Osservazioni in tema di criteri di imputazione soggettiva dell’homicidium in diritto romano classico
BOTTA, FABIO
2014-01-01
Abstract
Ai fini di una precisazione dell’elemento soggettivo richiesto per la repressione dell’omicidio, non sufficiente rilievo si è finora dato al rapporto che sembra intercorrere nelle fonti tra l’animus occidendi e il mezzo lesivo utilizzato. Ciò sembra discendere dal fatto che le due fattispecie represse ex lege Cornelia de sicariis fossero l'una un reato di danno (l’hominem occidere), l'altra di pericolo (l’ambulare cum telo), raffigurabili tuttavia anche in un rapporto nel quale l'una rappresenta la lesione compiuta e realizzata del bene giuridico-vita solo (eventualmente) programmata e (potenzialmente) messa in pericolo con l'altra. Poiché entrambe le fattispecie debbono considerarsi dolose e poiché deve pertanto logicamente presupporsi l'identità dei mezzi esecutivi della condotta compiutamente lesiva e di quella di messa in pericolo, si comprende perché il rapporto omicidio – uso di arma propria (telum o ferrum) possa essere divenuto “topico” nell’argomentazione giuridica al fine di addivenire, caso per caso, ad una soluzione sulla volontarietà punibile e sulla involontarietà non punibile ex lege Cornelia. L’analisi della casistica, a partire dal principato di Adriano e fino a Diocleziano, induce a vedere, sulla linea di sviluppo ora indicata, l’ampliamento dell’area dell’elemento soggettivo richiesto per la punibilità dell’omicidio dal dolo intenzionale e diretto, previsto originariamente dalla lex publica, al dolo d’impeto, alla preterintenzione, fino al casus-culpa, per mezzo della creazione di nuovi crimina extra ordinem.Items in DSpace are protected by copyright, with all rights reserved, unless otherwise indicated.