Alberto Cincotti, docente di Principi di Ingegneria chimica al Dipartimento di Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali, rappresenta l’Ateneo nel network del progetto finanziato con quasi 900mila euro da Horizon2020 che punta a indurre la disidratazione reversibile in cellule e gameti di mammifero. RASSEGNA STAMPA
23 April 2018
DRYNET: The reversible drying is a natural and physiological phenomenon

di Sergio Nuvoli

Cagliari, 23 aprile 2018 - Sarà Alberto Cincotti, docente di Principi di Ingegneria chimica al Dipartimento di Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali a rappresentare giovedì prossimo l’Università di Cagliari al primo meeting intermedio tra i partners del progetto DRYNET (“Setting an interdisciplinary/sectorial/international research network to explore dry storage as an alternative strategy for cells/germplasm biobanking”). Il professore illustrerà l’attività di modellistica matematica dei fenomeni chimico-fisici e biologici sviluppata come supporto, guida e ottimizzazione dei protocolli sperimentali testati in Drynet.

Si tratta di un progetto di ricerca - avviato a marzo dello scorso anno e che avrà durata quadriennale con un finanziamento di 896mila euro da Horizon2020, Marie Sk?odowska-Curie Action RISE "Research and Innovation Staff Exchange"-  che punta a indurre la disidratazione reversibile in cellule e gameti (spermatozoi) di mammifero. A questo sta lavorando un gruppo interdisciplinare di ricercatori degli enti partner della rete internazionale: gli Atenei di Teramo (coordinatore), di Cagliari e di Modena, l’Università di Burgos (Spagna), la Chulalongkorn University (Tailandia), l’Institute of ArgoBiological Sciences (Giappone) e le aziende Avantea srl (Italia), Biotalentum limited (Ungheria), Imagene Limited (Francia).

Alberto Cincotti, docente di Principi di Ingegneria chimica al Dipartimento di Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali
Alberto Cincotti, docente di Principi di Ingegneria chimica al Dipartimento di Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali

L’obiettivo finale del progetto è consentire la conservazione sicura per lunghi periodi di tempo di materiale biologico a temperatura ambiente come alternativa ai protocolli di crioconservazione (-196 °C) attualmente utilizzati ma economicamente non convenienti. DRYNET intende essere il primo passo per trasformare il biobanking in un sistema diffuso e accessibile sfruttando la tecnologia con notevoli risparmi sui costi e con un basso impatto ambientale.

L’idea è quella di imitare la natura, dato che l’essiccazione reversibile è un fenomeno naturale e fisiologico: alcuni organismi, appartenenti sia al regno vegetale sia a quello animale, sono in grado di preservarsi allo stato anidro per lunghi periodi, anni, decenni, e in alcuni casi, millenni. Tra questi, il tardigrado rappresentato in foto.

Alcuni organismi sono in grado di preservarsi allo stato anidro per lunghi periodi di tempo
Alcuni organismi sono in grado di preservarsi allo stato anidro per lunghi periodi di tempo

Questi organismi, chiamati “anidrobionti”, riescono a disidratarsi in modo reversibile, mantenendo la loro vitalità alla reidratazione, grazie alla sintesi e all’accumulo nei loro tessuti di sostanze (proteine/zuccheri) che li proteggono dalla disidratazione. Il modello di riferimento sarà la larva di un anidrobionte (rappresentata in figura durante la fase finale di reidratazione), un chironomide del quale si cercherà di copiare i segreti per indurre la disidratazione reversibile in gameti e cellule umane.

Rappresentazione grafica di una larva di chironomide
Rappresentazione grafica di una larva di chironomide

DRYNET può essere il primo passo verso l’individuazione di una tecnologia facilmente accessibile per le biobanche, a basso costo e con basso impatto ambientale, che consenta anche la conservazione di linee cellulari staminali per la terapia rigenerativa, e per banche genetiche di specie in via di estinzione, a basso costo e più accessibili per tutti.

