Venerdì 16 marzo 2007, al cineteatro Nanni Loy, conferenza "Tra Patagonia e Tierra del Fuego: ricerche geologiche e cartografia delle coste e dei fondali marini dello Stretto di Magellano", sul tema della variazione climatica e della risposta dei sistemi costieri al variare degli scenari naturali e alle interferenze dell’uomo
15 March 2007
Venerdì 16 marzo 2007, al cineteatro Nanni Loy, dalle 9:30 alle 13:30, conferenza "Tra Patagonia e Tierra del Fuego: ricerche geologiche e cartografia delle coste e dei fondali marini dello Stretto di Magellano", sul tema della variazione climatica e della risposta dei sistemi costieri al variare degli scenari naturali e alle interferenze dell’uomo. Alle 10 prevista la presentazione, in anteprima, del video didattico-divulgativo realizzato dai ricercatori cagliaritani.
 
Conferenza "Tra Patagonia e Tierrra del Guego"
 
16 MARZO 2007
Sala Ersu “Nanni Loy”, via Trentino 51
ore 9:30 – 13:30

CONFERENZA
Tra Patagonia e Tierra del Fuego: ricerche geologiche e cartografia delle coste e dei fondali marini dello Stretto di Magellano
 
Partendo dai risultati di ricerca in un’area di grande interesse scientifico, la conferenza affronta il tema della variazione climatica e della risposta dei sistemi costieri al variare degli scenari. Il clima cambia perché l’uomo lo modifica, o perché è sempre cambiato nel tempo geologico per cause naturali? Le componenti naturali e antropiche si combinano? Quanto interferisce l’uomo sui processi naturali? In occasione della presentazione di un video sulle ricerche effettuate tra la Patagonia e la Terra del Fuoco si vuole dare un contributo al dibattito.
 
Gli studi fino ad oggi condotti sullo Stretto di Magellano sono stati svolti principalmente dal dipartimento di Scienze geologiche, ambientali e marine dell’università di Trieste e dal dipartimento di Scienze della terra dell’università di Cagliari, nell’ambito del Programma nazionale di ricerche in Antartide (PNRA). A queste attività nell’ambito del progetto di cooperazione "Paesi in via di sviluppo" (PVS), Cile - Regione autonoma della Sardegna, si è recentemente affiancato il progetto di ricerca e formazione “Cartografia delle coste dello Stretto di Magellano” che ha visto impegnati ricercatori delle due università.

Le ricerche hanno riguardato soprattutto le indagini sedimentologiche e paleoclimatiche sui fondali marini e sulla fascia costiera dello Stretto. Analoghe ricerche a vasto raggio sono state svolte anche sulle coste e sui fondali marini del versante pacifico della Terra del Fuoco fino alla penisola Antartica con l’ausilio di mezzi navali attrezzati per le esplorazioni polari. I primi studi costieri (geologici, geomorfologici, sedimentologici e paleoclimatici) sono stati eseguiti contestualmente alle indagini geofisiche e sedimentologiche dei fondali, ma limitati alle ricerche su provenienza e trasporto dei sedimenti, tendenza evolutiva delle coste (stabilità, arretramento, avanzamento), oltre che alla definizione regionale di unità morfologico-strutturali.

Successivamente, sulla fascia costiera le ricerche sono passate a fasi di maggior dettaglio sull’evoluzione climatica e sulla risposta dei sistemi costieri alla deglaciazione ultima. Nell’ambito di questa seconda fase sono stati approfonditi gli aspetti riguardanti lo studio di paleo-linee di riva e di differenti ordini di terrazzi di presunta origine marina e transizionale legati alle fasi di cambiamento climatico degli ultimi 45.000 anni. Sulla base dei risultati geologici, geomorfologici, sedimentologici e paleoclimatici è stata effettuata una prima zonazione delle coste dell’imboccatura atlantica dello Stretto, che ha portato alla stampa di tre fogli in scala 1:200.000 ed alla realizzazione di dieci carte in scala 1:50.000 delle sequenze terrazzate legate alle variazioni glacioeustatiche olo-pleistoceniche fino alla pubblicazione dell’Atlante delle coste dello Stretto di Magellano (area compresa tra Punta Dungeness e la Bahía Inútil).

