Cagliari ospita la conferenza - mercoledì 4 maggio al Museo archeologico e alla Cittadella dei musei, giovedì 5 al Liceo Dettori - che prende forma dal laboratorio di letteratura greca “Aletheia”, curato da Alberto Camerotto (Università Ca’ Foscari di Venezia). Il seminario epico promosso su iniziativa congiunta dal Dipartimento di lettere, lingue e beni culturali di UniCa
03 May 2022
Le due giornate di lavori a Cagliari tra le sale del Museo archeologico, della Pinacoteca e del Liceo Dettori

ILIOUPERSIS. ARCHETIPI EPICI a cura di Alberto Camerotto, Valeria Melis, Morena Deriu, Tristano Gargiulo

SEMINARIO EPICO organizzato dall’Università Ca’ Foscari Venezia (Dipartimento di studi umanistici) in collaborazione con il Museo archeologico nazionale di Cagliari, l’Università di Cagliari (Dipartimento di lettere, lingue e beni culturali) e il Liceo G.M. Dettori.


Programma mercoledì 4 maggio 2022 - ore 10.30-13.00
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI CAGLIARI

 

  • ALBERTO CAMEROTTO (Università Ca' Foscari Venezia)
    L'ultima difesa della città al Museo Archeologico
  • LUDOVICA CONSOLONI (Aletheia Ca' Foscari)
    Madri, spose, figlie: le donne e la caduta della città
  • FEDERICA LEANDRO (Aletheia Ca' Foscari)
    Madri, spose, figlie: il pianto della persis
  • FEDERICO TANOZZI (Aletheia Ca' Foscari)
    Duellanti epici, ovvero dello scontro asimmetrico
  • ENRICO CHIES (Aletheia Ca' Foscari)
    La gloria degli agoni: segni per il confronto e per la pace
  • ANITA M. BORGHERO (Università di Napoli L'Orientale - Università di Cagliari)
    Società e distruzione identitaria in India alla luce dei Veda


 


Programma mercoledì 4 maggio 2022 - ore 17.30-19.30
CITTADELLA DEI MUSEI - PINACOTECA

 

  • VALERIA MELIS (Università di Cagliari)
    Con gli occhi di Lisistrata: la tragedia della città in guerra
  • MORENA DERIU (Università di Cagliari)
    Storie di donne che distruggono città: storie di Amazzoni dall'antichità a oggi
  • DUILIO CAOCCI (Università di Cagliari)
    Macerie di città nella Commedia
  • ALBERTO CAMEROTTO (Università Ca' Foscari Venezia)
    La guerra senza fine, ovvero dell'Ilioupersis


LINK INFORMAZIONI:
http://virgo.unive.it/flgreca/Ilioupersis2022Cagliari.htm  - alcam@unive.it

 

ALETHEIA. LABORATORIO DI LETTERATURA GRECA a cura di Alberto Camerotto

Università Ca’ Foscari Venezia - Dipartimento di Studi Umanistici
Palazzo Marcorà - Dorsoduro 3484/D, I - 30123 Venezia
http://virgo.unive.it/flgreca/Aletheia.htmalcam@unive.it – 041.2346340 - cell. 3493879551


 

L'iniziativa condotta in collaborazione tra gli atenei di Venezia e Cagliari, con il Museo archeologico e l'istituto Dettori di Cagliari
L'iniziativa condotta in collaborazione tra gli atenei di Venezia e Cagliari, con il Museo archeologico e l'istituto Dettori di Cagliari

LA CITTÀ SOTTO ASSEDIO

Programma giovedì 5 maggio 2022 - ore 9.00-11.00
LICEO G.M. DETTORI CAGLIARI - AULA MAGNA A. GRAMSCI

 

  • Saluti di MONICA RUGGIU
    (Dirigente scolastica Liceo G.M.Dettori)
  • ALBERTO CAMEROTTO (Università Ca' Foscari Venezia)
    Ilioupersis. Che cosa significa la caduta della città
  • VALERIA MELIS (Università di Cagliari)
    Da Atossa a Lisistrata: il dolore universale della guerra con la partecipazione, i contributi e gli interventi dal Laboratorio di Aletheia Ca' Foscari Venezia
  • LUDOVICA CONSOLONI (Aletheia Ca' Foscari)
    Le donne e la caduta della città
  • FEDERICA LEANDRO (Aletheia Ca' Foscari)
    Madri, spose, figlie: il pianto della persis
  • FEDERICO TANOZZI (Aletheia Ca' Foscari)
    La fine di Priamo
  • ENRICO CHIES (Aletheia Ca' Foscari)
    Agones. Idee per la pace
  • GIOVANNI SCODRO (Aletheia Ca' Foscari)
    Il dolore della guerra
  • GIOVANNI PALADINI (Aletheia Ca' Foscari)
    I nuovi pensieri di Achille
  • RECITATIVI E INTERLUDI
    degli studenti del Liceo G.M. Dettori Cagliari

