Uno studio eseguito in collaborazione tra l’Università degli Studi di Cagliari, la Azienda Tutela Salute Sardegna e la associazione AART-ODV si propone di rispondere a questo quesito. Dal lavoro - coordinato da Marcello Campagna, Luchino Chessa e Andrea Perra, docenti del nostro Ateneo - è emerso un dato molto interessante, che concorre a giustificare la scarsa circolazione del virus: nella popolazione degli individui infettati è assente un particolare assetto genetico caratteristico della popolazione sarda, una sequenza ancestrale di geni. RASSEGNA STAMPA e LINK ALL'ARTICOLO SCIENTIFICO
22 November 2020
Uno studio coordinato dai ricercatori di UniCa apre nuove incoraggianti prospettive di ricerca

Ci si può chiedere se esistano anche fattori biologici, che possano determinare una riduzione dei contagi e di conseguenza della trasmissione del virus, dato che è dimostrato che la popolazione sarda, per via dell’insularità, ha caratteristiche peculiari

Sergio Nuvoli

Cagliari, 23 novembre 2020 - Il bollettino Covid-19 di ieri, 22 novembre 2020, per la regione Sardegna, parla di 18089 persone infettate, 379 morti, 504 ricoverati e 70 pazienti in terapia intensiva. Quello che salta subito all’occhio è la bassa mortalità che si attesta sul 2%, ovvero la metà rispetto alla media nazionale e un indice Rt tra i più bassi di Italia.

Anche la positività agli anticorpi anti-SARS-CoV-2 nella popolazione sarda, pari allo 0.3%, secondo i dati ISTAT del 3 agosto, poneva la Sardegna agli ultimi posti in Italia come popolazione entrata in contatto con il virus. Questi dati potrebbero essere collegati alla chiusura repentina dei porti e degli aeroporti dal 9 aprile al 15 giugno, alle misure di distanziamento sociale, all’uso delle mascherine e a tutte le altre strategie messe in atto, ma forse non solo. Infatti, ci si può chiedere se esistano anche fattori biologici, che possano determinare una riduzione dei contagi e di conseguenza della trasmissione del virus, dato che è ormai dimostrato che la popolazione sarda, a seguito dell’insularità, presenta caratteristiche genetiche omogenee e peculiari.

Sulla base di queste considerazioni, è nato uno studio volto a ricercare quei fattori clinici e immunogenetici che potrebbero spiegare la bassa incidenza di infezione di SARS-CoV-2 e di quadri clinici gravi e mortali del COVID-19 in Sardegna.

Il progetto di ricerca, denominato CORIMUN, è stato coordinato da Roberto Littera, immunogenetista, da Marcello Campagna, docente di Medicina del Lavoro, da Andrea Perra, docente di Patologia Generale e da Luchino Chessa, docente di Medicina Interna, afferenti all’Università degli Studi di Cagliari, con l’importante contributo di Silvia Deidda e Goffredo Angioni, rispettivamente pneumologa e infettivologo dell’Ospedale SS. Trinità.

Marcello Campagna, Luchino Chessa e Andrea Perra, i docenti di UniCa che collaborano al progetto
Marcello Campagna, Luchino Chessa e Andrea Perra, i docenti di UniCa che collaborano al progetto
Luchino Chessa intervistato il 24 novembre da Graziano Pintus per il TGR Rai Sardegna sullo studio pubblicato da una prestigiosa rivista scientifica internazionale. Il servizio introdotto in studio da Maria Spigonardo

Nella popolazione degli individui infettati è assente un particolare assetto genetico caratteristico della popolazione sarda, una sequenza ancestrale di geni, che risulta protettivo nei confronti dell'infezione

Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Frontiers in Immunology (DOI: 10.3389/fimmu.2020.605688), ha preso in considerazione persone infettate dal SARS-CoV-2, di cui oltre il 20 % con malattia polmonare medio-severa ed il restante asintomatico o pauci-sintomatico. Il gruppo dei pazienti è stato confrontato con un gruppo di controllo di individui sani.

Gli studi di immunogenetica si sono concentrati sull’analisi del Sistema HLA (Human Leukocite Antigen), alla base della produzione di molecole fondamentali nella regolazione del sistema immunitario verso le infezioni e i tumori.

Dal lavoro è emerso un dato molto interessante, che concorre a giustificare la scarsa circolazione del virus: nella popolazione degli individui infettati è assente un particolare assetto genetico caratteristico della popolazione sarda, una sequenza ancestrale di geni denominata aplotipo esteso HLA-A*02, B*58, C*07, DR*03, che risulta quindi protettivo nei confronti dell’infezione.

In altre parole, le persone che presentano “l’aplotipo esteso” caratteristico della popolazione Sarda sembrerebbero non ammalarsi di COVID-19.

