Rassegna web: Letizia Gabaglio su Galileonet.it e businessonline.it titola "Il Bengodi &è; su Internet". Viaggio nel mondo delle lauree virtuali. In Italia 11 atenei online. Molti senza personale di ruolo, alcuni senza sito web e altri con sponsor in conflitto di interessi
12 February 2007
R A S S E G N A   W E B

Letizia Gabaglio su Galileonet.it e businessonline.it titola "Il Bengodi è su Internet". Viaggio nel mondo delle lauree virtuali: in Italia gli atenei online sono 11. Molti senza personale di ruolo, alcuni privi di sito web e altri con sponsor in conflitto di interessi
 
Italia batte Francia 11 a 2. La specialità in cui possiamo vantare una smaccata superiorità rispetto ai cugini d’Oltralpe è quella delle università telematiche. Colpa forse della frammentarietà del territorio italiano che non consente a molti studenti di raggiungere agevolmente le sedi delle università più blasonate, o forse della maggiore familiarità dei nostri ragazzi con il computer? Non sembrerebbe. Cartine geografiche alla mano da una parte e dati sulla informatizzazione dall’altra, l’Italia non presenta infatti una realtà così diversa da quella francese.

La corsa alla costituzione delle università telematiche è iniziata nel 2003 quando il decreto Stanca-Moratti le ha istituite. Da quel momento alla primavera 2006 il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ne aveva riconosciute cinque, poi nell’arco di pochi mesi, dopo la sconfitta del Centrodestra, altre 6 sono state ammesse, alcune anche a maggio, dopo che il governo Berlusconi era già decaduto. “La legge impone al Ministero di verificare solo l’adeguatezza tecnica prima di dare il riconoscimento”, spiega Luciano Modica, sottosegretario all’Università al Miur. “Una volta riconosciute queste università sono a tutti gli effetti delle università libere e come tali possono chiedere finanziamenti pubblici. A oggi, tuttavia, il Miur non sta finanziando alcuna università telematica ma non escludo che in futuro qualcuna di queste possa presentare domanda di finanziamento, così come fanno altri atenei liberi di ben altra importanza, come la Bocconi e la Luiss”.

Nulla di male nell’insegnamento a distanza con piattaforme tecnologiche avanzate. “Credo sia giunto il momento di attivare una grande università telematica pubblica, al momento inesistente in Italia”, ha detto il ministro Mussi la scorsa estate. “Ma il Ministero deve vigilare che gli studenti di queste università abbiano gli stessi diritti di quelli degli altri atenei e che non ci siano comportamenti illeciti”, va avanti Modica. Ecco perché prima di procedere a modificare la legge per migliorare i criteri di ammissione il Ministero ha deciso di porre una moratoria sulle università online in attesa di riconoscimento. E di impedire che si possano istituire lauree telematiche in scienze infermieristiche abrogando una norma entrata in vigore nel 2005 che permetteva a questi atenei di stipulare convenzioni con altre università per far svolgere ai propri studenti la necessaria pratica.

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Tra le anomalie notate al Ministero ci sono i concorsi banditi per l’assegnazione dei posti da professori. Come gli altri, anche questi atenei devono indire concorsi di cui devono dare informazione al Miur, che manda la commissione giudicatrice e che poi viene informato dell’esito. “Ebbene, nel caso, per esempio, dell’Università Marconi ci risultano circa 15 concorsi banditi di cui solo uno ha portato all’assegnazione di un posto da professore. Gli altri 14 hanno creato solo dei posti vacanti e idoneità per i professori che hanno vinto e che non sono stati assunti”, spiega Modica. “Un comportamento che ci pare almeno strano e che deve essere oggetto di ulteriori approfondimenti”.

In realtà quella dei professori è uno dei nodi principali della questione, su cui il Ministero ha detto di voler agire. Tanto per cominciare in Italia non esiste una legge che impedisca a un docente di un’università pubblica di accettare anche un incarico in un ateneo privato, con relativo compenso. Tanto che il direttore di una delle più quotate università telematiche, la Uninettuno, Anna Maria Garritto, è Ordinario di Tecnologie dell’Istruzione e dell’Apprendimento presso l’Università di Roma "La Sapienza". E ancora il rettore dell’Università telematica Guglielmo Marconi, Alessandra Briganti, come si può leggere sul sito è ordinario di “Letteratura italiana moderna e contemporanea” all’Università “La Sapienza” di Roma e, dal 1992, anche presso la Facoltà di Lettere della Terza Università di Roma. E l’elenco potrebbe continuare per ognuna delle 11 realtà virtuali.

La conseguenza è che praticamente nessuna di queste università può vantare personale di ruolo, docenti cioè che ci lavorino a tempo pieno perché assunti. Capita così di scoprire fra le pagine Internet del sito della TelMa che le due sessioni di laurea che si terranno a febbraio saranno presiedute dalla stessa commissione. Peccato che la prima sia relativa alla facoltà di economia, corso in economia e management dell’audiovisivo mentre la seconda alla facoltà di Giurisprudenza, corso in Scienza dell’amministrazione. Due facoltà, due corsi, gli stessi cinque professori. In altri casi i nomi dei docenti non sono indicati sul sito. Come alla Giustino Fortunato dove, a furia di sfogliare pagine web, si arriva solo a una presentazione video-sermone di Aldo Loiodice, professore di diritto costituzionale della facoltà di giurisprudenza dell’Università di Bari, presidente del Comitato Ordinatore dell’ateneo telematico. Infine l’Unisu, l’Università Telematica delle Scienze Umane, nel cui sito non c’è traccia di alcun docente.

