Non piu parcheggi burocratici, oggi le Università sono laboratori innovativi dove nascono le idee piu promettenti. Dove per idee si intende nuove società.
30 August 2006

Continuando la metafora dei motori, gli atenei italiani si stanno trasformando in officine sempre più attive nello sviluppo dei rispettivi territori locali, capaci di tenere assieme istituzioni, enti di ricerca e tessuti produttivi locali. E quindi di produrre forza lavoro e assorbire fasce sempre più ampie di laureati. Le università nazionali, strette tra i tagli ai finanziamenti degli ultimi anni e la necessità di adeguarsi al contesto internazionale secondo le regole dell’autonomia, stanno infatti cambiando volto. Dalla Lombardia all’Emilia Romagna, dalla Toscana al Lazio, sono numerose le università protagoniste di questo nuovo trend del mondo accademico.

In quasi tutti gli atenei italiani sono ormai presenti uffici dei brevetti, organismi di ricerca, gruppi di lavoro orientati a coordinare l’operato dei laboratori universitari con le esigenze delle imprese. Grazie all’autonomia di cui godono, le università possono porsi come soggetti attivi
nel campo dell’innovazione dei rispettivi territori. Gli atenei ormai non si occupano più solo di trasferimento di cervelli dai propri laboratori all’industria, ma svolgono un ruolo decisivo anche nella ricerca dei finanziamenti per le imprese e nel coordinamento tra enti pubblici e soggetti privati impegnati nell’innovazione.

Una vitalità che trova conferma nei dati: nel corso del 2005 gli spin-off nati nei laboratori universitari sono stati 280, il 27% in più rispetto ai 219 registrati l’anno precedente.

Il distretto tecnologico di Pisa e la ricerca applicata all’industria alimentare di Firenze sono due esempi di collaborazione fra università e imprese locali. Stando alle cifre, solo sotto la torre che pende ci sono ben 221 imprese attive nei settori ad alto contenuto di conoscenza, oltre 6 mila addetti, metà dei quali laureati, e un giro d’affari intorno al miliardo e mezzo di euro. Il Consorzio Pisa Ricerca e l’Infm (l’Istituto Nazionale per la Fisica della Materia), sono altri bacini di formazione di scienziati e ricercatori che spesso si mettono in proprio con iniziative nell’informatica, nella robotica o nelle biotecnologie.

AlmaCube invece è un’agenzia no profit sorto 5 anni fa all’Università di Bologna che si occupa di sostenere la nascita e lo sviluppo di nuove imprese nel territorio bolognese. Dal 2001 le nuove imprese nate grazie all’Alma Cube sono 22. Le attività dell’incubatore bolognese sono: la ricerca di finanziamenti, l’accompagnamento sul mercato, l’assistenza nei servizi generali, quali la logistica e la fornitura di spazi.

Dando uno sguardo al resto della Penisola, sono 11 gli atenei (Bergamo, Macerata, Camerino, La Sapienza e Tor Vergata di Roma, la Seconda Università e la Parthenope di Napoli, Cagliari, l’Università di D’Annunzio di Chieti e Pescara, quella di Modena e Reggio Emilia, infine L’Aquila) tra gli enti inseriti nella Borsa continua nazionale del Lavoro, il network che favorisce l’incontro tra domanda e offerta
occupazionale.

Gli atenei hanno il vantaggio di poter abbinare a servizi di placement un’offerta formativa in grado di avvicinare i neolaureati alle esigenze delle imprese. I legami stretti tra le facoltà e le imprese favoriscono l’inserimento circa 250 neolaureati l’anno ciascun ateneo. Si tratta di un valore aggiunto per gli atenei in termini di immagine, fondamentale per vincere la competizione e attirare nuove matricole. Una necessità ai tempi dell’autonomia per accrescere il prestigio della struttura e ottenere fondi pubblici. 
 
  


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