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ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
19 February 2012
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
Lunedì e martedì la visita di Napolitano
Intanto, Presidente, benvenuto in Sardegna
PAOLO FIGUS
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano viene per due giorni in visita in Sardegna per le celebrazioni dell’Unità d’Italia. Fra i presidenti che si sono succeduti in oltre sessant’anni di storia repubblicana, Napolitano è quello che maggiormente si è speso per l’unità sostanziale, oltre che formale, del nostro Paese contribuendo, anche in questi anni difficili, a mantenere e a preservare il sentimento di appartenenza di tutti gli italiani alle istituzioni nazionali della Repubblica e alla bandiera tricolore, che ne è il simbolo.
La Sardegna, tuttavia, benché abbia contribuito con il sangue dei suoi figli fatti soldati valorosi della Brigata Sassari in diverse occasioni, compreso il contributo di vite umane durante la prima guerra mondiale per difendere il territorio nazionale e i suoi confini; la Sardegna, nonostante abbia fornito fondamenta istituzionali solide al processo di annessione delle varie regioni diventate italiane, fondamenta costituite dallo Statuto Albertino del regno di Sardegna e Piemonte del 1848; nonostante lo Statuto del Regno sardo-piemontese sia rimasto in vigore fino alla promulgazione della Costituzione repubblicana per ben cento anni: ecco, nonostante tutto questo la Sardegna è rimasta indietro rispetto agli stessi territori annessi e molta strada le rimane da fare per eguagliare quei territori sul piano economico e infrastrutturale.
Certo, la pur larga, ma comunque insufficiente, autonomia non è stata gestita al meglio dalla classe politica sarda degli ultimi sessant’anni; certo, la propensione dei sardi a intraprendere e a rischiare non eguaglia quella lombarda; certo, noi sardi siamo specialisti nel dividerci quando dovremo essere uniti nel pretendere ciò che è nostro e che ci spetta, mentre siamo uniti nel cantare le lodi dei peggiori imprenditori che sbarcano qui dal continente italiano, imprenditori (non tutti per la verità e per fortuna) che meglio sarebbe definire prenditori.
Certo, tutto ciò riguarda le nostre responsabilità e di queste la classe dirigente sarda, quella politica, imprenditoriale, sindacale e burocratica, deve farsi carico e porvi rimedio. Siamo stanchi e stufi delle litanie lamentose e rivendicazioniste di coloro che col cappello in mano, come succedeva nella Sardegna dell’Ottocento al cospetto della corte reale, si presentano quasi genuflessi a chiedere l’elemosina per la Sardegna. Stanchi e stufi di coloro che ancora oggi pensano di fondare la propria carriera politica, o imprenditoriale, o sindacale, o burocratica, privi di consapevolezza di cosa siamo stati, di come siamo oggi e di dove vogliamo andare. Stanchi e stufi dell’attivismo di chi in realtà nel nome della Sardegna e della difesa dei suoi diritti vuole solo conquistare una poltrona più comoda e, una volta ottenuta, dimostra tutti i propri limiti.
Tutto questo è affare nostro.
Esiste però un rapporto sbilanciato tra la Sardegna e lo Stato centrale per il quale questa terra è stata prima storicamente trascurata, poi abbandonata e quindi tenuta ai margini di un processo di crescita economica che negli ultimi 150 anni ha visto gran parte del restante territorio nazionale svilupparsi e diffondere benessere per la popolazione. Forse è ora di porre rimedio a questo squilibrio in modo serio e concreto, lasciando fuori dalle porte di ingresso alla nostra isola la retorica tipica di coloro che sanno solo parlare, di coloro che sono soltanto bravi in orale.
Poiché il Presidente Napolitano, uomo del sud e interprete autentico e credibile di una unità nazionale che non può e non deve essere solo formale, detiene, per le ben note circostanze politiche contingenti, il potere di incidere in modo concreto su questo Governo, si faccia carico, come massimo esponente istituzionale di questo Paese, della parte di responsabilità dello Stato centrale rispetto alla Sardegna.
Noi ci faremo carico delle nostre responsabilità, consapevoli tuttavia che il contributo fornito all’unità prima e per il suo mantenimento e la sua tutela poi, ci qualifica in un solo modo: creditori.
E, come si sa, il debito prima o poi va estinto, pena il diffondersi, perché già rinato, di un sentimento indipendentista che mal si concilierebbe col sentimento unitario nazionale così pervicacemente ed efficacemente difeso da Napolitano.
Intanto, Presidente, benvenuto in Sardegna.