RASSEGNA STAMPA

L’UNIONE SARDA di martedì 24 aprile 2018
Salute (Pagina 12 - Edizione CA)
Conservare per millenni
il materiale biologico con Drynet
UNIVERSITÀ DI CAGLIARI. Giovedì la presentazione

«Un passo avanti verso l'individuazione di una tecnologia accessibile alle biobanche, a basso costo e con ridotto impatto ambientale, tale da permettere anche la conservazione di linee cellulari staminali per la terapia rigenerativa». Così in una nota dell'università di Cagliari si sintetizzano gli obiettivi del progetto Drynet, frutto di una sinergia in ambito matematico, ingegneristico, biochimico ed embriologico in vista «di una strategia di biobanking che tragga ispirazione dagli elementi teorici e dai primi riscontri empirici della conservazione a secco del germoplasma».
Si mira a rendere possibile la conservazione sicura per lunghi intervalli di tempo di materiale biologico a temperatura ambiente come alternativa agli attuali protocolli di crioconservazione (-196 °C), efficaci ma costosi e non esenti da rischi, e ciò «a imitazione della natura, puntando a indurre la disidratazione reversibile in cellule e gameti (spermatozoi) di mammifero. L'essiccazione reversibile è un fenomeno naturale e fisiologico: grazia all'accumulo nei loro tessuti di sostanze, quali proteine e zuccheri, che li proteggono dalla disidratazione, esseri del mondo animale e vegetale riescono a preservarsi in tale stato per decenni o, come nel caso del tardigrado, per millenni».
Al progetto, varato nel marzo dell'anno scorso con un finanziamento di quasi 900.000 euro da parte del programma europeo di ricerca Horizon 2020 nell'ambito del Marie Sklodowska-Curie Action RISE, sta lavorando un team internazionale di ricercatori degli enti partner, ossia le università di Teramo, Cagliari e Modena, l'ateneo di Burgos (Spagna), la Chulalongkorn University (Tailandia), l'Institute of ArgoBiological Sciences (Giappone) e, tra le aziende, l'italiana Avantea srl, l'ungherese Biotalentum limited e la francese Imagene Limited.
Spetterà ad Alberto Cincotti, professore di Principi di Ingegneria chimica al dipartimento di Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali, presentare Drynet dopodomani alle 9 all'università di Cagliari nell'ambito del primo meeting tra i soggetti attivi del progetto.
«Il professor Cincotti -si legge ancora nella nota - illustrerà l'attività di modellistica matematica dei fenomeni chimico-fisici e biologici sviluppata come supporto, guida e ottimizzazione dei protocolli sperimentali di Drynet».
All'incontro di giovedì interverranno anche i docenti Marta Czernik e Luca Palazzese dell'università di Teramo e Wim Wolkers dell'università di Hannover.
Fabio Marcello

L'UNIONE SARDA
L'UNIONE SARDA

ANSA
Disidratazione per conservare cellule
Obiettivo progetto Drynet è soppiantare la crioconservazione

