L’anatomopatologo, già preside della facoltà di Medicina e chirurgia, ha salutato allievi, collaboratori e colleghi. Cuore, passione, determinazione e trasparenza come modello comportamentale. Dal gioco di squadra all’attenzione per gli studenti. Ma più che un addio la lectio è parsa un arrivederci. Applausi e gratitudine dall’aula “Virgilio Costa”. “Cosa lascia Gavino all’Università? Niente, perché non lascia” ha detto Francesco Mola
17 October 2022
Cagliari. La platea applaude Gavino Faa, a sinistra, di fronte al rettore, Francesco Mola

Animo, collaborazione, rispetto. In cima all'agenda del prof le istanze di studenti e studentesse

Mario Frongia

La giacca blu e la camicia bianca Lacoste. I soliti occhialini da vista. Il braccialetto in gomma verde smeraldo, sfoggiato vent’anni fa alla prima intervista da preside di Medicina, è stato sostituito da una cravatta Missoni. La stessa di tante importanti battaglie. Per gli studenti, innanzi tutto. Giorgio La Nasa ha presentato Gavino Faa a una platea composta, probabilmente, dalle cento persone più importanti per l’ateneo, la medicina e la sanità sarda degli ultimi cinquant’anni. Il prorettore ha fatto scorrere sul maxi schermo la vita del già preside di Medicina. Al liceo, alla chitarra, in gita, a moto e a cavallo. Quindi, con alcuni dei massimi patologi, biologi, chimici, immunologi. Italiani e stranieri. In un vortice che colpisce ma non sorprende. “Gavino ha pubblicato 44 lavori in un anno ed eravamo alle prese con il Covid. Ti siamo grati per quel che hai dato al dipartimento” aggiunge il professor La Nasa. Prolifico, dunque. Coinvolgente e capace di giocare all’attacco, di andare a indagare nei meandri di una disciplina affascinante. Medicine, my love. L’applauso è lungo e sincero. L’aula dedicata a Virgilio Costa è strapiena. Tra i tanti docenti e colleghi, Giuseppe Casula, Francesco Ginesu, Gianni Fenu, Antonello Tramontin, Alberto Granese, Francesco Sitzia, Ninni Murru, Chiara Seatzu, Nando Coghe, Antonello Pani, Michele Boero, Mirko Manchia, Ninni Pillai,  Aldo Urru. La mattinata è di quelle che non si scordano.

Una fase della lectio magistralis
Una fase della lectio magistralis

Lo speech di Giorgio La Nasa, tra pubblicazioni e la Fender

Gavino Faa adora i Dire Straits, e non a caso il professor La Nasa, l’ha pescato in una foto con la Fender stratocaster al collo e con la barba lunga “che da studente l’ha visto anche battagliero! Gavino è arrivato a Medicina dopo la reggenza di Angelo Balestrieri. E ha cambiato la facoltà. Ha innovato, ideato, proposto: un vulcano operativo con una visione illuminata. Io stesso faccio parte della sua campagna acquisti: la cattedra di Ematologia l’ho avuta con Gavino”. Giorgio La Nasa si concede una pausa. E rilancia: “E non scordo la ricerca: il suo gruppo è stato il primo ad approfondire le atresie congenite delle vie biliari. Con 368 pubblicazioni e H-Index 38, siamo in tanti a doverlo ringraziare”. Parole che pesano. E gratificano. Un filo di commozione traspare dallo sguardo di Donatella Campus, la signora Faa, in seconda fila attorniata da figli, cugini e parenti. Gavino prende lo slancio. In 70 minuti di lectio illustra, scherza, annoda e narra. Ringrazia senza sosta né confini. Confeziona un percorso che scomoda aule, reparti, ospedali. Salite e discese. Fatica e tenacia. Tra città, continenti, accademie e laboratori. Persone care, sentimenti di trasparente collaborazione.

Un primo piano di Donatella Campus, compagna di vita del professor Faa
Un primo piano di Donatella Campus, compagna di vita del professor Faa