2 - L’Unione Sarda / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Il capo dello Stato sarà domani a Cagliari, martedì le tappe a Sassari e Alghero
L’ISOLA SI AFFIDA A NAPOLITANO
Cappellacci: gli chiederò aiuto nel confronto con Monti
Gli parleranno della crisi economica che stritola la Sardegna. Elencheranno le industrie che sbaraccano, dal Sulcis in poi; gli ricorderanno i problemi dei trasporti e dell’energia. Sentirà citare formule un po’ ermetiche, come vertenza entrate e patto di stabilità. Giorgio Napolitano è un signore che va verso l’87esima primavera, frequenta il Parlamento dal 1953 (Ugo Cappellacci, tanto per dire, sarebbe nato sette anni dopo), e oggi è tra i pochissimi uomini politici che si salvano dalla sfiducia degli italiani. Logico che, al suo arrivo in Sardegna (domani a Cagliari, martedì a Sassari e Alghero), tutti vogliano caricare sulle sue spalle le speranze di rinascita dell’Isola.
I NODI Il presidente della Repubblica verrà sprovvisto di bacchetta magica, e del resto nessuno potrebbe da solo garantire il superamento di arretratezze epocali. Però Napolitano, con la sua storia personale, non soltanto rappresenta lo Stato: lo incarna, si identifica con quella stessa Repubblica che presiede. Ecco perché Cappellacci, accogliendolo in Sardegna, gli parlerà dei «tanti nodi irrisolti nel rapporto tra Stato e Regione, che ha regalato gioie e dolori fin dal momento dell’unificazione».
Presentando alla stampa la visita quirinalizia, il governatore va dritto al punto: «Chiederò l’aiuto del capo dello Stato, gli rappresenterò gli aspetti critici noti a tutti». Come «un modello industriale superato dalla globalizzazione. O il fatto che siamo l’unica regione che non ha autostrade, metano, ferrovie elettrificate». Per non parlare della vicenda Tirrenia: «Un’infamia che ha causato danni incalcolabili alla nostra economia».
L’APPELLO Su quella che è stata chiamata vertenza Sardegna , ricorda Cappellacci, «è stato aperto un confronto col governo Monti. Mi aspetto che Napolitano, strenuo difensore della crescita omogenea di tutto il Paese, dia un contributo per guidare il rapporto col nuovo esecutivo». Niente vittimismo né assistenzialismo: «L’Isola rivendica ciò che le spetta per autodeterminarsi. E vuole fare la propria parte per lo sviluppo del Paese, ma chiede di essere messa in condizione di farlo».
IL PROGRAMMA Il governatore, insieme alla presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo, seguirà Napolitano in tutto il suo tour sardo, che inizierà domattina con l’atterraggio all’aeroporto militare di Decimomannu. Prima tappa, alle 10.40, l’inaugurazione della scultura “Pietra tricolore”, di Pinuccio Sciola, nel piazzale della stazione marittima del porto di Cagliari. Alle 11 l’incontro col sindaco Massimo Zedda e con Giunta e Consiglio comunale, nella sala Figari del Municipio.
Alle 11.35, al teatro Lirico, il convegno dal titolo “Il contributo della Sardegna all’Unità d’Italia”. La visita, inizialmente prevista a novembre 2011, rientra infatti nelle celebrazioni per i 150 anni dell’unificazione. «Al centro del convegno ci sarà il ruolo della Sardegna nel Risorgimento», spiega il docente Aldo Accardo, presidente del comitato sardo per i 150 anni, nella conferenza stampa con Cappellacci e l’ex sindaco di Cagliari Emilio Floris, anche lui componente del comitato.
Dopo pranzo Napolitano (alla presenza di Cappellacci) riceverà i genitori di Rossella Urru, la cooperante di Samugheo rapita in Algeria. Alle 16.35 farà visita al Consiglio regionale: dettagli ancora da definire, l’unica certezza è il saluto della presidente Lombardo. «Diremo che è ora che lo Stato faccia la sua parte e chiuda le tante vertenze con l’Isola», anticipa il vicepresidente Michele Cossa, leader dei Riformatori. «L’attesa è tanta, forse esagerata», riflette il capogruppo del Pdl Mario Diana: «Ci aspettiamo risposte concrete e decise».
CON I LAVORATORI Dopo la tappa in Consiglio, il presidente ascolterà a palazzo Viceregio i lavoratori delle aziende in crisi (Alcoa, Eurallumina, Vinyls e altre), e poi i vertici dei sindacati, delle associazioni delle imprese e delle Camere di commercio. Ma ci sono anche movimenti che Napolitano non incontrerà, per via del rigido protocollo della visita. Come i pastori di Felice Floris, le partite Iva e altri, che dovrebbero radunarsi domattina in viale Trento a Cagliari: sono possibili proteste lungo i percorsi del corteo presidenziale.
Dopo una notte trascorsa all’hotel Regina Margherita, Napolitano lascerà Cagliari martedì mattina diretto a Sassari: alle 10.50 parteciperà, nel nuovissimo auditorium comunale, al convegno sui 450 anni dell’Università turritana, e riceverà l’omaggio del Candeliere d’oro speciale. Ultima tappa, alle 17 ad Alghero, l’inaugurazione della casa museo dedicata a Giuseppe Manno.
Giuseppe Meloni
 
 
3 - L’Unione Sarda / Commenti (Pagina 13 - Edizione CA)
Punti di vista
Se la Regione ostacola la ricerca sociologica
Sono una sarda, ricercatrice di Sociologia, preparo un dottorato in una università del Regno Unito. Sto conducendo un’indagine presso alcuni assessorati della Regione Sardegna. Alcune settimane fa ho consegnato a un campione di funzionari regionali un questionario che mi servirebbe per completare la mia ricerca. Esperienza deludente, con poche eccezioni. Nel primo assessorato, grande disponibilità dell’Ufficio relazioni col pubblico, che mi ha segnalato i dirigenti più disponibili a collaborare. Ma in altri assessorati, per somministrare un questionario, serve addirittura l’autorizzazione del direttore generale (arrivata dopo la mia visita). Alcuni funzionari hanno accolto come un’eresia il fatto che mi permettessi di fare domande. Nonostante l’aiuto di due impiegate, solo dopo varie sollecitazioni sono riuscita a ottenere indietro pochi questionari. Il continuo procrastinare ha lo scopo di farmi desistere, è chiaro che nessuno ha intenzione di collaborare. Capisco che tutti siano impegnati, ma di fatto la mia richiesta è stata ignorata. Non sto giocando, sto facendo una ricerca, cosa dignitosissima. Ho dei tempi di consegna, aspetto da quasi un mese. Per via di questo muro, dovrei rinunciare a studiare la mia regione? Alcuni assessori hanno risposto personalmente alle mie email, fissando appuntamenti con molta disponibilità. Chi mi fa aspettare così non ci fa bella figura. Che cosa dovrei dire ai miei esaminatori quando consegnerò la ricerca? Questa resistenza fa sembrare la Regione una torre d’avorio in cui non puoi entrare se nessuno ti autorizza e tu non lo puoi chiedere nemmeno se è veramente necessario.
Lettera firmata
Così è, gentile lettrice. Si meraviglia? I cittadini-sudditi lo sperimentano ogni giorno. Con poche eccezioni. (d. p.)
 
 
4 - L’Unione Sarda / Provincia di Cagliari (Pagina 49 - Edizione CA)
SAN SPERATE. Produzioni nell’Isola inferiori alle forti richieste del mercato
UNA PAPPA REALE SUPERSTAR
Quella sarda classificata la migliore al mondo 
La migliore del mondo. La pappa reale sarda per le sue caratteristiche chimiche e fisiche legate evidentemente al territorio, ha elementi nutritivi che la rendono davvero unica. A dimostrato è stato uno studio condotto dall’Università di Sassari: contiene meno acqua, ha percentuali di sostanze attive tra le più alte in assoluto. E di questa unicità gli apicoltori sardi (e non solo) ne vogliono fare un punto di forza per combattere la crisi economica.
La verità è saltata fuori durante un corso di alta formazione per produttori di pappa reale promosso dalla Cooperativa Apistica Mediterranea. Un meeting (primo nell’Isola) che ha fatto emergere un altro dato: il numero esiguo di produttori di pappa reale a dispetto di una richiesta sul mercato che avrebbe bisogno di ben altre risposte.
IL PASSATO «Agli inizi del Duemila eravamo circa venti tecnici, ora siamo un’ottantina e speriamo di poter crescere perché sono tanti i motivi positivi che devono spingerci ad aumentare la produzione di pappa reale», dice Francesco Caboni dell’Apistica e membro anche di Op Apicoltori sardi. Ne è fermamente convinto lui, ne è convinto suo padre Salvatorangelo Caboni, fondatore nel 1995 dell’Apistica mediterranea, la più grande azienda di miele della Sardegna.
IL MEETING Iniziato venerdì, è organizzato da Opas Terrantiga e dal Copait-Consorzio Pappa reale Italiano. «C’erano tanti agricoltori che non riescono a vivere di sole coltivazioni e che hanno espresso un forte desiderio di cimentarsi con l’apicoltura e vogliono imparare a produrre la pappa reale. I numeri sono dalla loro parte. Puntare sulla produzione della pappa reale può essere una integrazione all’attività apistica ma anche un vero lavoro. Stiamo investendo in formazione dando la possibilità a tanti apicoltori sardi di entrare in contatto con le eccellenze della produzione nazionale. Speriamo che la Regione comprenda quanto grande sia il potenziale dell’apicoltura che dimostra di poter creare fonti di reddito, ma per fare questo abbiamo bisogno anche dell’appoggio della politica. Produrre pappa reale permette di avere un guadagno lordo di 18 euro per ora di lavoro», spiega Francesco Caboni. Per Bruno Pasini, esperto nazionale nella produzione delle regine e della pappa reale, «la produzione di pappa reale in Italia è aumentata con percentuali a doppia cifra grazie alle nuove tecniche di produzione e di gestione delle api specializzante. La maggior parte della sua vendita è di origine cinese ma ha anche avuto problemi per la presenza di pericolosi antibiotici».
I DATI Nell’Isola si producono dai 50 ai 100 chili di pappa reale, nella penisola 3 mila e 500 chili. La richiesta? Dieci volte superiore. Ciò che manca al mercato nazionale arriva da Oriente: 175 mila chili di pappa reale che si trovano tra i banchi di erboristerie e farmacie.
Maura Pibiri
 