Sino ad oggi per conservare, in maniera sicura e per lunghi periodi di tempo, il materiale biologico si è usata la crioconservazione (-196 °C). Un metodo efficace ma altamente oneroso dal punto di vista economico. Da domani, però, le tecniche di conservazione potrebbero essere basate sulla disidratazione reversibile in cellule e gameti (spermatozoi) di mammifero. E' l'idea di base dei ricercatori del progetto Drynet a cui partecipa anche l'Università di Cagliari con Alberto Cincotti, docente di Principi di Ingegneria chimica al Dipartimento di Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali.
Sarà proprio Cincotti a rappresentare, giovedì 26 aprile, l'Università sarda al primo meeting intermedio tra i partners del progetto. Il professore illustrerà l'attività di modellistica matematica dei fenomeni chimico-fisici e biologici sviluppata come supporto, guida e ottimizzazione dei protocolli sperimentali testati in Drynet. Si tratta di un progetto di ricerca avviato a marzo dello scorso anno e che avrà durata quadriennale con un finanziamento di 896mila euro da Horizon2020, Marie Sk?odowska-Curie Action Rise "Research and Innovation Staff Exchange". Al progetto sta lavorando un gruppo interdisciplinare di ricercatori degli enti partner della rete internazionale: gli Atenei di Teramo (coordinatore), di Cagliari e di Modena, l'Università di Burgos (Spagna), la Chulalongkorn University (Tailandia), l'Institute of ArgoBiological Sciences (Giappone) e le aziende Avantea srl (Italia), Biotalentum limited (Ungheria), Imagene Limited (Francia).
In pratica Drynet intende essere il primo passo per trasformare il biobanking in un sistema diffuso e accessibile sfruttando la tecnologia con notevoli risparmi sui costi e con un basso impatto ambientale. L'idea è quella di imitare la natura, dato che l'essiccazione reversibile è un fenomeno naturale e fisiologico: alcuni organismi,, chiamati "anidrobionti" e appartenenti sia al regno vegetale sia a quello animale, sono in grado di preservarsi allo stato anidro per lunghi periodi, anni, decenni, e in alcuni casi, millenni.

ANSA
ANSA

L’UNIONE SARDA online
Verso le "biobanche" del futuro: l'esperienza dell'Università di Cagliari

Sarà Alberto Cincotti, docente di Principi di Ingegneria chimica all'Università di Cagliari, a rappresentare l'eccellenza sarda al primo meeting intermedio tra i partner del progetto "Drynet", che vede riuniti in un gruppo interdisciplinare di ricercatori gli atenei di Teramo, Cagliari e Modena, l'Università di Burgos in Spagna, la Chulalongkorn University in Tailandia, l'Institute of ArgoBiological Sciences in Giappone e le aziende Avantea srl (Italia), Biotalentum limited (Ungheria) e Imagene Limited (Francia).
Si tratta di un progetto di ricerca - avviato a marzo dello scorso anno e che avrà durata quadriennale con un finanziamento di 896mila euro da Horizon2020, Marie Sk?odowska-Curie Action RISE "Research and Innovation Staff Exchange"- che punta a "indurre la disidratazione reversibile in cellule e gameti (spermatozoi) di mammifero": l'obiettivo finale è consentire la conservazione sicura e per lunghi periodi di tempo di materiale biologico a temperatura ambiente come alternativa ai protocolli di crioconservazione attualmente utilizzati ma economicamente non convenienti.
Il progetto si posiziona dunque come il primo passo per trasformare il biobanking in un sistema diffuso e accessibile sfruttando la tecnologia con notevoli risparmi sui costi e con un basso impatto ambientale.
L'idea che sta alla base di Drynet è quella di imitare la natura, dato che l'essicazione reversibile è un fenomeno naturale e fisiologico: alcuni organismi, appartenenti sia al regno vegetale sia a quello animale, sono infatti in grado di preservarsi senza acqua - allo stato anidro, dunque - per lunghi periodi, anni, decenni, e in alcuni casi, millenni (tra questi, il tardigrado). Questi organismi, chiamati "anidrobionti", riescono a disidratarsi in modo reversibile, mantenendo dunque la loro vitalità nel momento della reidratazione, grazie alla sintesi e all'accumulo nei loro tessuti di sostanze (proteine/zuccheri) che li proteggono dalla disidratazione.
Drynet può dunque essere il primo passo verso l'individuazione di una tecnologia facilmente accessibile per le biobanche, che consenta anche la conservazione di linee cellulari staminali per la terapia rigenerativa, e per banche genetiche di specie in via di estinzione, a basso costo e più accessibili per tutti.

