Sabato 7 luglio 2012

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
07 luglio 2012

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Commenti (Pagina 13 - Edizione CA)
Mancano i progetti per migliorare la città
Se Cagliari allo specchio si vedesse bella
di Francesco Annunziata*
 
Cagliari ha potenzialità per affermarsi come città turistica e questo suo futuro è possibile se penserà di più a farsi bella e organizzata per i suoi abitanti, e per chi la frequenta, vedendo se stessa come parte di un'area urbana vasta da riorganizzare, anche con particolare attenzione al recupero e alla valorizzazione delle aree periferiche che danno il senso dell'abbandono e della marginalità.
È l'area di Cagliari, nel suo complesso, che deve finalmente sposare un'ipotesi di sviluppo legata al turismo, con la valorizzazione delle aree ambientali e degli stessi centri abitati finitimi nella funzione di centri di servizio di riferimento. Tuttavia ha dei nodi irrisolti sui quali deve riflettere perché diventino punti programmatici per lo sviluppo della città e dell'area urbana.
L'attuale porto, nell'ambito della sua riorganizzazione, deve diventare turistico? Questa è un'occasione di sviluppo della città? Questa è un'occasione di sviluppo per lo stesso centro storico retrostante? Deve essere assicurata la continuità tra centro storico e porto turistico eliminando la separazione data dal traffico dell'area di via Roma? Se sì, quale tipo di collegamento servirà queste correnti veicolari? Finalmente quando verrà affrontato questo problema?
La riorganizzazione della fascia costiera da Santa Gilla a Sant'Elia, e oltre fino a Marina piccola, è un'occasione di sviluppo? Cagliari, città di mare, riuscirà finalmente ad avere un lungomare? Nella predetta sistemazione si troverà l'occasione per il recupero a nuove funzioni del vecchio padiglione Nervi?
Cagliari realizzerà una rete di metropolitane d'area vasta, così da rendere possibile una politica di ampliamento delle aree pedonali, come è stato possibile a Milano? Nell'area di Piazza Matteotti sarà realizzato un unico centro intermodale passeggeri, in considerazione dell'esigenza di riportare a una logica di sistema gli esistenti sconnessi terminali del trasporto su gomma (ARST), del trasporto su ferro, dei collegamenti all'aeroporto di Elmas e degli stessi collegamenti marittimi? Sembra più che evidente che tutto questo andrebbe a vantaggio dei cittadini e dei suoi ospiti, turisti compresi.
Un ulteriore esempio, che si può riferire al turismo religioso. Perché non pensare alla scalinata della Basilica di Bonaria, che non sia più interrotta e soffocata da una strada, ma che si prolunghi in un'area verde fino al lungomare. Mi riferisco a Bonaria, poiché nei fatti è diventata un riferimento religioso, anche per il soffocamento, urbanistico e trasportistico, di cui soffre la Cattedrale di Cagliari. Certamente occorreranno soluzioni per il traffico di viale Diaz e di viale Colombo, e per quel disordinatissimo e squallido parcheggio tra il Nautico e il Mediterraneo. Le soluzioni non saranno difficili da trovare.
Le competenze necessarie esistono, nel mondo professionale e universitario, per affrontare, e soprattutto risolvere, questi problemi. Devono solo attivarsi ed essere attivate dalle istituzioni alle quali spetta l'onere di darsi programmi, di stabilire priorità, cioè di governare.
Tutte queste soluzioni richiedono progetti, finanziamenti e imprenditori: se ci siete battete un colpo! Altrimenti è tempo di rivolgerci all'esterno.
*Ordinario di Costruzioni
Università di Cagliari
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 29 - Edizione CA)
È nato iCub, il robot del futuro che ha un padre cagliaritano
Giorgio Metta, 42 anni, guida un team di 50 ricercatori a Genova
 