 
5 - L’Unione Sarda / I nostri soldi (Pagina 18 - Edizione CA)
Deducibili le spese sostenute per i contratti
Studenti fuori sede: un aiuto sugli alloggi
La legge comunitaria 217 del 2011, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 2 gennaio scorso, introduce la detraibilità Irpef per i canoni derivanti da contratti di locazione e di ospitalità per gli studenti iscritti a un corso di laurea presso un’università ubicata nel territorio di uno Stato membro dell’Unione europea o in uno degli Stati aderenti all’accordo sullo spazio economico europeo.
In pratica, viene ampliata la detrazione del 19% sui canoni di locazione «derivanti - si legge - dai contratti stipulati o rinnovati ai sensi della legge 9 dicembre 1998, n. 431, e successive modificazioni, dagli studenti iscritti a un corso di laurea presso una università ubicata in un comune diverso da quello di residenza, distante da quest’ultimo almeno 100 chilometri e comunque in una provincia diversa, per unità immobiliari situate nello stesso comune in cui ha sede l’università o in comuni limitrofi, per un importo non superiore a 2.633 euro».
La detrazione amplia il suo raggio d’azione affinché possano usufruirne anche coloro che alloggiano presso pensioni o strutture di altro tipo. Compresi, quindi, nel regime di favore anche i contratti di ospitalità e gli atti di assegnazione in godimento o locazione. Con la stessa modifica, si introduce lo sconto per gli affitti pagati a collegi universitari, enti per il diritto allo studio, organismi senza fini di lucro e cooperative. Escluse, invece, le sublocazioni.
 
 
6 - L’Unione Sarda / I nostri soldi (Pagina 15 - Edizione CA)
La riforma del Governo punta sul “contratto di primo ingresso” per i giovani
L’APPRENDISTA STREGA IL MERCATO
Imprese sedotte dagli incentivi per chi offre occupazione
Meno contratti di lavoro, meno precarietà per i giovani. È l’asse su cui gira il progetto di riforma del mercato del lavoro che da domani torna al tavolo di discussione tra Governo e parti sociali. Una riforma che parte proprio dal riordino dei contratti di lavoro: è il «primo aspetto» da cambiare, ha detto venerdì il ministro Elsa Fornero al Consiglio Ue affari sociali e occupazione, perché «in Italia ci sono troppe tipologie di contratti che hanno creato molta precarietà specie fra i giovani». Il ministro ha ribadito l’intenzione del Governo di chiudere la partita entro marzo, «con il massimo consenso sociale e dialogo con le parti sociali».
Riflettori accesi, dunque, sul contratto di apprendistato, il cui rafforzamento è punto condiviso di Governo, sindacati e imprese, perché si rivolge ai giovani e perché, come la lunga esperienza sul campo dimostra (è del 1925 la prima legge in materia), rappresenta un efficace ed efficiente “contratto di primo ingresso”, sia per le imprese che per i lavoratori.
Le regole di oggi sono targate Sacconi. È stato l’ex ministro del Lavoro, infatti, a operare l’ultimo restyling dando vita a uno specifico Testo Unico. Tre i percorsi di formazione e lavoro previsti: apprendistato per la qualifica e il diploma professionale; apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere (quello preferito dalle imprese); apprendistato di alta formazione e ricerca. Con il primo tipo possono essere assunti, in tutti i settori di attività, anche per assolvere l’obbligo d’istruzione, i soggetti con almeno 15 e fino a 25 anni di età. La durata può al massimo arrivare a tre anni, quattro se si tratta di un diploma regionale. Con il contratto di mestiere (o apprendistato professionalizzante) possono essere assunti, in tutti i settori di attività, pubblici o privati, i soggetti d’età compresa tra 18 e 29 anni (17 anni se in possesso di qualifica professionale), al fine di conseguire una qualifica professionale.
La durata non può andare oltre i tre anni, cinque per le figure professionali dell’artigianato. Infine, con l’apprendistato di alta formazione e di ricerca possono essere assunti, in tutti i settori di attività, pubblici o privati, i soggetti di età compresa tra 18 e 29 anni (17 anni se in possesso di qualifica professionale), al fine di svolgere attività di ricerca; di conseguire un diploma d’istruzione secondaria superiore, un titoli di studio universitario o di alta formazione, compresi i dottorati di ricerca; per la specializzazione tecnica superiore, nonché per il praticantato finalizzato all’accesso ad una professione.
Caratteristica dell’apprendistato, che da sempre gli ha dato appeal nelle imprese, è la previsione di un tris d’incentivi. Il primo, di tipo retributivo, consiste nella possibilità d’inquadrare l’apprendista in un livello inferiore rispetto alla categoria spettante in base al Ccnl. L’incentivo normativo esclude gli apprendisti dalla forza lavoro evitando all’impresa d’incappare in speciali obblighi (ad esempio quello sulle assunzioni obbligatorie). Ultimo incentivo riconosce all’impresa il diritto di versare una ridotta contribuzione per tutta la durata dell’apprendistato ed anche per un anno dopo l’eventuale conversione in rapporto a tempo indeterminato.
Daniele Cirioli
 
 
7 - L’Unione Sarda / Cagliari Quartieri (Pagina 29 - Edizione CA)
Viale sant’ignazio
Borse di studio per ragazzi rom
Per il decimo anno, la Fondazione Anna Ruggiu, con sede in viale Sant’Ignazio, bandisce un concorso per l’assegnazione di borse di studio destinate a studenti di etnia Rom. L’importo complessivo minimo è 6 mila euro, salvo ulteriori aggiunte, destinati ai giovani che frequentino con profitto le scuole superiori nell’Isola.
L’iniziativa è finalizzata a incentivare e sostenere economicamente la scolarizzazione dei ragazzi Rom. È intendimento della Fondazione continuare a seguire i più meritevoli sino agli studi universitari. Le segnalazioni dei giovani da proporre per l’assegnazione della borsa possono essere effettuate da dirigenti scolastici e docenti entro il 10 marzo all’indirizzo Fondazione Anna Ruggiu onlus, c/o Gianni Loy, viale Sant’Ignazio 38, 09123 Cagliari. In alternativa Gloy46@tiscali.it. (p. l.)
 


