UniCa Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni Culturali Research Scavi Archeologici Ricerche e scavi archeologici sul Capo Sant'Elia a Cagliari

Ricerche e scavi archeologici sul Capo Sant'Elia a Cagliari

Fig. 1 - La chiesa di Sant’Elia al Monte e in primo piano il mosaico tardo repubblicano (Foto: Fabio Nieddu)

Ricerche e scavi sul Capo Sant'Elia a Cagliari

Il rinvenimento sul Capo Sant' Elia a Cagliari da parte di Filippo Nissardi, nel 1861, della nota iscrizione punica, datata al III sec. a.C., che ricorda la dedica di un altare alla dea Astarte, ha dato lo spunto per la realizzazione di un progetto di ricerca, avviato nel 2001, finalizzato al ritrovamento dell’edificio sacro di pertinenza e a chiarire scientificamente le fasi storiche di un luogo, il promontorio di Capo Sant'Elia, che dovette avere un ruolo non secondario, né tanto meno marginale, nella formazione di Cagliari.
Le prime indagini sulla Sella del Diavolo condotte in regime di Concessione ministeriale dall'Università di Cagliari sotto la Direzione scientifica della prof.ssa Simonetta Angiolillo e del dott. Alfonso Stiglitz hanno avuto inizio, quindi, nel 2002 con le preliminari ricerche di archivio e con una serie di prospezioni sul campo.
Le indagini di scavo, pertanto, si sono concentrate nell'area della torre risalente all'epoca pisana nota con il nome "della Lanterna" o "di Sant'Elia", in un punto nel quale sussistevano indizi per ipotizzare la presenza dei resti della chiesa di Sant'Elia al Monte, citata nelle fonti; ciò rendeva altamente plausibile la possibilità che essa potesse essere sorta nello stesso sito occupato in precedenza dal tempio di Astarte, forse riutilizzandolo, del tutto o in parte. Davano sostegno a tale ipotesi, il rinvenimento di materiale di età tardo repubblicana e, soprattutto, la presenza di due cisterne, una del tipo "a bottiglia" connessa a un sistema di canalizzazione per la captazione dell'acqua, contigua alla chiesa e una di dimensioni notevolmente maggiori del tipo "a bagnarola" localizzata poco più in basso, a sud; entrambe riferibili per la tipologia all'epoca punica e romana.
La prima campagna di scavo, del 2008 - finanziata dal Comune di Cagliari e con il supporto logistico della Marina Militare - è servita a chiarire che la chiesa di Sant'Elia al Monte, già nota da fonti letterarie a partire dall'XI secolo, sorgeva proprio a ridosso della torre pisana e ha evidenziato, inoltre, la presenza di un ampio piazzale pavimentato delimitato, a nord e a est, da grossi blocchi squadrati di arenaria. Le campagne successive si sono concentrate sull'edificio e sono state finalizzate alla decodifica della planimetria e delle diverse fasi di costruzione e di utilizzo. Contestualmente, nel 2017, è iniziato anche un primo intervento di consolidamento delle strutture murarie e dei rivestimenti al fine di evitare il loro deterioramento.
L’edificio ha pianta rettangolare, ad aula unica; lungo m 16,2 e largo m 6,9 è conservato nella forma derivata dai rimaneggiamenti avvenuti nel XVII e XVIII secolo. La chiesa ha orientamento est-ovest, con l’ingresso principale aperto a occidente e un ingresso in ciascuno dei lati lunghi. L’accesso principale e quello laterale meridionale sono stati utilizzati sicuramente sino al momento dell’abbandono, forse nel XIX secolo, mentre il terzo è stato occluso con una tamponatura e obliterato da un bancone in muratura che corre per lo spazio interno dell’aula. Delle due entrate laterali rimangono i gradini; in quelli a sud è ancora in situ un concio di basalto, utilizzato insieme
ad altri di calcare probabilmente già nella fase edilizia medievale.
L'asportazione del crollo del muro perimetrale settentrionale e lo scavo all'interno della struttura hanno rivelato elementi che vanno a rafforzare l'ipotesi della presenza di un edificio di epoca almeno tardo repubblicana: il riutilizzo di una colonna antica come acquasantiera all'interno della chiesa, i grossi blocchi squadrati posti a delimitare lo spiazzo esterno di poco lontano o alcuni riutilizzati nell'edificio, ma soprattutto la presenza di un pavimento in cementizio con decorazione a reticolo di losanghe realizzato con tessere bianche, sono sicuri indizi di una presenza stabile nell'area in quell’epoca.
Dai dati finora emersi si è in grado di ipotizzare una sequenza di frequentazione del sito fin dall'epoca punica continuata almeno fino a quella romana alto imperiale, forse con una fase di abbandono nei momenti avanzati di questa, come l'assenza di ceramica africana sigillata sembra provare, e con una ripresa almeno dall'XI secolo, se non prima, con il passaggio del possesso ai Monaci Vittorini di Marsiglia e proseguita da allora senza soluzione di continuità fino al XIX secolo come documentato dal segno dei ripetuti interventi di restauro nei vari secoli che lo scavo sta mettendo in luce.
Parallelamente si è svolta un’attività di prospezione finalizzata all’aggiornamento della carta archeologica del promontorio, con l’individuazione dell’esatta ubicazione delle evidenze pre-protostoriche, parzialmente riconosciute nelle indagini del XIX e XX secolo e il rilevamento dell’unica domu de janas finora riconosciuta.
Il proseguo delle indagini è finalizzato all'individuazione degli elementi più antichi dell'impianto ecclesiastico e alla loro connessione con il tempio punico. In particolare, le indagini attualmente in corso, si stanno concentrando nel settore est-sud-est, dove è il crollo composto del muro posteriore della chiesa, e su quello nord-est nel quale sussiste il pavimento tardo repubblicano. In questo settore, infatti, assumono particolare interesse la presenza di una canaletta di scolo che dal tetto
della chiesa convogliava le acque piovane verso la cisterna "a bottiglia" e il pavimento di età romana inglobato in un ambiente secondario dell'edificio religioso, che segnalano una continuità di utilizzo di elementi antichi ancora in età moderna. Le ricerche si avvarranno anche di indagini geodiagnostiche sia all’interno dell’edificio ecclesiastico sia negli spazi circostanti verso il cisternone al fine di chiarire l’eventuale presenza e natura di altre strutture.
Le ricerche e gli scavi sono in Concessione ministeriale di scavo archeologico affidato al Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni culturali, sotto la Direzione scientifica della dott.ssa Maria Adele Ibba e del prof. Fabio Pinna e la collaborazione del prof. Gian Piero Deidda, con il suo staff, responsabile delle indagini geofisiche.

