Giovedì 9 febbraio 2012

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
09 febbraio 2012
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
Contestate le cartelle dal 1999 al 2006, il Municipio chiede 38 mila euro
ICI, SCONTRO COMUNE-ATENEO
L'Università non paga l'imposta: «Siamo esentati»
L'esenzione dall'Ici non vale solo per le chiese: anche l'Università rientrerebbe nella lista delle istituzioni e amministrazioni che non devono pagare l'imposta comunale sugli immobili. È su questa convinzione - accolta in più di un'occasione dalla commissione tributaria - che si basa il braccio di ferro tra l'ateneo e il Comune, cominciato nel 2005. Una battaglia che si può riassumere più o meno così: il Municipio chiede all'Università il pagamento dell'Ici per tutti gli immobili cagliaritani dal 1999 al 2006, ma da Palazzo Belgrano sostengono di non aver nessun debito con l'amministrazione. La cifra contestata si aggira intorno ai 38 mila euro, ma è destinata a lievitare visto che nei prossimi anni potrebbero essere contestate anche le cartelle dal 2007 al 2011, che ovviamente l'ateneo non ha pagato.
I RICORSI La vicenda inizia nel 2005: è in questa data che il Comune chiede per la prima volta all'Università di pagare l'Ici. In precedenza il vasto patrimonio immobiliare, dal Rettorato al polo economico giuridico di viale Sant'Ignazio, passando per la facoltà di Ingegneria e quella di Lingue, non hanno fruttato neanche un euro a Palazzo Bacaredda. Sette anni fa, un attimo prima della prescrizione, il Servizio tributi scrive all'ateneo per contestare il mancato pagamento dell'imposta per il 1999-2000. L'Università però non ci sta e presenta un ricorso di fronte alla commissione tributaria provinciale, che nell'ottobre del 2007 accoglie la sua tesi e annulla gli accertamenti comunali.
LA SENTENZA Secondo i giudici tributari agli immobili universitari si applica la disciplina dettata dall'articolo 7 del decreto 504 del 1992. Quello che prevede l'esenzione per diversi enti pubblici e privati. Tra questi le aziende sanitarie, le organizzazioni di volontariato, le associazioni sportive, le fondazioni liriche, gli enti ecclesiastici. E, appunto le Università e gli enti di ricerca. La teoria del Comune però è un'altra: gli immobili dell'Università non sono destinati sono a «fini istituzionali», come viene espressamente richiesto dalla normativa, ma sarebbero utilizzati anche per altre attività. Ecco perché la storia si ripete per l'Ici del 2002, poi per quella del 2004, 2005 e 2006. Ma la risposta della commissione tributaria provinciale è sempre la stessa.
IN APPELLO Una linea confermata anche in secondo grado dalla commissione tributaria regionale. Il Municipio però va avanti: anche l'Università deve pagare l'imposta comunale sugli immobili, come tutti gli altri. La prossima battaglia sarà il 16 marzo, quando di fronte ai giudici tributari si troveranno di fronte gli avvocati delle due amministrazioni: a essere contestate sono le cartelle che vanno dal 2004 al 2006.
Michele Ruffi
  