 
LA NUOVA SARDEGNA 
 
8 - La Nuova Sardegna / Pagg. 1 e 4 - Sardegna
Dal Quirinale a Sassari 
MANLIO BRIGAGLIA 
Di tutti i presidenti della Repubblica che si sono succeduti al Quirinale, tre non sono mai venuti in Sardegna.
O per lo meno non ci sono venuti da presidenti in visita ufficiale: per intenderci, Leone non è mai venuto, Saragat e Scalfaro ci sono venuti da ministri oppure in forma non ufficiale. E in visita ufficiale, a Sassari, non è mai venuto neppure il sassarese Cossiga: diceva, scherzando, che i sassaresi non gli avrebbero mai perdonato di arrivare con un corteo colorato di guardie, alte uniformi e bande musicali. (Di Segni dicevano invece, sorridendo, che ci veniva ogni fine settimana). Del resto, nell’Italietta dei primi sessant’anni nessun presidente del Consiglio si era mai avvicinato alla Sardegna, anche se alla Reggia Nuragica un vecchissimo custode raccontava il suo incontro con Giolitti (per parte loro i re venivano di frequente, e le ultime principesse amavano molto andare a caccia sulle montagne di Villanova). Il presidente Napolitano, invece, rischia di entrare nel piccolo piccolo Guinness dei primati di casa: quando tornerà a Sassari, in marzo, per ricevere la laurea honoris causa sarà la terza volta, dopo la visita del 30 aprile del 2007 a Oristano e Ghilarza per onorare la memoria di Gramsci e questa annunciata per domani. Il primo presidente a venire in Sardegna fu Luigi Einaudi. Arrivò il 17 ottobre 1951 a bordo dell’incrociatore Andrea Doria richiamato da una dolorosa emergenza: un furioso triduo di nubifragi fra Sarrabus e Nuorese, che fece 5 morti, isolò per giorni Nuoro e una decina di paesi della Barbagia (dovettero rifornirli di cibo gli aerei militari). Visitò il Sarrabus, non riuscì a entrare in Barbagia. La seconda volta fu sette anni dopo, il 2 febbraio del 1956, quando Giovanni Gronchi visitò Cagliari e Sassari. il viaggio fu segnato da una sorta di incidente diplomatico perché a Cagliari il cerimoniale aveva previsto che l’arcivescovo avesse la precedenza sui parlamentari, e Lussu (giustamente, ma al modo delle grandi dispute protocollari dei Parlamenti sardi d’età d’etàspagnola) protestò ufficialmente: i parlamentari pci e psi non si presentarono ad accogliere il presidente, l’«Osservatore romano» parlò di offensiva intolleranza anticlericale. Tra il 10 e il 2 giugno 1982 Sandro Pertini venne con il presidente Spadolini a Sassari e alla Maddalena. A Sassari la mattina Pertini ricette l’omaggio di una coloratissima «Cavalcata», di cui Bainzu Piliu profittò per consegnare al presidente un cahier de doléances sui mali della Sardegna. Alle tre del pomeriggio inaugurò il monumento alla Brigata «Sassari» nella pineta di Baddimanna, poi arrivò, baldanzoso e fresco come un giovinotto, all’Università, dove il prof. Tullio Fazzolari, successore di Segni alla cattedra romana di Procedura civile, ricordò le doti scientifiche del presidente sassarese e, se posso citarmi, io parlai del «Segni sardo». Ci fu, mentre parlavo, un momento di suspence: un funzionario si avvicinò a Spadolini, gli mormorò qualcosa, Spadolini si alzò di scatto e corse fuori. Si seppe dopo che pochi momenti prima la Confindustria aveva denunciato gli accordi del 1975 sulla scala mobile. La mattina dopo il presidente e il premier furono a Caprera: cadeva il centesimo anniversario della morte di Garibaldi, e la cerimonia fu solenne e sinceramente partecipata. Quando venne Carlo Azeglio Ciampi, nel febbraio del 2004, a Sassari e Oristano, qualcuno ricordò (con piccolo orgoglio municipale, è stato scritto) che Ciampi all’Università di Sassari ci era già stato: esattamente in un breve periodo dell’estate 1944 quando, trasferito da ufficiale in Sardegna, si era iscritto a Giurisprudenza, sebbene fosse già laureato in Lettere alla Normale di Pisa. Nel giro di pochi giorni, però, fu ritrasferito in Continente: e, da uomo saggio, chiese all’Università di rifondergli quel poco di tasse che aveva pagato. L’Università non rispose.
 
 
9 - La Nuova Sardegna / Pagina 1 - Prima Pagina
DOMANI A CAGLIARI, POI A SASSARI 
I giovani dell’ateneo a Napolitano: «Dateci un futuro» 
SASSARI. L’appello che gli studenti dell’università di Sassari rivolgeranno martedì a Napolitano, che inizia domani da Cagliari la sua visita in Sardegna, è chiaro: «Chiediamo idee moderne e più risorse finanziarie per la cultura e l’istruzione».
 