Un altro punto spinoso è l’eventuale conflitto di interessi che potrebbe sorgere se fra i promotori della laurea online ci fossero anche finanziatori delle lauree facili, o meglio degli istituti che aiutano gli studenti a sostenere gli esami. Come infatti sembra che sia nel caso della stessa Giustino Fortunato promossa dall’associazione Efiro Onlus, presidente Angelo Pasquale Colarusso, già fondatore di una scuola privata specializzata nelle rimonte scolastiche; della Pegaso dove nel Consiglio di Amministrazione siedono Danilo e Raffaele Jervolino, che già hanno interessi in vari istituti scolastici privati partenopei; dell’E-campus finanziata, come riportato su un articolo apparso sul Corriere della Sera, dal gruppo di Francesco Polidori, fondatore del Cepu. Quest’ultima università, riconosciuta con decreto il 30 gennaio 2006, a oggi risulta non avere un sito Internet.

Ma cosa offrono queste università? La maggior parte poche facoltà soprattutto Giurisprudenza, Economia, Scienze dell’Educazione e della Formazione e Scienze Politiche. Sul fronte dell’offerta didattica si fanno notare la Leonardo Da Vinci, versione online dell’Università Gabriele D’Annunzio de L’Aquila da cui prende i professori, che ha facoltà di Beni Culturali e Storia e tutela del patrimonio archeologico e storico-artistico, la Unitel dove nella facoltà di architettura e design industriale è attivo solo il corso di laurea in design della moda, l’Italian University Line che ha un solo corso di laurea “Metodi e tecniche delle interazioni educative” riservato a docenti attualmente in carica, e la Universitas Mercatorum, ateneo telematico del Sistema delle Camere di Commercio, che propone management delle risorse umane e gestione di impresa.
 
Letizia Gabaglio

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IN RETE
  
 

 
Uno dei pochi a dormire sonni tranquilli sarà Anna Maria Garito, ordinaria di psicologia alla Sapienza di Roma, nonchè rettore dell’università telematica Uninettuno. Non perché molto vicina al presidente del Consiglio Romano Prodi. Ma perché la scure che sta per abbattersi sugli atenei on line, pare proprio che risparmierà, tra le altre, la sua università telematica in quanto consorziata con un’omologa tradizionale. È infatti questa l’unica clausola prevista dal ministro dell’università e della ricerca Fabio Mussi e dal ministro per l’innovazione tecnologica Luigi Nicolais, ossia quella di convenzionarsi o consorziarsi con gli atenei dotati di sede fisica. Il provvedimento andrebbe a rivedere, nella sostanza, quello del non lontano maggio 2003 a firma dei due stessi dicasteri, allora presieduti rispettivamente da Letizia Moratti e Lucio Stanca, che stabiliva criteri e procedure di accreditamento dei corsi di studio a distanza delle università statali e non statali e delle istituzioni universitarie abilitate a rilasciare titoli accademici.
 
Insomma, una stretta decisiva sulle lauree facili presso gli atenei virtuali che grazie alla rapidità con cui rilasciano il titolo, rastrellano una quantità mai vista prima di aspiranti dottori. Il punto è che nell’affare delle lauree on-line ci sono entrati un po’ tutti dall’ex-sottosegretario alla funzione pubblica Learco Saporito, patrono della Guglielmo Marconi, la capofila delle telematiche, a Francesco Polidori, fondatore non solo dell’ultima nata E-Campus ma anche del Cepu il Centro europeo per preparazione universitaria, che ha pendenti non una ma ben quattro sentenze dell’Authoriy per la pubblicità ingannevole. Ma non finisce qui, perché c’è, per esempio, la Leonardo Da Vinci che ha un legame strettissimo con l’università Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara, nota anche per il gran numero di lauree super rapide, il cui rettore Franco Cuccurullo è tra le altre cose anche presidente del Comitato di indirizzo di valutazione sulla ricerca e dell’Istituto superiore di sanità.
 
C’è poi la Telematica universitas mercatorum, costituita a novembre del 2005 per iniziativa dell’Unioncamere, il cui presidente è Andrea Mondello, che guida l’associazione e poi la Pegaso che ha come azionisti Danilo, Raffaele e Angelo Jervolino, che già hanno interessi in vari istituti scolastici privati partenopei. Ma sulle università on-line i conti per il ministro Mussi, non tornano anche per quello che riguarda il corpo dei docenti. Infatti la maggior parte di loro hanno professori centinaia dei quali a carico dello stato come dipendenti pubblici e che arrotondano con contratti a tempo proprio negli atenei on line.
 
Avvalendosi anche del fatto che nell’università italiana non esiste alcuna norma che regoli le pretese di un docente di un ateneo pubblico di lavorare anche per uno privato. Primo fra tutti proprio la Uninettuno, l’ateneo che è sotto l’ala protettiva del presidente Prodi: la Garrito che ne è il rettore ha anche l’incarico di professore ordinario nel primo ateneo romano. Ma le cose non si mettono meglio neanche per l’università Guglielmo Marconi, la prima telematica in Italia, pubblica, riconosciuta con un decreto ministeriale del 2004, il cui patron è stato Saporito, e che risulta aver fatto moltissimi bandi di gara per docenti ma di averne solo due all’attivo. Della rosa delle undici fa parte poi la Pegaso, che non annovera nella sua banca dati docenti di ruolo all’attivo, o la Telma che ha si alle sue spalle il Formez ma conta un solo docente di ruolo. Tutte queste realtà hanno un bivio di fronte: chiudere oppure integrarsi organicamente con gli atenei ufficiali. Operazione che non sarà semplice, tolto che per chi già possiede i requisiti richiesti dal governo

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