelmini. A prendere la parola subito dopo il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che ha sottolineato: «Quella dell’università è una grande riforma, molto impegnativa. È stato trovato un equilibrio tra modello continentale e quello americano, con prevalenza del modello continentale. È stato anche raggiunto un equilibrio tra Stato, regioni ed università». Intanto in concomitanza con l’approvazione della Riforma del sistema universitario, in otto città italiane studenti di scuola e università hanno annunciato che saranno organizzati presidi permanenti dal pomeriggio fino a notte fonda davanti le prefetture per «lanciare delle rivendicazioni chiare al Governo Berlusconi e al ministro Gelmini». I sit in sono previsti a Torino, Genova, Siena, Roma, Napoli, Lecce, Taranto e Bari. In una nota l’Unione degli studenti e il Coordinamento universitario Link chiedono «il ritiro dei tagli su scuola, università, ricerca, un sistema di welfare che permetta agli studenti medi, agli universitari, ai dottorandi e agli studenti delle accademie di poter accedere liberamente ai canali del sapere». 

Ecco che cosa prevede la riforma Gelmini per l’Università

CODICE ETICO ANTI-PARENTOPOLI 
Ci sarà un codice etico per evitare incompatibilità, conflitti di interessi legati a parentele. 

RETTORI A TEMPO 
Un rettore non potrà rimanere in carica per più di 8 anni (attualmente ogni università decide il numero dei mandati), con valenza retroattiva. 

FUNZIONI NETTAMENTE DISTINTE TRA SENATO E CDA 
Il Senato avanzerà proposte di carattere scientifico, ma sarà il Cda ad avere la responsabilità chiara di spese e assunzioni, anche delle sedi distaccate. Il Cda non sarà elettivo, avrà il 40% di membri esterni e anche il presidente potrà essere esterno. È prevista una presenza qualificata di studenti negli organi di governo. La riforma della governance prevede, inoltre, la figura di un direttore generale, un vero e proprio manager di ateneo, al posto dell’attuale direttore amministrativo. Il nucleo di valutazione d’ateneo avrà una maggiore presenza di membri esterni per garantire una valutazione oggettiva e imparziale. 

PER PROF VALUTAZIONE DA STUDENTI E CERTIFICAZIONE PRESENZA 
Gli studenti valuteranno i professori e questo giudizio sarà determinante per l’attribuzione dei fondi alle università da parte del ministero. I docenti avranno l’obbligo di certificare la loro presenza a lezione. Viene, inoltre, stabilito un riferimento uniforme per l’impegno dei professori a tempo pieno: 1.500 ore annue di cui almeno 350 destinate ad attività di docenza e servizio per gli studenti. Scatti stipendiali solo ai prof migliori e possibilità di prendere 5 anni di aspettativa per andare nel privato senza perdere il posto. 

FUSIONI E RIDUZIONE DEI SETTORI DISCIPLINARI 
Ci sarà la possibilità di unire o federare università vicine per abbattere costi e aumentare la qualità di didattica e ricerca. Saranno ridotti i settori scientifico-disciplinari dagli attuali 370 alla metà (consistenza minima di 50 ordinari per settore) per evitare che si formino micro-settori che danno troppo potere a cordate ristrette. Riduzione delle facoltà che potranno essere al massimo 12 per ateneo. 

ABILITAZIONE NAZIONALE
 
Il ddl introduce l’abilitazione nazionale per l’accesso di associati e ordinari. L’abilitazione è attribuita da una commissione nazionale (anche con membri stranieri) sulla base di specifici parametri di qualità. I posti saranno poi attribuiti a seguito di procedure pubbliche di selezione bandite dalle singole università. Si prevede una netta distinzione tra reclutamento e progressione di carriera. 