Frontier in Immunology, la rivista che ha pubblicato lo studio
Frontier in Immunology, la rivista che ha pubblicato lo studio
Servizio di Paolo Matta introdotto in studio da Emanuele Dessì andato in onda nell'edizione delle 14 del 24 novembre 2020

Il lavoro, svolto in collaborazione con l’Associazione per l’Avanzamento della Ricerca sui Trapianti AART-ODV e con il contributo della Fondazione di Sardegna, è solo all’inizio, ma mette in luce alcuni aspetti importantissimi per le scelte future

Tra le altre caratteristiche studiate, è risultato avere un effetto protettivo il fatto di essere portatori di beta-talassemia (gene mutato che determina la talassemia o anemia mediterranea) e aver effettuato la vaccinazione influenzale nella passata stagione.

Ma lo studio ha anche evidenziato una serie di fattori importanti nel caratterizzare una malattia più severa nei pazienti infettati da SARS-CoV-2, quali: la presenza di un allele HLA, denominato HLA-DRB1*08, la carenza dell’enzima G6PDH, che determina il favismo, e come conseguenza di quanto detto sopra, non essere portatori di beta-talassemia e non aver effettuato la vaccinazione influenzale nella passata stagione.

Il lavoro, svolto in collaborazione con l’Associazione per l’Avanzamento della Ricerca sui Trapianti AART-ODV e con il contributo della Fondazione di Sardegna, è solo all’inizio, ma mette in luce alcuni aspetti importantissimi per le scelte future di politica sanitaria, quali l’importanza della vaccinazione anti-influenzale, che si dimostra essere un’arma nella lotta contro il nuovo coronavirus e di conseguenza deve essere fortemente raccomandata.

Naturalmente, questo non ci deve esimere dal dover adottare le precauzioni utili ad evitare il contagio, quali l’uso della mascherina, il distanziamento sociale ed il lavaggio delle mani, per proteggere noi stessi e soprattutto le persone più fragili.

COVID e Sardegna: è importante continuare a seguire le indicazioni sanitarie per evitare il contagio
COVID e Sardegna: è importante continuare a seguire le indicazioni sanitarie per evitare il contagio
Servizio andato in onda nel TG di Sardegna 1 delle 14 del 24 novembre 2020 introdotto in studio da Mario Tasca

RASSEGNA STAMPA

L'UNIONE SARDA del 23 novembre 2020

Primo Piano - pagina 3

L'infettivologo Chessa: il virus nell'Isola circola meno che nel resto d'Italia

«I sardi più protetti dall'infezione, ma guai ad abbassare la guardia»

Ci sono sardi che non prendono il Covid, o se si infettano si ammalano meno. Sono persone con un particolare tipo di corredo genetico - caratteristico di parte della popolazione dell'Isola - che fa da scudo protettivo. «Non è una cosa di poco conto», dicono gli scienziati che sono arrivati a questa conclusione. In realtà si tratta di una scoperta importantissima, che può aiutare a costruire armi potenti per combattere il virus.
La ricerca
«Tutto è cominciato in primavera, dall'osservazione dei dati sui contagi in Sardegna. La circolazione era molto bassa rispetto al resto d'Italia, e ancora non erano neppure stati chiusi aeroporti e porti. Allora mi sono chiesto se i sardi potessero avere qualcosa di speciale che li difendesse, se ci fosse un fattore biologico che teneva giù la curva», racconta Luchino Chessa, docente di Medicina interna all'Università di Cagliari e infettivologo esperto di Hiv.
Nasce da questa intuizione lo studio Corimun, coordinato dall'immunogenetista Roberto Littera e coinvolge Marcello Campagna (Medicina del lavoro), Andrea Perra (Patologia generale), l'infettivologo Goffredo Angioni e la pneumologa Silvia Deidda del Santissima Trinità. «Abbiamo analizzato il sangue di 190 malati, tra i ricoverati nostri del Policlinico, moltissimi del Santissima Trinità e qualcuno del territorio, e quello di 180 persone sane. Abbiamo constatato che tutti coloro che si erano infettati non avevano un certo tipo di molecole Hla (Human Leukocyte Antigen, che nel sistema immunitario entrano in gioco quando ci sono infezioni e tumori), insomma, a queste persone, alcune con polmonite severa, altre positive paucisintomatiche o asintomatiche, mancava un aplotipo esteso presente in parte della popolazione sarda». Se dovesse spiegare a un bambino cos'è un aplotipo, il dottor Chessa direbbe che «si tratta di bersagli sui quali si attaccano pezzi di virus e batteri, e lì i soldatini, cioè i linfociti e le altre cellule, vanno a combattere, producendo gli anticorpi per sconfiggere la malattia. In sostanza è il nostro sistema di difesa».
Ancora: nello studio è emerso che i malati più gravi non avevano fatto il vaccino antinfluenzale e nessuno era portatore di beta talassemia. Dunque, tutto questo fa pensare che questo aplotipo esteso (HLA-A*02, B*58, C*07, DR*03, per gli esperti), poi la vaccinazione e il gene dell'anemia mediterranea, proteggano dalla Sars-CoV-2.
Gli interrogativi
Ora, quanti sardi hanno questo aplotipo esteso? «Il 6%», risponde Chessa, «e non è poco se consideriamo che in Italia la percentuale è dello 0,1». Secondo quesito: da marzo a oggi la situazione epidemiologica nell'Isola è profondamente mutata: ci sono 500 nuovi casi quotidiani e ricoveri e decessi crescono. «I numeri sono sempre ridotti rispetto al resto del Paese, dall'inizio dell'emergenza in totale si sono infettati 19mila sardi», spiega il ricercatore. «Abbiamo l'Rt, l'indice di trasmissione, più basso d'Italia, e questo significa che c'è qualcosa che fa circolare meno il virus oltre al fatto che essere un'Isola è ovviamente un vantaggio. Anche la mortalità è inferiore, il 2% contro il 4% nazionale». Però, nonostante questo quadro, tanti paesi dell'interno sono in gravissima difficoltà e i sindaci sono costretti a decretare “zone rosse”. «Certo, se manca la dovuta attenzione il virus circola e la gente si infetta. Molti pazienti mi raccontano che nei loro paesi la gente si ammassa nei bar e non usa la mascherina. Ecco, possiamo avere anche il genotipo più forte del mondo, ma se non si rispettano le regole - il distanziamento, le protezioni, l'igiene della mani - il virus alla fine si sparge».
Cristina Cossu

