Annunciate una serie di misure
05 November 2008

IL GIORNALE


di Vincenzo La Manna

Roma - Premiare gli atenei virtuosi. E, di rimando, punire gli «spreconi in rosso». Quindi, niente nuovi bandi di concorso, stop alle assunzioni per chi non ha i conti in regola. Tagli selettivi e non indiscriminati, tenendo bene a mente le difficoltà economiche che attraversa il Paese e i saldi in Finanziaria, da mantenere inalterati. E ancora. Allentare il turn-over, sin da subito, sul fronte ricercatori. Abolizioni dei corsi inutili, dopo una attenta verifica. Con il solito obiettivo dichiarato: guerra totale ai baronati. La riforma dell’università passa anche per questi punti chiave. E in base a tale schema di partenza, si aprirà il confronto con studenti, docenti e rettori. Silvio Berlusconi fissa i paletti. E d’intesa con il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, illustra il progetto di riforma ai rappresentanti parlamentari della maggioranza.

E così, riunisce a palazzo Grazioli, in tarda mattinata, i vertici del Pdl e della Lega di Montecitorio e Palazzo Madama. Un «primo giro di tavolo» per spiegare le linee guida su cui dialogare. Anche, se possibile, con quei settori dell’opposizione che, al di là delle intenzioni verbali, siano disposti davvero a contribuire. Il premier, dunque, dà il via al nuovo corso, che si svilupperà attraverso alcune tappe ben definite. In ogni caso, ribadisce nel suo intervento finale, «non dobbiamo fermarci, anzi, abbiamo il compito di andare avanti». Anche perché, sottolinea, «la gente è dalla nostra parte ed è l’Italia che vuole il cambiamento». Al di là, lamenta poi il presidente del Consiglio, della «cattiva informazione che c’è stata nelle settimane scorse» in merito al decreto sulla scuola, causa scatenante di proteste e cortei.

Dopo una breve introduzione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, tocca alla Gelmini spiegare a grandi linee, nel corso dell’incontro, l’obiettivo del governo. A seguire, arrivano le valutazioni dei vari presidenti e vice dei gruppi parlamentari. Al termine del vertice, lasciando la residenza romana del Cavaliere, Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, assicura: «Non c’è nessuna frenata, noi vogliamo andare avanti ma naturalmente vogliamo esaminare meglio tutti i problemi riguardanti l’università». Poi spiega: «La riforma è una questione a tappe: ci sarà un disegno di legge complessivo, alcune linee guida da discutere con studenti, professori e università, decreti per questioni urgenti in agenda, come ad esempio la trasparenza nei concorsi. Ma non c’è una sola azione su un tema così complessivo, non una misura unica, bensì una serie di misure che seguono la linea chiara di garantire il diritto allo studio e combattere gli sprechi».

Sul fronte risorse, l’esponente di An specifica: «Non c’è nessuna fretta per il 2009, in quanto ciò che stabilisce la Finanziaria non impone soluzioni urgenti. C’è invece tutto il tempo nel 2010 per discutere degli sprechi. Per esempio dei 5.500 corsi inutili, della questione dei baroni, di altri tagli da individuare». Sul versante scuole, invece, Gasparri assicura che «non si chiuderanno». «C’è un provvedimento del ’98 del governo Prodi - ricorda - che riguarda l’accorpamento di istituti. Ma è sbagliato parlare di chiusura. Nessuno studente non avrà più la sua classe, semmai ci sarà un preside invece che quattro, perché si risparmierà sull’amministrazione». In ogni caso, «della questione si discuterà anche con le Regioni in un’ottica di riduzione degli sprechi».

In attesa che la Gelmini illustri nei prossimi giorni le novità inserite nel programma del governo, previo magari confronto con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti («altrimenti si fanno i conti senza l’oste», commenta uno dei presenti al vertice), la Lega, per voce del suo capogruppo alla Camera, assicura che «nella maggioranza c’è perfetto accordo sulla riforma, per migliorare il servizio offerto agli studenti e per tagliare i tanti sprechi che ci sono». Il Carroccio, tra l’altro, prosegue Roberto Cota, «ha avuto le rassicurazioni che voleva, anche sulle scuole di montagna che non verranno toccate».



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