Pagina 5 - Sardegna
Il Capo dello Stato da domani nell’isola: cosa chiedono i giovani dell’ateneo sassarese
GLI STUDENTI: IDEE NUOVE E FONDI ALLA CULTURA
Lasciare l’isola non spaventa ma si teme per il dopo-laurea
PIER GIORGIO PINNA 
Sassari. Per pranzo gli studenti arrivano tre-quattro alla volta. Jeans e giubbini sportivi. Cellulari alla mano. Sms frenetici. Una selva di ipod e auricolari. Prima, una sosta all’ingresso della mensa universitaria, di fronte all’ospedale. Poi, via di corsa per le scale sino alla sala che ogni giorno distribuisce oltre mille pasti. Oggi è sabato. C’è meno affluenza del solito. Così è più semplice trovare il tempo per rispondere a qualche domanda sulla visita che martedì Napolitano farà a Sassari per i 450 anni dell’ateneo.
 E spesso sono risposte contrassegnate da un unico, forte appello al presidente: «Chiediamo idee moderne e più risorse finanziarie per la cultura - dicono un po’ tutti - Soltanto investendo nell’istruzione e nella conoscenza potremo trovare lavoro e contribuire allo sviluppo della Sardegna». Documentatissimi, a corredo delle loro argomentazioni snocciolano cifre, dati, tabelle, grafici. Il tempo del pressappochismo, da queste parti, è finito da un pezzo. Il discorso non cambia dentro le facoltà che stanno trasformandosi in mega-dipartimenti chiamati a tenere insieme i compiti della didattica e della ricerca.
 Certo, nel clima di Carnevale, la giornata prefestiva ha spinto numerosi studenti a disertare la normale attività negli istituti. Ma durante la mattinata di sabato le presenze in diverse biblioteche e nelle varie aule sparse per la più antica università dell’isola sono superiori alle previsioni. E lungo i corridoi, con in mano libri e tablet, si possono vedere soprattutto ragazze, le stesse che da tempo hanno raggiunto la superiorità numerica in quasi tutti i corsi di laurea.
 A Lettere e filosofia è iscritta Elisa Manca, algherese, 22 anni al 1º del biennio del corso magistrale dopo la laurea triennale: «Se dovessi dire in che cosa consistono le nostre difficoltà rispetto ai colleghi di altre parti d’Italia, dovrei cominciare dai trasporti - spiega - Io sono una pendolare. Tutti i giorni viaggio da Alghero a Sassari. Così tutti i giorni affronto limiti rappresentati da treni sporchi, linee ferroviarie vecchie, orari scomodi. Ecco, per prima cosa, vorrei che l’isola avesse collegamenti efficienti come altre regioni». E se Elisa Manca non si lamenta del livello qualitativo dell’ateneo perché segue un corso con pochi iscritti e quindi ottiene spesso la disponibilità dei docenti, si preoccupa invece per le prospettive. «Ho scelto di studiare ciò che mi piace, ma ho già capito che per questo dovrò andar via da Sassari e da Alghero - dice - Sul fronte del lavoro, per il momento, vedo insomma l’impossibilità di mettere a frutto qui da noi gli investimenti fatti acquisendo in questi anni conoscenze e saperi». Consapevole delle chance offerte dall’internalizzazione, comunque, Elisa farà il 5º anno in Germania e sa di poter restare all’estero. «Ma vorrei che fosse una scelta, non un obbligo - puntualizza - Da un capo dello Stato che ha fatto molto per la formazione di un governo tecnico mi aspetterei adesso, nei limiti dei suoi poteri, che venisse gettato un ponte per farci sentire in Europa restando nella nostra terra».
 Più che per l’apprendimento del diritto e per il superamento degli esami a Giurisprudenza nutre analoghi timori sul futuro Tatiana Giuranna, 22 anni, di Ossi. Diplomata al conservatorio, suona la tromba, insegna musica, ma è già al 4º anno di Legge. «Napolitano a Sassari? Ci sarebbero tante cose da chiedergli, soprattutto sul domani e sulle prospettive per la nostra università - sostiene - Ci sono miei colleghi che non si possono più permettere di frequentare le lezioni: con la recessione le difficoltà in molte famiglie sarde sono aumentate, troppi genitori non hanno i soldi per aiutare i figli e per pagare le tasse. Nel frattempo il tasso di disoccupazione nell’isola raggiunge livelli mai toccati prima: un giovane su due è disoccupato e a volte i ragazzi sono abbandonati a loro stessi». Tatiana sa che in Sardegna alcuni settori sono già saturi e che per tanti laureati si prospettano anni senza lavoro. «In questa situazione tirocinii e praticantati sono troppo lunghi, in molti casi chi fa l’apprendistato viene sfruttato, pagato male o per niente», aggiunge. «E allora? Allora il presidente della Repubblica, che svolge un ruolo super partes, sproni governo e parlamento perché riservino maggiore attenzione a realtà come quella del nordovest sardo - conclude - Un’isola come la nostra, troppo a lungo sfruttata, non può fare più il vagone di coda dell’economia».
 Amarezza nelle parole di Barbara Porcu: «Oggi sento parlare solo di finanza. Invece la politica deve ricreare un dialogo con istruzione e formazione. Io ho studiato in Argentina e in Turchia, sto per partire per il Brasile. In Italia c’è in genere un sistema migliore, ma i continui tagli alla cultura minacciano però di comprometterlo». Lei, Barbara, sassarese, frequenta Architettura ad Alghero. Ha 26 anni ed è al 5º del suo corso. Nei fine settimana dà una mano in un bar. «La raccomandazione che vorrei fare al capo dello Stato è una sola: vogliamo un lavoro e vogliamo essere tutelati sul lavoro - incalza - Se mancano i soldi, se l’ateneo di Sassari arranca, a che serve avere bravi professori e conquistare competenze professionali?».
 Intanto nella mensa di via Dei Mille poco prima delle 13 arriva il grosso dei fuorisede. Inaugurato all’inizio degli anni Ottanta, il complesso, insieme con centinaia di alloggi, è uno dei servizi offerti dall’ateneo ai ragazzi che non abitano a Sassari. Punto di riferimento nell’università dove hanno insegnato due presidenti della Repubblica (Segni e Cossiga) e che oggi conta 15.440 iscritti. Qui qualcuno, prima di pranzo, scorre gli annunci all’ingresso: affittasi camere studenti, promozioni pubblicitarie, avvisi di feste per Carnevale. Altri parlano con i colleghi proprio dell’arrivo di Napolitano. Come Gabriele Casu, 21 anni, di Capoterra, che dopodomani nell’auditorium rappresenterà l’Associazione degli iscritti di Agraria. «Capiamo che non avremo più un impiego pubblico, ma a spaventarci sono i mancati interventi per modernizzare le coltivazioni, i non investimenti nell’alta tecnologia, la mancanza di una pratica sul campo che accompagni gli insegnamenti teorici».
 Condivide il ragionamento un componente del piccolo gruppo, Massimo Piga, 38 anni, di Sini, arrivato ad Agraria «in seguito ad altre esperienze», molto dopo il diploma: «In passato ho frequentato corsi a Oristano dove i tutor e i docenti ci spronavano a ogni ora, a Sassari non è così, sebbene ci siano migliori servizi e strutture». Il collega Massimiliano Cocco, 25 anni, di Giba, ribadisce il concetto: «In futuro dovremmo poter contare su pochi settori ma buoni: come l’agro-zootecnia integrata col turismo. In questo senso la classe politica nazionale dovrebbe puntare di più sugli investimenti per i giovani».
 In fila per il pranzo ci sono studenti stranieri che preferiscono «non immischiarsi nelle faccende del Paese che ci ospita». Dice invece il siciliano Antonio Pizzurro, 20 anni, di Palermo, che a Sassari frequenta Odontoiatria: «All’estero hanno pochi beni culturali, eppure sanno come farli apprezzare. Da noi non è così, si dovrebbe fare di più per valorizzarli».
 Rosalba Cossu, 22 anni, di Dorgali, Scienze politiche, chiede a Napolitano di vigilare per evitare altri tagli: «La crescita può arrivare solamente dagli investimenti nella cultura, c’è bisogno di dare opportunità a noi giovani come di servizi più efficienti. Per esempio, a Sassari è stato di recente sospeso il servizio medico Ersu per i fuorisede. Abbiamo dovuto promuovere una raccolta di firme per tentare di riaverlo: finora sono state raccolte 800 adesioni, ce la faremo».
 Fermenti, tensioni, voglia di partecipare. All’università ritorna la mobilitazione. Non è un caso se su una delle vetrate della mensa è affisso un comunicato con toni che non si vedevano da tempo. «L’aziendalismo è contro la conoscenza scientifica: combattiamolo. Via il ministro Profumo!». Firmato, «per la IV Internazionale», Partito comunista dei lavoratori.
 