ICub è un robot alto poco più di un metro: vede, parla, ascolta, ha le mani per afferrare gli oggetti e soprattutto apprende. E ha un papà sardo. Si chiama Giorgio Metta, 42 anni, ed è ricercatore senior all'Istituto italiano di tecnologia che dal 2004 sta portando avanti un progetto con l'obiettivo di indagare l'intelligenza umana e di riprodurla in un robot. L'incrocio tra l'esperienza dei ricercatori di robotica e neuroscienze ha partorito dunque il piccolo iCub, che oggi ha le caratteristiche di un bambino di quattro anni ma che in futuro potrà diventare anche un oggetto di largo uso come l'iPhone o l'iPad.
IL PROGETTO Da circa otto anni i ricercatori dell'Istituto italiano di tecnologia (ente privato che opera con fondi pubblici) sono impegnati nel progetto iCub. Cinquanta persone, nel team guidato appunto dal cagliaritano Giorgio Metta, ogni giorno lavorano per perfezionare il robot, dargli una nuova funzione. Il progetto, finanziato con fondi pubblici che arrivano dalla Commissione europea, ha obiettivi ambiziosi che si fondono con quelli di altri gruppi di ricerca, collegati all'istituto con sede a Genova. «È costruito come una palestra tecnologica», spiega Metta, trasferitosi a Genova dopo la maturità per studiare ingegneria elettronica, ma ancora con solide radici a Cagliari, dove fa rientro più volte all'anno, «il nostro lavoro è un punto di integrazione tra varie aree di ricerca, per esempio chi studia il cervello umano e chi l'intelligenza artificiale». Una palestra che ha la forma di un bambino e che apprende. «Abbiamo voluto implementare i meccanismi di apprendimento umano, per far sì che riconosca gli oggetti e impari le azioni da mettere in atto, attraverso l'interazione».
INTELLIGENZA ARTIFICIALE Il progetto di ricerca portato avanti dal ricercatore cagliaritano e dal suo team non è dunque fine a se stesso. Allo stato attuale, iCub è già in grado di essere utilizzato per alcune applicazioni, ma si sta cercando di studiarne altre, che in futuro potrebbero aprire un nuovo mondo alla robotica. «Per ora cerchiamo di costruire un sistema che apprenda e funzioni al meglio, poi sarà possibile immaginare applicazioni diverse, ma qualcosa è già stato fatto», osserva Metta. L'utilizzo dell'androide sarà di due tipi: il primo in ambito domestico. Potrà essere una sorta di “badante” in ambito casalingo, soprattutto per le persone anziane. Certo non potrà sollevare di peso le persone, ma svolgere una serie di funzioni come la somministrazione dei farmaci, aprire la porta quando qualcuno bussa, monitorare la situazione e dare l'allarme in caso di pericolo. «Tutto questo potrà essere realizzato in tempi non lunghissimi», assicura Metta, così come un'altra applicazione a breve termine può essere quella di inserire iCub in attività industriali in cui è meglio che non operi l'uomo oppure quando si devono realizzare prodotti in ambito sterile. «Penso ad esempio agli ambienti in cui si fabbricano i chip: in questo caso, una volta sterilizzato, il robot può lavorare in sicurezza».
IL FUTURO Se le prime funzioni sono certamente importanti, in futuro i risultati della ricerca potrebbero essere strabilianti. «Attualmente stiamo lavorano su applicazioni il cui costo è giustificato dall'utilizzo», spiega Metta. Ma l'obiettivo a cui aspirano i ricercatori del team genovese è quello di creare un modello di facile uso, con le applicazioni da scaricare, proprio come un IPhone. Tutto questo accadrà quando una produzione su più larga scala potrà giustificare i costi. Ma a quel punto «l'unica limitazione sarà la fantasia», ammette il papà di iCub. Dunque non ci sarà da stupirsi se il robot sarà dotato di un software che gli permetterà di rasare il prato del giardino oppure se si potrà scaricare l'applicazione per fare in modo che iCub cucini delicati manicaretti per i suoi proprietari.
CAGLIARI E nel progetto del team genovese, un ruolo importante lo ha avuto anche la facoltà di Ingegneria dell'Università di Cagliari, che ha partecipato alla realizzazione della pelle del robot. «Mentre alcune parti di iCub erano già pronte ed è stato necessario soltanto assemblarle, come per esempio le telecamere utilizzate per la vista», spiega Metta, «altre le abbiamo dovute creare. Una di queste è proprio la pelle di iCub: serviva un tessuto che permettesse di avere un contatto con l'ambiente circostante ed è stato sviluppato con l'Università di Cagliari. Proprio nei giorni scorsi, abbiamo ospitato i revisori della Commissione europea su questo progetto e l'esito è stato buono». Un robot dunque dalla pelle quasi umana.
Giuseppe Deiana
 

LA NUOVA SARDEGNA
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Ed_Cagliari
VETERINARIA BENE PREZIOSO E INTOCCABILE
di EUGENIA TOGNOTTI
 
