"Non bisogna abbassare la guardia", il monito del titolare della cattedra di Medicina nel Policlinico universitario
22 August 2008

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Il personaggio della settimana
Paolo Emilio Manconi, pioniere nella lotta all’Aids

 
22/08/2008 18:02 - La guerra contro l’Aids non è vinta. E il calo dell’incidenza in Sardegna (dal 2,3 all’1,8) non deve trarre in inganno. Perchè il numero dei sieropositivi è in aumento. Non bisogna quindi abbassare la guardia, soprattutto sul piano della prevenzione. Com’è avvenuto negli ultimi anni. Il monito arriva dal professor Paolo Emilio Manconi, titolare della cattedra di Medicina nel Policlinico universitario di Cagliari, ricercatore, pioniere nella lotta all’Aids sin dalla metà degli anni Ottanta, quando si registrarono i primi casi.
 
il prof. Paolo Emilio Manconi (immagine: UnioneSarda.it 22 agosto 2008)Professore, come bisogna interpretare il calo dell’incidenza in Sardegna?

Tenendo presente che si tratta di casi di Aids conclamato. Quindi si riferiscono a episodi di infezione che si sono verificati, in media, 15 anni fa. Il dato non tiene conto delle infezioni che rileviamo oggi. E non sono poche.
Qual’è la situazione dei sieropositivi in Italia?
Purtroppo su questo aspetto non esistono dati, anche perchè, attenuatosi l’allarme, la gente si sottopone sempre meno ai test. Il professor Mauro Moroni, dell’Università di Milano, uno dei massimi esperti in Italia, ha ipotizzato nei giorni scorsi 40 mila infetti sommersi, cioè persone che non sanno di aver contratto il virus. Non a caso, ha parlato di "bomba a orologeria epidemiologica", destinata cioè a esplodere negli anni futuri.
E in Sardegna?
Non esiste in Italia, e in altre parti del mondo, un sistema di verifica delle infezioni. In Sardegna stiamo tentando di istituire un registro dei sieropositivi, ma con molte perplessità, per i problemi legati alla privacy.
Lei però si trova in un punto di osservazione privilegiato.
Nel nostro istituto, durante il 2007, su 250 persone sottoposte al test, 31 sono risultate positive. Quest’anno, su 158 soggetti esaminati in sette mesi, quelli infetti sono stati 28. Sono numeri piccoli, perchè la maggior parte dei test non si fanno da noi, ma devono far riflettere. Anche perchè sono in crescita.
E’ vero che nella gente è diminuita la percezione del rischio? Si considera l’Aids un pericolo superato.
Purtroppo è vero. Tant’è che spesso le persone vengono da noi quando la malattia è già in fase avanzata. Nel frattempo, per anni, hanno diffuso il virus hiv.
Il calo di tensione dipende dal fatto che si parla sempre meno di Aids?
Si, hanno mollato i media e un po’ anche lo Stato.
Chi sono oggi, in Sardegna, le vittime dell’infezione?
Soprattutto gli omosessuali maschi. In coppie di recente costituzione. Tossicodipendenti non ne vediamo più. Ne sono morti un migliaio.
Di Aids si muore sempre meno. Che tempi di sopravvivenza assicurano i nuovi farmaci retrovirali?
Oggi la previsione è di 35 anni.
Un tempo seguire la terapia significava prendere oltre dieci pastiglie al giorno. E oggi?
Oggi ne basta una.
Prospettive per il vaccino?
E’ una strada lunga e difficile. Basti pensare che non abbiamo ancora un vaccino per l’erpes.

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