 
10 - La Nuova Sardegna / Pagina 5 - Sardegna
Prima a Cagliari, martedì a Sassari e Alghero 
LE TAPPE DEL PRESIDENTE Cappellacci: «Ci aiuterà» 
ALFREDO FRANCHINI 
Cagliari. «Il presidente Napolitano arriva in Sardegna in un momento particolare per la situazione economica e sociale dell’isola. È un’occasione importante: per noi può essere una guida, un punto di riferimento nel rapporto appena avviato col nuovo governo». Lo ha sostenuto il presidente della Regione, Cappellacci, chea Villa Devoto, ha fatto il punto sulla visita di domani a Cagliari e martedì a Sassari e Alghero del capo dello Stato.
 Napolitano domani mattina vedrà i familiari di Rossella Urru, la cooperante rapita in Africa. Poi, alle ore 10.40 nel piazzale della stazione del Porto inaugurerà la scultura “Pietra tricolore”. alle ore 11 incontro con il sindaco di Cagliari Zedda, la giunta e il consiglio comunale; alle ore 11.35 al Lirico Napolitano parteciperà al convegno “Il contributo della Sardegna all’Unità d’Italia”. Alle ore 16.35 incontrerà i consiglieri regionali e alle ore 18 appuntamento con i rappresentanti delle realtà economiche e sociali in Provincia. Martedì, alle ore 10.50 la visita riprenderà a Sassari all’Auditorium con la cerimonia per i 450 anni dell’Ateneo e si concluderà ad Alghero alle ore 17 con la visita alla mostra nella casa museo “Giuseppe Manno”. Questa visita del Capo dello Stato è stata programmata per i 150 anni dell’unità d’Italia; e per questo il governatore, Cappellacci, ieri, ha voluto accanto a sé Aldo Accardo, professore di Storia all’università di Cagliari, e l’ex sindaco di Cagliari, Emilio Floris, componenti del comitato per la ricorrenza dell’Unità.
 Il presidente della Giunta prima ha ricordato il legame che l’isola ha avuto con il Quirinale per via dei due presidenti sardi: Segni e Cossiga. Poi ha fatto un cenno al volo sulla storia: «Il passaggio dal Regno di Sardegna al Regno d’Italia fu costellato di gioia e dolori», per arrivare allo Statuto e ai giorni più recenti che hanno portato la Regione a impugnare il decreto salva-Italia del premier Monti. Potrà essere d’intralcio l’azione giudiziaria della Regione alle trattative appena aperte sulla vertenza Sardegna? «Assolutamente no», assicura Cappellacci. Cappellacci precisa che «la Sardegna vuole svolgere appieno il suo ruolo nel processo di sviluppo dello Stato, ma «dobbiamo essere messi nelle condizioni di farlo. Come può crescere un Paese quando vengono negati gli elementi di base come le infrastrutture?». Nell’occasione Cappellacci ricapitola le tappe di Napolitano e dimentica la visita in Consiglio regionale, per parlarne solo alla fine, dopo una domanda di un giornalista.
 Affronta, invece, la questione delle vertenze industriali: «Una lotta difficile ma non può essere considerata una battaglia della sola Sardegna. Se il Paese ha una politica industriale deve difendere quei siti, tenendo conto che c’è stata molta colpa anche da parte delle classi dirigenti sarde ma è altrettanto sicuro che ci sono troppi ritardi dello Stato». Il presidente della Giunta cita alcuni punti della fatica di essere sardi: l’unica regione che non ha il metano, non ha autostrade e ha dei trasporti marittimi infami. «Sì proprio infami», ribadisce Cappellacci, «esattamente come la vicenda della Tirrenia».
 
 
11 - La Nuova Sardegna / Pagina 4 - Sardegna
Ricerca scientifica, poche pubblicazioni ma di buona qualità 
Bravi e talvolta bravissimi i giovani, 29 i nomi di eccellenza dell’ateneo 
PASQUALE PORCU 
Sassari. Sono 36 i ricercatori dell’Univeresità di Sassari considerati «eccellenti» dagli standard nazionali. Operano nelle aree di Agraria, Medicina, Biologia, Chimica, Veterinaria, Architettura, e Economia. Ma ci sono anche ricercatori «inattivi» che da tempo hanno smesso di produrre e altri che da tempo non pubblicano. Quelli inattivi, nell’ateneo turritano, sono il 15,9% (il dato nazionale è del 17,2%), mentre quelli «senza citazioni» sono il 23,1% (la media nazionale è del 24%).
 La valutazione dei ricercatori, o meglio, di tutti coloro che fanno ricerca nell’università di Sassari, è stata affidata alla Research Value, spin off del gruppo di ricerca del Laboratorio di Studi sulla Ricerca e il Trasferimento Tecnologico del Dipartimento di Ingegneria dell’Impresa dell’Università di Roma “Tor Vergata” e ha riguardato il periodo 2004-2008.
 «L’analisi- dice la professoressa Donatella Spano, componente della Giunta di Ateneo con delega alla ricerca e trasferimento tecnologico - ha messo in evidenza che la produzione scientifica del nostro ateneo relativamente alle aree della ricerca sperimentale e applicata, benchè esigua dal punto di vista quantitativo, si colloca sopra la media nazionale come qualità».
 Inoltre, dice Spano «il 42% dei nostri docenti/ricercatori vanta una produzione scientifica (dal punto di vista quantitativo e qualitativo) superiore alla media nazionale. Il 42% dei ricercatori è distribuito in maniera omogenea in tutte le aree disciplinari. In questo 42% ben 36 si possono considerare Ricercatori Eccellenti»
 Negli ultimi due anni, fa notare la docente, «il governo del sistema della ricerca di ateneo è cambiato e ha visto un aggiornamento dei processi interni e la realizzazione di un sistema di regole nuove per la distribuzione delle risorse e per il reclutamento nelle posizioni di inserimento alla ricerca (dottorandi, assegnisti e ricercatori a tempo determinato)».
 «Ci siamo trovati di fronte a un nuovo quadro nazionale- precisa Donatella Spano- l’attuazione della Legge 240/2010 ha imposto la modifica dell’organizzazione delle strutture di ricerca, stiamo subendo la progressiva riduzione delle assegnazioni derivanti dal fondo di funzionamento ordinario (FFO) e parallelamente l’aumento della quota premiale del FFO (fino al 10% in relazione ai risultati della ricerca e della didattica), siamo sottoposti all’esercizio sulla valutazione della qualità della ricerca da parte dell’Anvur».
 I risultati ottenuti dall’attività di ricerca hanno contribuito all’assegnazione della quota premiale del FFO per circa il 70% grazie al miglioramento degli indicatori “Qualità della ricerca”. Il ridimensionamento delle risorse finanziarie FFO e i numerosi vincoli introdotti per la definizione dell’assetto organizzativo hanno rafforzato la funzione della programmazione delle risorse e della valutazione dei risultati quali strumenti strategici per lo sviluppo dell’ateneo.
 «La nostra politica- ribadisce Spano- è stata quella di sostenere il processo della ricerca con risorse aggiuntive e nel contempo di contribuire alla definizione delle regole per l’assegnazione delle risorse. Per esempio negli ultimi due anni è stato distribuito un contributo interno pari a 2milioni di euro ancorando la ripartizione ai criteri coerenti con quelli ministeriali vale a dire con la quantita e qualità della produzione scientifica individuale, considerata relativamente ad un arco temporale determinato. Si è fatto ricorso quindi, per la prima volta, al concetto di “Ricercatore Attivo”, introdotto a livello nazionale ai fini del processo di valutazione della ricerca pubblica. La valutazione della ricerca rappresenta quindi un tema centrale per le politiche di indirizzo dell’ateneo».
 La delegata per la Ricerca ritiene «fondamentale il lavoro svolto nella Consulta regionale per la ricerca finalizzato alla definizione delle regole e dei principi di investimento e di assegnazione delle risorse per la ricerca». Tutte le azioni sono state sviluppate in sinergia con l’Università di Cagliari.
 «In sostanza- dice Spano- abbiamo contribuito alla generazione di bandi per ricerca che hanno previsto un processo indipendente di valutazione basato su standard nazionali e internazionali. Attraverso il meccanismo della premialità e il finanziamento dei progetti di ricerca di base relativi sono arrivate risorse pari a circa 17 milioni di euro».
 Il livello della ricerca migliora anche attraverso il rafforzamento e potenziamento delle scuole di dottorato e della fase di primo inserimento nell’ operatività della ricerca. Con le risorse POR-Fondo Sociale Europeo l’ateneo ha potuto finanziare 84 borse di dottorato nelle aree delle scienze sperimentali e 33 per le aree delle scienze umanistiche e sociali e ha predisposto progetti per il reclutamento di 30 posti di ricercatore a tempo determinato e assegni di ricerca nell’ambito della conservazione e restauro dei beni culturali. I 69 progetti di ricerca del 2008 finanziati sulla Legge regionale 2007 hanno avuto 4 milioni e 700 mila euro, i 14 progetti del 2009, hanno avuto 2 milioni e mezzo, i 44 progetti del 2010 hanno avuto 7,5 milioni, i 6 progetti del 2011, hanno ottenuto un milione e 300 mila euro.
 