Il taglio del numero delle immatricolazioni al corso di Laurea in Medicina Veterinaria, ridotte al lumicino, appena 30, dal recente decreto del MIUR, non è naturalmente tra le sforbiciate che sollecitano le reazioni indignate dell’opinione pubblica e, quindi, clamore e chiasso mediatico. E, tuttavia, è destinata a pesare, insieme alla minaccia incombente della chiusura dell’ex Facoltà, un provvedimento che farebbe male, molto male, a Sassari e all’’intera isola, poco popolata di uomini, ma ricca di animali. È persino troppo facile prevederne i possibili effetti, a breve e lungo termine, per l’economia, la formazione di professionisti, la sperimentazione scientifica e lo studio delle malattie infettive e diffusive degli animali, dalla peste suina all’afta epizootica, alla brucellosi al ’morbo della lingua blu’ . Per non evocare che alcuni degli antichi e nuovi flagelli temuti dagli allevatori sardi, in un tempo in cui la salute umana è, come non mai, collegata a quella degli animali. E in un contesto che esige una sempre più attenta sorveglianza e tutela igienico-sanitaria degli allevamenti e delle produzioni zootecniche, nonché sui fenomeni d’incontrollata importazione dall’Europa – e non solo – di capi che potrebbero rappresentare veicoli di contagi. In verità, la prospettiva di una chiusura di Veterinaria, prima che giunga a festeggiare il suo ottantesimo compleanno, aleggia da tempo. Oggi come oggi, l’ex Facoltà di Veterinaria, o meglio, Dipartimento, è pressappoco, nelle condizioni del “dead man walking”, il morto che cammina, il condannato alla pena capitale. La sentenza è legata all’accreditamento europeo, negato a suo tempo dall’European Association of Establishment for Veterinary Education, che aveva addotto due motivi: la mancanza di un ospedale veterinario e quella di un’azienda zootecnica didattica. In attesa del nuovo esame, previsto per il 2013, la Facoltà è corsa ai ripari e si è attrezzata, con l’ospedale e - per quanto riguarda l’azienda- con la soluzione della Crucca, in modo da trovarsi, al momento della nuova valutazione, nel prossimo anno, in linea con le direttive comunitarie. Ma, intanto, ecco la doccia fredda e inaspettata della limitazione degli accessi, congelata a suo tempo, che alimenta nuove inquietudini. Si staranno rivoltando nella tomba i Padri fondatori dell’Istituto Superiore di Medicina veterinaria, fortissimamente voluto dalle forze economiche e sociali deal Provincia. Dopo alcuni anni diventa Facoltà, e nello stesso anno, il 1934, viene solennemente inaugurata dal principe Umberto la nuova sede, nella zona, allora periferica, di Mulino a vento, già scelta alla fine dell'Ottocento per collocarvi il mattatoio. Unica in Sardegna, risponde all’esigenza di tenere sotto controllo le epizoozie che avevano un grosso impatto sul fiorente settore della zootecnia, centrale per l’economia isolana; mentre c’era la necessità di formare in loco i veterinari che operavano, a tutela della salute pubblica, accanto ai sindaci e ai medici provinciali, nel campo dell’Igiene e della Sanità pubblica, controllando le carni, ispezionando macelli , mattatoi, mercati, fiere del bestiame. Dopo aver superato il trauma dell’allontanamento a causa delle leggi razziali, di uno dei primi professori, Michelangelo Ottolenghi, sospeso perché di “razza ebraica” dall’insegnamento di Anatomia degli animali domestici, la giovane Facoltà diventa un polo d’eccellenza, e conquista nel dopoguerra, pur tra crescenti difficoltà lungo i decenni, un’ottima reputazione ovunque, grazie a insigni “maestri”, aprendosi al rapido e continuo progresso delle scienze veterinarie, collegando insegnamento e ricerca, facendo crescere una nuova coscienza operativa e culturale degli allevatori sardi, valorizzando le produzioni agroalimentari. Si può permettere la Sardegna di dilapidare questa ricca eredità?
 
LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Ed_Cagliari
SARDEGNA RICERCHE
 “Orizzonte 2020”, nuove strategie per la crescita
 
