Il “padre” della rivoluzione digitale in Italia: il diritto non può fermare la circolazione delle idee. Intervista a Leonardo Chiariglione
25 March 2007

Il “padre” della rivoluzione digitale in Italia: il diritto non può fermare la circolazione delle idee. Intervista a Leonardo Chiariglione
 
di Elisabetta Brunelli
 
«Ritengo che l’Mp3 sia una grande tecnologia liberatoria e il fatto che il diritto faccia fatica a seguire lo sviluppo della tecnologia non è una buona ragione per fermarla». Lo afferma Leonardo Chiariglione, ingegnere laureato al Politecnico di Torino, dottorato all’Università di Tokyo, titolare dell’azienda Cedeo.net di Torino, coordinatore del progetto Digital media in Italia e fondatore del gruppo Mpeg. Gruppo che viene considerato all’origine della rivoluzione digitale culminata nell’invenzione del formato Mp3, grazie al quale oggi scaricare musica dalla rete è diventato un gioco da ragazzi. Chiariglione è a Trento per partecipare al convegno “Digital rights management: problemi teorici e prospettive applicative”, organizzato dal dipartimento di Scienze giuridiche e dalla facoltà di Giurisprudenza.
Il convegno si è aperto ieri e proseguirà oggi dalle 9 alle 12.45 nella sala conferenze della facoltà di Giurisprudenza, in via Verdi 53 (informazioni: www.jus.unitn.it/dsg/convegni/2007/digrig/). E oggi pomeriggio incontra i cittadini. Chiariglione alle 15.30 nella sala conferenze della Fondazione Cassa di risparmio di Trento e Rovereto, in via Calepina 1, rifletterà sul tema “Di chi è la creatività? Tecnologie digitali e proprietà intellettuale”. Sarà introdotto da Roberto Caso, docente a Giurisprudenza. Il dibattito rientra nei seminari promossi dal gruppo di lavoro “Scienza, tecnologia e società” che nelle scorse settimane avevano già portato a Trento Giulio Giorello. Ststn è un progetto interdisciplinare di Ateneo che mira a favorire il rapporto fra mondo della ricerca, cittadini e territorio.
Chiariglione negli ultimi vent’anni ha dato origine allo sviluppo di una serie di iniziative volte a promuovere l’adozione delle tecniche numeriche nel campo dell’audiovisivo. Fra le tappe salienti: il Moving picture experts group (Mpeg) nel 1988 e nel 2003 il progetto Digital media in Italia (Dmin.it). Dmin.it è un gruppo interdisciplinare, aperto e senza scopo di lucro, che si propone di definire aree di interventi che consentano all’Italia di acquisire un ruolo primario nello sfruttamento del fenomeno globale digital media. Chiariglione ha anche ricevuto diversi riconoscimenti, tra i quali Kilby foundation award, Ieee Masaru Ibuka consumer electronics award, Ibc John Tucker award e Eduard-Rhein foundation award. (eli.b.)

Ingegner Chiariglione, nel 1988 lei ha fondato il gruppo Mpeg, che viene considerato quello che ha innescato la rivoluzione digitale culminata nell’invenzione dell’Mp3...
«Questo lo dice lei e la ringrazio. Il nostro ruolo è stato quello di standardizzare le tecnologie più importanti del settore».
Ci aiuta a capire come è nato il gruppo Mpeg?
«Nella seconda metà degli anni Ottanta i risultati raggiunti dalla ricerca erano già sufficienti per un uso industriale. Io sono una persona un po’ impaziente. E ho ritenuto fosse arrivato il momento di passare alla fase applicativa. Ma serviva un progetto per l’industria. E, allora, io ho costituito questo gruppo. Gruppo che ha favorito lo sviluppo delle ricerche e ha portato a soluzioni efficienti e meno costose».
In che ambiente è nato il gruppo?
«Io lavoravo al Centro studi e laboratori di telecomunicazioni (Cselt) della Sip di Torino, ora Telecom Italia, centro che adesso non esiste più».
L’attività del gruppo, però, continua. Come?
«Sì, Mpeg è qualcosa che va avanti. Presidiamo questa area e diamo lo stimolo a investigare nuove tecnologie. Ci sono decine di individui e gruppi che fanno ricerca in questo settore. Noi definiamo gli standard di valore industriale e favoriamo quindi, anche se in modo indiretto, lo sviluppo delle nuove tecnologie che servono per le nuove applicazioni sui media».
Nell’era digitale abbiamo grandi opportunità tecnologiche. Eppure far circolare le idee resta difficile, come è ancora difficile un accesso ad esse libero, largo e gratuito. Da cosa dipende? E cosa si può fare?
«Il fatto è che gli ingegneri stanno da una parte, gli economisti da un’altra, i giuristi da un’altra ancora. Siamo andati avanti così per vent’anni e purtroppo anche oggi si fa fatica a far incontrare e lavorare insieme competenze diverse. Il convegno di Trento (“Digital rights management: problemi teorici e prospettive applicative” ndr) è importante da questo punto di vista, è una grande occasione perché fa parlare queste diverse componenti».
La tecnologia va avanti a grandi passi per la sua strada e il diritto cerca di inseguirla, quasi di fermarla. Non le sembra?
«La mia posizione è questa: il mondo del diritto non può fermare la ricerca, la tecnologia e l’uso della tecnologia. Ritengo che l’Mp3 sia una grande tecnologia liberatoria e il fatto che il diritto faccia fatica a seguire lo sviluppo della tecnologia non è una buona ragione per fermarla. Bisogna progettare il sistema in modo integrato tenendo conto di tutti gli aspetti».
Lei nel 2003 ha lanciato il progetto Digital media in Italia (Dmin.it), mirato a promuovere lo sviluppo e l’uso delle tecnologie nel rispetto del diritto d’autore. Com’è articolato il progetto? È possibile bilanciare tutti gli interessi in gioco?
«Digital media in Italia, di cui Roberto Caso che è un giurista è partecipante, è nato con questo scopo. Siamo persone con competenze diverse e vogliamo che tutte le tecnologie siano usate bene per far sì che l’Italia ne tragga beneficio. Il problema non è tanto di fare nuova tecnologia, ma di usare bene quella che c’è, di standardizzarla, di valutarne anche gli aspetti sociali e giuridici».
Che cos’è il Cedeo.net?
«È la mia azienda, dove facciamo consulenza sulle tecnologie digital media e sul loro utilizzo. Lavoriamo soprattutto con l’estero, con tutti i continenti».
 
 


 
Fonte: espresso . repubblica .it / Mp3 tecnologia liberatoria

 

 

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