 
LA NUOVA SARDEGNA 
 
2 - La Nuova Sardegna / Pagina 1 - Cagliari
In città sono diciottomila gli studenti fuori sede e 1.500 aspettano ancora un posto letto 
Rush finale per il campus universitario: affidamento dell’appalto e stanziamenti 
ROBERTO PARACCHINI
Cagliari. Febbraio sarà il mese decisivo per il campus universitario di viale La Plaia, nell’ex semoleria. Entro fine mese dovranno essere presentate le proposte per l’appalto concorso legate alla realizzazioine della struttura e si saprà se il ministero per la ricerca ha accettato la domanda per ulteriori finanziamenti. Il bando, “lanciato” a fine dicembre, per i primi 240 posti letto del nuovo alloggio per gli studenti, prevede - per il momento - un investimento di trentacinque milioni di euro: le risorse residue rimaste a disposizione per questa struttura. In passato i finanziamenti erano ben più ampi, ma per ostacoli prevalentemente politici non sono stati utilizzati e, quindi, sono stati persi. Il vincitore dell’appalto concorso, oltre all’offerta per la costruzione della prima trance del campus (che comprende pure le opere di scavo per i parcheggi interrati), dovrà presentare il progetto definitivo per tutta l’opera basandosi su quello di massima presentato al bando.
Dopo un percorso irto di polemiche e durato cinque anni, a fine dicembre «Comune, Ersu (l’ente regionale per il diritto allo studio - ndr) e Regione sono riusciti a fare in due mesi quello che per anni non era stato realizzato - spiega Alessio Mereu, capo gruppo in consiglio comunale dei Riformatori e componente del consiglio d’amministrazione dell’Ersu - spinti pure dalla necessità di non perdere i trentacinque milioni residui per il campus dato che a fine dicembre scadeva il termine utile». Tra i vari punti che dovranno essere perfezionati in questo periodo, c’è l’attuazione dell’ordine del giorno (presentato da Mereu) sul passaggio dal Comune all’Ersu del vecchio silos dell’ex semoleria, in cui è stato previsto di inserire il deposito-libri della biblioteca.
Il passo più importante è stato fatto «ed entro l’anno dovremmo iniziare i lavori per realizzare la struttura», precisa Roberto Murru, del consiglio d’amministrazione dell’Ersu. Intanto non cessano le polemiche: nell’intervento di tre giorni fa su La Nuova, il medico scrittore Giorgio Todde ha parlato di colata di cemento anche riferendosi al campus. Mentre «a noi non sembra che sia così - sottolinea Andrea Scano, Pd e presidente della commissione consiliare comunale all’Urbanistica - il progetto di massima che abbiamo approvato è molto meno impattante sia del primo progetto-Edilia di circa 95mila metri cubi (un unico immobile per novecento posti letto - ndr), sia di quello di Da Rocha (voluto dall’allora presidente della Regione Renato Soru - ndr) che prevedeva circa 160mila metri cubi comprensivi dei servizi e mille posti letto. L’ipotesi approvata, invece, ipotizza una struttura modulare con diversi edifici, comprensivi anche dei servizi: mense, palestra, auditorium, biblioteca e sale lettura, e complessivi cinquecento posti letto».
Gli universitari fuori sede sono in città circa diciottomila e di questi ben dodicimila sono residenti ad oltre cinquanta chilometri da Cagliari, la sede dell’ateneo. Mentre i posti attuali nelle case dello studente dell’Ersu sono poco più di novecento. Da qui l’esigenza di altri posti letto. Infatti sono circa millecinquecento gli studenti che per merito e reddito (dei genitori) potrebbero accedere a un posto, ma non vi sono le strutture sufficienti. Da questo discorso la volontà di realizzare il campus di viale La Plaia.
 
 
3 - La Nuova Sardegna / Pagina 20 - Sassari
MACIOCCO, PRIMO EMERITO DI ARCHITETTURA 
Pergamena ministeriale all’ex preside della facoltà ultima nata dell’ateneo
Il professore: «Continuerò a lavorare nel dipartimento» 
ANTONIO MELONI 
Sassari. Il prestigioso riconoscimento arriva a coronamento di una lunga carriera trascorsa tra le aule d’accademia, dopo avere formato generazioni di architetti e dopo avere siglato alcuni tra i più noti progetti realizzati in città. Il consiglio del dipartimento di Architettura ieri mattina ha interrotto i lavori pochi minuti, giusto il tempo per consentire al rettore Attilio Mastino di consegnare la pergamena di professore emerito arrivata fresca fresca da Roma per Giovanni (ma tutti lo chiamano Vanni) Maciocco, preside, fino dicembre scorso, dell’ultima facoltà nata nell’ateneo sassarese.
Cerimonia semplice, ma partecipata, nell’aula magna del rettorato, in sintonia con lo stile sobrio ed elegante del fondatore della facoltà di Architettura di Alghero. Tempiese di origine, nato a Olbia, sessantaquattro anni, laureato in Ingegneria a Pisa, nel 1970, e poi in Architettura a Firenze nel 1974, il professor Maciocco ha insegnato nell’ateneo pisano, poi al Politecnico di Bari, quindi a Cagliari in Ingegneria per approdare infine a Sassari dove ha tenuto la cattedra di pianificazione del territorio. Qui, nel 2003, è diventato preside di Architettura e direttore del dipartimento di Architettura e Pianificazione.
Maciocco ha lasciato i suoi incarichi lo scorso dicembre, passando il testimone ad Arnaldo (Bibo) Cecchini che dal 1 gennaio è al timone del neonato dipartimento. Tra i progetti più noti e importanti che portano la firma di Maciocco: il polo universitario naturalistico, a Piandanna; l’avveniristica galleria del Centro di restauro della Soprintendenza, a Li Punti; il recupero del complesso dell’ex ospedale sui bastioni di Alghero, che ospiterà la nuova sede di Architettura, e, ancora nella città catalana, la sistemazione delle fortificazioni attorno a Santa Chiara. Un riconoscimento importante, che arriva nel momento delicato in cui «più che mai - ha rimarcato il rettore Mastino in apertura di cerimonia - l’Università ha bisogno del supporto insostituibile di docenti come Vanni Maciocco a cui mi lega un’amicizia antica».
Per questo Vanni Maciocco continuerà a prestare la sua preziosa opera lavorando ancora per l’ateneo «con la dedizione di sempre - ha detto a margine della cerimonia - anzi con animo più sereno, visto che sarò libero da quel genere di vincoli che spesso costringono a segnare il passo».
Quello di professore emerito è un titolo accademico assegnato dal ministro a fronte di curricula davvero speciali. La proposta è stata fatta dall’Università, che con la stessa convinzione ha chiesto al professor Maciocco di continuare a lavorare per il dipartimento. Oltre al rettore Mastino, nell’aula magna della segreteria centrale, c’erano il nuovo direttore del dipartimento di Architettura, Arnaldo Cecchini, il direttore amministrativo Guido Croci e una folta rappresentanza dell’ateneo.
 