SPAZIO AI GIOVANI RICERCATORI 
Si prevedono contratti a tempo determinato di 6 anni (3+3), al termine dei quali se il ricercatore sarà ritenuto valido dall’ateneo sarà confermato a a tempo indeterminato come associato. Il provvedimento abbassa l’età in cui si entra in ruolo da 36 a 30 anni con uno stipendio che passa da 1.300 a 2.100 euro. Tra le novità l’aumento degli importi degli assegni di ricerca e l’abolizione delle borse post-dottorali. 

BILANCI TRASPARENTI, COMMISSARIAMENTO PER CONTI IN ROSSO 
Verrà introdotta una contabilità economico-patrimoniale uniforme, secondo criteri nazionali concordati tra i ministeri dell’Istruzione e del Tesoro. Debiti e crediti saranno resi più chiari nel bilancio. È previsto il commissariamento per gli atenei in dissesto finanziario. 

AIUTI A STUDENTI MERITEVOLI 
È prevista la delega al governo per riformare la legge 390/1991, in accordo con le Regioni. L’obiettivo è quello di spostare il sostegno direttamente agli studenti. Sarà costituito un fondo nazionale per il merito al fine di erogare borse di studio e di gestire, con tassi bassissimi, i prestiti d’onore.

 
 
"FAVORIREMO I RICERCATORI. NO AI FINANZIAMENTI A PIOGGIA"
Gelmini: "Dopo la Riforma mi sposo"
Nel 2010 al via la sperimentazione delle superiori, il matrimonio e anche un libro di fiabe.
 
Un’agenda fitta d’impegni, un tour de force serrato: sono giorni molto intensi per il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, che deve verificare i consensi per il lavoro fin qui svolto e pianificare i prossimi gravosi impegni. Oggi il ddl sulla riforma della governance dell’Università sarà all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri e domani la Conferenza Stato-Regioni darà il suo parere sulla riforma della scuola secondaria superiore. «Sono ottimista» ha spiegato il ministro «e determinata a far partire la riforma nel 2010».

Che si preannuncia come un anno speciale anche per i progetti personali. In particolare il matrimonio con il fidanzato e imprenditore bergamasco Giorgio Patelli, 50 anni. «C’è la volontà di sposarmi - ha confermato, laconicamente, Mariastella dai microfoni del Maurizio Costanzo Show che andrà in onda domenica - e poi sto scrivendo un libro di fiabe. È un lavoro che sto facendo in queste settimane. Ogni regione ha le sue tradizioni, le sue fiabe popolari e sto cercando di raccoglierle tutte. I bambini troppo spesso sono parcheggiati davanti alla tv, anche alla sera. Credo che recuperare l’abitudine di leggere loro una favola magari prima di andare a letto sia una cosa molto bella». (I proventi della vendita del libro saranno devoluti in beneficenza, confermano dal Ministero).

Che il ministro voglia esprimere anche una certa voglia di maternità? Il pensiero fisso resta la scuola «il bene più prezioso del Paese». Ecco perché le riforme devono andare avanti. «Una scuola mediocre, o buona solo a macchia di leopardo - ha ribadito Gelmini - non serve a niente. Va collegata al mondo del lavoro perché troppe volte i diplomi e le lauree non corrispondono a opportunità concrete». Un’attenzione particolare, secondo il ministro, va posta all’istruzione tecnica e professionale che in «alcune regioni del Paese è del tutto carente». Quanto alla riforma dei licei, il ministro ha voluto ricordare che prevede pure la sperimentazione dei licei musicali. «Ricostruiremo - ha detto - la formazione musicale dalla scuola elementare al conservatorio».

Inoltre il ruolo degli insegnanti va rivalutato. «Non è un lavoro per tutti ed è meglio avere qualche professore in meno ma ben preparato». In quest’ottica va anche la decisione di cambiare le regole per il reclutamento. «Se vogliamo evitare l’insorgere di nuovo precariato» ha precisato. Ottimismo, infine, per il buon esito del disegno di legge che rivoluzionerà l’Università. «Servirà anche a favorire i ricercatori. Non è più tempo di distribuire risorse a pioggia ma dobbiamo farlo in base ai risultati raggiunti».
Natalia Poggi
 

 

 

 

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