Venerdì 22 marzo 2013

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 marzo 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Laurea record in soli tre anni
Da ieri è dottore in diritto. «Ma non sono un secchione»
Federico Onnis Cugia, ventiduenne dirigente del Psd’Az, ha bruciato le tappe
 
La passione per sport e politica è andata di pari passo con quella per gli studi. Non a caso si è laureato in Giurisprudenza facendo segnare un piccolo record: invece dei cinque anni canonici, per arrivare al titolo di dottore ce ne ha messo appena tre. Lui si chiama Federico Onnis Cugia, vive a Capoterra, ha 22 anni (23 a settembre), è consigliere nazionale del Partito Sardo d’Azione e ieri mattina ha preso la laurea all’Università di Cagliari discutendo una tesi in diritto bancario intitolata “Gli strumenti finanziari derivati tra aleatorietà ed obblighi di informazione”.
BRAVO E MODESTO Lui però ritiene tutto molto normale. Bravo e modesto. «Mi laureo nel corso magistrale di Giurisprudenza con due anni in anticipo ma non voglio esser considerato uno studente secchione - ha detto il neodottore - in quanto non mi ritengo assolutamente tale. Ho sempre studiato con passione, ponendomi sempre come obiettivo l’esame successivo, e la mia velocità negli studi la ritengo frutto della mia curiosità e del mio grande amore per il diritto e per i diritti».
CORSO RECORD Diplomatosi col massimo dei voti al liceo scientifico Alberti, nel 2009 lo studente di Capoterra si è iscritto all’Università bruciando letteralmente le tappe. Nei tre anni di studio ad Onnis è capitato di dare più di un esame al giorno e sino a sette in un solo mese. Il record nel primo semestre del secondo anno: ben 12 esami sostenuti. «Non ho mai dovuto sacrificare nulla per lo studio - ha aggiunto - dallo sport all’associazionismo culturale, passando per la politica, che è una delle mie grandi passino tanto che sono anche uno dei dirigenti del Partito Sardo d’Azione».
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 36 - Edizione CA)
Programmate o minimaliste, spazio alle opere ritrovate
Collezione d’arte contemporanea al Palazzo di Città
Cagliari, inaugurata l’esposizione con i lavori raccolti tra gli anni ’60 e ’70
 
Musei civici, capitolo secondo. Ovvero un tesoro di opere d’arte contemporanea ritrovato e restituito alla città. È il mood della mostra “Gli Spazi dell’Arte dall’Arte Programmata al minimalismo” inaugurata ieri pomeriggio al Palazzo di Città di Cagliari. «Un ritorno a casa», lo ha invece chiamato Giovanni Campus, uno dei ragazzi dagli 80 anni in su, ieri presente alla vernice con una bellissima “Struttura vibrante” del 1966, testimone insieme alle altre preziosissime opere del fermento culturale di cui Cagliari fu protagonista tra gli anni Sessanta e Settanta. «Eravano immersi in una realtà nuova e dal punto di vista di senso - ha aggiunto con una delicata timidezza - la ricerca era il nostro modo per andare oltre».
Oltre i confini dell’Isola ci andò sicuramente Ugo Ugo, direttore della Galleria comunale d’arte di Cagliari che riuscì a far diventare la città uno dei punti di riferimento dell’arte contemporanea. «La raccolta - ha spiegato Anna Maria Montaldo, curatrice della mostra e direttrice della Galleria comunale - è frutto di un’ambiziosa e fortunata impresa realizzata da Ugo che collaborò con Aldo Passoni, l’allora vicedirettore dei Musei civici di Torino, Antonello Negri e Salvatore Naitza. Anche l’Università, dove insegnavano personalità come Gillo Dorfles, Corrado Maltese e Marisa Volpi, svolse un importante ruolo». Eppure queste straordinarie opere come lo “Fleximofono” del piemontese Piero Fogliati, fatto per essere sfiorato dal visitatore che ne avrà in cambio un suono e un incredibile movimento, o il monumentale “Pondus” di Roberto Aricò, passando per Enzo Mari, Carlo Lorenzetti, Mauro Staccioli, Francesco Guerrieri, Tonino Casula, Igino Panzino sono rimaste “nascoste” per quindici anni.
Il merito è di averle restaurate con perizia e riportate in vita. «Il discorso cominciato a giugno di un anno fa continua», ha precisato l’assessore alla Cultura del Comune Enrica Puggioni. «Il progetto è di trasformare i musei civici da luoghi d’arte in centri di contaminazione per la città». Ricreare insomma, in un modo indiscutibilmente nuovo, quell’interesse speciale che si respirò in quei fertilissimi anni.
Basta soffermarsi per un istante sul concetto di Arte Programmata per capire quanto il viaggio possa essere avventuroso, sfiorando e magari facendo girare la “Farfalla” di Luigi Mazzarelli in mostra insieme alle opere dell’Arte Programmata, definizione più precisa data in Italia all’Arte Optical e all’Arte Cinetica. Si resta incantati davanti alla “Polvere magnetica” di Davide Boriani, importante esponente del Gruppo T, il cui segreto meccanismo riesce a creare all’infinito immagini sempre nuove. Non è l’unica ragione per restare stupiti: i meccanismi, parte integrante dell’opera d’arte, degli anni ’70 sono ancora efficienti a dispetto dell’età.
Tra le neoavanguardie degli anni Sessanta, la Minimal Art ha un ruolo di primo piano. Nella mostra lo racconta in modo straordinario “Black Power”, una potente scultura di colore nero, realizzata da Giuseppe Spagnulo nel 1969 e che evoca la protesta degli atleti neri alle Olimpiadi di Mexico ’68. Minimal è anche il ferro acuminato di Mauro Staccioli o i dubbi di “Se quello o quell’altro” di Pasquale Santoro, manifesto di una filosofia tradotta in scultura.
Meno dirompenti, ma non meno emozionanti, i lavori esposti nella sezione dedicata alla grafica, testimoni delle correnti di ricerca internazionale fatta da Robert Carroll, Luciano De Vita o Valerio Adami. La mostra potrà essere visitata tutti i giorni dalle 10 alle 18 (lunedì escluso).
Caterina Pinna
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 36 - Edizione CA)
Alla Cittadella dei Musei
Carlo Bavagnoli, in vetrina la luce regalata
 