Alle attività sia di scavo sia laboratoriali sui materiali hanno partecipato e partecipano gli studenti iscritti ai diversi Corsi di Laurea triennale in Beni culturali, Magistrale in Archeologia, Conservazione e Restauro dei Beni culturali e della Scuola di Specializzazione in Archeologia.

Per saperne di più:
Indagini archeologiche sul Capo Sant’Elia a Cagliari - Laboratorio di Archeologia Classica - Università di Cagliari

Principali riferimenti bibliografici sul sito archeologico
2022 – A. Stiglitz, La sacralizzazione dei promontori come fattore urbanistico, in R. Martorelli, D. Mureddu, L. Soro (a cura di), Scavi nella chiesa di Sant’Eulalia alla Marina: 17.2 – La cava e il Thesaurus, Perugia, pp. 339-348.
2021 – A.L. Sanna, Un impianto chiesastico con Bacini ceramici nella chiesa di S. Elia al Monte, Capo S. Elia, Cagliari, in M. Giorgio (a cura di), Storie [di] Ceramiche 7 – Bacini ceramici, Atti della Giornata di Studi in ricordo di Graziella Berti, a sette anni dalla scomparsa (Meeting virtuale in diretta streaming, 29 Ottobre 2020), Firenze, pp. 92-94.
2020 - M. G. Arru, CHARITAS. Un'attestazione del culto di San Francesco di Paola nella chiesa di Sant'Elia al Monte di Cagliari, in A.M. Corda (a cura di), Instrumenta Inscripta VII. Testi e simboli di ambito cristiano su oggetti di uso comune, Atti del Convegno di Studi (Cagliari 8-11 ottobre 2017), Faenza, pp. 19-28.
2017 - A. Stiglitz, Madre de forasteros: Cagliari in età fenicia e punica, in M. Guirguis (ed.), From the Mediterranean to the Atlantic: people, goods and ideas between East and West. I. 8th International Congress of Phoenician and Punic Studies (Italy, Sardinia, Carbonia, Sant'Antioco, 21th-26th October 2013), Folia Phoenicia, 1, 631-637.
2017 - M. A. Ibba, A. Stiglitz, F. Nieddu, F. Costa, F. Collu, A. L. Sanna, M. G. Arru, Indagini archeologiche sul Capo Sant'Elia a Cagliari, Quaderni. Rivista di Archeologia, 28, SABAP Sardegna meridionale, pp. 353-386.
2014 - M. A. Ibba, Cagliari. Discorrendo di diavoli, angeli, fate e santi. in Sardegna Immaginare, periodico semestrale, n. 2 anno II, maggio 2014, pp. 34-47.
2010 - A. L. Sanna - R. Sirigu, Scavi archeologici a Capo Sant'Elia (Cagliari): bilancio delle prime campagne (2008 -10), in M. B. Cocco, A. Gavini, A. Ibba (a cura di), Trasformazione dei paesaggi del potere nell'Africa settentrionale fino alla fine del mondo antico, Atti del XIX Convegno di Studio su L'Africa Romana (Sassari 2010), Roma, pp. 2937-2944.
2009 - S. Angiolillo, R. Sirigu, Astarte/Venere Ericina a Cagliari. Status quaestionis e notizia preliminare della campagna di scavo 2008 sul Capo Sant'Elia, Studi Sardi 34, pp. 179-211.
2007 - A. Stiglitz, Paesaggi della prima età del Ferro, in S. Angiolillo, M. Giuman, A. Pasolini (a cura di), Ricerca e confronti 2006. Giornate di studio di archeologia e storia dell'arte, Cagliari, pp. 267-281.
2007 - A. Stiglitz, Cagliari fenicia e punica, Rivista di Studi Fenici 35.1, pp. 43-71. 2004 - A. Stiglitz, la città punica in Sardegna: una rilettura, Aristeo 1, pp. 57-111.
2004 - M.A. Ibba, Nota sulle testimonianze archeologiche, epigrafiche e agiografiche delle aree di culto di Karalì punica e di Carales romana, Aristeo 1, pp. 113-145.
2001 – S. Angiolillo, M.A. Ibba, A. Stiglitz, Progetto Venus. Proposta per la realizzazione di un intervento di indagine e scavo archeologico nel Capo Sant’Elia a Cagliari, Università degli Studi di Cagliari, Cattedra di Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana, 2001.

Fig. 2 Pavimento tardo repubblicano in cementizio, con decorazione a reticolo di losanghe (Foto: Maria Adele Ibba)

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