Formazione avanzata, innovazione, tecnologia, rapporto con i pazienti in un mondo sempre più connesso a protocolli rigidi e linee guida lontane da chi si occupa di assistere i cittadini. Confronto aperto in aula magna: "Abbiamo l'obbligo di dare gli strumenti adeguati ai nostri studenti" la sintesi di Luca Saba. "Su questi temi dobbiamo ritrovarci per una riflessione aggiornata e puntuale" ha aggiunto Francesco Mola
16 December 2022
Cagliari. Foto di gruppo in aula magna

Un discorso che nasce con gli antichi greci: l’Università della conoscenza e il dialogo tra medici e filosofi

Mario Frongia

L’approccio è stato perfetto e beneaugurante. D’altronde, il tema vale la posta: la salute delle persone e delle comunità. Da un lato. Dall'altro, il lento e prezioso cammino delle scienze e dei saperi. Al centro, l'uomo. Con bisogni, necessità, sogni e desideri. Il confronto aperto tra medici e filosofi tenutosi stamani in rettorato, è stato di alto pregio scientifico. Quando si macinano i dettagli della conoscenza, se ne scovano con perizia gli addentellati storici e sociali, si pone l'accento sul come e i perché i fatti, e la loro gestione, comunque la si veda, siano decisivi per un futuro, e il presente, migliore, si parla delle forze e delle fragilità umane. Il pregio dell'incontro - che ha messo in luce un energico e voglioso squarcio firmato dai docenti dell'ateneo di Cagliari - curato con una felice intuizione da Luca Saba, Silvano Tagliagambe ed Ezio Laconi, sta anche in questo: aver annodato un filo verde, utile per una lettura fresca e moderna di quel che può essere la formazione universitaria. Che poi si tratti di cardiologi e ortopedici o latinisti e filosofi teoretici poco cambia.

Uno scorcio della sala principale di Palazzo Belgrano
Uno scorcio della sala principale di Palazzo Belgrano

Una mattinata con il segno più. Dai saperi medici all'universo dei filosofi della scienza

Dai saluti del rettore, Francesco Mola, e del prorettore per le Attività sanitarie, Giorgio La Nasa, all'introduzione di Luca Saba, presidente della facoltà di Medicina e chirurgia: "La sensibilità che ci ha dato il professor Mola ci gratifica. Il dialogo e la riflessione sono un percorso pressoché obbligato quando si ha a che fare con la formazione dei dirigenti, medici o di altra disciplina, del futuro. Il Paese si aspetta risposte precise e noi siamo chiamati a darle in modo chiaro, trasparente e, soprattutto con rapidità”. Il professor Saba ha le idee chiare. Guarda lontano, con il garbo e la curiosità delle menti raffinate. L’aula magna di Palazzo Belgrano è gremita. Docenti, presidenti di facoltà, direttori di dipartimento e di strutture semplici e complesse. Una trentina di studentesse e studenti, numerosi dottorandi. L’atmosfera è quella giusta. Aperti i lavori, Ezio Laconi (Patologo generale) è intervenuto su “Lo Stato dell'arte”. “Nel sentire comune del medico la filosofia è percepita come distante, per usare un eufemismo. Uno scetticismo analogo a quello che la medicina clinica nutre nei confronti delle scienze di base. In questo caso l’atteggiamento è però meglio descritto come schizofrenico: da un lato scetticismo sul loro reale impatto sulla realtà clinica quotidiana, dall’altro entusiasmo incontrollato di fronte a nuove scoperte apparentemente promettenti. La cultura scientifica richiede equilibrio e pazienza. L’insegnamento delle discipline cliniche dovrebbe dare maggiore spazio all’analisi dei singoli casi, talvolta non riconducibili a specifici quadri di malattia, per sottolineare la centralità della persona. “Non esistono le malattie, esistono i malati” non può essere ridotto a uno slogan, ma deve costituire il paradigma centrale dell’attività del medico. Per dirla con Georges Canguilhem, medico e filosofo francese del secolo scorso. “E’ perché gli uomini si sentono malati che vi è una medicina”.