 
4 - La Nuova Sardegna / Pagina 22 - Sassari
Venerdì un seminario in ateneo 
Le università nella cooperazione e nello sviluppo 
SASSARI. Ruolo delle università nella cooperazione: se ne parlerà domani (ore 10, aula Eleonora d’Arborea) nel seminario dal titolo “Quale ruolo delle Università nella cooperazione per lo sviluppo? Esperienze a confronto”, organizzato dal Centro Interdipartimentale di Ateneo Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione (Nrd). Aprirà i lavori Giuseppe Enne, presidente del Comitato scientifico Nrd, mentre la moderazione è affidata a Luciano Gutierrez, ideatore dell’iniziativa. Al seminario porterà il suo contributo Maria Sassi, docente dell’Università di Pavia, che illustrerà l’esperienza dell’ateneo pavese nell’ambito della cooperazione internazionale. Saranno poi illustrati alcuni dei principali progetti di cooperazione portati avanti da Nrd nei settori della gestione delle acque, del recupero delle terre degradate e dell’utilizzo di energie rinnovabili in zone aride dell’Africa del Nord e Sub sahariana. Nel corso della mattinata si discuteranno le problematiche legate al ruolo e alle prospettive delle università nell’ambito della cooperazione internazionale. Le università risentono della scarsa visibilità delle azioni di cooperazione di cui sono promotrici e della mancanza di iniziative di coordinamento tra i vari attori del settore.
 
 
5 - La Nuova Sardegna / Pagina 11 - Attualità
Direttiva di Palazzo Chigi per contenere al massimo i costi impropri 
MONTI: BASTA CONVEGNI INUTILI 
E sui regali: «Da restituire quelli sopra i 150 euro» 
ROMA. La scure di Monti si abbatte anche sui propri uffici. Ieri Palazzo Chigi ha infatti diffuso una circolare per invitare al taglio di tutte le spese superflue e per uno stile improntato alla «sobrietà» tutte le strutture che dipendono dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dalla Presidenza del Consiglio. Il fine, si specifica, è di assicurare non solo la puntuale e sicura osservanza dei limiti di spesa fissati dalle norme, ma anche di evitare spese non indispensabili o non ricollegabili in modo diretto ed immediato ai fini pubblici assegnati alle singole strutture amministrative, astenendosi dall’effettuare spese di rappresentanza, ed evitando di organizzare convegni, o altri eventi non strettamente indispensabili. Infine è stata ricordata l’esigenza di osservare scrupolosamente le disposizioni contenute nel codice etico di ciascuna amministrazione, con particolare riferimento a quelle relative al divieto, per i dirigenti pubblici, di accettare regali e omaggi di qualsiasi natura di valore superiore a 150 euro, tali da non poter essere interpretati, da un osservatore imparziale, come finalizzati ad acquisire vantaggi in modo improprio. In ogni caso, i regali di valore superiore devono essere restituiti, ovvero ceduti all’Amministrazione di appartenenza.
La lettera è indirizzata «Ai signori Direttori delle Agenzie fiscali Ai Signori Capi dei Dipartimenti del Ministero Al Comandante generale del Corpo della Guardia di finanza Al Direttore generale dell’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato Al Rettore della Scuola superiore dell’economia e delle finanze». Si ricordano le misure di contenimento dei conti pubblici invitando quindi ad evitare spese non indispensabili: «Ad esempio, spese di rappresentanza, convegni e consulenze», e si chiede che «i comportamenti degli amministratori pubblici siano ispirati al principio di assoluta sobrietà. A questo fine, in via meramente esemplificativa e non esaustiva, occorrerà - in linea generale - astenersi con estremo rigore dall’effettuare ogni spesa di rappresentanza. Solo in casi del tutto eccezionali, riferibili a rapporti con Autorità estere, si potranno effettuare, comunque previa espressa autorizzazione, spese di modico valore». Inoltre - prosegue la direttiva di Monti - è necessario evitare l’organizzazione di convegni, celebrazioni, ricorrenze e inaugurazioni, anche quando questi ultimi costituiscano tradizionali impegni della Struttura che li indice». Del resto, si spiega, oltre ai costi vivi, eventi del genere sottraggono «numerosi dipendenti, ad ogni livello, al quotidiano impegno lavorativo». Se proprio necessario, «si utilizzerà di norma la giornata del sabato e si avrà cura di evitare qualsiasi spesa, utilizzando strutture interne all’Amministrazione».
 