L’anatomia patologica, affascinante, bella e sottovalutata

“Ha detto tutto Giorgio, possiamo andarcene a casa!”. Risate, complicità, affetto. Gavino Faa gioca con abilità. “Questo contesto conferma la bellezza di avere tanti amici. È il vostro regalo più grande per la conclusione della mia avventura accademica (...) Vi racconto quel che mi è accaduto. E lo faccio partendo dall’anatomia patologica, troppo spesso sottovalutata. Di noi, per le autopsie, fin dai tempi del professor Businco, sardo di Ierzu e direttore dell’Istituto, dicevano che eravamo bravi ma arrivavamo sempre in ritardo! Ricordo il professor Giunti, Bebo Zucca, relatore della mia tesi, e Nino Frongia. Con il mio maestro, Virgilio Costa, hanno fatto la storia dell’Anatomia a Cagliari e non solo. Poi, è arrivato Giovanni Montaldo: ha portato il primo microscopio elettronico, in Italia ce n’erano cinque. Il professore ha guidato l’Anatomia patologica per 19 anni. Io l’ho fatto per 28!”. Altri applausi. “La storia siamo noi” canta Francesco De Gregori. Quella del professor Faa è composta da gavetta, sacrifici, curiosità: “Facevo troppe domande al professore e il tecnico, Ulderico, staccava il microscopio. Personaggio straordinario, ci vendeva dispense e libri a rate. Ricordo che l’Anatomia era una selva, non oscura, ma una selva. Per averla ristrutturata ringrazio Ninni Pillai, allora direttore tecnico dell’ateneo".

Gavino Faa con lo zio, l'avvocato Flavio Lai
Gavino Faa con lo zio, l'avvocato Flavio Lai

Dalla nonna di San Nicolò Gerrei a Valeer Desmet a Lovanio

Mia nonna Eleonora diceva che esistono due tipi di persone. Quelle che ti dicono tutti i giorni che sei bravo ma una volta all’anno di massacrano. E le altre che ti tengono quotidianamente a stecchetto ma quando serve danno l’anima per te. Il professor Costa era del secondo genere. All’inizio è stato duro, ma poi è stato favoloso per la mia formazione” (...) Arrivano le prime diagnosi di malattia genetica dal microscopio ottico, poi da quello elettronico. Quindi, appare Desmet: “Il professore ha redatto la nuova classificazione delle epatiti croniche, aggressive e persistenti. Un mostro!”. Intanto, in quegli anni, la scuola cresce. “Ricordo la bravura di Giulia Farci, grande gastroenterologa, Pier Paolo Coni, biologo molecolare, e Ferdinando Coghe, bravissimo laboratorista, Cristina Atzeni, istochimica: siamo stati gli unici in Italia, grazie a una sua metodica, a fare le diagnosi sul morbo di Wilson. Mentre sull’accumulo dei metalli lavoro con Guido Crisponi e Valeria Nurchi”.

Il professor Riva, Rassegna medica sarda, cellule e innovazione

“Una curiosità? Sono diventato professore associato da assistente ospedaliero e non da ricercatore. A quei tempi non era così semplice. Per questo, ringrazio il professor Riva. Pubblicai in fretta e furia un lavoro su Rassegna medica sarda, lo stesso che anni dopo è andato sul Hepatology, bibbia mondiale del settore" (…) Ma come sempre con i petali ci sono anche le spine. “Lavoravo sul microscopio ma il direttore mi chiedeva 60mila lire per poterlo utilizzare. Alessandro Riva alzò il suo vocione e mi portò via: “Vieni a lavorare nel mio laboratorio!”. Sandro mi ha salvato”. (...) Il menu? Cellule da spaccare, aprire, leggere e capire cosa accade nei mitocondri. Utili, ad esempio, anche per capire cosa accade nei talassemici. Ricerca sofisticata e quotidianità. “In quegli anni devo partire a Lovanio dal professor Desmet. Ci sono problemi burocratici in ateneo. Ne parlo con il rettore, il professor Duilio Casula. Che la guida alla sua maniera: chiama il dirigente, Paolo Bullita, e il direttore, Efisio Toxiri. L’ha risolta in cinque minuti”. (...) La rapidità del passato che spesso batte anche il presente.

Gavino Faa in aula magna (archivio unica.it)
Gavino Faa in aula magna (archivio unica.it)

Dalle vacanze in Belgio all’essere il più giovane direttore di Anatomia patologica

“Per undici anni ho trascorso le vacanze con la mia famiglia a Lovanio. La gratitudine per mia moglie Donatella e i nostri figli Armando e Andrea, è infinita. Con il gruppo del professor Desmet l’intesa e la collaborazione è cresciuta su più ambiti. Portai una biopsia da Cagliari. Si trattava di un paziente con la bilirubina che una volta all’anno andava alle stelle. È stata la scoperta di un caso raro”. (...) L’amicizia cresce. Valeer Desmet appare in spiaggia a Porto Sa Ruxi, riceve la laurea honoris causa dell’Università di Cagliari. “Intanto, a 42 anni divento direttore dell’Anatomia patologica. Ricordo che il chirurgo Marino Cagetti a lezione disse: “Stanno succedendo cose strane in facoltà, mettono i bambini a dirigere le divisioni!”. (...) “Becco un’altra tegola, mi eleggono preside con il 90 per cento dei consensi. Sono stati anni duri, per me e per la mia famiglia. Ho inventato le Giornate della ricerca, i docenti di medicina hanno ripreso a parlare tra loro. Con oltre 300 poster, su progetti, idee, ricerche, abbiamo invaso la Cittadella a Monserrato. Ma forse creavamo problemi, la Giornata non si è più fatta".