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Cagliari. Da sinistra, Giorgio La Nasa, Francesco Mola, Luca Saba e Valerio Mais
Cagliari. Da sinistra, Giorgio La Nasa, Francesco Mola, Luca Saba e Valerio Mais

Forza creativa e ruolo del medico. Scenari, prospettive e visione

Se Ezio Laconi ha affrontato il percorso da affrontare con i discenti dagli insegnamenti da migliorare, chiamando in causa anche la cultura Sufi, i lavori hanno poi avuto una interessante  convergenza su aspetti condivisi da relatori e platea. Valerio Mais, coordinatore del corso di laurea in Medicina e chirurgia, ha rimarcato l'intento e alcuni dei gangli storici e attuali delle discipline in ballo. "Gli schemi troppi rigidi, le caselle, i formulari non aiutano nelle relazioni mediche e nel rapporto medico-paziente. Serve il dialogo, il contesto è fondamentale per un sano ed equilibrato operare medico" ha precisato il professor Mais. Dalla frase “La salute nel silenzio degli organi” è un buon viatico per capire meglio chi, cosa e come. Silvano Tagliagambe, emerito, filosofo della scienza ed epistemologo, già preside a Cagliari di Magistero, viene presentato dal presidente di Medina e chirurgia: “Ci dirà delle cose fantastiche!”. Andrà così. “Semplice, complesso, complicato: i loro significati mutano in maniera importante. Talvolta, il contesto non influisce, in altre è decisivo e legato a una minima variazione iniziale. Come ha detto Erwin Schrodinger, la vita non può essere paragonata a un sistema fisico. Ed è sbagliata l’idea di modellare la medicina sulla base delle scienze fisiche. Anche perché - sottolinea il professore - quando siamo sani non sappiamo neppure dove siano gli organi”. Gli studenti prendono appunti. Il pasto è ghiotto. “Pensate, ad esempio, al concetto di resilienza. È pressoché totale l’inapplicabilità senza il ripristino dell'equilibrio precedente. Guarire significa darsi nuove norme di vita, superiori persino alle precedenti. Ed è un guaio applicare un concetto non aderente alla salute. Mentre invece, serve immaginare con forza creativa, non basta più solo la percezione, la guarigione la presupponeva il medico deve stimolare questa forza creativa”. Di forte empatia un passaggio sulla memoria. “La memoria serve a utilizzare al meglio i ricordi in vista di progetti futuri. È localizzata nel presente e orientata verso il passato. Ma questo cambia totalmente il modo di vedere il nostro corpo. Un corpo che - ha spiega Silvano Tagliagambe - ha un sistema osservante e osservato che dialogano e si equilibrano in continuazione. Le neuroscienze confermano questa situazione duale. La guarigione non è solo un processo meccanico e fisico: gli studenti di Medicina devono sapere e capire quanto sia importante incutere fiducia. La speranza è un farmaco”. Il professore ha chiuso la sua lectio “Semplice e complesso nella ricerca scientifica” citando William Shakespeare e la sua Tempesta. Applausi.

William Shakespeare, Humphrey Bogart e Dino Buzzati in aula magna!

Da Silvano Tagliagambe che ha citato, tra gli altri, Shakespeare, a Ernesto D’Aloja che ha risposto con il film “Casablanca” e l’iconico Humphrey Bogart. L’ordinario di Medicina legale ha tagliato corto: “Per modificare dalle fondamenta il modello di formazione dei futuri medici, va prima dato uno sguardo alle linee guida: sono eccessivamente rigide”. E ancora. “Noi insegniamo a essere autonomi ai nostri ragazzi, sia nel pensiero, sia nel mettersi sempre nelle scarpe del paziente per poi scegliere, assieme, la migliore opzione. Ma devo sbrigarmi anche a dar loro gli strumenti adeguati per poter crescere e procedere al meglio nella professione. L’Università è il motore culturale del cambiamento”. Il professor D’Aloja ha concluso l’appassionato intervento citando l’angoscia e l’attesa infinita - più che altro un incubo! - narrata da Dino Buzzati nel “Deserto dei tartari”. L’aula magna sorride e applaude. Sul tema è intervenuto, durante la tavola rotonda condotta dal professor Saba, anche Carlo Piredda, consigliere dell’Ordine dei medici di Cagliari: “Le considerazioni del professor D’Aloja sono inattaccabili. La   comunicazione medico paziente, il consenso informato, le indicazioni de codice deontologico, come Ordine e Fnomceo, sono entrati nel dettaglio di una nuova stagione. Al centro, ci sono il paziente e i suoi familiari”. Anche sulle dinamiche della questione medica e della crisi della professione, docenti ed esperti hanno condiviso la rigidità dei protocolli, le risorse striminzite e una formazione che aiuti i futuri specialisti a comunicare e a gestire meglio il rapporto medico-paziente. Ludovica Lorusso (Associata di Logica e filosofia della scienza-UNiversità Sassari) è intervenuta con la relazione "Informazione, comunicazione e argomentazione nel conseoso informato" e ha ribadito "l’importanza che la filosofia della scienza può rivestire per il progresso della medicina, grazie all’analisi di concetti, modelli e teorie. In particolare, analizza il controverso concetto di razza, che è ancora notevolmente utilizzato in medicina, sottolineandone le criticità epistemologiche ed etiche ma anche le potenzialità in alcuni contesti del sapere medico qualora venga utilizzato come chiave d’accesso agli effetti biologici del razzismo presente e passato".