Dal ’68 parigino alla cattedra di Storia dell’arte contemporanea di Cagliari: inizio ed epilogo di una raccolta di inedite fotografie che Carlo Bavagnoli, collaboratore storico di Epoca e di Life (unico italiano ad essere entrato nella testata americana), ha voluto donare all’Università di Cagliari. Eccole in sobria parata nella sala espositiva della Cittadella dei Musei, ad inaugurare (oggi alle 18) una mostra che prima di tutto racconta una storia. E poi restituisce l’emozione di un vedere per la prima volta.
La storia è quella di Life che incarica Bavagnoli, allora residente a Parigi, di documentare la grande mostra L’Europe gothique XIIe XIVe siecles , allestita nel Pavillon de Flore del Louvre, cinquecento pezzi, soprattutto scultorei, da dodici paesi europei. Avrebbe dovuto inaugurarsi il 2 aprile 1968, ma le proteste studentesche non resero opportuna l’apertura. Bavagnoli in quei giorni fotografa la folla di studenti che monta lungo gli Champs-Élysées e solo di notte, quasi di nascosto, trova opportuno recarsi al museo, per intercettare col suo sguardo gli sguardi di cristi, madonne e santi del XIII e XIV secolo, nel solenne e metafisico silenzio di una mostra mai mostrata. Forse occorre sapere che andò così, per entrare meglio in questa carrellata di volti e gruppi scultorei, che è prima di tutto una mostra di fotografia. E poi, certo, anche un ripasso di statuaria gotica, che pare conformarsi particolarmente al sobrio momento ecumenico.
La fortuna aiuta gli audaci e Maria Luisa Frongia, ordinario della cattedra cui la collezione di fotografie è stata donata, con Rita Ladogana, non nascondono la soddisfazione per le coincidenze, che ripagano anche dei sacrifici fatti per allestire una mostra in tempi di austerity (l’apertura, fino al 15 aprile, verrà garantita dal volontariato degli studenti di Storia dell’arte).
E in clima di prossima Pasqua francescana ci sta bene osservare una galleria di immagini come questa. Perché, oltre all’iconografia, conta il valore della luce e delle ombre, con la scelta precisa di punti di vista che il fotografo ha studiato senza artifici tecnici, ma affidando alla sensibilità del suo sguardo la ricerca di quello che Barthes ha classificato come punctum, l’aspetto squisitamente emotivo che colpisce lo spettatore. Ci troviamo davanti, per esempio, a un “San Giacomo il Maggiore” che un taglio angolare rende di viva presenza; o a un “Cristo su una croce biforcuta” che trasmette tutto il senso della Passione. A una soave “Madonna del latte” di Andrea e Nino Pisano, che acquista, grazie alla luce, la morbidezza propria dell’allattamento al seno.
Morbidezza che è un po’ la cifra maestra di Bavagnoli: basta scorrere le immagini che realizzò in Sardegna, prima alla mostra all’aperto di Nivola a Orani, nel 1958, poi, nel ’59, fra Loculi e paesi limitrofi. Una povera umanità, fotografata per L’Espresso, permeata dello stesso enigma della statuaria gotica secondo Carlo Bavagnoli.
Raffaella Venturi
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 27 - Edizione NU)
Sorrisi nuovi alle cliniche
Odontoiatria, arrivano le poltrone: file dimezzate
SASSARI. Tre sardi su quattro rinunciano alle cure dei denti a causa dei costi
 