Il progetto

L'analisi del sangue dei pazienti

Il progetto di ricerca Corimun, approvato dal Comitato etico e pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Immunology, si è svolto in collaborazione con l'Associazione per l'avanzamento della ricerca sui trapianti Aart-Odv e il contributo della Fondazione di Sardegna. Oltre ai docenti dell'Università di Cagliari e ai medici del Santissima Trinità, hanno partecipato anche l'Ats e alcune Usca. Questa è soltanto la prima fase: la ricerca va avanti, sia con l'analisi di altri campioni di sangue di infetti, sia con l'analisi di altri fattori, come le "natural killer cells" responsabili della maggiore o minore risposta del sistema immunitario all'invasione di virus e batteri.

L'articolo su L'Unione sarda del 23 novembre 2020 a pagina 3
L'articolo su L'Unione sarda del 23 novembre 2020 a pagina 3
Servizio di Cinzia Isola per il TG di TCS andato in onda nelle edizioni del pomeriggio del 24 novembre 2020 introdotto in studio da Valentina Orgiu

LA NUOVA SARDEGNA del 23 novembre 2020

Sardegna - pagina 5

Lo studio

I sardi sembrano più protetti contro il virus grazie ai loro geni

CAGLIARIIndice Rt tra i più bassi d'Italia e mortalità al 2% per chi è colpito dal coronavirus, ovvero la metà della percentuale nazionale. Bassa anche la positività agli anticorpi anti-Sars-Cov-2 nella popolazione sarda, pari allo 0.3%. Dati che non lasciano tranquilla una Sardegna comunque alle prese con una insufficiente organizzazione della sua sanità, ma si tratta di numeri che hanno incuriosito gli studiosi, spinti a chiedersi: è possibile che gli abitanti dell'isola siano meno suscettibili a infettarsi? La ricerca Corimun, eseguita in collaborazione tra l'università degli studi di Cagliari, l'Ats e l'associazione per l'avanzamento della ricerca sui trapianti, ha fornito parziali conferme: non ci sarebbero solo le chiusure, il distanziamento favorito dalla scarsa densità abitativa e dall'uso ridotto di mezzi pubblici, alla base della minore incidenza della pandemia tra i sardi. Lo studio si è chiesto se abbiano dato una mano anche fattori clinici e immunogenetici, considerando che la popolazione sarda, complice l'insularità, ha caratteristiche genetiche omogenee e peculiari. Il progetto di ricerca Corimun è coordinato da Roberto Littera, immunogenetista, dai docenti dell'ateneo cagliaritano Marcello Campagna (medicina del lavoro), Andrea Perra (patologia generale) e Luchino Chessa (medicina interna), e Silvia Deidda e Goffredo Angioni, pneumologa e infettivologo del Santissima Trinità. Lo studio è stato pubblicato su Frontiers in Immunology e ha preso in considerazione persone infettate, di cui oltre il 20% con malattia polmonare medio-severa e il restante asintomatico o pauci-sintomatico, confrontati con un gruppo di controllo di individui sani.Gli studi si sono concentrati sull'analisi del Sistema HLA, alla base della produzione di molecole fondamentali nella regolazione del sistema immunitario verso le infezioni e i tumori. È emerso che tra gli infettati è assente un particolare assetto genetico caratteristico dei sardi, una sequenza ancestrale di geni denominata aplotipo esteso HLA-A*02, B*58, C*07, DR*03, che sembra protettivo verso l'infezione. Protettiva anche un'altra caratteristica diffusa nell'isola, essere portatori di beta-talassemia e aver effettuato la vaccinazione influenzale la scorsa stagione. Decisivi anche la presenza dell'allele HLA-DRB1*08 e la carenza dell'enzima G6PDH, che determina il favismo. Il lavoro, col contributo della Fondazione di Sardegna, è solo all'inizio. (a.palmas)

L'articolo su La Nuova Sardegna del 23 novembre 2020 a pagina 5
L'articolo su La Nuova Sardegna del 23 novembre 2020 a pagina 5

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