L'UNIONE SARDA
L'UNIONE SARDA

LA NUOVA SARDEGNA online
Conservare materiale biologico anche per millenni: è il progetto Drynet
L'università di Cagliari partecipa al gruppo internazionale che studia la disidratazione reversibile delle cellule, una tecnologia meno costosa della crioconservazione di immediato interesse per le biobanche

CAGLIARI. La conservazione sicura per lunghi periodi di tempo di materiale biologico a temperatura ambiente come alternativa ai protocolli di crioconservazione (-196 °C) attualmente utilizzati ma economicamente non convenienti: è questo l'obbiettivo del progetto finanziato con quasi 900mila euro cui partecipa anche l'università di Cagliari.
Sarà infatti Alberto Cincotti, docente di Principi di Ingegneria chimica al Dipartimento di Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali, a rappresentare giovedì prossimo 26 aprile l’Università di Cagliari al primo meeting intermedio tra i partners del progetto Drynet (“Setting an interdisciplinary/sectorial/international research network to explore dry storage as an alternative strategy for cells/germplasm biobanking”).
"Il professore - è spiegato nella nota stampa dell'ateneo cagliaritano - illustrerà l’attività di modellistica matematica dei fenomeni chimico-fisici e biologici sviluppata come supporto, guida e ottimizzazione dei protocolli sperimentali testati in Drynet. Si tratta di un progetto di ricerca - avviato a marzo del 2017 e che avrà durata quadriennale con un finanziamento di 896mila euro da Horizon2020, Marie Sk?odowska-Curie Action RISE "Research and Innovation Staff Exchange"- che punta a indurre la disidratazione reversibile in cellule e gameti (spermatozoi) di mammifero. A questo - si continua - sta lavorando un gruppo interdisciplinare di ricercatori degli enti partner della rete internazionale: gli Atenei di Teramo (coordinatore), di Cagliari e di Modena, l’Università di Burgos (Spagna), la Chulalongkorn University (Tailandia), l’Institute of ArgoBiological Sciences (Giappone) e le aziende Avantea srl (Italia), Biotalentum limited (Ungheria), Imagene Limited (Francia)".
Drynet intende essere il primo passo "per trasformare il biobanking - si spiega ancora - in un sistema diffuso e accessibile sfruttando la tecnologia con notevoli risparmi sui costi e con un basso impatto ambientale". L’idea è quella di imitare la natura, l’essiccazione reversibile è un fenomeno naturale e fisiologico: alcuni organismi, appartenenti sia al regno vegetale sia a quello animale, sono in grado di preservarsi in stato di essiccazione per lunghi periodi, anni, decenni, e in alcuni casi, millenni.
"Questi organismi, chiamati “anidrobionti”, riescono a disidratarsi in modo reversibile - si spiega - mantenendo la loro vitalità alla reidratazione, grazie alla sintesi e all’accumulo nei loro tessuti di sostanze (proteine/zuccheri) che li proteggono dalla disidratazione. Il modello di riferimento sarà la larva di un anidrobionte (rappresentata nella seconda figura durante la fase finale di reidratazione), un chironomide del quale si cercherà di copiare i segreti per indurre la disidratazione reversibile in gameti e cellule umane. Drynet - si conferma - può essere il primo passo verso l’individuazione di una tecnologia facilmente accessibile per le biobanche, a basso costo e con basso impatto ambientale, che consenta anche la conservazione di linee cellulari staminali per la terapia rigenerativa, e per banche genetiche di specie in via di estinzione, a basso costo e più accessibili per tutti".

LA NUOVA SARDEGNA
LA NUOVA SARDEGNA

SARDINIAPOST.IT
Disidratazione reversibile nuova frontiera per conservazione di cellule e gameti

