L’Università di Cagliari capofila internazionale a difesa delle spiagge e delle coste
Studi che creano nuove opportunità di sviluppo, anche lavorativo, con la creazione del Centro di ricerca/laboratorio “Mediterranean Coastal and Marine Laboratory” (MedCoastLab), in cui si mettono a punto proposte e soluzioni tecnologiche capaci di attirare finanziamenti per l’innovazione in zone costiere e marine, valorizzando risorse professionali giovanili emergenti e ad altissima competenza
Demuro: “È necessario un unico soggetto competente per gestire le coste e dare risposte normative in tempi adeguati alle rapide modificazioni dei sistemi di spiaggia causate dall’uomo”
IL MEDCOASTLAB, creato in associazione con la società Battellieri Cagliari e la cooperativa Sardegna Progetta, è un laboratorio innovativo specializzato nel fornire dati scientifici multidisciplinari, sviluppare tecnologie all’avanguardia e modelli di scenari geomorfologici costieri anche a scopo previsionale. Tra le attività svolte dal MedCoastLab, che fa capo allo staff di ricerca coordinato dal professor Sandro DeMuro (dipartimento di Scienze chimiche e geologiche dell’Università di Cagliari), ci sono principalmente attività di studio e di predizione dei processi di erosione, trasporto, sedimentazione e previsione di temporanee sommersioni. Il tutto è orientato alla corretta gestione delle spiagge, attraverso la mappatura non solo cartografica ma con l’acquisizione e l’analisi di vari dati scientifici e delle misure di centraline di video-monitoraggio costiero. L’ultimo step è la conclusione del secondo progetto “Natural erosion prevision through use of numerical environment (Neptune) per la sperimentazione di un sistema di preavviso del rischio di inondazione costiera (“Early warning system”), connesso ad eventi meteomarini significativi per la gestione delle spiagge del Golfo di Cagliari.
La scienza mostra le strade percorribili, alla politica spetta di decidere sugli interventi per la conservazione dell'ambiente
NEPTUNE E NEPTUNE 2. Le spiagge della Sardegna sono infatti soggette a processi di erosione generati in prevalenza dalle attività dell’uomo. Per fermare il fenomeno servono decisioni e scelte gestionali basate sulla conoscenza scientifica di quanto accade nell’ambiente marino costiero e del cambiamento climatico in atto. È una necessità della Sardegna ma anche di tutte le regioni che si affacciano sul Mediterraneo e non solo. Per salvaguardare il prezioso patrimonio ambientale rappresentato dalle coste ed in particolare dalle spiagge, la ricerca scientifica dell’equipe di ricercatori e ricercatrici guidati da Sandro DeMuro ha messo a punto una rete di misure terra-mare con una metodologia innovativa, capace di restituire un’accurata scansione e tutti i dati utili a prevenire, prevedere e mitigare i rischi di erosione. Studi complessi e ricerca applicata in grado di innescare sviluppi tecnologici e scientifici per l’analisi, il controllo e monitoraggio di questo particolare e delicato ecosistema.
Il progetto Neptune si è esteso ad un’area di sperimentazione che comprende l’intero Golfo di Cagliari, in cui si susseguono spiagge, foci fluviali, pennelli, porti, stagni, lagune, saline, promontori, falesie, habitat protetti dall’Ue, aree con insediamenti industriali e urbani. Le principali applicazioni del Progetto riguardano la visualizzazione e predizione dei processi di erosione, trasporto e sedimentazione, necessari per una corretta gestione delle spiagge. Una parte dei dati provengono da centraline di video-monitoraggio costiero, successivamente elaborati con algoritmi capaci di fornire modelli complessivi dei processi morfodinamici che interessano la stabilità e la naturalità delle spiagge.
Giovani ricercatori e ricercatrici cagliaritani impiegati negli interscambi scientifici con Auckland
RETE INTERNAZIONALE. Il progetto è condotto con azioni di ricerca svolte in stretta collaborazione con le università di Cagliari, Pisa, Auckland (Nuova Zelanda), Curtin (Perth, Australia occidentale), Penn (Usa) e piccole e medie imprese sarde che contribuiscono operativamente alle attività del MedCoastLab. Per l’area del Golfo di Cagliari, grazie all’analisi e ai dati finali forniti dal Coastal and Marine Geomorphology Group (Cmgg, gruppo di ricerca di UniCa), è stato possibile ricostruire modelli digitali delle spiagge e la specifica cartografia tematica (batimetrie, mappatura vegetazione subacquea, sedimentologia, geomorfologia) che hanno consentito lo studio morfodinamico e ambientale nonché l’individuazione e la classificazione delle specifiche criticità che impattano sui sistemi costieri. Con la Curtin University di Perth, in particolare, sono state comparate le affinità degli habitat e delle caratteristiche del sistema delle spiagge del Golfo di Cagliari con quelle del sud-ovest australiano per affinare la comprensione dei meccanismi del trasporto sedimentario e le relazioni spiaggia sommersa-spiaggia emersa-duna. Con l’Università di Aukland (NZ) è stato approfondito il tema del “wave run up” e dei parametri che ne controllano l’ampiezza, soprattutto per la previsione delle mareggiate e relativi casi di allerta costieri. Queste attività, svolte nel Progetto Neptune 2, hanno consentito di sperimentare e rinforzare i rapporti con imprese sarde ad alta specializzazione, nonché di pubblicare una consistente produzione scientifica, costituita da articoli su riviste internazionali e nazionali, atti di convegni internazionali, tesi di dottorato e tesi di laurea. In aggiunta, gli studi del CoastLab, in via Riva di Ponente, hanno permesso di formare e impiegare giovani ricercatori e ricercatrici negli interscambi scientifici, in particolare, con l’ateneo di Auckland.