 
12 - La Nuova Sardegna / Pagina 26 - Sassari
Testi in digitale per gli studenti non vedenti 
SASSARI. Testi digitalizzati per gli studenti non vedenti e ipovedenti che ne faranno richiesta per gli esami, ricerche e approfondimenti personali. E’questo il nuovo servizio che l’Università di Sassari offrirà a partire da domani ai propri iscritti con disabilità visiva per favorirne l’integrazione e riconoscere pienamente il diritto allo studio. La legge prescrive alle case editrici l’obbligo di fornire una copia dei libri in formato elettronico, ma la normativa, comunque piuttosto recente, è al momento ancora poco applicata. Gli studenti sassaresi con disabilità visiva sono undici, molti di più sono quelli con disturbi di apprendimento (secondo alcuni studi il 3-4% della popolazione sarebbe interessata, ma spesso gli stessi soggetti non ne hanno piena consapevolezza). Per avere maggiori informazioni sul servizio è possibile rivolgersi a Pietro Dettori, segretario della commissione per le problematiche degli studenti disabili (tel. 079-229964; mail: p.dettori@uniss.it).
 
 
13 - La Nuova Sardegna / Pagina 4 - Sardegna
TUBERCOLOSI 
L’avanguardia europea ha un nome sassarese 
SASSARI. I centri specializzati nella cura della tubercolosi in Europa disattendono in parte le linee guida internazionali per la gestione della malattia e possono essere per questo responsabili di nuovi casi di tubercolosi multi-farmaco resistente nel vecchio continente. E’ quanto sostiene l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, centro collaborativo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, in uno studio pubblicato dalla rivista internazionale «European Respiratoty Journal» che porta la firma di un gruppo di ricercatori tra i quali il professor Giovanni Sotgiu dell’Università di Sassari, responsabile del gruppo “tubercolosi” dello European Respiratory Society. Lo studio è stato condotto con la collaborazione dei massimi esperti internazionali di tubercolosi e si è focalizzato su 200 casi di malattia. Scopo dell’indagine era verificare il grado di adeguatezza della gestione dei casi della malattia in Europa rispetto alle linee guida internazionali. I risultati hanno evidenziato una serie di incongruenze tra il trattamento messo in atto nei centri europei e gli standard internazionali, quali la mancata prescrizione di almeno quattro farmaci attivi contro la tubercolosi, dosaggi farmacologici non adeguati, la non corretta gestione clinica dei casi di pazienti con co-infezione tubercolosi/HIV e la mancata sorveglianza dei pazienti alla dimissione. Altre criticità riguarderebbero il controllo dell’infezione tubercolare nelle strutture ospedaliere e l’applicazione di specifici algoritmi di diagnosi e di trattamento.
 Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la tubercolosi multi-farmaco resistente provoca 150.000 morti l’anno. Numeri impressionanti che in Europa hanno assunto proporzioni preoccupanti.
 Come spiega il professor Sotgiu «la gestione scorretta della terapia può dare luogo a forme di tubercolosi multi-farmaco resistente». Un’adeguata formazione tra gli operatori sanitari è di cruciale importanza e a questo proposito sarà molto utile un documento di prossima pubblicazione che identifica gli elementi essenziali per la diagnosi, la cura, la prevenzione ed il controllo delle diverse forme di tbc in Europa».
 
 
 