In Sardegna tre pazienti su quattro evitano il dentista a causa dei costi. La crisi è anche questo. E la sanità pubblica non aiuta, costretta a barcamenarsi fra attrezzature obsolete e tagli ai bilanci. Ma la Clinica Odontoiatrica di Sassari da ieri offre un incentivo in più per non rinunciare alle cure dentarie grazie al netto miglioramento delle attrezzature in dotazione. Dei 29 vecchi «riuniti» di ultima generazione, cioè le poltrone con gli strumenti per eseguire le cure, l’Università ne ha sostituito 11 mentre «altri 9 sono in fase di acquisizione», ha detto il rettore Attilio Mastino nel corso della presentazione delle apparecchiature. I nuovi 11 riuniti sono stati presi con la formula del service per un costo complessivo di 55 mila euro in un quinquennio.
SCOPERTA Il direttore dell’Unità operativa di Odontoiatria, Pierfranca Luglié, ha raccontato un episodio indicativo del malessere di tanti utenti: «Qualche tempo fa ho appreso che alcune persone venivano curate presso un ente di solidarietà da dentisti volontari» ha detto. «Esiste cioè una fascia di popolazione indigente che preferisce rivolgersi a enti di assistenza e non ad una struttura pubblica come la nostra dove è richiesto solo il pagamento del ticket. Eppure lo scorso anno abbiamo effettuato cure dentarie conservative a 13 mila utenti». Inoltre anche in città sono sorti studi dentistici associati. In alcuni operano ottimi professionisti che si sono uniti per abbattere i costi dei materiali e degli altri servizi. Tutta da verificare la qualità di alcuni centri per le cure dentarie che operano in franchising.
LIMITI La Clinica Odontoiatrica ha dei limiti, riconosciuti dallo stesso direttore, perché deve occuparsi anche della formazione e della didattica. Sulle sue strutture gravano i corsi di laurea in odontoiatria e in igiene dentale e la scuola di specializzazione in odontostomatologia. «Ma gli spazi, con un po’ di sacrificio, si trovano e non vi sono quindi motivi per non rivolgersi alla nostra Clinica» ha precisato Pierfranca Lugliè.
L’équipe universitaria ha un servizio dedicato ai giovanissimi con handicap psicomotori gravi. In questi casi si deve procedere ad un’anestesia generale prima di cominciare le cure. Per questo servizio, affidato alla dottoressa Antonella Bortone, la Clinica è stata premiata a Genova dalla società di odontoiatria per handicappati.
Il campo delle cure dentarie conservative è invece affidato alla professoressa Egle Milia che guarda al presente pensando al futuro, cioè a terapie innovative: «Penso all’odontoiatria estetica adesiva e alla ricostruzione del sorriso. Per ora continuiamo ad impegnarci per fare bene il nostro lavoro con i mezzi a disposizione. In futuro vedremo».
Gibi Puggioni
 

LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 17 - Ed_Cagliari
l’opinione
Da sola la zona franca non risolve i problemi dell’economia sarda
Le politiche doganali avevano un senso quando i mercati nazionali erano chiusi o relativamente aperti
Oggi sono un incentivo alla crescita molto limitato
di VITTORIO DETTORI
 
