Undici atenei telematici, 14 mila studenti. Scienze giuridiche &è; la facoltà piu gettonata. La bocciatura del Comitato nazionale di valutazione
20 September 2009

MILANO - Un esercito di circa quattordici mila studenti e oltre duemila laureati. Sono questi i numeri delle nostre università telematiche, su cui puntano sempre più italiani per conseguire la laurea. Operative dal 2003, con il decreto dell’allora ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Letizia Moratti, (di concerto con il ministro per l’Innovazione Lucio Stanca) gli atenei online sono man mano proliferati fino a contare undici «sedi», tutte rigorosamente sul web. Fino allo stop nel 2006 del ministro Fabio Mussi, che in un provvedimento inserito in Finanziaria ha imposto la ridefinizione dei criteri per il riconoscimento dei nuovi atenei telematici oltre a una verifica di quelli già esistenti. Ma i lavori sono ancora in corso, tant’è che né è stato approvato un nuovo regolamento di accreditamento, né si è conclusa l’analisi degli atenei virtuali già esistenti, commissionata al Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario. Nel frattempo le università online continuano a reclutare matricole e a sfornare dottori veri. Basti pensare che gli studenti universitari online iscritti nell’anno accademico 2004-2005 erano appena 1.529 e invece oggi sfiorano le 14 mila unità (13.891). L’incremento in appena tre anni accademici è stato del 900%. E nel 2007 i dottori che grazie agli atenei a distanza hanno conseguito il titolo, dello stesso valore legale rispetto a quello tradizionale, sono stati 2.216, per lo più dai 35 anni in su. Ma se è vero che gli studenti online sono aumentati rapidamente, è altrettanto vero che dalle oltre quattromila immatricolazioni nell’anno accademico 2006-2007, le università telematiche sono passate a due mila e seicento nuove matricole nel 2007-2008 (ultimi dati rilevati dal Miur) con un decremento di oltre il 41%. Come mai? «Nella fase di avvio delle università online — spiega Giovanni Azzone, vicepresidente del Cnvsu — hanno giocato un ruolo decisivo le convenzioni con gli enti pubblici».

 
LAUREARE L'ESPERIENZA - In pratica si riconoscevano crediti formativi consistenti sulla base della propria carriera professionale.«Laureare l’esperienza» era lo slogan della riforma partita nel 2002, grazie alla quale succedeva ad esempio, che nel momento stesso dell’iscrizione, un funzionario del ministero riuscisse a laurearsi a tempo record. «Con il freno imposto nel 2006 da Mussi le cose sono cambiate - continua Azzone - e l’accesso al sistema è diventato più difficile». Ma la percentuale di immatricolati alle università telematiche a cui vengono riconosciuti crediti formativi per l’«esperienza », continua a restare molto elevata. In media a livello nazionale, il 56,7% degli studenti degli atenei virtuali ha crediti riconosciuti che consentono loro di ridurre l’effettiva durata degli studi. Non mancano esempi in cui la soglia supera l’80%, come dimostrano i dati dell’ufficio statistica del Miur: è il caso dell’Unitel di Milano (100%), di Roma Unisu (100%), e della Marconi in cui l’85,6% ha ottenuto un riconoscimento di crediti. Ma quali sono le facoltà più gettonate dagli studenti online? Nell’anno accademico 2007-2008 spicca tra tutte Scienze giuridiche (2.237 iscritti) seguita da Scienze economiche (1.691), Urbanistica e scienze della pianificazione (1.211). In tanti si iscrivono anche a ingegneria industriale (1.034).
LE CRITICHE - La scelta di mettere online anche corsi di questo tipo, ha suscitato diverse polemiche e considerazioni fortemente critiche, come quelle del Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario, che nelle prime quattro analisi sugli atenei virtuali trasmesse al ministero, ha pressoché bocciato le università a distanza: «I nostri rapporti indicano la necessità di un ripensamento del sistema — precisa Azzone, che oltre a essere il vicepresidente del Comitato, è anche professore di sistemi di controllo di gestione al Politecnico di Milano — le università telematiche vivono bene se hanno un numero molto elevato di iscritti ma la scelta in Italia è stata di avere tanti atenei senza specializzazione.
IL BACINO - Il bacino di studenti non è così ampio da giustificare la presenza di undici università.Per questo c’è il rischio che il sistema vada in crisi e che si sacrifichi la qualità del servizio offerto agli allievi. Ma è il ministro a dover decidere cosa fare». Ad esempio la Iul, che sta per International university line, ha all’attivo un solo corso di laurea triennale a cui risultano iscritti (al 31 gennaio 2009) appena 50 studenti. Milano Unitel, secondo quanto rilevato dall’ufficio di statistica del Miur (dati anno accademico 2007-2008), ha appena 91 iscritti per tre diversi corsi di laurea. Uno tra questi, Scienze e tecnologie agrarie, agroalimentari e forestali, conta appena tre studenti.
D’accordo con le critiche mosse dal Comitato e con il freno del ministro Mussi alle università telematiche, il rettore dell’università online Guglielmo Marconi, oltre otto mila iscritti e cinque anni di attività: «Questo fenomeno della proliferazione degli atenei a distanza si è verificato solo in Italia - spiega Alessandra Briganti, per 40 anni professoressa di letteratura italiana alla Sapienza di Roma e fondatrice dell’università telematica Marconi - in Inghilterra esistono strutture di questo tipo da 100 anni, da 40 in Spagna, dove l’università a distanza è diventata statale perché ha una valenza sociale e soccorre gli studenti che per motivi logistici o per diversa abilità non possono frequentare gli atenei tradizionali». Nel nostro Paese, spiega invece il rettore, siamo riusciti ad arrivare ultimi e a fare esattamente ciò che si doveva evitare. «Da quando sono state istituite le università online — continua la Briganti — c’è stata una vera e propria corsa da parte di alcuni soggetti, all’accreditamento del ministero. Molti pareri positivi non sarebbero mai dovuti arrivare, senza parlare poi delle verifiche interne che il decreto Moratti-Stanca prevedeva all’inizio dell’attività e dopo tre anni dall’avvio della formazione a distanza. Cosa che non si è mai verificata » .
Il rettore, che si dice d’accordo per i due terzi delle critiche rivolte agli atenei virtuali, ci tiene però a precisare che la sua è un’università degli studi: «C’è la cattiva abitudine di pensare che questi atenei consentono di arrivare prima e in maniera più facile alla laurea. Da noi non è così, tant’è vero che da poco abbiamo cambiato la nostra denominazione, da università telematica Guglielmo Marconi a università degli studi Guglielmo Marconi-telematica. Che sia chiaro che qui si studia».
Corinna De Cesare 

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