Una fase dell'intervento di Silvano Tagliagambe
Una fase dell'intervento di Silvano Tagliagambe

Culture e radici differenti ma mai così attuali e impattanti sulla quotidianità dei cittadini

Luca Saba è stato un play maker performante, i lavori si sono snodati spediti e pregiati. “La medicina dell'evidenza ci conduce su regole generali che dobbiamo applicare in contesti specifici” ha detto il presidente della facoltà di Medicina e chirurgia. Francesco Paoli, ordinario di Logica e filosofia della scienza dell’ateneo di Cagliari, ha palleggiato facile: “Tra cultura umanistica e scientifica l'incontro è necessario. Ma non dovrebbe avvenire come nel tennis, con un palleggio di idee ciascuno nella propria metà campo. È più promettente uno scenario calcistico: competizione e compenetrazione nello stesso terreno di gioco. D’altronde - ha tratteggiato il professor Paoli - le dimensioni dell’Università sono nitide: ricerca, didattica e terza missione. Per il trittico servono team interdisciplinari abili nel creare linguaggi, strumenti e metodiche di lavoro condivise, nonché competenze trasversali e abilità divulgazione”. Uno scenario che ha permesso a Michele Camerota di andare a costruire un affascinante e includente viaggio a ritroso che non solo scomoda Galileo - del filosofo pisano, il professor Camerota è uno dei massimi esperti al mondo e fa parte di un gruppo di studio dell’Accademia dei Lincei - ma ha messo in ballo Carlo Ginzburg. “Negli anni Cinquanta, sul tema del carattere individualizzante del sapere medico, ha cercato una soluzione con un saggio a territori scientifici limitrofi. Anche perché nella medicina esisteva un altro genere di paradigma, fondato su una terza via congetturale, meno rigorosa, Si parte da evidenze labili per costruire uno scenario. Per Ginzburg si tratta di un paradigma indiziante per Ginzburg. Va ricordato anche il concetto di scienze dure, che privilegiano e scelgono il tessuto dell’oggettività. Questa tesi, interessante e discussa, è datata perché non tiene conto dello sviluppo della scienza medica. Basti pensare alle tecniche diagnostiche che non sono riportabili a un paradigma indiziario. La malattia va intesa come eccesso o difetto”. Ma non solo. “Possiamo parlare di stato di normalità e patologia che vanno riferite all'instaurare di norme di vita, all’organismo e all’ambiente. Ma va posta attenzione all'equilibrio e alla dimensione in cui la normalità e la malattia si esplicano”. Altri meritati applausi.

