Proteste a Lecce per l’arrivo di Renato Curcio all’Università del Salento, invitato per presentare il suo libro "Il carcere speciale"
07 January 2007
R A S S E G N A   W E B
 
Polemiche a Lecce per l’arrivo di Renato Curcio all’Università del Salento, invitato per presentare il suo libro "Il carcere speciale"



Porta di mare .it
 
Lecce, domenica 7 gennaio 2007 - L’ideologo della lotta armata, che ha già scontato 28 anni di carcere, arriverà all’Università di Lecce mercoledì per presentare il suo libro «Il carcere speciale» e partecipare, il giorno successivo, ad un convegno promosso dall’Università del Salento.
«Una visita faziosa e inutile». Così il centrodestra leccese, Poli Bortone in testa, giudica la visita nella città salentina dell’ex brigatista Renato Curcio.
«Non vedo cosa mai potrà insegnare un personaggio come lui», attacca Adriana Poli Bortone. La sua critica è condivisa dagli altri esponenti del suo partito, Alleanza nazionale, ma anche di Forza Italia. Fuori dal coro l’Udc: le persone cambiano. Lo stesso era accaduto nel 2001, quando l’arrivo di Curcio era stato bocciato dalla Cdl e dai professori di destra.
Il professore Piero Fumarola, ordinario di Sociologia delle religioni e autore dell’invito a Curcio replica: «Criticare l’invito di Renato Curcio a Lecce è un atto di intolleranza, ma stavolta diversamente da sei anni fa il programma è confermato. Alza la voce solo certa politica».
Curcio fu, per un quadriennio, assieme alla moglie Mara ed ad Alberto Franceschini nel direttorio delle BR, fu arrestato nel settembre 1974. Come conseguenza di un’azione diretta e guidata da Mara, Curcio evase dal carcere già nel febbraio 1975, per esser poi ripreso e definitivamente incarcerato all’inizio del 1976. Nel frattempo, in un conflitto a fuoco coi carabinieri, Mara era morta nel giugno del ’75.
Con la morte di Mara e con la carcerazione di Curcio e di Franceschini, la direzione del movimento passò ai "duri e puri" e nel giugno del 1976, con l’omicidio del magistrato Coco, iniziò ufficialmente la stagione degli omicidi e dei ferimentisi. Curcio non aveva teorizzato lo spargimento di sangue e mai si è pentito delle sue scelte, rimanendo uno dei cosiddetti "irriducibili". Curcio è rimasto in carcere dal 1976 al 7 aprile del 1993. 
 
 


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