La senatrice a vita e docente alla Statale di Milano si racconta su vaccini, metodo scientifico, politica e ricerca. A seguire, gli applausi dell’aula rossa di Medicina per il seminario sulla malattia di Huntington
05 November 2021
Monserrato (Ca). Elena Cattaneo nel corso del seminario in Cittadella

In Cittadella universitaria, la scienziata a disposizione di studenti e studentesse

Mario Frongia

“Noi ricercatori siamo quelli che dobbiamo colmare con la scienza gli spazi là fuori, quelli della collettività civile e del sociale. Altrimenti arrivano prima i ciarlatani”. La professoressa centellina le parole, pesa concetti e frasi. Riannoda ed elabora. Elena Cattaneo, tra scienza, politica e ricerca. Con garbo ed eleganza. La “signora delle Staminali” rilancia e approfondisce. Per i ricercatori e con i ricercatori, con percorsi virtuosi da comunicare e diffondere. Sempre e comunque, specie in questo periodo tra negazionisti e complottisti. “D’altronde, siamo il Paese che ha condannato Galileo” commenta la professoressa con un filo di rammarico. La realtà è amara e preoccupante. “Dobbiamo batterci per far sì che quel cinque per cento di cittadini lontani dal metodo scientifico si avvicinino, capiscano e si convincano”. La scienziata si concede un mezzo sorriso. Umile e disponibile, distribuisce energiche strette di mano a docenti, studenti e dottorande. La visita in Cittadella a Monserrato ha per bersaglio un seminario sulla malattia di Huntington. L’aula rossa di Medicina è sold out. Micaela Morelli, farmacologa, presenta “una delle massime esperte al mondo di cellule staminali: Elena è una cara amica. Con Unistem abbiamo abbracciato un percorso di condivisione scientifica che si è rivelato molto proficuo. Il laboratorio di biologia che dirige all’Università Statale è faro della disciplina a livello internazionale”. Maria Del Zompo, neuro scienziata, la ricorda per la battaglia contro Stamina, gli studi a Boston e al Mit, “l’ambizione, i sogni e le idee: un esempio per le nuove generazioni”. Lei la prende lontana. “Sì, dice bene Micaela, ci tenevo davvero a essere qui con voi. Pensate che tutto pareva mettersi contro: ho prima perso il cellulare, poi ho dimenticato il pc in aereo, quindi hanno annullato il volo. Ma volevo esserci e ci sono”. Decisa, determinata. Il sorriso è profondo, sincero, avvicinante. La platea le tributa un’ovazione. Un misto di emozione e speranza traspare dal volto dei pazienti affetti dal morbo di Huntington.  Ma questa è un’altra storia.

Monserrato (Ca). da sinistra, Elena Cattaneo, Micaela Morelli e Maria Del Zompo
Monserrato (Ca). da sinistra, Elena Cattaneo, Micaela Morelli e Maria Del Zompo

La scienziata, la donna, la madre. Tra passato e presente con lo sguardo al domani

Un passaggio sui figli (“Francesca studia medicina, Marco si è laureato in management alla Bocconi”), un altro sulla sua musica preferita (“Sono appassionata di country. Crosby, Still, Nash e Young? Sì, sono ancora alle loro ballate!”). Il colloquio con la scienziata si snoda tra il parcheggio della facoltà di Medicina e il bar della Cittadella. “Sì, un caffè ci vuole. Dolcificante, grazie”. La giornata è gonfia di pioggia. Il via vai di studentesse e studenti è incoraggiante: la popolazione universitaria è di nuovo in marcia. Jeans strappati, riccioli, scarpe da tennis, cuffiette e smartphone. Ma anche pacche, sorrisi, amicizia. Relazioni, socialità e confronto: il seme dell’accademia ha ripreso a germogliare. Mascherine e distanziamento sono nella norma. Buon segno. I giovani, dunque. L’acchito è buono. “La parola chiave nella mente di tutti deve essere impegno. Qualsiasi cosa tu faccia non puoi esentarti, specie in questa parte del mondo. Vivere in un paese come l'Italia è un sollecito a fare la nostra parte, nel proprio ambito. Siamo tutti collegati e dobbiamo contribuire ad aumentare il senso di progresso e di libertà collettivo e individuale".

