Tra parole d’odio e odio per le parole. Metamorfosi della censura

PINTORE ANNA
2021-01-01

Abstract

Nel mondo moderno la più grande minaccia alla libertà d’espressione proveniva dalla censura di Stato. Benché tale libertà, grazie al pensiero illuminista e liberale, sia ormai stabilmente incorporata in ogni costituzione del mondo occidentale e in ogni dichiarazione dei diritti, il suo futuro appare tutt’altro che roseo. Da un lato, la censura di Stato nonè del tutto tramontata neppure nelle democrazie costituzionali, ed anzi ad essa si è ormai affiancata quella, pervasiva, delle piattaforme digitali, spesso operanti come proxy dei poteri pubblici. Dall’altro lato, vari fattori stanno oggi inducendo a smantellare il privilegio tradizionalmente ascritto alla libertà d’espressione ed a legittimarne compressioni sempre più pervasive. Tra questi giocano un ruolo importante le riflessioni filosofiche che negli ultimi decenni hanno prodotto una vera e propria metamorfosi del concetto tradizionale di ‘censura’, dilatandolo enormemente e depotenziandone alquanto la carica negativa. Vanno poi considerate le sempre più pressanti richieste di protezione dai cosiddetti discorsi d’odio (hate speech), anche con l’ausilio della sanzione penale, delle identità collettive e dei gruppi sociali più vulnerabili. Tra i vari addebiti mossi a tali discorsi c’è quello di produrre un vulnus all’uguaglianza e alla stessa libertà di espressione delle categorie che ne rappresentano il bersaglio. Ma la libertà di parola è uno strumento sia di espressione individuale che di controllo del potere troppo prezioso, da limitare perciò con oculatezza e solo nei casi di comprovata lesione di diritti dei singoli. Le antiche ragioni liberali in suo favore, benché oggi fuori moda, permangono intatte.
2021
9788870008890
free speech, hate speech, censura, razza, pornografia, identità, minoranze
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