Ha ancora un senso considerare l’istituzione della zona franca una misura idonea a supportare un rilancio dell’economia della Sardegna? Senz’altro lo aveva, quando nell’Ottocento la proposta venne originariamente avanzata dall’economista sardo Giuseppe Todde. Era quella un’epoca in cui nella competizione internazionale si faceva frequentemente ricorso all’imposizione di dazi, con funzioni diverse: far cassa, favorire la nascita di nuove industrie o proteggere quelle, ancora deboli, di recente costituzione. Accadeva così che l’extradoganalità agevolasse nei territori interessati l’insediamento di attività di trasformazione di materie prime di provenienza estera in prodotti a loro volta destinati al commercio internazionale, contribuendo in tal modo alla crescita del reddito e dell’occupazione. Poteva forse avere ancora un senso, la zona franca, quando l’idea venne ripresa in considerazione all’atto della stesura dello Statuto sardo di autonomia. In sede di realizzazione, tuttavia, si puntò prevalentemente sull’altro strumento che pure era stato previsto: il finanziamento di un Piano di rinascita. Quando però quest’ultimo cominciò a riservare risultati inferiori alle aspettative, e siamo negli anni Settanta, si tornò a propugnare la zona franca, ad opera soprattutto del Partito sardo d’azione. Ma le condizioni erano mutate: il Gatt (Accordo Generale sulle Tariffe e sul Commercio), nato quasi in concomitanza col nostro Statuto, era ormai pienamente operativo, determinando inevitabilmente un notevole ridimensionamento dell’importanza dei dazi doganali in genere. Inoltre, il fatto che l’Italia facesse parte della Comunità europea comportava la limitazione degli effetti di franchigia doganale solo nei confronti dei Paesi extracomunitari. Ora tutti quei limiti risultano ulteriormente accentuati: il territorio europeo escluso dagli effetti della franchigia è molto più ampio, mentre il processo di globalizzazione in atto ha ridotto vieppiù il ruolo della politica doganale come fattore di sviluppo. D’altro canto, l’ipotesi di puntare sui benefici del consumo interno, con l’istituzione di una zona franca fiscale, può risultare controproducente, finché le risorse finanziarie pubbliche di origine statale sono in qualche misura connesse al gettito tributario che si realizza nella regione. Già in passato, comunque, il dibattito teorico aveva evidenziato che nel caso della Sardegna, date le dimensioni del mercato interno, solo una zona di produzione franca potrebbe avere qualche significato in termini di stimolo allo sviluppo. Quest’argomentazione parrebbe privilegiare l’istituzione di pochi punti o porti franchi, in luogo di una franchigia estesa all’intero territorio regionale. Il fatto è, però, che un porto franco già esiste in Sardegna (quello di Cagliari), sebbene - a quanto mi consta - non sia ancora pienamente operativo. Sarebbe stato interessante poter disporre dei risultati già conseguiti, piuttosto che basare il giudizio circa l’estensione della proposta su calcoli solamente ipotetici. Tornando alla domanda iniziale, se abbia ancora un senso parlare di zona franca in Sardegna, è ben vero che si tratta di uno strumento di politica economica ormai scarsamente efficace; ma considerando le disastrose condizioni della nostra regione, perché opporvisi in maniera viscerale, soprattutto se la sua realizzazione non pregiudica altre iniziative di sviluppo, delle quali peraltro non si scorge alcuna traccia?
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Ed_Cagliari
FINANZIAMENTO
L’ateneo capofila nella rete dei musei universitari italiani
 
CAGLIARI Una rete nazionale di musei. E in prima fila c’è l’Università di Cagliari. Il progetto (“Le tecnologie informatiche e le nuove realtà per la conoscenza, il networking e la valorizzazione del patrimonio culturale scientifico: il ruolo della rete dei Musei Universitari”) è stato co-presentato con Modena-Reggio Emilia, e approvato l’11 marzo scorso dal ministero dell’Università e della ricerca. L’università del capoluogo ha avuto il via libera del Miur per l’elaborato del Cimas (Centro interdipartimentale dei musei e dell’archivio storico). Il responsabile scientifico del progetto è la professoressa Luisa D’Arienzo. Il contributo è il più rilevante tra i finanziamenti concessi: 700 mila euro, pari all’80 per cento dell’importo richiesto. Nei lavori, oltre a Cagliari e Modena-Reggio Emilia, sono coinvolte le università di Bari, Chieti, Firenze, Ferrara, Salento, Parma, Perugia, Roma La Sapienza, Siena, Viterbo. Il progetto avrà una durata di 24 mesi. (s.a.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Ed_Cagliari
Laurea in Legge in soli 3 anni: «Ma non sono un secchione»
 
Cagliari Laurea in Giurisprudenza non nei cinque anni canonici ma solo in tre. Protagonista uno studente dell’Università di Cagliari, Federico Onnis Cugia, di 22 anni. La tesi? «Gli strumenti finanziari derivati tra aleatorietà ed obblighi di informazione». Bravo e veloce: gli è capitato di dare più di un esame al giorno e sino a sette in un solo mese. Il record nel primo semestre del secondo anno: 12 esami sostenuti. «Ma non voglio esser considerato uno studente secchione – ha detto il neodottore – in quanto non mi ritengo assolutamente tale. Ho sempre studiato con passione, curiosità e grande amore per il diritto e per i diritti». (s.a.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Sassari
Odontoiatria si rinnova con undici postazioni
Presentate ieri le poltrone da dentista di nuova generazione acquistate dall’Azienda ospedaliero universitaria per l’Unità operativa di viale San Pietro
di Gabriella Grimaldi
 
SASSARI Undici nuove poltrone da dentista di ultima generazione sono il prezioso patrimonio di cui è entrato in possesso il reparto di Odontoiatria, diretto dalla professoressa Pierfranca Lugliè, dell’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari. Gli undici riuniti (così si chiamano le poltrone dotate di tutte le apparecchiature necessarie agli interventi odontoiatrici) vanno a sostituire altrettante poltrone e rinnovano così, in maniera significativa, la dotazione tecnologica dell’Unità operativa che può contare su un totale di 29 postazioni suddivise tra gli ambulatori di Accettazione e Igiene Orale, Protesi e Gnatologia, Conservativa, Pedodonzia, Ortodonzia e Chirurgia. «L’acquisto di questi nuovi riuniti – ha detto ieri la dottoressa Lugliè mostrando le apparecchiature supermoderne – permetterà di migliorare il servizio erogato quotidianamente negli ambulatori della Clinica che opera a favore di tutte la fasce della popolazione con un’attenzione particolare alle componenti più deboli quali i cittadini in condizione di indigenza e i disabili». E se è vero, come è risultato da una recente indagine, che il 70 per cento delle persone rinuncia alle cure odontoiatriche per problemi economici, altrettanto rilevante è l’incremento di richieste di appuntamento, attraverso il Cup (tempo di attesa per una prima visita 2 mesi circa) per potersi curare pagando soltanto il ticket. Naturalmente sono esclusi gli impianti e altre cure più particolari. Ma la direttrice ha anche annunciato che è stato recentemente assegnato all’Unità operativa un ricercatore la cui attività potrebbe consentire, in un futuro prossimo, di attivare il servizio di implantologia e paradontologia oggi inesistente. Non sarà tuttavia solo la componente assistenziale a beneficiare di questa acquisizione, ne trarrà vantaggio anche quella didattica, imprescindibile in una realtà come l’Aou. Attualmente fanno formazione nel reparto gli studenti dei corsi di laurea di Odontoiatria e Protesi dentaria (sei anni), quelli del corso di laurea di Igiene Dentale (tre anni) nonché gli studenti della scuola di specializzazione di Chirurgia Odontostomatologica. I riuniti sono stati acquisiti in regime di service al costo di circa 50 mila euro all’anno per un totale di cinque anni, l’investimento è stato realizzato grazie ai fondi provenienti dalle prestazioni a pagamento (al di fuori cioè dei Livelli essenziali di assistenza garantiti dal Servizio sanitario nazionale) erogate dalla stessa Unità operativa. Inoltre il rettore Attilio Mastino, presente all’inaugurazione, ha detto che ci sono buone probabilità che si possano reperire i fondi per sostituire le altre nove poltrone.
 

9 – SardegnaQuotidiano
Cagliari – pagina 14
UNIVERSITÀ FISSATE LE NUOVE DATE
DELLE GIORNATE DELL’ORIENTAMENTO
 
Si terranno il 12 e 13 aprile, nella Cittadella universitaria di Monserrato, le due giornate di orientamento organizzate dall’Università - direzione per la didattica e orientamento, originariamente previste per i primi giorni di marzo e, come si ricorderà, sospese per l’allerta meteo diramato per quei giorni dalla Protezione civile.
 