Passo indietro. Come si forma Elena Cattaneo?

Fin dal liceo avevo fame di conoscenza. Pian piano ho preso consapevolezza e coraggio: da giovani sappiamo dove ci troviamo. Si cammina su una strada in cui si accendono via via diverse scintille, messe da chi ci sta a fianco o è venuto prima. La nostra capacità deve essere quella che fa divampare la scintilla per trasformarla nella fiamma della passione. Ovviamente, ciascuno si scelga la sua.

Quanto, nel bene e nel male, il contesto è condizionante?

Nell'Italia di oggi, un paese complesso e interessante ma comunque pieno di positività e opportunità, in una democrazia con un elevato livello di benessere, si deve prestare attenzione alle scintille. Con un altro bersaglio: contribuire al progresso e alla libertà per tutti. Certo, non è facile ma non lo è stato neanche per i nostri genitori e per i nostri nonni. Abbiamo tante fortune, rimbocchiamoci le maniche per sfruttarle al meglio.

Come si reagisce a testacoda, dubbi e incertezze?

Le scintille hanno diversi colori e intensità, possono essere anche di pericolo e deviazione. E le incognite ci sono sempre. Le difficoltà vanno affrontate puntando alle soluzioni e non alle lamentazioni. Se ci sono cose che non vanno, ci si trova sul ciglio di una strada sbagliata o di un baratro, si ha il dovere e l'onere di uscirne. Per noi e per tutti.

Professoressa, cosa può fare la scienza per la politica?

Ha un unico obiettivo: studiare le cose che ci circondano, raccogliere le prove, verificarle, condividerle, renderle pubbliche e confrontarle. E poi difenderle contro manipolazioni e tentativi di disinteresse. Si lavora, si studia, si mette a disposizione e si difende lo spazio pubblico. Una buona politica non può non tenere conto di quanta fatica, delle evidenze e dei passi avanti della ricerca. Proprio da questo, spesso si innescano i conflitti.

Ma cos’è la scienza?

La nostra più importante bussola per affrontare quel che è sconosciuto. I quesiti sono enormi. A chi ci si rivolge, cosa si adotta per capire e cercare di spostare il muro  della conoscenza?. La risposta è semplice: ci si rivolge al metodo scientifico, l'unico che permette di valutare quell'ipotesi, che non deve essere strampalata e deve avere basi razionali. Poi, ci sono gli esperimenti: la scienza ti impone di verificare la solidità dell'ipotesi con gli esperimenti che daranno luce verde o rossa. Risposte che andranno accettate anche quando sono scomode e indesiderate.

Nel terzo millennio qual è lo spot possibile ed efficace?

Il metodo scientifico è utile anche per disinnescare le nostre paure e accompagnarci al futuro.

Intanto, il presente contempla i no vax. Sensazioni?

Nessun no vax potrà mai mettere in dubbio la forza, il valore e le conquiste ciclopiche della scienza del passato e del presente. La scienza ti impone di accettare quelle prove e quelle evidenze. Nel momento in cui non vuoi tenerne conto non puoi appellarti a fatti alternativi: i fatti rimangono quelli.

Le negazioni la preoccupano?

No. Mentre mi rattrista pensare che chi si pone fuori dalla realtà crea un danno anche agli altri e diventa un problema sociale. Coloro che negano l’importanza della scienza esisteranno sempre e sono sempre esistiti. C’è sempre stata un piccola quota molto vocale di persone anti-tutto. Sarebbe bello includerli, parlarci. C’è uno zoccolo di irriducibili che non ammetteranno mai di avere torto.

Come possono essere smentiti?

Con le certezze e la sicurezza: non sarei qui se non avessi dietro la grandezza dei vaccini e dei tanti che ci hanno lavorato duramente. Affidiamoci al 95 per cento di quanti lavorano con buon senso, responsabilità e conoscenza.