 

LINK:

ILIOUPERSISARCHETIPIEPICI
AL LICEO DETTORI LICEO G.M. DETTORI CAGLIARI
Informazioni e iscrizioni: Laura Fois - lau.fois@tiscali.it

INFORMAZIONI E COLLEGAMENTO:
http://virgo.unive.it/flgreca/Ilioupersis2022CagliariLiceoDettori.htm

 

  
 

Una lettura antica che ci riporta alla realtà dei giorni nostri

Troia brucia. L'immagine della caduta della città è un simbolo che attraversa il tempo, la storia, le culture, le lingue. Il nostro immaginario della violenza più disumana della guerra comincia dalla fine della città di Priamo. È un simbolo della fine della civiltà, che serve da monito, buono per pensare.

Cominciamo dal racconto antico. L'Ilioupersis è per l'epica greca arcaica, al tempo di Omero, l'argomento di canto più impegnativo e più celebre. Viene dalla tradizione orale del canto epico e narra eventi che probabilmente sono accaduti almeno cinque secoli prima. È una storia famosa, che non si dimentica, che diventa memoria condivisa e sistema cognitivo tra la cultura e la vita. Per dire ciò che più fa paura nella storia degli uomini.

Nella persis, quando gli assalitori, gli invasori, gli assedianti prendono la città o un paese, allora per chi vince, nell'ebbrezza della vittoria tra il sangue e le fiamme, non ci sono più limiti. Ogni segno dell'umanità scompare, tutto ciò che avviene è manifestazione della violenza, che supera ogni confine e diviene segno della hybris, che è la parola più dura e spaventosa che abbiamo a disposizione. Significa violenza, oltraggio, arroganza, empietà: non c'è scampo, non può che essere condannata dagli dei e dagli uomini. Qualcosa di "ripugnante". Che diventa memoria e coscienza civile per sempre. È un paradigma per imparare, vale per tutti.

Ma le regole della persis vanno oltre ogni limite. Le regole spietate, anzi mostruose, trasformano in bersaglio e in vittime anche tutti gli innocenti, tutti coloro che secondo i codici dell'epica e dell'umanità sono estranei ai combattimenti e alla guerra.

Si devono, allora, uccidere i vecchi, perché sono il segno della storia e della memoria, sono il simbolo concreto della civiltà, della città felice, della pace. Sono la memoria culturale di una storia di prosperità e di civiltà che è interrotta dalla guerra. È sicuramente vile uccidere un vecchio, che non ha più le forze per difendersi e per combattere, è cosa inutile anche dal punto di vista militare. Di sicuro non porta nessun onore. Ma nella persis i vecchi non possono essere risparmiati. Fa parte delle attese, il racconto dice il vero.

Ancora più efferata è l'uccisione dei bambini. C'è in questo il senso del genocidio. Sta qui il significato della parola. È un intero popolo che deve essere annientato. Il vincitore non vuole che il nemico possa risorgere. Uccidere i bambini, perfino gli infanti o quelli nel ventre della madre, è il sigillo della vittoria definitiva, non c'è più speranza, non c'è futuro per i vinti. Lo si dice già nelle prime azioni dell'Iliade. L'unica alternativa è la schiavitù, che è cosa peggiore della morte.

Così per le donne sarebbe meglio morire, ma in genere non va così. Per loro c'è altro. Le donne sono vittime, prede, bottino e trofeo, tutto insieme. Si prepara ogni sofferenza, tutte le violenze che non si possono nemmeno immaginare. Sono oggetto della crudeltà dei nemici. Vedono morire i loro sposi, i loro padri, i loro figli. Per diventare vittime dello stupro e della violenza. Umiliate e schiave per il resto della loro vita. Ma sono anche memoria del dolore, della ferocia, una memoria che non può essere rimossa. E che qualche volta riesce a diventare testimonianza. Anche, raramente, azione.

Infine viene il fuoco. La città, infine, bella, amabile, ben costrutta, dalle ampie vie, l'orgoglio della laboriosità, dell'ingegno, della prosperità, tra le torri, le mura, i palazzi, le case, i templi, è l'oggetto della distruzione totale. I vincitori distruggono ogni segno della civiltà e della bellezza, si impossessano di ogni cosa per farne un trofeo, depredano tutti i beni per ammassare il bottino che possa essere risorsa e segno tangibile della guerra e della vittoria.

La città deve essere rasa al suolo, distrutta dal fuoco e dalla violenza. Nulla deve rimanere. Il fuoco è il simbolo ultimo e più importante, per la sua stessa natura evidente, perfino spettacolare, che tutti riconosciamo subito, anche da lontano, la città brucia nell'ultima notte. All'alba rimane solo la cenere, la polvere, le macerie. Tanto più una città era grande, prospera e bella, tanto maggiore è la distruzione. Immediato è il significato, che rimane memorabile nel tempo.