14 - La Nuova Sardegna / Pagina 10 - Sardegna
Una fonte di cellule staminali 
Le proprietà terapeutiche del sangue ombelicale 
SASSARI All’università manca la banca del cordone
ANTONIO MELONI 
Sassario. Le proprietà terapeutiche delle cellule staminali per curare malattie gravi. Non è fantascienza, ma ciò che si può fare realmente con un semplice prelievo di sangue dal cordone ombelicale.
 Purtroppo, mentre su questo terreno in altre realtà oltre Tirreno hanno già innestato la presa diretta, Sassari viaggia ancora a passo di lumaca. Esigenza sentita, di cui si è fatto portavoce e interprete il Rotary «Sassari Nord» che ieri, nell’aula magna del Rettorato, ha promosso il partecipato forum «Dalla vita alla vita». L’iniziativa non poteva che essere presieduta e moderata da Maurizio Longinotti, direttore dell’istituto di Ematologia dell’Università, nonché autore dell’importante progetto con il quale, alla fine degli anni Novanta, Sassari si era candidata a ospitare una banca pubblica delle donazioni.
 Progetto purtroppo naufragato per una serie di concause che hanno dirottato la sede nel capoluogo regionale. Il Rotary è voluto tornare alla carica affidando la disamina del problema a una qualificata équipe fra medici e specialisti che hanno fatto il punto alla luce delle più recenti novità.
 A monte ci sono questioni di carattere scientifico, ma anche etico-religioso, che possono essere affrontate e risolte solo grazie a un’informazione puntuale rivolta soprattutto alle giovani coppie in attesa di un bambino. Il successo dell’iniziativa, infatti, è garantito solo dalla sinergia tra i centri trasfusionali e le cliniche ginecologiche a cui spetta il ruolo di primo piano.
 «Gli istituti in cui si studia il sangue - ha spiegato infatti Maurizio Longinotti - possono solo proporsi come fruitori finali di un ciclo che deve cominciare dalla comunicazione».
 Sul piano tecnico, il prelievo è semplicissimo e non comporta alcun rischio: il sangue viene prelevato dopo che dal cordone è stato staccato il neonato ma non la mamma: «Quel sangue - ha spiegato Andrea Montella, direttore del dipartimento di scienze biomediche dell’Università - è particolarmente ricco di cellule staminali, proprio quelle che innescano i meccanismi di rigenerazione dei tessuti». Cellule che, se adeguatamente conservate, possono avere, anche in tempi diversi, un ruolo fondamentale nella cura di gravi malattie del sangue come la leucemia, il linfoma, la talassemia, ma anche le carenze del sistema immunitario o le anomalie del metabolismo.
 «Donare il sangue a una banca di raccolta pubblica - ha spiegato in apertura Michele Caria, presidente del Rotary «Sassari Nord» - è un investimento per il futuro, ma anche un atto di grande generosità perché contribuisce ad aumentare la probabilità di individuare una donazione compatibile per ogni paziente in attesa di trapianto». Una volta raccolto, il sangue viene stoccato, messo in rete e confrontato con le caratteristiche dei pazienti in attesa che all’occorrenza, viene trasfuso con sangue cordonale.
 Le cellule staminali con un meccanismo fisiologico, provvedono, da sole, a «riparare» i tessuti danneggiati.
 «Per incentivare la donazione basterebbe cominciare dai reparti di ostetricia - ha concluso a margine del convegno Luigi Podda dell’istituto di ematologia dell’Università - per diffondere le informazioni e avviare quel ciclo virtuoso che può fare la differenza».
 L’unica banca di raccolta pubblica in Sardegna è a Cagliari, poi esistono anche i centri di raccolta privati a cui ci si rivolge per la donazione a uso personale o familiare: il sangue viene raccolto e inviato nei centri di stoccaggio all’estero e il donatore stipula un contratto con una banca che lo conserva per vent’anni a fronte di cifre non irrisorie, si parla anche di ventimila euro.
 «La Asl di Sassari, con una lettera del direttore generale, ha inoltrato di recente la richiesta, per l’ospedale di Alghero, di partecipazione e accreditamento al progetto per la donazione del sangue cordonale alla Banca istituita al Binaghi di Cagliari e siamo in attesa di completare l’iter».
 Lo hanno detto il direttore del presidio algherese di via Don Minzoni, Elio Manca, e il primario della Ginecologia e ostetricia dell’ospedale di Alghero, Giovanni Urru, intervenuti all’incontro. «Ad Alghero, tra le altre cose - hanno aggiunto - è già stato fatto un prelievo di sangue cordonale andato a buon fine. Il prelievo quindi è stato “depositato” nella banca regionale presente al Binaghi».
«Si è trattato di un intervento realizzato grazie a una autorizzazione specifica della Banca cordonale - ha precisato Elio Manca - in attesa che vengano definiti gli aspetti organizzativi e gli accordi per la raccolta routinaria». Dopo le relazioni e gli interventi, le conclusioni del forum sono state affidate a Daniela Tranquilli Franceschetti, governatore del distretto 2080.
 

15 - La Nuova Sardegna / Pagina 15 - Prov. Cagliari
Il maxi radiotelescopio è pronto a scrutare i cieli della Sardegna
CONCLUSI I LAVORI DI MONTAGGIO DELL’ANTENNA DI PLANU SANGUNI
«Sarà a disposizione dell’intera comunità scientifica mondiale»
GIAN CARLO BULLA
San Basilio. Sono stati finalmente completati nell’altipiano di Planu Sanguni, i lavori per l’installazione del Sardinia Radio Telescope, il grande radiotelescopio (ubicato nei pressi del limite di confine tra San Basilio, Sant’Andrea Frius e San Nicolò Gerrei) che scruterà il cielo della Sardegna. Mercoledì mattina i responsabili della “Mt.Machatronics”, la ditta tedesca capocommessa, hanno consegnato ufficialmente l’antenna al presidente dell’Inaf, Giovanni Bignani, e al direttore generale dello stesso Istituto, Umberto Sacerdote. Si è aperta ora la seconda fase dell’ambizioso progetto, quella che vedrà il collaudo dello strumento e di tutti i suoi sottoinsiemi.
Di fatto è l’anticamera della piena attività operativa, che seguirà subito dopo. «Quel che ora resta da fare sono tutte le tarature e le calibrazioni dell’antenna che è stata progettata per raccogliere radioonde provenienti dal cosmo. - spiega Andrea Possenti, direttore dell’Inaf, osservatorio astronomico di Cagliari - Alla fine di tutte le attività di calibrazione in programma arriveremo al momento più emozionante: catturare con il Srt la prima onda proveniente da un corpo celeste. Un momento che tutti noi coinvolti in questo progetto attendiamo con grande entusiasmo, consapevoli che presto Srt potrà essere messo a disposizione della comunità scientifica internazionale». Infatti il Srt (Sardinia radio telescope), così come già avviene per le antenne Inaf di Medicina e Noto, sarà inserito nella rete europea e mondiale per osservazioni radioastronomiche congiunte nota come Vlbi (Very long baseline interferometry).
«Il radiotelescopio grazie alla parabola del diametro di 64 metri e a Faraday, uno dei tre ricevitori con cui è equipaggiato è in grado di captare le sorgenti radio più flebili. - sottolinea Luigina Ferretti, direttrice dell’Inaf istituto di radioastronomia e presidente del board di gestione di Sardinia radio telescope - Quindi darà un significativo impulso nelle ricerche su molti tipi di oggetti celesti come, tanto per citarne alcuni, i quasar, le pulsar, i nuclei galattici attivi e le radiogalassie».
Entro il prossimo mese riprenderanno, intanto, i lavori per il completamento delle infrastrutture a supporto: il control room (la sala di controllo), il centro visite, i laboratori e gli uffici.
Stando alle aspettative l’entrata in funzione di Sardinia radio telescope dovrebbe implementare il turismo scientifico e scolastico e contribuirà quasi sicuramente alla ripresa del territorio che ha a livello regionale uno dei più alti tassi di disoccupazione e di spopolamento.

  

QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR

 

Questionnaire and social

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