La conferenza vuole offrire un momento di riflessione sugli scenari di variazione climatica in atto, nonché di valutazione delle prospettive della ricerca, della cooperazione internazionale e delle sue applicazioni e ricadute in chiave locale.
 

 
IN RETE
 
- brochure
- locandina/poster
 

 
INFO

- www.osservatoriocostesardegna.com 
 

 
Conferenza "Tra Patagonia e Tierrra del Guego"
 
PROGRAMMA
 
Risposta dei sistemi costieri al cambiamento climatico. Scenari naturali e interferenza dell’uomo
 
Ore 9:30
Introduzione ai lavori
- Pasquale Mistretta, Magnifico Rettore

Ore 9:40
Saluto ai partecipanti
- Roberto Crnjar, preside facoltà di Scienze MM.FF.NN
- Marcello Franceschelli, direttore dipartimento Scienze della terra

Ore 10:00
PRESENTAZIONE VIDEO DIDATTICO-DIVULGATIVO
Tra Patagonia e Tierra del Fuego: ricerche geologiche e cartografia delle coste e dei fondali marini dello Stretto di Magellano 
- Sandro De Muro, dipartimento Scienze della terra
  
ore 10:45
Relazione ad invito
Il Progetto Magellano nelle attività del Programma nazionale di ricerche in Antartide – Dati e ricadute nell’interpretazione degli scenari di cambiamento climatico globale
- Antonio Bramati, coordiantore nazionale Progetto Magellano
 
Ore 11:45
Tavola rotonda / Dibattito
10 domande al prof. Antonio Bramati, sul tema “Risposta dei sistemi costieri al cambiamento climatico. Scenari naturali e interferenza dell’uomo”
Moderatore: Giancarlo Ghirra, giornalista
 
Ore 12:30
Invitati ad intervenire e concludere i lavori:

- Cicito Morittu, assessore regionale all’Ambiente
“Variazioni ambientali in atto sulle coste della Sardegna. Contromisure e gestione delle emergenze”

- Renato Soru, presidente regionale
“Prospettive per la ricerca in Sardegna e la cooperazione con i Paesi in via di sviluppo”
 
 

  
 SCHEDA
 
ANTONIO BRAMBATI
Università degli Studi di Trieste - coordinatore naz.le Progetto Magellano
Nasce a Vicenza il 9 Giugno 1935. Si laurea in Scienze  geologiche all’università di Pavia nel 1959. È ordinario di Sedimentologia nella facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell’università di Trieste dal 1975. Già direttore dell’istituto di Geologia e paleontologia dal 1982 al 1995, ha promosso l’istituzione del dipartimento di scienze geologiche, ambientali e marine dell’università di Trieste, di cui è stato direttore fino al 2004. Presidente dell’Osservatorio geofisico sperimentale di Trieste dal 1977 al 1983, dal 1989 al 2002 è stato presidente anche del Laboratorio di biologia marina di Trieste. Ha promosso e diretto il Progetto nazionale sul regime e conservazione dei litorali italiani, ed è stato responsabile nazionale del Progetto finalizzato risorse minerarie dei mari italiani e del sottoprogetto Utilizzazione e gestione della piattaforma continentale italiana. È stato presidente della Commissione nazionale di oceanografia del CNR, vicepresidente della commissione internazionale per i’esplorazione scientifica del mediterraneo (CIESM), all’epoca presieduta dal principe Ranieri di Monaco, e membro della commissione europea per le scienze polari e Marine (ECOPS). Già direttore del Progetto strategico oceanografia e tecnologie marine, è stato coordinatore nazionale per la Geologia marina del progetto nazionale antartide e vicepresidente della commissione nazionale per le ricerche sul mare presieduta dal ministro per la Ricerca scientifica e tecnologica. ha preparato inoltre il Piano nazionale di ricerca e formazione sul mare. Responsabile del progetto paleoclima mare del PNRA, è direttore del Centro per la geologia e la geofisica marina antartica e del Museo nazionale per l’antartide sezione di Trieste, da lui promosso. Editore e fondatore della prima rivista italiana di oceanologia teorica ed applicata, è editore o coeditore di 22 tra libri ed edizioni speciali scientifiche. Ha al suo attivo oltre 230 pubblicazioni, e ha rappresentato l’Italia in organismi internazionali quali COI, SCOR, CREST, COST, ECOPS. Dal Novembre 1998 è stato chiamato come professore distaccato dall’Accademia dei Lincei, che gli ha assegnato il premio Linceo Tartufari per le Scienze della natura. Dal 2003 è membro del Bureau dell’International Union of Geological Sciences (IUGS). Nel 2005 è stato eletto sociocorrispondente nelle Classi di Scienze fisiche, matematiche e naturali dell’Accademia delle scienze di Torino.
 