L'allerta mondiale ancora inascoltato dai governanti di molte nazioni
CLIMA, CODICE ROSSO ENTRO IL 2025. Il Panel intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc, principale organismo scientifico internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici) ha stimato che le emissioni mondiali di gas serra raggiungeranno il picco entro il 2025 e dovranno assolutamente diminuire del 43% entro il 2030 se vogliamo limitare il riscaldamento globale di almeno 1,5°C per evitare una catastrofe completa”. È perciò fortemente necessaria un’azione immediata su larga scala. Del resto il deterioramento delle condizioni del nostro pianeta è una realtà ormai davanti agli occhi di tutti. Milioni di persone soffrono per i disastri meteorologici con effetti catastrofici causati dai cambiamenti climatici in tutto il mondo, ma c’è da chiedersi quante siano le nazioni che intendono veramente contrastare con serietà il riscaldamento globale, visto che vengono organizzate conferenze mondiale sul clima anche in Paesi dove i dati nazionali su inquinamento e danni ambientali sono considerati “sensibili”, praticamente top secret, e i diritti umani vengono costantemente violati. Conferenze che finiscono praticamente con un nulla di fatto, vedi Cop27 a Sharm El Sheikh nello scorso novembre (nessun accordo sulla riduzione delle emissioni e neppure sulla graduale dismissione delle fonti fossili), con buona pace di ricercatori e scienziate che da anni esortano il mondo intero a cambiare rotta. Bocciatura anche da Frans Timmermans, politico olandese in carica quale vicepresidente della Commissione europea e capo della delegazione Ue alla conferenza: “Abbiamo sprecato un’occasione importante e molto altro tempo, la soluzione non è finanziare solo risorse per rimediare ai danni – il riferimento è al fondo tampone “Loss and Damage”, deciso durante Cop27 e da destinare ai Paesi più poveri e vittime di devastazioni causate dal cambiamento climatico – bensì è investire per ridurre drasticamente il rilascio di gas serra nell’atmosfera”.
Messi in evidenza dal giornalista Ottavio Olita i risultati e le proposte finali presentate nella conferenza organizzata dai comuni di Cagliari e Quartu Sant’Elena con l’Autorità portuale
Dalle stesse considerazioni su Cop27 trae spunto il pezzo di Ottavio Olita (già docente dell’Università di Cagliari, giornalista Rai, saggista e narratore) intitolato “Contro il fallimento delle conferenze sul clima i progetti delle università di Auckland e Cagliari” e pubblicato dalla testata online Articolo 21. Olita riassume i risultati della collaborazione tra gli atenei di Cagliari e Auckland, presentati nel corso della conferenza conclusiva del progetto Neptune 2 “Una proposta di preallerta inondazione e rischio erosione costiera, per la tutela e la gestione delle spiagge della Sardegna”. L’evento – promosso dall’Autorità portuale di sistema del Mare di Sardegna e dai comuni di Cagliari e Quartu Sant’Elena – si è tenuto lo scorso 25 settembre, nell’aula consiliare del capoluogo sardo, alla presenza del sindaco Paolo Truzzu e dell’assessore comunale Alessandro Guarracino, con l’assessore regionale Giuseppe Fasolino, il presidente dell’autorità portuale Massimo Deiana e i professori di UniCa Luciano Colombo (prorettore delegato alla ricerca scientifica) e Antonio Luca Funedda (direttore del dipartimento di Scienze chimiche e geologiche). Tra gli interventi in programma quelli di Daniela Pani (direzione generale della Protezione civile), Giovanni Coco e Valentina Spanu per la University of Auckland), Paolo Di Paola (Comune di Cagliari) e Sandro DeMuro con Marco Porta, Daniele Trogu e Andrea Ruju per l’Università di Cagliari.
SCHEDA
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INFORMAZIONI
Professor Sandro DeMuro
ordinario di Geografia fisica e Geomorfologia
tel/fax 0039 070 675 7759
email demuros@unica.it
Coordinatore Coastal and Marine Geomorphology Group
Università di Cagliari - Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche
Blocco A Cittadella di Monserrato
Coordinatore scientifico MedCoastLab
Mediterranean geomorphological Coastal and marine Laboratory
Via Riva di Ponente 5/B