Ma tutti concordano: laurea ad honorem inflazionata
26 July 2007
di Gabriella Colarusso e Agnese Gazzera
 

Il mondo accademico si divide dopo lo schiaffo con il quale il ministro Fabio Mussi che ha annullato il conferimento della laurea ad honorem alla presidente della Fondiaria Sai, Jonella Ligresti, figlia dell´imprenditore Salvatore. E mentre il rettore Ezio Pelizzetti rivendica l´autonomia dell´Università, il ministero replica di aver chiaramente manifestato, e con largo anticipo, la sua contrarietà alla concessione del titolo. «Mancano i requisiti», ribadisce il ministro dell´Università. E il rettore contrattacca: «Sono stato avvisato un´ora prima della cerimonia». Una situazione kafkiana sulla quale presidi, professori e membri del senato accademico si dividono. Qualcuno sceglie il silenzio, come Franco Garelli, preside di Scienze politiche e membro del Senato, che preferisce non esprimersi sull´accaduto. Vincenzo Ferrone, invece, docente di Storia moderna alla facoltà di Scienze politiche, ricorda le perplessità al momento del voto. «Molti di noi in Senato hanno espresso seri dubbi di opportunità rispetto ai meriti scientifici della Ligresti e la votazione è stata rimandata perché non si trovava un accordo». Qualche omissis e ricordi vaghi tra i docenti dell´università, dunque, ma tutti concordano sulla necessità di recuperare il valore di un titolo ormai inflazionato. E per alcuni persino funesto.

«A metà anni Novanta l´università di Torino ha conferito una laurea honoris causa a Domingo Cavallo, di origini piemontesi, allora ministro dell´economia argentino - racconta Paolo Giaccaria, ricercatore in geografia economica e politica - spero che le aziende di Ligresti non facciano la stessa fine dell´Argentina anni Novanta». Discussione quanto meno controversa quella sul caso Ligresti anche all´interno del consiglio di Economia, la facoltà che ha voluto fortemente il riconoscimento per l´imprenditrice. Ma perché nessun voto contrario? «In genere non si vota contro una laurea honoris causa - dice Giaccaria - piuttosto si esce al momento della votazione». C´è anche chi non esita a prendere una posizione netta. «Se è vero che il rettore ha conferito la laurea sapendo di non avere il consenso del Ministero, dovrebbe dimettersi - commenta Ugo Volli, semiologo e preside del corso di laurea in Scienze della comunicazione - Ha consapevolmente agito nell´illegalità, lui che dovrebbe esserne garante».

E continua: «Che Pelizzetti si trinceri dietro il fatto che una proibizione simile non si era mai vista non è un buon argomento. Tutto ciò fa vergognare». Per il semiologo è «una caduta di stile» da parte della facoltà di Economia quella di scegliere imprenditori dal cognome «così noto alla stampa e controverso: ci sono persone più qualificate in economia, perché non insignire Marchionne?». Secondo Volli, come per molti altri docenti, le lauree ad honorem andrebbero attribuite ad alte personalità della ricerca scientifica e non rese oggetto di mercificazione. Ad aver innescato il meccanismo delle "regalie" per farsi pubblicità sarebbe stata l´università di Bologna, che a metà degli anni 90 ne conferì molte: «Poi la situazione è peggiorata ancora, con Vasco, Valentino Rossi e altri, finché si è arrivati a farne oggetto di scambio».

Anche Barbara Lanati, ordinaria di Lingua e letteratura angloamericana a Lettere, non usa mezzi termini: «Conoscendo la posizione di Mussi, l´Ateneo doveva scusarsi e bloccare prima l´iter». Lanati vede un parallelo con un precedente caso, quello della laurea a Catherine Deneuve, poi non conferita: «Scelte motivate non da qualità e meriti personali ma da un riflesso, per la Deneuve del regista Luis Bunuel e per la Ligresti del suo cognome». Torino avrebbe concesso in passato troppe lauree honoris causa, «soprattutto nella gestione Bertolino non sono stati sempre rispettati i requisiti dettati da meriti scientifici. Se a tutti i costi si vogliono attribuire titoli per professionalità e competenze tecniche, si potrebbe tornare a qualcosa di simile al vecchio titolo di "Cavaliere", ma fuori dall´università. Altrimenti ne va di mezzo la cultura».

Fonte: http://espresso.repubblica.it



«È evidente la sfumatura politica, ma non commento una laurea che formalmente non andava neppure attribuita», commenta Giorgio Ficara, docente di Letteratura italiana. Che fa coro con i colleghi reclamando «la resistenza alla spettacolarizzazione delle università». È d´accordo anche Brunello Mantelli, docente di Storia contemporanea: «Non capisco perché dare a Jonella Ligresti una laurea ad honorem se non ha prodotto rilevanti contributi scientifici. Ma ormai è questione di concorrenza tra atenei».

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