Luca Saba, è ordinario di Diagnostica per immagini e radioterapia
Luca Saba, è ordinario di Diagnostica per immagini e radioterapia

Dai protocolli alla neonatologia e alla medicina personalizzata: un mondo in divenire

“Devo fare un passo indietro che ritengo molto importante: su questi temi qualche tempo addietro, con i colleghi Gavino Faa, Alberto Granese, Ernesto d'Aloja e il compianto Pietro Rutelli abbiamo prodotto anche un bel volume. Eravamo più giovani, altrettanto motivati e certi che andava cercata un’intesa tra le culture mediche e umanistiche”. Vassilios Fanos ha sfogliato l’album dei ricordi. Il professore ha lanciato il sapere oltre il valico. “Ho l'allergia ai protocolli. Certo, sono essenziali nell'emergenza ma fieramente convinto che di debba andare verso la medicina personalizzata. Care colleghe e cari amici: nel terrore dei giudici ci siamo dimenticati del paziente. Che non è più una persona ma la somma di fegato, cuore, cervello, gambe. Sono un clinico che vede bimbi e adulti da 40 anni, i bambini non sono topolini!”. Il professore ha dato luce all'approccio olistico, indispensabile per una buona medicina: “Abbiamo 300 trilioni di batteri nell'intestino. Non siamo degli individui ma un ecosistema e siamo inquilini del nostro microbiota. Abbiamo capito che anche i gemelli identici non sono identici. E accade che su tre pazienti che arrivano dal medico di famiglia con tosse e febbre, il primo sta a casa e dopo dieci giorni si riprende, un altro finisce in semi-intensiva, l’ultimo in intensiva e non ce la farà. Ecco perché le discipline Omiche sono feconde e ci aiutano nella predizione. Omiche e medical humanist, sono la stessa faccia della medicina personalizzata. Ovvero, la medicina dei sistemi per valutare il paziente nel corso della medicina che cambia.

 

La clinica, tra dialogo, comunicazione e fragilità

Mario Scartozzi, ordinario di Oncologia medica, è ripartito dal via: il paziente e le sue insopprimibili e legittime incertezze. Ma anche l’obbligo che sappia e capisca. Nel modo, con i toni e i tempi giusti. “La tematica del dialogo e della comunicazione è fondamentale e delicata. Intanto - ha aggiunto il professor Scartozzi - va immaginata in uno sviluppo su più livelli. Oltre al paziente, ci sono i familiari e i colleghi, tanto che il sistema si comunicazione diventa inevitabilmente complesso. E anche l’instaurarsi delle relazioni  e la stessa capacità di fare informazioni, compongono un nodo decisivo, specie per pazienti fragili come sono quelli oncologici”. Si è cambiato scenario. Vinicio Busacchi, ordinario di Filosofia teoretica, ha sottolineato come “ì sistemi di insegnamento richiedono formalismi che si insegnano a lezione. Ma si tratta di elementi legati all’esperienza, un tratto fondamentale della medicina”.

 

Platea qualificata per il dialogo tra medicina e filosofia
Platea qualificata per il dialogo tra medicina e filosofia

Umanizzazione e tecnologia: la partita si gioca su campi aperti

In chiusura, il professor Saba ha passato  la palla al rettore. “Intanto, guadagniamo subito un punto organico: Luca Saba è un moderatore perfetto! Battute a parte questa giornata vi obbliga a calendarizzarne delle altre: abbiamo appreso tante cose, finalmente si scopre che i colleghi di medicina non sono solo fonte di rogne ma hanno anche un cuore e un'anima!”. Risate. Francesco Mola è entrato nel merito. “I tanti temi che avete affrontato sono stimolanti, innescano un ragionamento meditato. Anch’io ci imito nel richiamo allo sport. Nella Formula uno c’è il pilota e l'auto. Ma rispetto al passato, se prima si diceva che il pilota ha vinto o perso una gara. adesso si può dire che sia stato il muletto a fargliela perdere. La metafora mi permette di passare al concetto: la tecnologia simulata in tempo reale, così come l'intelligenza artificiale, se viene usata con la debita attenzione, è lo strumento che aiuta a prendere la decisione. Ma sia chiaro - ha precisato il professore - le decisione rimangono dell’operatore. Avete accennato ai protocolli. Penso che non debbano essere statici ma dinamici. E sull'umanizzazione ribadisco come basilare lo sfruttamento della tecnologia. Non a caso ho chiesto a un collega di un ateneo d’oltre Tirreno di venire a darci una lezione sui dottorati di ricerca, non nel dottorato: alcune cose utili per insegnare sono comuni a tutti”.

Immagini: ha collaborato Ivo Cabiddu

Da sinistra, Giorgio La Nasa, Francesco Mola e Luca Saba
Da sinistra, Giorgio La Nasa, Francesco Mola e Luca Saba

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