Sino ad oggi per conservare, in maniera sicura e per lunghi periodi di tempo, il materiale biologico si è usata la crioconservazione (-196 °C). Un metodo efficace ma altamente oneroso dal punto di vista economico. Da domani, però, le tecniche di conservazione potrebbero essere basate sulla disidratazione reversibile in cellule e gameti (spermatozoi) di mammifero. È l’idea di base dei ricercatori del progetto Drynet a cui partecipa anche l’Università di Cagliari con Alberto Cincotti, docente di Principi di Ingegneria chimica al Dipartimento di Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali. Sarà proprio Cincotti a rappresentare, giovedì 26 aprile, l’Università sarda al primo meeting intermedio tra i partners del progetto.
Il professore (nella foto) illustrerà l’attività di modellistica matematica dei fenomeni chimico-fisici e biologici sviluppata come supporto, guida e ottimizzazione dei protocolli sperimentali testati in Drynet. Si tratta di un progetto di ricerca avviato a marzo dello scorso anno e che avrà durata quadriennale con un finanziamento di 896mila euro da Horizon2020, Marie Sk?odowska-Curie Action Rise ‘Research and Innovation Staff Exchange’.
Al progetto sta lavorando un gruppo interdisciplinare di ricercatori degli enti partner della rete internazionale: gli atenei di Teramo (coordinatore), di Cagliari e di Modena, l’Università di Burgos (Spagna), la Chulalongkorn University (Tailandia), l’Institute of ArgoBiological Sciences (Giappone) e le aziende Avantea srl (Italia), Biotalentum limited (Ungheria), Imagene Limited (Francia).
In pratica Drynet intende essere il primo passo per trasformare il biobanking in un sistema diffuso e accessibile sfruttando la tecnologia con notevoli risparmi sui costi e con un basso impatto ambientale. L’idea è quella di imitare la natura, dato che l’essiccazione reversibile è un fenomeno naturale e fisiologico: alcuni organismi, chiamati “anidrobionti” e appartenenti sia al regno vegetale sia a quello animale, sono in grado di preservarsi allo stato anidro per lunghi periodi, anni, decenni, e in alcuni casi, millenni.

SARDINIAPOST
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CAGLIARIPAD.IT
Disidratazione frontiera per conservare cellule e gameti
Da domani, però, le tecniche di conservazione potrebbero essere basate sulla disidratazione reversibile in cellule e gameti di mammifero

Sino ad oggi per conservare, in maniera sicura e per lunghi periodi di tempo, il materiale biologico si è usata la crioconservazione (-196 °C). Un metodo efficace ma altamente oneroso dal punto di vista economico. Da domani, però, le tecniche di conservazione potrebbero essere basate sulla disidratazione reversibile in cellule e gameti (spermatozoi) di mammifero.
E’ l’idea di base dei ricercatori del progetto Drynet a cui partecipa anche l’Università di Cagliari con Alberto Cincotti, docente di Principi di Ingegneria chimica al Dipartimento di Ingegneria meccanica, chimica e dei materiali. Sarà proprio Cincotti a rappresentare, giovedì 26 aprile, l’Università sarda al primo meeting intermedio tra i partners del progetto. Il professore illustrerà l’attività di modellistica matematica dei fenomeni chimico-fisici e biologici sviluppata come supporto, guida e ottimizzazione dei protocolli sperimentali testati in Drynet.
Si tratta di un progetto di ricerca avviato a marzo dello scorso anno e che avrà durata quadriennale con un finanziamento di 896mila euro da Horizon2020, Marie Sk?odowska-Curie Action Rise “Research and Innovation Staff Exchange”. Al progetto sta lavorando un gruppo interdisciplinare di ricercatori degli enti partner della rete internazionale: gli Atenei di Teramo (coordinatore), di Cagliari e di Modena, l’Università di Burgos (Spagna), la Chulalongkorn University (Tailandia), l’Institute of ArgoBiological Sciences (Giappone) e le aziende Avantea srl (Italia), Biotalentum limited (Ungheria), Imagene Limited (Francia).
In pratica Drynet intende essere il primo passo per trasformare il biobanking in un sistema diffuso e accessibile sfruttando la tecnologia con notevoli risparmi sui costi e con un basso impatto ambientale. L’idea è quella di imitare la natura, dato che l’essiccazione reversibile è un fenomeno naturale e fisiologico: alcuni organismi,, chiamati “anidrobionti” e appartenenti sia al regno vegetale sia a quello animale, sono in grado di preservarsi allo stato anidro per lunghi periodi, anni, decenni, e in alcuni casi, millenni.

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