Cent’anni di isolitudine. Analisi della lingua del cinema in Sardegna dal 1916 al 2013
Myriam Mereu
Primo
2015-01-01
Abstract
«Il cinema è fatto anche di parole» (Raffaelli 2001, 855). La mia ricerca prende avvio da questa semplice, forse ovvia, constatazione: si tratta, nella sua essenzialità, di una verità lampante. Per un «cinema in gran parte di parola» (Maraschio 1987, 83) come quello italiano, grande attenzione meritano le lingue e i dialetti impiegati dagli attori sul grande schermo, sia perché le lingue sono gli strumenti dell’interazione tra i personaggi e della comunicazione rivolta al pubblico, sia perché una particolare scelta linguistica sottintende un ampio spettro di funzioni espressive. Dall’epoca del muto fino al plurilinguismo della produzione odierna, il cinema italiano ha attraversato diverse fasi linguistiche che ne hanno plasmato l’ossatura e il carattere: nonostante le iniziali perplessità di registi, attori, critici e intellettuali3, il film sonoro o parlato ha contribuito alla diffusione della lingua italiana su tutto il territorio nazionale e ha permesso lo sdoganamento di tutti i dialetti e delle lingue minoritarie parlate in Italia, tra cui il sardo. Il presente intervento verte, infatti, sull’analisi del parlato dei film realizzati in Sardegna nell’arco di quasi un secolo (1916–2013).File | Dimensione | Formato | |
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