 
RASSEGNA STAMPA
17 marzo 2007

Pagina 7 - Sardegna

Clima e modificazioni del territorio: un incontro all’università di Cagliari

Le coste della Sardegna stanno bene, ma occorre investire di più in ricerca

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CAGLIARI. Le coste della Sardegna? Bisogna conoscerle meglio, tenerle sempre d’occhio, proteggerle. Ma tutto sommato stanno bene, almeno rispetto a quelle siciliane e dell’Adriatico. E anche l’orientamento della Regione, con la legge che le tutela sino a due chilometri e i 27 milioni di euro in arrivo per la creazione di un sistema informativo ambientale, sembra quello giusto.
Sebbene sarebbe opportuno investire di più in ricerca, visto che nell’isola per ogni euro ricavato vengono destinati alla causa soltanto 0,001 centesimi. Troppo poco per poter avviare un’attività di serio monitoraggio. E’ quanto è emerso ieri a Cagliari nella conferenza sulla risposta dei sistemi costieri ai cambiamenti climatici, organizzata dal dipartimento di Scienze della Terra dell’università di Cagliari. Tra i relatori coordinati da Sandro De Muro, docente di Geologia Marina, anche Alessandro De Martini, direttore generale dell’assessorato regionale all’Ambiente, e Antonio Brambati, ordinario di Sedimentologia all’università di Trieste e membro del bureau dell’International union of geological sciences. Un vero luminare (ha calcolato persino il valore di ogni metro quadrato di spiaggia: 2700 euro) che dopo aver presentato una ricerca svolta tra la Patagonia e la Tierra del Fuego di cui è il coordinatore (il Progetto Magellano) non ha esitato a parlare della variazione del clima e degli effetti che questa potrebbe generare. Con un approccio piuttosto rasserenante. «Sono convinto che sulle questioni ambientali la stampa enfatizzi le responsabilità dell’uomo - ha detto Brambati - perché se è vero che è necessario limitare l’inquinamento è altrettanto vero, come ormai molti studiosi riconoscono, che l’aumento della temperatura o del livello del mare sono processi ciclici e fisiologici. E al momento non siamo in grado di stabilire con certezza quanto certe mutazioni siano addebitabili a fattori antropici». A sentire Brambati si direbbe che sia in atto una sorta di «terrorismo ambientalista». Una tendenza al catastrofismo che disegna scenari apocalittici e rischia di suggerire alla classe politica soluzioni inopportune (vedi il caso del Poetto). «Si pensi solo che nel 1977 si sosteneva che nel 2030 il livello del mare sarebbe salito di 6 metri, mentre nel 1995 la previsione era scesa a 0,2 metri - ha spiegato -. Purtroppo nei rapporti dell’Enea o del Cnr ci si scaglia spesso sugli aspetti industriali, mentre si tiene poco conto di fattori come quello agricolo o del repentino aumento della popolazione umana e animale». Sui problemi delle coste sarde è tornato a margine della conferenza Sandro De Muro: «Nell’isola ci sono spiagge sottoposte a una pressione turistica e urbanistica insostenibile - ha detto - e persino con la rimozione della posidonia si attacca il sistema spiaggia portando via il sedimento». (a.m.)

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