Il professor Faa intervistato da Egidiangela Sechi
Il professor Faa intervistato da Egidiangela Sechi

Malattie rare, Fetal programming, embriologia

Per Gavino Faa l’esperienza da preside è anche un affinare relazioni e contati nazionali e internazionali. “Ho lavorato e imparato tanto dal professor Bevilacqua, patologo molecolare a Pisa, ho studiato con i colleghi stranieri, da Peter Van Eyken a Karel Geboes e Yuikio Gibo. E con Robert Riddell,lo scopritore della displasia della mucosa del colon. Il professor Giordano è stato quello che mi ha chiamato alla Temple University di Philadelfia. Con Pietro Rutelli, Alberto Granese, Vassiolos Fanos ed Ernesto D’Aloja, dopo che mi hanno bocciato il corso di Filosofia della medicina, che ritenevo utile per riabituare i medici a pensare, abbiamo messo a punto un percorso per gli studenti. Dovevano comunicare le diagnosi ai pazienti. Li filmavamo e poi se ne discuteva. Sono ancora convinto che non si comunichi bene”. (...) Intenso anche il rapporto con il professor Marongiu, già prorettore alla Sanità: “Con Francesco abbiamo fatto assieme grandi cose” (...) “Il Fetal programming ci ha permesso di tornare all’embriologia, ai glomeruli e agli studi sul rene. Abbiamo visto le cellule staminali e capito molto dei fattori molecolari. Siamo entrati in un mondo quasi nuovo. Con il professor Fanos abbiamo ragionato sui bambini pretermine. È possibile che quel che ci è capitato in gravidanza dia indicazioni precise su quanto da adulti siamo suscettibili ad ammalarci”.

Francesco Marongiu e Gavino Faa (archivio unica.it)
Francesco Marongiu e Gavino Faa (archivio unica.it)

Gavetta, attenzione in quarant'anni di insegnamento

La docenza di Diagnostica Istopatologica I è lontana nel tempo. Ma la gran parte di quegli studenti sono in sala o negli ospedali di mezzo mondo. Alcuni che ne ricordano l’indole burbera, ma oggi guariscono al meglio le persone. “Lo studio dell’embriologia ci aiuta di dare valutazioni utili agli oncologi. Le cellule dicono tanto. E devo citare mio zio Flavio, avvocato. Mi diceva di prendere il magnesio per il mal di schiena. Non ha funzionato ma mi ha aiutato a scoprire che la sua carenza può essere alla base di una forma grave di Covid”. (…) “Voglio salutarvi con una frase di Thomas Stearn Elliott: “Nel mio inizio c’è scritta la mia fine. L’umiltà è senza fine”. Sapete cosa vi dico? Ho imparato ad avere un po’ paura delle persone che se la tirano troppo”. Tutti in piedi.

Il rettore e quella che potrebbe essere un'ottima tesi di dottorato

“Il professor Faa all’Università di Cagliari cosa lascia? Non lascia!”. Francesco Mola apre così i saluti al professor Faa. “Dalla lectio, molto interessante e partecipata, si intuisce tanto. Nella prima slide - argomenta il rettore - sembra trattarsi di una tesi di dottorato. Poi, Giorgio ci ha provato, ha messo in fila le foto con i motorini, le chitarre, il mondo della ricerca, la passione della scienza. Dico che troveremo il modo e la forma per tenerti con noi. D’altronde, quando la si è vissuta così, dall’ateneo non si va mai via” (...). E ancora. “Gavino è una delle prime persone che ho conosciuto a Cagliari. Faceva parte dei professori da sentire con i quali confrontarsi e capire. Ho apprezzato molto il fatto che abbia reso merito alla famiglia. Da preside di Medicina, prima della legge Gelmini, le incombenze e le responsabilità erano tante. Lui, le ha gestite con maestria”. Infine, il professor Mola, conoscendo l’esuberanza e il saper chiamare le cose con il loro nome da parte di Gavino Faa e Ninni Pillai, si è chiesto con un filo di ironia quale sia stato il tenore delle comunicazioni ai tempi della rapida e proficua ristrutturazione dell’Istituto di anatomia patologica. Ma questa è un’altra storia.    