 
Alberto Camerotto
(Università Ca' Foscari Venezia)

 

Alberto Camerotto
Alberto Camerotto

Dalla “nonna” di Kiev a Lisistrata: tattiche di guerra al femminile

Dal 19 marzo 2022, per qualche giorno, ha rimbalzato da una testata giornalistica all’altra la notizia, tutt’oggi incerta, di una anziana che, a Kiev, avrebbe offerto una torta allo zinco a otto soldati russi, provocandone la morte. Risale, invece, a circa un mese prima, il filmato della donna che, a Henichesk, ha provocato alcuni soldati russi armati di tutto punto invitandoli a riporre nelle loro tasche alcuni semi di girasole, affinché, morti su una terra che non è la loro, nascano dai loro corpi i fiori che di quella terra sono il simbolo.

Per quanto diverse, le due storie hanno un interessante denominatore comune: trasformano due realtà dolci e delicate, associate da solidi stereotipi alle donne, nelle armi con cui le donne combattono la guerra. La torta della nonna diventa strumento di morte, i fiori tormento psicologico ai danni dell’invasore. Insomma, nella narrazione delle cronache, la guerra, quando fatta dalle donne, sembra mutare aspetto assumendo tratti decisamente femminili.

Non è, però, questa una “strategia narrativa” nuova. È la stessa adottata da Aristofane quando, nel 411 a.C., rappresenta la Lisistrata, commedia che mette in scena la ribellione delle donne ateniesi e di tutta la Grecia alla guerra del Peloponneso tra Ateniesi e Spartani. Lisistrata, leader del gruppo delle ribelli, escogita un piano infallibile: che tutte le donne facciano lo sciopero del sesso affinché gli uomini, consumati dal desiderio, si decidano a stipulare la pace una volta per tutte. Armi di seduzione tipicamente femminili, come le vesti color zafferano, gli abitini trasparenti, i profumi, le ciabattine a punta e il trucco, diventano letteralmente la spada e lo scudo con cui le donne riescono a piegare il nemico costringendolo alla resa. La strategia adottata è, dunque, quella del logoramento ed è posta in essere con un geniale “cavallo di Troia” al femminile.

Oltre allo sciopero del sesso, Lisistrata e le sue compagne dispiegano altre tattiche di guerra tipicamente femminili, prima tra tutte la solidarietà. Quello che si forma (con l’aiutino di un orcio di vino, sempre ben gradito alle donne in Commedia!) è un vero e proprio esercito di donne elleniche, numeroso e solidale, dove le differenze di provenienza non hanno alcun valore: tra i personaggi di maggior spicco vi è, infatti, la spartana Lampitò, che l’ateniese Lisistrata tratta con molto affetto, definendola una ‘carissima Lacone […] dolcissima’ (versi 78-79 ? φιλτ?τη Λ?καινα […] γλυκυτ?τη). Ma l’esercito di Lisistrata non è solo coeso e numeroso. È anche ben organizzato. Le donne si dividono i compiti in base all’età: le più giovani sono impegnate in prima linea nello sciopero del sesso, mentre le più anziane stanno nelle retroguardie, a occupare l’acropoli e il tempio di Atena. Anche in questo caso alla strategia militare si affianca il δ?λος, l’inganno tipicamente femminile: le anziane, che costituiscono il Semicoro femminile, occupano l’acropoli fingendo di andare a celebrare un sacrificio. La mossa è astuta, perché le celebrazioni religiose rientrano tra quelle poche occasioni in cui le donne possono uscire di casa. Le vecchie agiscono, dunque, passando del tutto inosservate. Inoltre, In occasione del primo scontro diretto con il Semicoro dei vecchi, quest’ultimo si serve del fuoco, elemento maschile, mentre le Vecchie fanno uso efficace dell’acqua, elemento femminile.

Tradizionalmente escluse dalla vita politica, nei versi 638-657, le Vecchie rivendicano con accorati accenti di far parte integrante della città e di avere il diritto di occuparsi delle questioni di guerra, perché, mandando i loro figli a combattere, pagano un salatissimo tributo alla comunità. Autorappresentandosi come cittadine, le donne conferiscono ideale legittimità alle loro parole, in tal modo suggerendo al pubblico che il loro messaggio va preso seriamente: la pace è interesse di tutta la comunità. Se gli uomini continueranno a decretare in favore della guerra, la città correrà inevitabilmente il rischio di essere distrutta.


Valeria Melis
Università di Cagliari – Aletheia Ca’ Foscari
 

Valeria Melis è professoressa a contratto di Lingua e letteratura greca (Università di Sassari), assegnista di ricerca (Università di Cagliari) e cultrice della materia (Università Ca’ Foscari Venezia). Le sue ricerche spaziano dal mondo antico (teatro tragico e comico e le sue interazioni con la Sofistica e il diritto attico; teorie del linguaggio; critica letteraria antica; il De rerum natura di Lucrezio) a quello contemporaneo (libro personalizzato; social reading; Digital humanities).

Valeria Melis
Valeria Melis

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