 
6 - La Nuova Sardegna / Pagina 29 - Sassari
Napolitano ospite della città 
Il capo dello Stato inaugurerà il museo di Casa Manno 
ANDREA MASSIDDA
Alghero. È ufficiale: tra dodici giorni il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sarà ad Alghero per inaugurare il museo dedicato a Giuseppe Manno, lo statista nato nella città catalana nel 1786.
Ospite dell’Università di Sassari per le celebrazioni dei 450 anni dell’ateneo turritano, il capo dello Stato il 21 febbraio taglierà prima il nastro del nuovissimo Auditorium del capoluogo, poi si dirigerà verso la Riviera del Corallo. Giorgio Napolitano è il primo presidente della Repubblica italiana ad arrivare in visita ufficiale nella città catalana, anche se è noto a tutti che Francesco Cossiga era solito passarci parte delle sue vacanze. È dunque un grande omaggio quello che il Colle sta riservando ad Alghero, che infatti adesso si prepara all’accoglienza predisponendo un maquillage delle principali strade e piazze.
La settimana scorsa il Comitato per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia aveva formalizzato l’invito al Quirinale motivando l’istanza con l’inaugurazione del museo ricavato nella casa natia di Giuseppe Manno, che fu presidente del senato sia del Regno di Sardegna sia del Regno d’Italia. E la risposta positiva del presidente della Repubblica è arrivata immediatamente. Tanto che domani a Sassari è previsto un vertice in prefettura al quale parteciperanno, oltre al sindaco di Sassari Gianfranco Ganau, anche il commissario Michele Casula, l’uomo che ha ricevuto l’incarico di guidare l’amministrazione algherese sino alle elezioni comunali in programma la prossima primavera. Durante l’incontro saranno studiati gli itinerari e illustrate tutte le misure di sicurezza che un evento così eccezionale richiede.
In attesa del taglio del nastro, al museo gli operai del Comune stanno velocemente terminando gli ultimi lavori. Il restauro dell’immobile - ora dato in concessione alla Fondazione Siotto, l’ente morale presieduto dal professor Aldo Accardo -, sono costati seicentomila euro. Al primo piano del palazzo è stata allestita un’esposizione permanente con notizie, reperti e materiali di ogni tipo sulla vita e le opere del politico algherese. La biblioteca di Manno è considerata di straordinario prestigio.
 