CAGLIARI «L'età della pietra non finì perché l'uomo rimase senza pietre e l'età del ferro non finì perché rimase senza ferro ... Finirono perché l'uomo seppe escogitare qualcosa di nuovo, di meglio...». Potrebbe essere racchiuso in questo pensiero dell' economista indiano Indur Goklany il senso del convegno che lo “Sportello Ricerca Europea” di Sardegna Ricerche, in collaborazione con l’Università di Cagliari, ha organizzato sulle novità di “Orizzonte 2020”, il programma-quadro comunitario che dal 2014 al 2020 investirà 80 miliardi di euro in progetti di ricerca e innovazione. Il convegno, dal titolo “Il programma Horizon 2020 e la Smart Specialisation Strategy”, è stato pensato per gli operatori dell’innovazione, siano essi ricercatori, imprenditori o funzionari delle agenzie nazionali o regionali e si è concentrato sui principali elementi di novità del Programma e sulle strategie di specializzazione intelligente che guideranno l’integrazione tra i diversi programmi comunitari, dallo stesso Orizzonte 2020 ai fondi strutturali (Fondo di sviluppo regionale, Fondo sociale, ecc.). Come sostiene Valentina Pinna, dell' Ufficio di Bruxelles della Regione Lombardia «in questo momento storico l'innovazione rappresenta una strategia fondamentale per avviare le economie mature verso la ripresa e per lasciarsi definitivamente alle spalle il difficile momento di crisi che ha inciso negativamente sugli investimenti e sulla competitività. Per inaugurare un nuovo ciclo di crescita, è però fondamentale che le politiche di innovazione siano basate su requisiti di sostenibilità . Nella stessa Strategia Europa 2020 l'asse prioritario "crescita intelligente" promuove la conoscenza e l'innovazione come motori della nostra futura crescita. L'Europa sostiene l'innovazione e il trasferimento delle conoscenze in tutta l'Unione e incentiva la trasformazione in nuovi prodotti e servizi delle idee innovative». Si riconosce che per affrontare le sfide a cui oggi la nostra società va incontro, dall'efficienza energetica alle trasformazioni demografiche, dovranno essere rafforzati gli investimenti in ricerca e innovazione, così da garantire un futuro più efficiente e più sostenibile, tanto per la società quanto per il nostro territorio. Uno degli obiettivi proposti dalla strategia Europa 2020 per il raggiungimento di una crescita intelligente è infatti che il 3% del Pil dell'Ue sia investito in ricerca e sviluppo. La Sardegna è purtroppo una regione a bassa innovazione che abbisogna di una forte sinergia fra enti per essere competitiva.
Michele Ciampi
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Sassari
UNiversità
Nominata la giunta: sette i prorettori
 
SASSARI Nominata la nuova giunta d'ateneo dal rettore Mastino. È composta da prorettori individuati tra i docenti dell'Università a cui viene delegato l'esercizio di funzioni previste dal nuovo statuto. Il rettore e il direttore Generale sono membri di diritto di questo organo di governo. Nelle designazioni è prevalsa una scelta di continuità nel caso del prorettore Vicario Laura Manca a cui è andata la delega per l'organizzazione della didattica, l'alta formazione e il diritto allo studio. Confermati anche i prorettori Donatella Spano (delega alla ricerca e trasferimento tecnologico), Lucia Giovannelli (programmazione, bilancio e innovazione manageriale), Francesco Morandi (innovazione regolamentare, affari legali e trasparenza). Entrano a far parte dell'organo di governo Giovanni Micera (delega all'organizzazione e programmazione dei servizi agli studenti), Maria Stella Mura che subentra a Giulio Rosati nella delega alla sanità, Aldo Maria Morace (delega alle opere edilizie) che prende il posto di Eraldo Sanna Passino divenuto consigliere d'amministrazione. I sette prorettori resteranno in carica fino al 31 ottobre 2014 e cioè per tutta la durata del mandato del rettore. Con la nomina della giunta si completano gli organi di governo dell’ateneo che nei giorni scorsi aveva eletto il cda.
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Sassari
L’INCONTRO
Nasce nell’isola l’associazione dei bocconiani
Al Vecchio Mulino la prima riunione del sodalizio di ex allievi della prestigiosa università milanese In Sardegna oltre ottocento “alumni” laureati o titolari di master
 