In prima fila, da destra, Ninni Murru, Gianni Fenu e Francesco Mola
In prima fila, da destra, Ninni Murru, Gianni Fenu e Francesco Mola

Il cammino, nel nome del padre medico di famiglia

Classe ’52, originario di Masullas, figlio d'arte, il padre Angelo era medico di famiglia, Gavino Faa è ordinario di Anatomia patologica, ha diretto la Scuola di specializzazione in Anatomia patologica ed è stato preside della facoltà di Medicina e chirurgia. ha presieduto il Collegio dei professori ordinari di Anatomia patologica, ha diretto e fondato il Cusma (Centro interdipartimentale simulazione medica avanzata). Ha insegnato e svolto ricerche su vari ambiti disciplinari in diverse accademie nazionali ed estere. Tra questi, malattie e tumori primitivi del fegato, patolgie tratto gastrointestinale, ghiandole salivari. Ha partecipato alla stesura del protocollo d’intesa tra Università di Cagliari e Sassari e la Regione Sardegna per la creazione delle Aziende miste ospedaliero-universitarie. Ha coordinato la riorganizzazione delle 41 scuole di specializzazione, ha curato l’istituzione delle scuole di Chirurgia plastica, Fisica sanitaria e Neurochirurgia) e ha coordinato la nascita di sei corsi di laurea triennale delle professioni sanitarie, di una laurea specialistica e di numerosi master. Nella facoltà di Medicina ha introdotto i manager didattici. Docente alla scuola si specializzazione in Tossicologia, nel 1986 vincitore di concorso a professore di seconda fascia. Allievo di Valeer Desmet, Il professor Faa lavora su epatopatie, ferro nel fegato dei neonati, atresie delle vie biliari. Dal 1994 è ordinario. Ha 42 anni. Diventa il direttore della I cattedra di Anatomia patologica e del servizio omonimo al San Giovanni di Dio. Dirige anche la Scuola di specializzazione, diventa preside, responsabile scientifico del Registro tumori regionale, presidente del collegio degli ordinari italiani della materia. Il Belgio, dunque. A seguire, gli Stati Uniti. Viene nominato prima Visiting scientist poi professore aggiunto al College of science tecnology della Temple University. È professore di Embriologia all’Università di Malta. Nel frattempo, in città prende parte alla corsa a rettore. La poltrona di Palazzo Belgrano va a Giovannino Melis. Un passaggio che, con il senno di poi, ha permesso all’accademico di Masullas di capire più a fondo la qualità etica e morale degli uomini. E delle donne. Si è chiuso così, con colleghi, amici, collaboratori e allievi, un ciclo accademico, scientifico, di ricerca e insegnamento. “Gavino rimane una colonna e un riferimento” dice il presidente di Medicina e chirurgia, Luca Saba. Ad applaudire Gavino Faa allievi e allieve del team. Da Daniela Fanni (“La passione per la ricerca e il saper fare gioco di squadra è il suo lascito più importante” segnala la vice direttora dell’Istituto) a Clara Gerosa, Alberto Ravarino, Maria Letizia Lai, Luca Pilloni, Pier Paolo Coni, Terenzio Congiu, Flaviana Cau, Monica Piras e Giuseppina Picchiri. Oltre al professor Marongiu va rimarcata anche l’intesa con Valerio Fanos, tra i massimi esperti di neonatologia. Ed è forte anche il feeling con il professor Saba. Tra i due, una sorta di ideale passaggio di consegne. Con un kit che contiene ferri del mestiere e capitoli chiave di chi si trova alla guida della struttura che forma i futuri medici. Ad esempio, le tutele per studenti e studentesse, il rispetto per il paziente, la comunicazione meditata e puntuale, una formazione rigorosa, l’aggiornamento, le relazioni e il confronto nazionale e internazionale. Medicina e chirurgia è pronta per qualsiasi sfida.

 

Gavino Faa e Luca Saba durante la prolusione di Giorgio La Nasa
Gavino Faa e Luca Saba durante la prolusione di Giorgio La Nasa

Intuizioni, corsi innovativi, attività scientifiche e organizzative

Ha introdotto il corso di Emergenza urgenza per gli studenti di medicina del primo e secondo anno. È autore di centinaia di paper su alcune delle principali riviste scientifiche al mondo, ha collaborato anche con luminari quali Robert Chrichton (Nouvelle universitè de Louvain), Henryk Koslowski (Università di Wroclaw, Polonia), Robert Riddell (Mount Sinai Hospital, University of Toronto). Ha pubblicato i volumi “Qualità e sanità: un dialogo per l?umanizzazione?” con A Cadeddu, E. D’Aloja, V. Fanos, A. Granese, P. Rutelli (2007, ed. Franco Angeli), “Umanizzazione e professione sanitaria” con N. De Carlo e P. Rutelli (2008, ed. Franco Angeli). È autore di alcuni capitoli dei libri “Il fegato”, testo per gli studenti del corso di laurea in Medicina, “Anatomia Patologica” di Pietro Gallo e Giulia D’Amati. 

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