Come si risolve un eventuale conflitto?

Se si usa il metodo della scienza alla fine il contendere si riduce: si deve oggettivizzare e alla fine si resta senza argomenti. Dobbiamo batterci per far sì che quel cinque per cento di cittadini lontani dal metodo scientifico si avvicinino, capiscano e si convincano.

Monserrato (Ca). La professoressa Cattaneo con un gruppo di famigliari dell'Associazione Cagliari-Huntington onlus. Da sinistra, Marco Onnis, Alessia Zurru, Ignazio Berri, Giorgio Matta e Giovanni BoscuCattaneoHuntingtonNov21.jpg
Monserrato (Ca). La professoressa Cattaneo con un gruppo di famigliari dell'Associazione Cagliari-Huntington onlus. Da sinistra, Marco Onnis, Alessia Zurru, Ignazio Berri, Giorgio Matta e Giovanni BoscuCattaneoHuntingtonNov21.jpg

Tra comunicazione accreditata, normalità e terza missione- E ciarlatani

Senatrice Cattaneo, cosa serve al paese?

Intanto, c’è un problema di comunicazione intesa come collante sociale e cinghia di trasmissione. La ricerca svolge un’opera continua di carotaggio per andare a fondo alle cose che si studiano. Ecco, forse, non abbiamo spiegato per bene all’esterno dei laboratori, la fatica, il coraggio, i passi falsi, i fallimenti della scienza. La scienza va raccontata, va descritta la quotidianità delle persone. Gli scienziati sono uomini e donne normali. Adottano un metodo per vedere quanto la loro intuizione sia giusta o sbagliata. Affidano la verifica del valore della loro idea a un bancone di laboratorio.

Verifiche, confutazioni, applausi. Come definisce un ricercatore?

Ripeto, siamo quelli che devono colmare con la scienza gli spazi là fuori, quelli della collettività civile e del sociale. Altrimenti arrivano prima i ciarlatani.

Come si migliora il flusso comunicativo?

Con l’aumento del livello dei comunicatori e con la terza missione delle università, che ritengo fondamentale. Inoltre, vanno creati spazi aperti di contaminazione. Infine, ci si deve attrezzare come paese, e la risposta deve essere anche politica.

Tecnicamente, come la spiega?

Occorrono luoghi di contaminazione tra scienza e politica. Non abbiamo comitati permanente né science advisor. E la politica quando decide si trova sola.

Quando incrocia il presidente del Consiglio, Mario Draghi e la sua collega, la ministra dell’Università Cristina Messa, qual è l’sms?

In Parlamento siamo in tanti a batterci e sollecitare per le risorse da destinare alla ricerca. Va tenuto acceso il faro sulla indispensabile conoscenza per costruire un futuro migliore, ricco di spazi e libertà. Penso ai giovani, alle loro idee ed energie e alle possibilità concrete di realizzazione. Tutti devono accettare la regola sacra del metodo scientifico. La scienza si compie nello spazio pubblico dove si dimostra al cittadino che le risorse dello Stato sono state usate al meglio. La scienza al di fuori dai laboratori deve rendere al Paese la migliore idea possibile. Una buona pratica scientifica, amministrativa e sociale arricchisce tutti.

Capita spesso che merito e fatica sbattano su altri scogli.

Vero. La competizione corretta tra le idee e le strade della ricerca, deve essere garanzia e tutela per chiunque. Ma la scienza dimostra ai cittadini che le risorse pubbliche migliorano la vita di tutti. Le buone pratiche sono anche esempi di una buona gestione della cosa pubblica.

Chiudiamo con un messaggio per le nuove generazioni?

I giovani sono aperti, hanno sogni ed energie positive. Dico loro di impegnarsi, stringere i denti nella difficoltà, difendere sogni e ambizioni, guai a chi si arrende.

Monserrato (Ca). Micaela Morelli ed Elena Cattaneo
Monserrato (Ca). Micaela Morelli ed Elena Cattaneo

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