 
7 - La Nuova Sardegna / Pagina 2 - Fatto del giorno
Il Dna di 15mila sardi rischia di essere triturato dal crac del San Raffaele 
CAGLIARI. Il Dna di quindicimila sardi è in liquidazione. Sulla carta per le industrie farmaceutiche, vale almeno quattro milioni di euro, ma potrebbe esser venduto a un prezzo stracciato e in più c’è il pericolo che possa finire nelle mani di chicchessia, e sarebbe un disastro. Il tutto perché la società Shardna, che ha sede nel parco scientifico e tecnologico di Pula ed è proprietaria della banca dati, è finita stritolata, triturata nel crac dell’Ospedale San Raffaele di Milano. Faceva parte di quella galassia sterminata e zeppa di debiti voluta da Don Verzè, ma al momento del concordato preventivo, deciso dal tribunale di Milano, è stata scaricata e dichiarata «non interessante» prima dalla vecchia Fondazione e poi dalla nuova proprietà, il Bambin Gesù di Roma.
Shardna è in liquidazione e presto quello che resta del patrimonio sarà messo all’asta per ripianare i debiti. Ieri c’è stato un incontro fra i sindacati e l’assessore all’Industria Alessandra Zedda, è sua la competenza, il contratto di lavoro è quello dei chimici, per fermare le procedure, ridare uno stipendio ai dieci dipendenti, non lo ricevono da settembre, ed evitare soprattutto che «la bio-banca finisca sul mercato». L’impegno della Regione c’è stato, ma potrebbe non bastare. Il commissario liquidatore, Gianluigi Galletta, è già al lavoro e se non arriverà un acquirente la società sarà sciolta, è inevitabile, e il Dna venduto, anche questo scontato. Ebbene, il Dna non è uno scatolone di maglioni da piazzare ai saldi, contiene un’infinità di dati sensibili e appetibili per le multinazionali, che da quelle provette ci ricavano brevetti e farmaci, cioè soldi. A partire dal 2000, i campioni sono stati raccolti dai ricercatori di Shardna: biologi molecolari, geneaologisti e informatici. Ovviamente il tutto col consenso degli abitanti di dieci comuni dell’Ogliastra (Baunei, Escalaplano, Loceri, Perdasdefogu, Seui, Seulo, Ussassai, Urzulei, Talana e Triei), e poi li hanno catalogati, studiati e archiviati. Adesso sono custoditi nel Banco regionale genetico di Perdasdefogu: fino a quando? Fino al giorno in cui qualcuno non chiederà di comprarli e, a quel punto, il commissario liquidatore dovrà venderli. Ma a chi? Per chi si occupa di bilanci, l’identità del compratore non può far la differenza, quello che conta, in questi casi, è solo l’entità dell’offerta, non certo chi la presenta. Il rischio è proprio questo: che quel Dna finisca sotto chissà quale controllo e soprattutto chissà per quali scopi.
Un’eccellenza. Shardna è fondata nel 2000 da Renato Soru, allora proprietario di Tiscali e non ancora entrato in politica. È lui il socio di maggioranza con l’82 per cento delle azioni, ha investito una decina di miliardi delle vecchie lire, mentre il resto delle quote è diviso fra Banco di Sardegna, Cnr, Sfirs e la Casa di cura Tommasini. La presentazione è in grande stile, quel giorno a parlare per tutti è il primo direttore scientifico di Shardna, Mario Pirastu. Lui racconta e il mondo della ricerca applaude. Perché la neonata Spa si presenta come «la prima società in Italia che grazie all’incontro tra pubblico e privato, sarà impegnata nel settore della genomica». La mission sarà studiare l’Ogliastra: «Territorio abitato da popolazioni che sono state isolate per secoli e quindi costituiscono un modello ideale in termini genetici, demografici e ambientali per l’identificazione delle cause genetiche delle malattie multifattoriali comuni». Dovrà essere un’eccellenza, questo è l’obbiettivo, tanto che Soru dirà: «Non produrrà un euro di utile e dovrà occuparsi di debellare le malattie che colpiscono i sardi». Lo farà con gli studi sull’ipertensione e la calcolosi renali da acido urico.
Il declino. Non tutto però va come dovrebbe. L’ingresso di Soru in politica, sarà eletto governatore nel 2004, provoca i primi contraccolpi su Shardna, che finisce nella bufera del conflitto d’interessi, insieme a Tiscali, per aver vinto tre appalti pubblici. In Consiglio, il presidente ribatterà seccato alle accuse. Nel frattempo però Shardna affanna, è in crisi, vacilla. Cambiano amministratore delegato e direttore scientifico, e soprattutto mancano i soldi. È il 2009 quando Soru, dopo aver perso le elezioni, sceglie Tiscali e mette in vendita Shardna. A comprarla, scatenando altre polemiche, è la Fondazione San Raffaele, impegnata tra l’altro nella costruzione dell’ospedale di Olbia. È Soru, come lui stesso racconterà, a proporre l’affare a Don Verzè, che compra per tre milioni di euro. È l’inizio della fine.
 
      


 

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8 - MetroNews / Pagina 17 - Lettere e opinioni

 

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