SASSARI Anche in Sardegna è nata la “Bocconi alumni association”. I bocconiani sardi si sono incontrati a Sassari al Vecchio Mulino per ricordare i momenti di studio e anche di svago trascorsi nella prestigiosa università, ma soprattutto per discutere e condividere i progetti orientati a dare vita al primo nucleo sardo della squadra che porterà avanti nell’isola iniziative della “Baa”. Sono circa 800 i bocconiani sardi nel mondo e 80 quelli che attualmente vivono e lavorano in Sardegna: tutti laureati nella prestigiosa università o titolari di master delle scuole di specializzazione, molti con carriere già avviate e altri appena all’inizio ma tutti estremamente motivati per rilanciare l’economia dell’isola mettendo a disposizione la loro professionalità. A organizzare l’incontro che ha sancito la nascita della “Baa” è stato l’area leader Sergio Salis che ha sottolineato l’entusiastica risposta alla chiamata ricevuta dai numerosi “alumni” sardi sparsi in tutto il mondo, ma desiderosi di partecipare in modo attivo all’iniziativa. Che potrebbe essere un’ottima opportunità per restituire valori, relazioni e competenze alla comunità sarda dei bocconiani. Infatti, l’area sarda della “Baa” è nata con l’obiettivo di tenere un contatto privilegiato con l’Università e la Sda Bocconi e poter così partecipare a prestigiosi eventi economici internazionali, ma anche organizzarne in Sardegna grazie alla disponibilità dei docenti: alla “Baa” fanno infatti riferimento oltre 80mila ex studenti che hanno acquisito un titolo formativo in una delle cinque scuole dell’Università Bocconi. Alla serata inaugurale della “Baa” sarda erano presenti il direttore della 2Baa” Gianfranco Minutolo e il presidente regionale di Confindustria, Massimo Putzu. L’area sarda della “Bocconi alumni association” è formata dai manager Carlo Sardara, Sergio Salis, Nicola Paba, Gianluca Lai, Attilio Sequi, Marilena Paulotto, Alessandro Arrica, Giuseppe Bruno e Sharon Podesva di Sassari, Giovanni Pirisi, Domenico Panfili e Romina Pischedda di Alghero, Sergio Sulas di Bolotana, Francesco Murroni di Tortolì, Francesco Maria Nurra di Bono e Giovanna Salaris di Usini .
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 27 - Sassari
POLEMICA»MOVIDA NEL MIRINO
La festa notturna dei futuri architetti tiene svegli i vicini
Lettera di protesta al rettore: «Violato il diritto al riposo» E il preside Cecchini si scusa e “sgrida” gli studenti
di Andrea Massidda
 
ALGHERO Con l’arrivo dell’estate ecco scoppiare, puntualissima, la cosiddetta guerra dei decibel. Un film già visto che verosimilmente resterà in programmazione sino a fine ottobre, quando partiranno gli ultimi turisti. L’unica novità è che stavolta nel mirino dei cittadini pronti a rivendicare il diritto a dormire la notte non ci sono più soltanto bar, disco-pub e club vari, ma anche la facoltà di Architettura. Proprio quella considerata dal Censis come la migliore d’Italia. Lo si evince chiaramente da una lettera cordiale, ma piuttosto ferma che sedici algheresi residenti nella zona della movida hanno inviato nei giorni scorsi sia al rettore dell’università di Sassari, Attilio Mastino, sia al preside della facoltà, Arnaldo Cecchini. Lettera nella quale in buona sostanza viene raccontato di una festa organizzata una settimana fa nel cortile dell’Asilo Sella, che è appunto una delle sedi di Architettura. «Sino alle 5.30 del mattino - si legge nella missiva - abbiamo subìto l’attacco parossistico dei decibel sparati dall’amplificazione dei vostri studenti, evidentemente impegnati in un happening musicale». Carmelo Spada, sulla cinquantina, è il primo firmatario e racconta di non aver chiuso occhio. «È intollerabile che in luogo civile chi, come me, deve andare a lavorare la mattina presto non sia messo nelle condizioni di riposare. Non bastava il frastuono del lunapark piazzato proprio sulla banchina del porto, adesso ci si mettono pure le istituzioni accademiche». La lettera continua con una riflessione sulla facoltà nel mirino. «In questi anni - è scritto - abbiamo apprezzato le vostre iniziative culturali, i contributi di idee sulla pianificazione, sull’urbanistica e sulla qualità della vita, così come i dibattiti pubblici che avete ospitato. Ma è chiaro che non possiamo altrettanto apprezzare certe attività extra-didattiche dei vostri studenti che ci tolgono il sonno. Quindi, come vostri vicini di condominio gradiremmo usufruire del riposo notturno per poter svolgere serenamente, di giorno, il nostro lavoro». Poi un richiamo al rispetto della legge. «Esiste una normativa locale sull'impatto acustico - continuano i residenti - e questa stabilisce il limite di 45 decibel nella fascia oraria dalle 22 alle 6, fissando il limite di emissione musicale all’una del mattino» . La replica del preside di Architettura Arnaldo Cecchini sembra voler metter fine a qualsiasi ulteriore polemica. «Mi scuso per il disturbo arrecato ai cittadini - spiega -, ho già avvisato gli studenti dicendo loro che le attività di intrattenimento, a mio avviso importanti e persino educative, non devono avvenire se non nel rispetto delle regole e delle persone».
 

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie