Il volume di Ignazio Macchiarella ed Emilio Tamburini che contiene i canti e le narrazioni dei prigionieri italiani della Grande Guerra continua a fare notizia sui giornali, anche dopo le presentazioni di Cagliari e Nuoro. TUTTI I DETTAGLI e la RASSEGNA STAMPA
07 February 2019
Un particolare della copertina del volume scritto da Ignazio Macchiarella ed Emilio Tamburini

di Sergio Nuvoli

Cagliari, 25 gennaio 2019 - Sarà presentato a Fonni, a Cagliari e a Nuoro nei prossimi giorni il volume “Le voci ritrovate. Canti e narrazioni di prigionieri italiani della Grande Guerra negli archivi sonori di Berlino” scritto da Ignazio Macchiarella ed Emilio Tamburini, frutto del lavoro portato avanti da più di cinque anni dal Laboratorio Interdisciplinare sulla Musica (Labimus) del Dipartimento di Storia Beni Culturali e Territorio dell’Università di Cagliari, in collaborazione con il Phonogrammarchiv dell’Ethnologisches Museum di Berlino ed il Lautarchiv della Humboldt Universität zu Berlin. Ignazio Macchiarella insegna Etnomusicologia all’Università di Cagliari, mentre Emilio Tamburini è docente alla Humboldt-Universität di Berlino.

Si tratta di un lavoro di studio e di analisi delle voci di militari italiani registrati nei campi di prigionia tedeschi durante la Prima Guerra Mondiale, che ha permesso la realizzazione di un volume di più di 300 pagine, arricchito da quattro compact disc contenenti le voci di 42 militari italiani provenienti da diverse regioni, che di fatto, per l’Italia, rappresentano le più antiche registrazioni sonore di “canti popolari”, racconti e altre espressioni di tradizione orale.

Ignazio Macchiarella
Ignazio Macchiarella

Tre sono i prigionieri sardi registrati: Giuseppe Loddo da Fonni, Enrico Spiga di Monserrato e Gustavo Varsi di Cagliari. Le loro testimonianze sonore, comprendenti tra l’altro interpretazioni sconosciute di modelli esecutivi noti e diffusi ancora oggi, hanno uno speciale risalto storico per gli studi linguistici e sulla musica di tradizione orale nell’Isola. Pubblicato nel novembre dello scorso anno, il volume verrà presentato in varie località della Sardegna a partire da Fonni, paese di Giuseppe Loddo, il primo militare italiano ad essere stato registrato e quello con il maggior numero di incisioni. Questo il calendario delle prime presentazioni:

La copertina del volume
La copertina del volume

CALENDARIO DELLE PRESENTAZIONI

Mercoledì 30 gennaio, Fonni, Sala Ceas “Don Muntoni”, via don Burrai, ore 17 (RINVIATA PER NEVE)
Saluti di Daniela Falconi (Sindaco di Fonni). Interventi di Mario Mureddu, Marco Lutzu, Ignazio Macchiarella, Emilio Tamburini.

Giovedì 31 gennaio, Cagliari, Fondazione Sardegna, via San Salvatore da Horta, 2, ore 17:30
Saluti di Francesco Atzeni (Co-direttore del Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni Culturali). Interventi di Antioco Floris, Anna Piras, Stefano Pisu, Ignazio Macchiarella, Emilio Tamburini.

Lunedì 4 febbraio, Nuoro, Isre, Biblioteca, via Papandrea  ore 17:30
Saluti di Giuseppe Matteo Pirisi (Presidente Isre). Interventi di Diego Pani, Sebastiano Pilosu, Ignazio Macchiarella.

Ignazio Macchiarella intervistato sul volume durante la puntata di "Buongiorno Regione" del Tg della RAI del 27 novembre 2018
Ignazio Macchiarella intervistato sul volume durante la puntata di "Buongiorno Regione" del Tg della RAI del 27 novembre 2018

RASSEGNA STAMPA

LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 7 febbraio 2019
Le voci dei soldati sardi della Grande guerra
Un'opera curata dall'Isre (un libro più un cd) con le registrazioni raccolte da Ignazio Macchiarella ed Emilio Tamburini

di Luca Urgu

NUORO La guerra con le sue atrocità non cancella tutto. I sentimenti più nobili e tra questi il canto e la poesia, spesso un'unica cosa, possono salvarsi e arrivare fino a noi come una forma estrema di ribellione e resistenza. Ma anche per rimarcare identità e uno spirito di appartenenza che non si dimentica nemmeno a migliaia di chilometri di distanza dalla propria piccola patria. Ovviamente per conservare questo tesoro occorreva la lungimiranza degli studiosi di allora e la volontà degli attuali di riprendere in mano un percorso iniziato da altri con gli stessi nobili obiettivi.
Per questo il lavoro "Le voci ritrovate" (volume più cd), curato dal professor Ignazio Macchiarella (Università di Cagliari) e da Emilio Tamburini (Humboldt-Universität zu Berlin) e dedicato al ritrovamento di uno speciale corpus di registrazioni di prigionieri di guerra italiani durante il periodo della Grande guerra assume un significato particolare. Proprio per questo oggi il risultato appare ricco di pathos e suggestioni ma anche di importanti aspetti dal punto di vista etnomusicale e linguistico. Le registrazioni, realizzate dalla tedesca Phonographische Kommission, hanno permesso la realizzazione di un volume di più di 300 pagine, arricchito da quattro compact disc contenenti le voci di quarantadue militari italiani di diverse regioni. Tra loro ci sono anche quelle di tre prigionieri sardi registrati dai prussiani: Giuseppe Loddo di Fonni, Enrico Spiga di Monserrato e Gustavo Varsi di Cagliari. Le loro testimonianze sonore, comprendenti tra l'altro interpretazioni sconosciute di modelli esecutivi noti e diffusi ancora oggi, hanno uno speciale risalto storico per gli studi linguistici e sulla musica di tradizione orale nell'Isola. Uno spazio particolarmente significativo sono occupate dalle registrazioni di Giuseppe Loddo, il primo dei prigionieri italiani ad essere registrato e tra quelli con il maggior numero di tracce musicali raccolte. Per gli studiosi tedeschi, la Sardegna godeva senza dubbio di una particolare attenzione dal punto di vista linguistico. Fra l'altro, tra gli addetti alle registrazioni compare anche il glottologo Max Leopold Wagner (1880 - 1962), specialista di lingue romanze fondatore della linguistica sarda, specialista nella lingua campidanese, il quale aveva cominciato le proprie ricerche nell'isola, giovanissimo già dal 1905.
A Nuoro lunedì hanno illustrato il lavoro alla biblioteca dell'Isre il professor Ignazio Macchiarella che è appunto uno degli autori di questo importante volume e gli etno musicologi Sebastiano Pilosu e Diego Pani.La presentazione del libro è stata anche l'occasione per un ascolto guidato dei materiali sardi contenuti nell'opera e per un confronto con i convenuti, alcuni arrivati proprio da Fonni, paese d'origine di Loddo (e una delle patrie del canto a tenore) dove la presentazione del volume è saltata nei giorni scorsi a causa delle abbondanti nevicate. Incuriosisce certo come in tempo di guerra una speciale équipe di ricerca composta da linguisti, musicologi ed etnologi, direttamente finanziata dal Kaiser Wilhelm II, si prodighi a raccogliere, attraverso le voci dei prigionieri, elementi sulla lingua, la musica, la cultura dei popoli i cui eserciti combattevano contro la Vierbund (quadruplice alleanza). I canti proposti da Loddo riguardano diverse tipologie, «quasi avesse voluto proporre una sequenza di brani non casuale ma con l'intenzione di far conoscere diverse tipologie di canto», è l'interpretazione di Sebastiano Pilosu, passando dai settenari dei mutetus campidanesi, alla battorina lugudorese.
Tutti modi espressivi tipici della cultura musicale isolana. «Le emozioni sul piano personale sono state tantissime: è stata una bella esperienza di studio, così come importante è stata la collaborazione con Britta Lange la maggior esperta di questi materiali d'archivio, che ci ha fatto capire tante cose», ha detto Ignazio Macchiarella, che anche da questo lavoro ha rafforzato alcune convinzioni. «In definitiva, l'etnomusicologia insegna che ciascuno di noi quando canta è ciò che canta, si identifica con ciò che sta cantando: è un corpo sonoro. Con queste registrazioni, frutto di un lavoro lungo e rigoroso, siamo riusciti a conosce un pezzettino di corpi sonori del passato, con la forza del suono che dà tante informazioni, molte di più di quanto si possa dire e scrivere con le parole».

LA NUOVA SARDEGNA
LA NUOVA SARDEGNA

LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 30 gennaio 2019
Pagina 36 – Cultura
"Le voci ritrovate" della Grande Guerra
Al via le presentazioni del volume con i canti e le narrazioni dei prigionieri italiani

SASSARI Sarà presentato a Fonni, Cagliari e Nuoro nei prossimi giorni il volume "Le voci ritrovate. Canti e narrazioni di prigionieri italiani della Grande Guerra negli archivi sonori di Berlino" scritto da Ignazio Macchiarella ed Emilio Tamburini. Questo il calendario delle prime presentazioni: a Fonni questo pomeriggio alle 17 nella Sala Ceas "Don Muntoni", in via don Burrai. A Cagliari domani alle 17.30 nella sede della Fondazione Sardegna, in via San Salvatore da Horta 2.

E a Nuoro lunedì 4 febbraio alle 17.30 nella biblioteca dell'Isre, in via Papandrea. Scritto da Ignazio Macchiarella ed Emilio Tamburini, il lavoro è frutto del lavoro portato avanti da più di cinque anni dal Laboratorio Interdisciplinare sulla Musica (Labimus) del Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio dell'Università di Cagliari, in collaborazione con il Phonogrammarchiv dell'Ethnologisches Museum di Berlino ed il Lautarchiv della Humboldt Universität zu Berlin. Ignazio Macchiarella insegna Etnomusicologia all'Università di Cagliari, mentre Emilio Tamburini è docente alla Humboldt-Universität di Berlino.Si tratta di un lavoro di studio e di analisi delle voci di militari italiani registrati nei campi di prigionia tedeschi durante la Prima Guerra Mondiale, che ha permesso la realizzazione di un volume di più di 300 pagine, arricchito da quattro compact disc contenenti le voci di 42 militari italiani provenienti da diverse regioni, che di fatto, per l'Italia, rappresentano le più antiche registrazioni sonore di "canti popolari", racconti e altre espressioni di tradizione orale.

Tre sono i prigionieri sardi registrati: Giuseppe Loddo da Fonni, Enrico Spiga di Monserrato e Gustavo Varsi di Cagliari. Le loro testimonianze sonore, comprendenti tra l'altro interpretazioni sconosciute di modelli esecutivi noti e diffusi ancora oggi, hanno uno speciale risalto storico per gli studi linguistici e sulla musica di tradizione orale nell'Isola. Pubblicato nel novembre dello scorso anno, il volume verrà presentato in varie località della Sardegna a partire da Fonni, paese di Giuseppe Loddo, il primo militare italiano ad essere stato registrato e quello con il maggior numero di incisioni.

LA NUOVA SARDEGNA
LA NUOVA SARDEGNA

L’UNIONE SARDA di lunedì 28 gennaio 2019
Nuoro e Provincia (Pagina 21 - Edizione CA)
Grande guerra, in un libro le voci dei soldati
FONNI. Giuseppe Loddo tra i militari sardi registrati

Sarà presentato a Fonni il volume “Le voci ritrovate. Canti e narrazioni di prigionieri italiani della Grande Guerra negli archivi sonori di Berlino” scritto da Ignazio Macchiarella ed Emilio Tamburini. È il frutto del lavoro portato avanti dal laboratorio interdisciplinare sulla musica (Labimus) del Dipartimento di storia, beni culturali e territorio dell'università di Cagliari con il Phonogrammarchiv dell'Ethnologisches Museum di Berlino ed il Lautarchiv della Humboldt Universität zu Berlin.
Un lavoro di studio e analisi delle voci di militari italiani registrate nei campi di prigionia tedeschi durante la prima guerra mondiale ha permesso la realizzazione di un volume di oltre 300 pagine e 4 compact disc con 42 voci che rappresentano le più antiche registrazioni sonore di canti popolari e racconti. Tre i prigionieri sardi: Giuseppe Loddo di Fonni, Enrico Spiga di Monserrato e Gustavo Varsi di Cagliari. Il volume verrà presentato mercoledì alle 17 a Fonni, paese di Loddo, il primo militare italiano registrato e quello con più incisioni. Nella sala Ceas con gli autori interverranno Daniela Falconi, Mario Mureddu e Marco Lutzu.

L'UNIONE SARDA
L'UNIONE SARDA

L’UNIONE SARDA di domenica 27 gennaio 2019
Cultura (Pagina 56 - Edizione CA)
LE VOCI RITROVATE DEI SOLDATI SARDI CATTURATI DURANTE LA GRANDE GUERRA
Grazie a una ricerca sono riemersi i canti dagli archivi sonori di Berlino
STORIA. Un libro e 4 cd che saranno presentati da mercoledì a Fonni, Cagliari e Nuoro

«E cando sonat sa campana trista/det a totu annuntziare/de chi deo mortu sia…». Le fotografie immortalano i volti. Memoriali, narrazioni e poesie rappresentano la tragedia di cui furono protagonisti. Dei soldati italiani della Prima guerra mondiale non si erano mai sentiti direttamente i canti, consuetudine che allietava l'anima, alimentava la nostalgia o prefigurava la morte. Eccoli ora riemergere dalla storia, quasi un miracolo. Melodie di un coro, composto da 42 militari internati in diversi campi di prigionia tedeschi, in cui spiccano le voci di tre sardi, innalzate in limba.
I sardi
Sono Giuseppe Loddo di Fonni, Enrico Spiga di Monserrato e Gustavo Varsi di Cagliari, sopravvissuti al conflitto e rientrati a casa. Il primo, che si cimenta tra l'altro in “Sa Campana trista” (poema del pattadese Antonio Sini Ogana), è depositario di un repertorio musicale ancora diffuso, fatta eccezione per un canto col ritornello assandira , originale nell'esecuzione. Gli altri due prigionieri traducono per iscritto e recitano diversi testi, tra cui la parabola del figliol prodigo, brano impiegato dai linguisti per la comparazione.
Una sorpresa
Queste testimonianze sonore non sono l'unico richiamo alla Sardegna. Le registrazioni, fatte tra marzo e agosto del 1918 dalla Regia Commissione fonografica prussiana, finanziata dal kaiser Guglielmo II per documentare le culture dei popoli alleatisi contro gli Imperi centrali, restituiscono in sottofondo anche la voce di Max Leopold Wagner. Padre della linguistica sarda, fu chiamato come specialista per interpretare versi e parole dei detenuti originari dell'Isola in quel contesto multietnico (tra i prigionieri coreani, nepalesi, sovietici e serbi) che erano i Lager, laboratorio eccezionale per gli studiosi del tempo.
Le voci ritrovate
Nessuno dei 42 testimoni (indizio del fatto che gli italiani dovessero essere ancora fatti ) usa l'idioma ufficiale del Paese per cui combatte. Provenienti oltreché dalla Sardegna da altre 15 regioni, i soldati (tra loro un esponente della comunità arbëresh del Molise) parlano nelle lingue oggi definite minoritarie o in dialetto. Gli unici testi in italiano sono quelli contro il generale Cadorna, responsabile della disfatta di Caporetto che è precedente alle registrazioni.
La scoperta
«Il corpus restituisce al momento le più antiche testimonianze sonore dirette di italiani comuni, ossia di non politici o cantanti professionisti, ma di contadini, muratori e panettieri…», dice Ignazio Macchiarella. Ordinario di Etnomusicologia all'Università di Cagliari, nel cui Dipartimento di beni culturali dirige il centro Labimus, è autore della ricerca quinquennale d'archivio. Condotto nell'ambito del progetto guidato dal Phonogrammarchiv dell'Ethnologisches Museum e dal Lautarchiv della Humboldt Universität, istituti berlinesi che custodiscono la collezione di 2500 incisioni sonore fra cilindri di cera e dischi grammofoni, quel lavoro è confluito in un volume di straordinaria portata scientifica, incredibile viaggio nel tempo anche per i profani. Intitolato “Le voci ritrovate. Canti e narrazioni di prigionieri italiani della Grande Guerra negli archivi sonori di Berlino” (Nota editore), il saggio, prefazione di Britta Lange, è opera di Macchiarella e, per gli aspetti storici, di Emilio Tamburini. In allegato 4 cd con archivio digitale, canti e altri materiali sonori, eco che fa sussultare il cuore. Rende infatti la voce dei ragazzi di un secolo fa, per cui «la guerra (quella che avevano combattuto, ma forse qualunque guerra), come recita il verso di uno dei loro canti, non è naturale».
A Fonni
La prima presentazione sarda dell'opera enfatizzerà gli aspetti emotivi. Si terrà infatti (mercoledì prossimo, ore 17, Sala Ceas Don Muntoni) nel paese di Giuseppe Loddo, militare col maggiore numero di incisioni dell'intero corpus. Gli autori, con studiosi e rappresentanti delle istituzioni, illustreranno il lavoro anche a Cagliari (giovedì 31, 17,30, Fondazione di Sardegna) e a Nuoro (4 febbraio, Isre, 17.30).
Manuela Arca

L'UNIONE SARDA
L'UNIONE SARDA

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