Il Presidente della Confindustria: “No al proliferare delle Università condominiali, utili solo allo studente che vuole rimanere accanto alla mamma e laurearsi senza fare troppi sacrifici”
26 September 2006
Luca Cordero di Montezemolo, presidente della ConfindustriaUniversità di Imperia, 25 settembre 2006. Di seguito alcuni passaggi del discorso di Luca Cordero di Montezemolo , durante l’assemblea generale "Innovare per crescere" per i 60 anni della Confindustria.
  

Sono contento di essere qui dopo tanti anni, frequentavo la zona quando facevo il Rally dei Fiori e torno oggi per fare gli auguri a Confindustria per i suoi 60 anni. Chi mi ha preceduto ha svolto interventi densi di concetti da analizzare, e proverò a farlo per alcuni di essi. Come premesso sento di voler sottolineare che bisogna uscire dal dibattito ‘maggioranza-minoranza’ guardare avanti, affrontare i problemi di crescita, problemi di lunga data. Dobbiamo chiederci dove desideriamo che sia il nostro Paese tra 15 anni e attuare una sfida che coinvolga soprattutto i ‘sistemi paese’.

Gli elementi principali che determinano il futuro dell’Italia sono: innovazione, crescita e conoscenza.

INNOVAZIONE
Non è qualcosa di etereo, è su di essa che noi imprenditori ci giochiamo il futuro; dovrebbe essere nel nostro dna, come alcune aziende presenti oggi, capaci di segmentarsi e fare dall’olio alla cosmesi. Se nel 2005 l’Italia è stata l’unico Paese in Europa a crescita zero, una ragione c’è, e la politica c’entra fino ad un certo punto.

CRESCITA
E’ il focus, l’ossessione. Per distribuire ricchezza bisogna crearla, per crearla bisogna investire e rischiare, investire sui giovani. Il cambiamento da attuare non può esercitarlo solo la classe politica.

CONOSCENZA
Cioè formazione, università. Non possiamo continuare a creare facoltà e poli universitari senza badare all’eccellenza; l’università è fondamentale quando si parla di ricerca, ambito nel quale l’Italia è zero, incapace di attrarre studenti. Un Paese che non investe nella ricerca è un Paese che non investe nel proprio futuro.

Uno sguardo va lanciato anche alle piccole imprese, da legare alle università e alla ricerca, da sostenere perché non debbano affrontare il mercato straniero da sole; e qui le banche hanno un ruolo fondamentale, nel concedere prestiti e nel prendersi qualche rischio in più. Da parte nostra, come imprenditori dobbiamo privilegiare le fusioni e le concentrazioni.
Non possiamo vivere in un Paese che mette tasse per pagare gli interessi sul debito pubblico, che sostiene troppe spese inutili e che non genera risorse per investimenti sullo sviluppo. La politica italiana deve rendersene conto e attuare scelte coraggiose.

Vorrei richiamare l’attenzione su tre concetti fondamentali dai quali non si può prescindere:

1) la concorrenza, necessaria in quanto migliora i servizi e abbassa i prezzi, dà la possibilità agli imprenditori di entrare in nuovi settori e riporta in auge la meritocrazia.

2) la produttività, data dal lavoro, dalle banche, dallo Stato e dalla concorrenza. Su questo destra e sinistra devono prendere impegni comuni, l’accordo deve essere corale e includere imprenditori, sindacati, Governo. Ognuno deve fare la sua parte perché con l’attuale livello di produttività non siamo competitivi, restiamo il fanalino di coda.

3) Forse il punto più importante, quello basilare: la semplificazione. Abbiamo iter procedurali infiniti, una burocrazia cavillosa e inefficiente. Ci vuole una riforma dello Stato. Chiunque sia il pilota, la macchina va rinnovata…se è obsoleta non vincerà mai.

Concludo facendo comunque i miei complimenti alla Liguria, che tra le solite lungaggini sta cercando una politica di sistema. Innovazione e ricerca stanno diventando punti di riferimento di un cammino importante. Certo, dobbiamo scontare i grandi errori di un passato non recente nel settore turistico; dobbiamo riappropriarci del gusto della sfida e pretendere di essere il primo Paese in Europa per attrazioni turistiche. La Liguria, e l’Italia tutta, ha le potenzialità per farlo”.
 
 
 

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