10 – SardegnaQuotidiano
Cagliari – pagina 14
MONSERRATO LUNEDÌ ALLA CITTADELLA
INCONTRO SUI PROGETTI UMANITARI
 
“Progetti umanitari internazionali analizzati al microscopio” è il titolo di un recente articolo comparso sulla rivista “Nature ”, che sottolinea con forza la necessità di valutare i risultati - non sempre positivi - degli interventi nei Paesi in via di sviluppo. Su tutto questo farà il punto il convegno organizzato da Università e associazione Bhalobasa: l’inizio alle 9.30 di lunedì nell’Au - la Magna della Cittadella universitaria di Monserrato.
 
11 – SardegnaQuotidiano
Cagliari – pagina 15
SÌ DEL MINISTERO
La rete dei musei l’università entra con 700mila euro
 
Le tecnologie informatiche e le nuove realtà per la conoscenza, il networking e la valorizzazione del patrimonio culturale scientifico: il ruolo della rete dei Musei Universitari, è la cornice del progetto copresentato dall’ateneo di Cagliari e di Modena-Reggio Emilia. L’università ha avuto il via libera del Miur per l’elaborato del Centro interdipartimentale dei musei e dell’archivio storico (Cimas). Il contributo è il più rilevante tra i finanziamenti concessi: 700 mila euro. Sono sette i musei dell’Università di Cagliari: il Cimas è nato con compiti di gestione e coordinamento dell’attività museale dell’ateneo che comprende l’Archivio storico (responsabile Luisa D’Arienzo), il Museo sardo di Geologia e Paleontologia (Gian Luigi Pillola), il Museo di Zoologia (Anna Maria Deiana), il Museo di Antropologia ed etnografia (Giovanni Umberto Floris), il Museo di Fisica (Guido Pegna), il Museo delle cere anatomiche di Clemente Susini (Alessandro Riva) e il Museo Herbarium dell’Istituto di Botanica e Orto Botanico (Annalena Cogoni).

12 - Sardinews on line
Ricerca e cooperazione: esperienze africane lunedì 25 marzo ore 9.30
Aula magna della cittadella universitaria di Monserrato
Convegno organizzato da università di Cagliari e Bhalobasa
Con il patrocinio di Regione Sardegna, Fondazione Banco di Sardegna e Comune di Settimo San Pietro
 
'Progetti umanitari internazionali analizzati al microscopio' è il titolo di un recente articolo comparso su Nature, che sottolinea con forza la necessità di valutare i risultati - non sempre positivi - degli interventi realizzati nei Paesi in via di sviluppo. Con oltre mille miliardi di dollari elargiti in Africa durante 60 anni di interventi umanitari (La carità che uccide – D. Moyo 2011. Bur Saggi, Rizzoli), il mondo della cooperazione e la comunità scientifica si interrogano oggi sugli obiettivi, gli approcci, i metodi per migliorare l'efficacia degli interventi.
Il convegno di lunedì prossimo - organizzato anche dal Comune di Settimo san Pietro - prende spunto da una recente ricerca sulla malnutrizione dei bambini in Uganda, che ha coinvolto ricercatori dell'università di Cagliari e operatori dell'associazione umanitaria Bhalobasa, che opera da anni in Africa. Si intende analizzare e stimolare il rapporto organico che si è costruito tra ricerca e cooperazione, tra comunità scientifica e associazioni umanitarie.
Il convegno si articolerà in due parti.
La mattina - inizio ore 9:30 – sensibilizzazione sulla cooperazione e divulgazione dei risultati della ricerca
Gli operatori del Bhalobasa, il referente dell’Uganda e i ricercatori dell’università di Cagliari illustreranno la loro esperienza in Uganda e presenteranno agli studenti delle scuole della provincia di Cagliari il problema della malnutrizione infantile nel mondo e il ruolo della ricerca e della cooperazione. Una parte dei lavori sarà dedicata alla discussione dei temi trattati con i ragazzi presenti.
Il pomeriggio - inizio ore 15 – rapporto tra ricerca scientifica e cooperazione
Riflessione a più voci sul ruolo dei vari soggetti protagonisti della ricerca sul campo e in generale delle attività umanitarie con particolare attenzione al ruolo della ricerca e della cooperazione internazionale. Illustrazione di esperienze sul campo.

Questionario e social

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